Bonus 1000 euro Inps, paletto stringente a maggio: ultime al 7 giugno
Il bonus Maggio agli autonomi per molti sarà un miraggio, ne é certa Emiliana Alessandrucci, presidente del Colap. I soldi li vedrà, come specifica il decreto rilancio, unicamente chi ha guadagnato il 33% in meno rispetto all’anno scorso, ma così facendo, applicando questo paletto stringente, sono fuori molti autonomi che sono stati pagati in ritardo per lavori precedenti. A lanciare l’allarme che sa anche di appello, affinché la norma venga rivista durante il passaggio parlamentare del decreto, sono diversi professionisti tra questi Anna Soru, Presidente dell’ Associazione di freelance Acta, ed Emiliana Alessandrucci, presidente del Coordinamento libere associazioni professionali. Francesca Puglisi, sottosegretari al Lavoro ha dichiarato al fattoquotidiano.it“Ci sono margini di intervento in Parlamento”. Il punto ad oggi 7 giugno e le testimonianze.
Bonus 1000 euro autonomi: aprile automatico, a maggio un miraggio
Nel decreto rilancio che ha da poco permesso a tanti autonomi iscritti alla gestione separata Inps di ricevere in automatico il bonus aprile da 600 euro, vi é un paletto che complica, e non di poco, la situazione per maggio. Il Bonus maggio infatti viene incrementato passando dai 600 euro concessi a marzo ed aprile a 1000, ma a riceverli saranno davvero in pochi. Perché?
A sottolineare l’anomalia é Emiliana Alessandrucci, Colap, che si racconta: “Sono ferma da metà febbraio, ma a marzo ho ricevuto due pagamenti per lavori fatti nel 2019. Quindi oer me niente indennità, anche se nel farttempo per vivere avevo chiesto un finanziamento che sto ripagando”. La storia ricorda quella di molti autonomi, nel decerto rilancio per il mese di maggio é stato infatti introdotto un paletto, ritenuto da tutti, estremamente stringente:”L’indennità per gli iscritti alla gestione separata Inps sale a mille euro, ma spetta solo a quanti possono dimostrare di aver subito a marzo ed aprile 2020 una riduzione dei redditi almeno pari ad 1/3 rispetto agli stessi mesi del 2019“. Anna Soru, a ilfattoquotidiano.it spiega: “Il criterio del ricavo mensile per noi freelance non ha senso, può andare bene per i commercianti, ma non funziona se applicata ai lavoratori dipendenti”. Poi la Presidente dell’Associazione Acta spiega che spesso una fattura può essere pagata a 30 o a 90 giorni, dunque é possibile che molti autonomi abbiano ricevuto pagamenti relativi all’anno scorso nei mesi di marzo ed aprile, pur avendo fatturato poco o nulla in quei mesi.
L’appello dei freelance: via paletto del 33% per i 1000 euro, parla Puglisi
Soru propone, giacché la procedura per fare richiesta non é ancora disponibile e l’iter parlamentare del decreto non é volto al termine, “Chiediamo al Governo di garantire l’aiuto a tutti e prevedere un controllo a consuntivo”. Per Soru una soluzione intermedia potrebbe essere quella di dover dimostarre a fine anno l’eventuale perdita di fatturato, chi non ha avuto un calo di reddito dovrà restituire il bonus maggio. Per l’Alessandrucci , invece, la necessità di dover dimostrare la perdita ancdrebbe eliminata del tutto per tutti i professionisti non iscritti agli ordini.
Puglisi, la sottosegretaria al Lavoro, non chiude al confronto, anzi sostiene che vi siano margini di intervento in Parlamento, nello specifico: “dobbiamo trovare il modo per modificare la norma, magari sostituendo quel criterio con un limite reddituale”. Anche perché così facendo verrebbe meno, sottolinea Francesca Puglisi, anche un altro spiacevole dejà vu, a marzo ed aprile, ricorda, sono stati parecchi quelli ad aver avuto accesso ai 600 euro pur avendo redditi altissimi.
