Riforma pensioni 2024: tra quota 41 e l’intelligenza artificiale, l’editoriale

Le dichiarazioni al Festival dell’Economia di Trento di pochi giorni fa di Elsa Fornero “madre” della riforma che porta il suo nome sulla insostenibilità di “Quota 41” hanno alzato un velo sull’argomento pensioni dopo settimane di stasi a pochi giorni dalle elezioni europee dell’8 e 9 giugno.

Riforma Pensioni 2025: quota 41 il dualismo Fornero-Durigon

In particolare, le dichiarazioni della Prof.ssa sono state la risposta a quanto affermato dal Sottosegretario Durigon sulla volontà dell’Esecutivo di arrivare ai famosi “41 per tutti” entro il termine della legislatura facendo intendere che, se condizioni economiche lo permetteranno, tale provvedimento potrà essere inserito nella prossima Legge di Bilancio. Al di là di quelle che sembrano annunci e promesse da campagna elettorale e che quindi bisogna prendere con la dovuta cautela tali dichiarazioni almeno queste ultime sono state uno squarcio nell’indifferenza in cui i vari Governi che si sono succeduti in questi anni hanno relegato la previdenza che è, invece, fondamentale per la vita di tutti i cittadini.

Superando i discorsi su chi abbia ragione tra Durigon e la Fornero, personalmente sono sempre stato convinto che 41 anni di contributi versati possano essere più che sufficienti per poter accedere al pensionamento ovviamente calcolando il tutto con il sistema misto che deve valere fino alla sua naturale conclusione, è necessario fare alcune considerazioni che vadano oltre a quelli che possono essere interventi spot che nulla hanno a che vedere con la reale soluzione del problema. Partiamo dal presupposto che il nostro sistema previdenziale attualmente è sostenibile e fino ad ora ha soddisfatto in maniera esaustiva tutte quelle che erano le aspettative della popolazione. Questo aspetto positivo ha causato in questi ultimi anni un certo disinteresse della politica nei confronti di questa problematica con interventi solamente in sede di Legge di Bilancio senza confronti e sempre con provvedimenti singoli senza mai affrontare la questione nella sua interezza.

Il nostro sistema previdenziale a ripartizione in vigore da oltre settanta anni era in grado di reggersi, e difatti si è retto fino ad ora, perché esistevano pochi pensionati e avevamo un’aspettativa di vita di oltre dieci anni più bassa rispetto ad ora. Abbiamo poi sfruttato il fatto che nel dopoguerra nascevano molti bambini, tre volte quelli attuali, che poi con il boom economico sono andati a lavorare nelle grandi fabbriche del nord favorendo l’occupazione e il pagamento di molti contributi previdenziali. Il basso numero di pensionati unito al pagamento dell’assegno per meno anni ha fatto sì che nonostante gli importi delle pensioni con il sistema retributivo fossero molto più alti rispetto all’attualità e nonostante “favori “come le baby pensioni e grosse regalie a moltissime categorie di lavoratori questo sistema potesse sopravvivere per moltissimi anni.

Riforma Pensioni, l’editoriale: non solo quota 41, contributi e A.I.

Poi il mondo e l’Italia sono completamente cambiati, la medicina ha fatto passi da gigante fino a portare l’aspettativa di vita in Italia a 83,1 anni, le tipologie dei lavori sono mutate, il benessere economico ha portato molte coppie a fare sempre meno figli, i pensionati sono costantemente aumentati e soprattutto è stato giustamente introdotto e potenziato il “welfare state” tutte condizioni che hanno appesantito le risorse economiche destinate alla previdenza andando a modificare quel rapporto di 2 a 1 (due lavoratori per un pensionato) che ha permesso a tutti per molti anni di godere di una equa pensione. Tanto per fare un esempio adesso siamo al rapporto di 1,43 su 1 e se non si interviene drasticamente tra venti anni saremo al rapporto di 1 su 1 che metterà a serio rischio la corresponsione a tutti delle pensioni.

Quindi il discorso non è più se Quota 41 è sostenibile o meno qui il discorso è molto più ampio, interessa tutte le società occidentali, non è più possibile aumentare all’infinito l’età per accedere alla pensione perché siamo arrivati ai limiti e le continue morti sul lavoro di persone quasi settantenni lo stanno a dimostrare ogni giorno e forse bisogna pensare in maniera diversa anche mettendo in discussione il nostro sistema a ripartizione che per i motivi sopra esposti non è più sufficiente a garantire a tutti una equa pensione. Consideriamo solo che un giovane che entra ora nel mondo del lavoro sarà costretto a rimanervi fino a 71 anni con un assegno di pensione del 50% del suo stipendio. Dovremmo pensare ad una grandissima flessibilità in uscita che possa partire dai 62 e per alcune tipologie di mestieri arrivare ai 70 anni di età con penalizzazioni ed incentivi a seconda che si voglia uscire prima o dopo l’età del pensionamento ordinamentale, proporre dei part time al raggiungimento dell’età pensionabile a chi volesse rimanere concedendo incentivi economici, studiare una forma mista di previdenza ripartizione/capitalizzazione perché è impensabile nel 2024 non investire l’enorme massa di denaro dei versamenti contributivi e dare uno sguardo interessato all’ I.A. facendo pagare alle aziende i contributi previdenziali sottratti dalla diminuzione di manodopera.