Voi cosa ne pensate, quale proposta a vostro avviso avrebbe più senso per allocare nel modo migliore le risorse a disposizione per gli autonomi iscritti all’Inps?
Pensionipertutti.it grazie alla sua informazione seria e puntuale è stato selezionato dal servizio di Google News, se vuoi essere sempre aggiornato sulle nostre ultime notizie seguici tramite GNEWS andando su questa pagina e cliccando il tasto segui.
…….ho subito più del 33% di perdita, nel mio lavoro stare fermi tre mesi è durissima, la ripresa sarà molto lenta e lunga e un pò di guadagno potrò iniziare a vederlo verso ottobre (sigh!)…per avere il bonus di 1000 € devo dimostrare la perdita facendo un paragone con i mesi del 2019 e l’inps insieme all’Agenzia delle Entrate faranno un controllo..mi chiedo?..ma come faranno? …se ancora non ho fatto la dichiarazione del 2019 (rinviata per tutti) e non sono assolutamente loro a conoscenza dei primi mesi del 2020, non faccio fatture elettroniche perchè sono a regime forfettario…..?????? suppongo che se mi viene accordato se ne parla nel 2021!?!. forse…….
Buongiorno. Sono un assegnista di ricerca perciò co.co.co. iscritto alla gestione separata. il mio contratto scade a giugno, non so se verrà riconfermato. Ho letto che per la mia categoria ha diritto ai 1000€ chi ha scadenza contratto alla data di pubblicazione del DPCM in Gazzetta ufficiale. Si era parlato di contratti in scadenza entro il 31.12.2020, cosa molto più logica ed equa. Chi come me resta senza lavoro 1 mese dopo cosa fa, va a rubare? Lei mi conferma che la scadenza è a maggio 2020? Grazie.
Purtroppo é così ho pubblicato anche un articolo nei giorni scorsi dove mi pare di averla citata tra le domande a cui ho dato risposta
Buongiorno. Concordo pienamente, e’ un decreto ridicolo. Io lavoro come insegnante di inglese in aziende e scuole. Le scuole pagano a fine progetto, a volte, quindi, dopo 6/ 7 mesi. Le aziende che ho acquisito privatamente pagano mensilmente, mentre quello che ho acquisito tramite agenzie interinali e quindi sovvenzionate da Formazienda o Fondimpresa, saldano a 90 gg. Quindi? come diavolo si può fare un calcolo! E’ la natura stessa della Partita Iva quella di non poter stabilire un fisso mensile, i Lavoratori Autonomi sono per definizione pagati a “fine progetto”. Chiedere di dichiarare le entrate di un bimestre e paragonarle a quelle dei bimestri precedenti significa non avere alcun contatto con la realtà lavorativa.
Concordo in toto con tutto quello che hai detto, e aggiungo però che ti sei sbagliata sul fatto che non hanno contatto con la realtà lavorativa. Ce l’hanno eccome, solo che fa più effetto sbandierare a tutto il Paese “VI DIAMO 1000 EURO A MAGGIO”, mettendo paletti assurdi per limitare la platea dei richiedenti. Però poi intanto il messaggio rimane…che amarezza.
Salve, si sa operativamente quando sarà possibile fare domanda? Grazie!
La domanda andrà fatta per via telematica all’Agenzia delle entrate, pertanto per il via alle domande, sarà con buona probabilità necessario attendere una circolare attuativa. Le domande dovrebebro comunque partire a giorni, appena sappiamo notizie certe vi informiamo
Ciao, io ho una partita iva con la gestione separata ma ho aperto part. iva nel 2019 a novembre, marzo e aprile non ho emesso nessuna fattura, posso fare richiesta dei 1000 euro?
Ho provato a rivolgere la sua domanda a persone forse più competenti di me, sebbene dal decreto non si comprenda bene, il problema é come si può dimostrare un calo effettivo rispetto allo scorso anno? Attendo lumi ed appena mi arrivano, provo a risponderle, confidando qualcuno abbia compreso in modo differente.
E’ proprio così, ma dove vivono al Ministero dell’Economia? Sanno che le fatture in Italia vengono pagate almeno due mesi dopo l’emissione??
Ne ho scritto proprio oggi..
Purtroppo Cristina non possiamo postare link esterni, grazie cmq del commento
Buon pomeriggio, io i mesi di marzo/aprile 2019 venivo pagato con ritenuta d’acconto, 500 € al mese (lo so è una miseria) ed era un lavoro per cui avevo un fisso mensile;
quest’anno invece nello stesso periodo mi hanno fatto una lettera d’incarico per lavorare a dei progetti, il periodo di febbraio/marzo e mi hanno sempre pagato con ritenuta d’acconto, dividendo il compenso di 1000 €, con la prima ritenuta nel mese di marzo (500 €) e l’altra il mese di aprile (500 €). Dunque non posso accedere al bonus di maggio, è corretto? o col fatto che in questa lettera d’incarico, il lavoro era fissato per il mese di febbraio/marzo, posso provare a fare la richiesta?
Grazie
Nel decreto rilancio si parla però di titolare di contratto di lavoro subordinato A TEMPO INDETERMINATO, non mi pare il suo sia a tempo indeterninato, o sbaglio?
Ho aperto partita IVA forfettaria e il mio negozio il 15 maggio del 2019.
Come viene calcolato il bunos,visto che ho scontrinato solo metà di maggio e tutto giugno?
La stessa domanda vale per il finanziamento a fondo perduto!
Grazie.
Legga, se ancora non ha avuto modo di visionarl , il mio ultimo articolo sulla tematica inerente i bonus: “Bonus 1000 euro INPS maggio: paleto 33%, chi taglia fuori e chi può fare domanda?” Ho provato a rispondere a un pochino di quesiti
Al di la del fatto che siamo a Giugno e ancora non si sa come e dove fare la domanda per il “bonus” di Maggio. Ma a prescindere da queste “sottigliezze”, che senso ha regalare a pioggia soldi a tutti gli autonomi indipendentemente dal reddito/fatturato 2019? A rigor di logica chi sarà in difficoltà saranno i piccoli artigiani e lavoratori autonomi per i quali 1.000 euro netti costituiscono una fetta considerevole del netto percepito l’anno passato nel medesimo mese, ma sarebbero un gentile cadeaux per i professionisti abituati ad incassare 20.000 o più al mese.
Sinceramente siamo stanchi di essere sbeffeggiati da politici improvvisati, da un governo che non ha il coraggio di tagliare le tasse e di renderle “sostenibili” legandole al reddito (penso ad una soglia massima del reddito sul quale nessuna nuova tassa/imposta possa essere richiesta).
Se si vuole far partire l’Italia (non ripartire visto che eravamo già in crisi prima) occorre alleggerire il carico fiscale (diciamo al 10% fisso) e rendere deducibili qualsiasi spesa senza limiti ad eccezzion fatta per il vincolo di doppia registrazione: io registro la spesa e il fornitore registra l’incasso su un sistema “Italia” di contabilità. In quasto modo l’economia “gira” e da una torta per sei riusciamo a mangiare in cento. Quello che a Roma proprio non capiscono è che è la velocità di circolazione della moneta che conta per muovere il lavoro ed il benessere e non zavorrare i lavoratori di carichi fiscali iniqui ed incomprensibili, fornendo servizi inutilizzabili quand’anche contro producenti.
E’ lo Stato ad essere al servizio del cittadino e non viceversa!
Il debito pubblico potrebbe benissimo essere convertito in titoli cartolari di credito d’imposta per un valore doppio del nominale, renderli trasferibili alla pari di un qualsiasi strumento negoziabile nelle piazze borsistiche, in modo da incentivare le aziende straniere a trasferirsi in Italia.
Sig. Daniele, il suo commento offre spunti a interessanti riflessioni.