Saremo in grado di fare questo? Aspettiamo che passino queste benedette elezioni e mettiamoci tutti insieme (organizzazioni datoriali e sindacali, politici, esperti economici, universitari ed informatici ecc.) e magari se non dal 2024 ma almeno dal 2025 affrontare la discussione per un nuovo sistema previdenziale che il mondo in continua e costante evoluzione ci presenta ogni giorno

34 commenti su “Riforma pensioni 2024: tra quota 41 e l’intelligenza artificiale, l’editoriale

  1. Dopo una vita di lavoro, per giunta con quattro anni di mancati contributi perché era consuetudine accettare situazioni simili per rientrare poi in assunzioni stabili, oggi a 63 anni compiuti e 39 di contributi non ho la possibilità di scegliere di lasciare il lavoro e dedicarmi alla famiglia. Lavoro a 700 km da casa con rientri quindicinali. Dovrò lavorare altri 4 anni pieni. Mi sento in carcere, lavoro male e poco. Possibile che lo Stato per alcuni faccia delle agevolazioni e per altri li vessa in questo modo? perché non si da la possibilità di poter scegliere il calcolo contributivo anche a chi ha versato prima del 1/1/96 in maniera tale da avere una scelta personale?

  2. Riporto le parole dell’on. Mari alla comminssione lavoro della Camera (riportate da Ansa):
    “Dopo la finta tredicesima di Meloni è in arrivo il grande imbroglio sulle pensioni, quello che il sottosegretario Durigon chiama quota 41. La Lega, infatti, sta studiando il superamento della legge Fornero basato, tuttavia, sull’estensione spinta del sistema contributivo.
    E’ inutile creare la suspense: sappiamo già di cosa si tratta. Consisterà sicuramente nella possibilità di andare in pensione prima ma con quattro spiccioli che non ti consentono nemmeno di fare la spesa al discount …”.

  3. Buongiorno
    Vediamo bene di cominciare il 2025 con quota 41, e vediamo di cominciare dai lavoratori pecoci e con il sistema misto per tutti fino allo scadere (come dice Durigon) calcolando il tutto con il sistema misto che deve valere fino alla sua naturale conclusione, o, tanto per cominciare di inserrire i lavoratori precoci nelle categorie gravosi.

  4. Mattarella anche oggi continua a parlare della Costituzione. Peccato che né lui né la Corte la facciano rispettare.

    1. Hai ragione ma poi la cifra pensioni diventa meno rilevante e le pressioni per la gestione privatistica meno efficace. Senza contare che l’assistenza tendenzialmente non può versare nulla e molte carriere con motivato esito pensionistico al minimo, ma anche a 1000€/mese, dubito possano risparmiare mensilmente qualcosa per l’integrativo.
      Per cui ……

  5. I dipendenti pubblici stanno mandando INPS in dissesto. I privati sono in avanzo. Perché non paga l’Erario?

    1. guido, sono dati del 2019sicuramente pesava quota 100 ma ci voleva; lascia perdere questi discorsi; un saluto a te e ai gestori del sito;

      1. Mi dispiace ma io ho pagato e non devo pagare per chi ha pagato molto meno e prende per più anni. I dati sono fonte da “Investire oggi”.

      2. Mi dispiace ma io ho pagato e non devo pagare per chi ha pagato molto meno e prende per più anni. Dati pubblicati da “Investire oggi”.

  6. L’unica soluzione perorata da tutti, ma proprio da tutti (meno i pensionandi interessati!!!): l’unione europea, l’ocse, il F.MI, la Fornero, la Meloni, la Calderone, Salvini, Durigon, i sindacati e compagnia bella è una sola, solo una, la tanto dimenticata ma che tanto aleggia sempre di questi nefasti tempi: QUOTA BARA!!!

    1. caro Alexx, ma poi alla fine cosa deciderai di fare? mi son letto la tua risposta del 13 maggio ( io ero impegnato a pedalare) ; perchè tutto sommato, anche se tutto contributivo, non è una brutta pensione quella che percepiresti; ma per il 2025? vedremo tra qualche mese cosa verrà fuori; saluti a tutti e ci sentiremo tra un po’ (altra pedalata); un saluto ai gestori del sito