1) concordo con lei che la distribuzione dei soldi agli autonomi andava fatta con razionali più stringenti. Ma Lo Stato ha dovuto operare in regime di emergenza e di urgenza e quindi i risultati si sono rivelati inferiori alle aspettative;
2) concordo con lei che il carico fiscale debba essere alleggerito (per poter stimolare i consumi). Da anni abbiamo il saldo di bilancio in positivo (cioè le entrate dello Stato sono maggiori delle uscite, ovvero le tasse che paghiamo sono maggiori della spesa pubblica). Ciò vuol dire che lo Stato ci “guadagna” (in teoria lo Stato non dovrebbe guadagnare e quindi il suo bilancio dovrebbe essere in pareggio, cioè entrate = uscite), ma il guadagno gli serve per pagare gli interessi sul debito pubblico.
Quindi, è l’elevato debito pubblico che non permette la riduzione delle tasse;
3) concordo con lei che (sue parole) “è la velocità di circolazione della moneta che conta per muovere il lavoro ed il benessere”. Bisogna però stare attenti che la velocità di circolazione della moneta non sia troppo alta, altrimenti si genera inflazione che fa aumentare ancora la velocità di circolazione della moneta che fa aumentare ancora l’inflazione (basti pensare, per esempio, che se penso che domani la mascherina passerà da 50 centesimi a 1 euro corro a comprare subito altre mascherine per averne una riserva; ma come agisco io agiranno anche gli altri. Ci sarà maggiore circolazione della moneta a fronte di un bene che tende a scarseggiare e questo farà aumentare il prezzo della mascherina da 1 euro a 2 euro. La gente penserà che il giorno dopo il prezzo passerà da 2 euro a 3 euro e quindi correrà a comprare altre mascherine per farsene una scorta. E così via);
4) sulla cartolarizzazione del debito nutro delle perplessità enormi. La cartolarizzazione è “alchimia finanziaria”: tramuta un’attività finanziaria indivisa – il debito, nel nostro caso – in attività divisa e vendibile sotto forma di titoli (cioè “carta”). Ricordiamo che fu la cartolarizzazione del credito (quello dei mutui subprime, cioè mutui concessi a persone con basso reddito e elevato grado di insolvibilità) che nel 2007 generò la crisi finanziaria (causata dall’innalzamento dei tassi di interessi della Fed che mise in crisi coloro che avevano contratto dei mutui le cui rate non poterono più essere pagare. Le banche si ritrovarono in mano proprio della “carta” straccia). Ma ammettiamo pure come sostiene lei, sig. Daniele, la conversione del debito pubblico in “titoli cartolari di credito d’imposta”. Il punto però è un altro: il debito pubblico non deve essere “convertito” ma deve essere “ridotto”. E prima di ridurlo occorre evitare che aumenti. Per evitare che il debito pubblico aumenti, lo Stato ha tre opzioni: a) vendere i suoi immobili; b) applicare la patrimoniale agli immobili delle famiglie, c) utilizzare un mix delle due opzioni precedenti.
5) Conclusione. Per ridurre le tasse occorre: a) evitare che il debito pubblico aumenti; b) ridurre il debito pubblico. Se per evitare di aumentare il debito pubblico lo Stato ricorrerà alla patrimoniale sui beni immobili delle famiglie, potrà anche ridurre le tasse. Ma in tal caso nulla sarà cambiato per le famiglie. In definitiva: più i nostri “politici improvvisati” (come lei li definisce) cambiano le cose, e più le cose rimangono le stesse.
Buongiorno, io mi trovo nella paradossale situazione di aver fatturato ben poco per una consulenza fatta nei primi giorni di marzo 2020. Poi Aprile € 0, Maggio €0 Giugno probabilmente €0 perché il mio attuale unico cliente rimasto per cui presto consulenza ad ore, ha i dipendenti in cassa integrazione e non vuole pagarmi per il lavoro eventualmente svolto da casa (sviluppo software). Per giunta, non sempre faccio le fatture entro fine mese e nel 2019 la consulenza di marzo l’ho fatturata in marzo mentre quella di aprile ad inizio maggio. Risultato fatturato aprile 2019 €0 quindi non posso avere un fatturato di aprile 2020 inferiore a €0 !
Se invece venisse preso in esame il periodo di competenza citato nelle fatture, da inizio Marzo in poi risulterebbe una DIMINUZIONE del fatturato non solo del 33% richiesto ma ben dell’86%…. e l’agenzia delle Entrate con le fatture elettroniche potrebbe verificare l’effettiva perdita reale subita!…
L’aver imposto tale burocrazia nella fatturazione, potrebbe almeno essere ricompensata con l’utilizzo anche quando è a favore del contribuente.
E’ evidente che la gran parte ha avuto minor entrate dato il lockdown di quei mesi, quindi dare l’indennizzo di 1000 eur solo a chi è al di sotto di un certo reddito medio annuo.
buon giorno a tutti, io sono artigiano iscritto al inps, ho ricevuto i buon marzo e aprile , ma secondo alcune voci non ricevero il bonus di maggio (1000) ,non capisco il motivo ne tantomeno le logiche , non ho lavorato (tantomeno fatturato) percio le mie perdite relative ai mesi del anno scorso sono del 90/95 % . potete fare chiarezza ? perche agli artigiani ( ammesso sia vero) non spetta tale bonus ?
La rimando su messanger a Domenico Cosentino esperto di previdenza e già presidente di patronato, non mi risulta siate esclusi, ma chieda specifiche a lui.
A questo articolo aggiungerei anche il problema dei soldi a fondo perduto. Qualcuno deve spiegare a queste persone che certe categorie non possono essere paragonate ai venditori al dettaglio. Calcolare una perdita relativa al solo mese di aprile è una cosa fuori da ogni logica, un artigiano ad esempio o un’impresa edile non fatturano ogni giorno come fa un commerciante che rilascia scontrini fiscali e tanto meno ogni mese, ma fatturano a lavoro finito, spesso certi lavori che vengono commissionati possono durare anche mesi. Queste ditte nel mese di aprile 2019 potrebbero non aver fatturato niente ma comunque aver lavorato. A marzo e ad aprile 2020 sono rimaste chiuse e comunque hanno subito una grossa perdita. Sarebbe decisamente più corretto fare un calcolo annuo e suddividerle per 12 mensilità, solo così si potrà sapere quale può essere stata l’eventuale perdita. Credo che per questo tipo di categorie dovrebbero rivedere la questione.
Ne avevamo già parlato precedentemente in un altro articolo, ma certamente la ringraziamo per il commento che tiene alti i riflettori abche su questo punto.
Io NON HO PRESO ANCORA I 600 EURO DEL MESE DI APRILE, HANNO DETTO CHI HA PRESO I PRIMI 600 DI MARZO IN AUTOMATICO PRENDE QUELLI DI APRILE,
poi per pagare L’F24 siamo noi che non dobbiamo passare le scadenze.
STATO DI xxx …
Ma lei è iscritto alle casse o all Inps…ho cambiato con le xxx la chiusura e cancellato la parte finale del commento non pubblicabile…moderi i termini la prox volta così posso pubblicare il suo commento interamente. Grazie!
Mi è stato erogato il bonus 600 nel mese di marzo ma di quello di aprile non se ne ancora niente come mai? Grazie
E’ iscritta alle casse private o all’Inps?
ma almeno pagassero gli autonomi con partita iva al dettaglio che hanno incassato meno del 33% dove l’agenzia delle entrate ha i dati sufficienti per dare il consenso per erogare.
È evidente che nessuno ha spiegato a quei signori come lavora oggi un freelance. Urge dargli una dose di realtà, cioè fargli lo spiegone. Mio dio che incompetenza!
Penso che i burocrati del governo sono fuori dalla realtà. Nel automotive puoi ricevere i pagamenti come professionista anche dopo 9 mesi.
“C’è del marcio in Danimarca – Something is rotten in the state of Denmark”, dice Marcello (un soldato della Guardia) nell’Amleto di Shakespeare (Atto I, Scena IV).
C’è del marcio anche in Italia.
Dopo la truffa delle aziende allo Stato facendo lavorare in smart working i loro dipendenti messi in cassa integrazione (e quindi pagati dallo Stato, ovvero pagati dai cittadini), c’è l’altra truffa delle aziende allo Stato incassando i bonus di 600 euro dai loro dipendenti mascherati come partite Iva (tutto ciò viene riportato da diversi articoli dei nostri giornali).
In alcune aziende molto strutturate (come le banche) non è possibile lavorare quando si è in ferie, in malattia, in maternità, perchè il sistema informatico non lo consente, blocca l’utente nell’accesso all’azienda. Così dovrebbe accadere anche per le aziende che hanno i loro dipendenti in cassa integrazione: il sistema informatico non dovrebbe consentirne l’accesso né da remoto (da casa), né da locale (in azienda).
È facile scoprire le aziende che truffano lo Stato facendo lavorare in smart working i dipendenti messi in cassa integrazione perché i sistemi informatici registrano tutte le transazioni su opportuni registri (chiamati “log”); tra queste transazioni vi sono anche i collegamenti all’azienda (data e ora di accesso e data e ora di scollegamento). L’Inps ha mezzi hardware, strumenti software, personale specializzato per eseguire i dovuti controlli richiedendo alle aziende la trasmissione via telematica di quei registri (log) ed eseguendo i dovuti controlli incrociati (tra parentesi, l’Inps possiede computer molto potenti chiamati “mainframe” in grado di effettuare in maniera molto veloce e su notevoli quantità di dati i controlli necessari).
Ci sono alcune aziende che sistematicamente fanno “girare” programmi che rilevano le attività dei loro utenti: tra queste attività potrebbero esservi quelle che vengono eseguite tra l’una e le tre di notte da casa (e quindi potenzialmente “sospette”). Quando ciò accade si chiedono spiegazioni all’utente e al suo responsabile del perché di quelle attività, e si indaga più in profondità (scoprendo cosa, come, quando, da dove l’utente ha fatto quelle operazioni). Il responsabile dovrà solo dare la motivazione del perché l’utente ha dovuto fare quelle operazioni. Ci sono comunque procedure preventive che impediscono all’utente di operare “fuori dagli schemi”.
È invece un po’ meno facile (ma non impossibile) scoprire le aziende che truffano lo Stato incassando i bonus di 600 euro dai loro dipendenti mascherati come partite Iva: incrociando i dati dell’Inps e delle Agenzie delle Entrate è possibile rilevare che il lavoratore a partita Iva non ha diritto al bonus se ha emesso fattura per il periodo in cui vale il bonus (queste eviterebbe che all’azienda vadano i 600 euro indebitamente incassati dal lavoratore a Partita Iva).
Se le aziende andranno verso lo smart working sarà molto più facile impedire loro di evadere il fisco e di truffare lo Stato (e lo dice un informatico esperto come me).
Vorrei ora rispondere alla seguente domanda di Erica Venditti: “quale proposta a vostro avviso avrebbe più senso per allocare nel modo migliore le risorse a disposizione per gli autonomi iscritti all’Inps?”
Mia risposta (peraltro già espressa nelle righe precedenti) che qui sintetizzo nel suo aspetto più semplice e di immediata attuazione: a mio avviso l’Inps dovrebbe controllare che gli autonomi iscritti all’Inps non abbiamo emesso fattura nei periodi in cui vengono erogati i bonus; e che le aziende non abbiamo fatto lavorare i lavoratori a partita Iva durante i periodi in cui vengono erogati i bonus. In tal modo le risorse andranno ai lavoratori a partita Iva che ne hanno realmente bisogno, e si impedisce alle aziende di truffare sia lo Stato che i lavoratori a partita Iva.