      1. Caro Paolo prof, indipendentemente dalle singole situazioni, il punto fondamentale è di carattere generale e riguarda milioni di persone che hanno lavorato per più di 40 anni (!!!) e ancora non riescono ad andare in pensione malgrado abbiano maturato oggi gli stessi requisiti di altri, magari coetanei, che sono andati qualche mese fa col calcolo misto e ad un’età decente.
        Come già sottolineato più volte dal dott. Marino, vedersi cambiare continuamente le regole in corsa, e sempre in senso decisamente peggiorativo (v. opzione donna; il ricalcolo interamente contributivo e l’allungamento delle finestre, ecc.), è quantomai frustrante e non è degno di uno Stato di diritto. Le condizioni quando iniziai a lavorare erano completamente diverse…e trattenere a forza al lavoro col “ricatto” (se vuoi anticipare, di grazia ti do un piatto di lenticchie) milioni di lavoratori, come è facilmente comprensibile, è una cosa francamente inaccettabile. Non si vogliono regalie da nessuno, ma soltanto ciò che spetta dopo aver versato fior di contributi!!!
        E il peggio è che nessuno fa nulla per cambiare le cose, sembra che non interessi nulla ad alcuno, e le pensioni e i pensionandi sono relegati in un assordante silenzio. E al futuro previdenziale dei nostri giovani, che le previsioni vedono nerissimo, che ci pensa?
        Meglio parlare del Ponte, delle armi o delle Olimpiadi invernali di Cortina!…
        Vedremo tra qualche mese cosa partorirà la montagna. Intanto buona pedalata…e saluti a tutti!

  7. Avete presente la tassazione sugli extraprofitti delle banche ? È la dimostrazione di cosa può fare il governo; tassare l’I.A. vorrebbe dire andare contro un altro potete forte. Ieri l’ABI, oggi Confindustria. Non succederà mai.
    Buona giornata a tutti

    1. Condivido a pieno l’articolo del dott. Marino anche se condivido pure le tue valutazioni sulle prospettive. Personalmente ritengo che un obbiettivo intermedio sarebbe la quantificazione dei vantaggi e regalie a carico della previdenza per porle esplicitamente a carico del bilancio generale dello stato. Giusto per chiarire che che le pressioni interne ed esterne sono indebite ed il continuare a ragionare con realtà di comodo e non opportunamente discrete crea la premessa di azioni connotabili per questo come soprusi.

  8. Vergogna io farei lavorare nei campi per 41 anni poi gli darei una pensione decurtata del 20 per cento e vorrei vederi sti buffoni

  9. 41 anni di lavoro sono più che sufficienti e devono essere pagati nel misto purtroppo è rimasto uno slogan elettorale; la verità, dal mio punto di vista, è che all’esecutivo piace eccome la Fornero…

    1. Condivido, Don, anzi devo dire che il governo è riuscito a peggiorare la legge Fornero…riporto nuovamente, per estratto, dal sito di un patronato (ENASC), con riferimento alla cosiddetta “pensione anticipata” :
      “la finestra mobile resta di tre mesi per l’anno 2024 mentre sale a quattro mesi nel 2025, a cinque mesi nel 2026, a sette mesi nel 2027 ed a nove mesi a partire dall’anno 2028 ” (Avevo già letto questa info anche in altri articoli di stampa) .
      I partiti di governo possono raccontare ai lavoratori quello che vogliono, ma a mio avviso questo si chiama peggioramento della legge Fornero, con assurdo allungamento della finestra (e si noti che in Europa la finestra mobile esiste solo in Italia, e di fatto costringe i lavoratori a stare al lavoro per altri mesi)

    2. Purtroppo mi sembra che i sindacati in tema di pensioni facciano poco e ottengano nulla, per favorire i lavoratori…mi sembra anche che accettino allungamenti di finestra mobile senza protestare molto (vedi ultima legge di bilancio, per esempio), o comunque protestando in maniera che mi sembra ininfluente sul governo

      1. Il sindacato siamo noi. Se alle manifestazioni ci vanno 4 gatti o se agli scioperi non partecipa nessuno è normale che i governi ne prendono atto e che poi fanno quello che vogliono. Non esistono più le manifestazioni oceaniche di una volta. La gente è sfiduciata e si vede dall’affluenza alle urne. Ormai la gente non vota più e non sciopera più. I governi ormai rappresentano solo 1/4 dei votanti non degli elettori. Basta accontentare quel 25% e ottieni il potere assoluto. Noi cittadini ignavi siamo i peggiori nemici di noi stessi.

        1. Sono pienamente d’accordo con la ormai totale sfiducia dei cittadini nei confronti dei vari governi….non è questione di destra o sinistra …. è puntualmente ogni proposta che sembra dare speranza a essere delusa e non attuata o addirittura capovolta…possibile che un problema come le nostre pe nsioni e soprattutto quelle future non sono mai una priorità e si trova sempre qualcosa di più urgente da dover affrontare non rendendosi conto che senza una riforma strutturale avremo in futuro pensioni da fame? X me l’unica forma strutturale che esiste è l’ipocrisia da parte di tutti coloro che conoscono la gravità della situazione ma si girano dall’altra parte…..

    3. certo, caro Don, che all’esecutivo piace la legge Fornero; poi se ci metti l’unione europea, l’ocse, il F.MI che ti dicono di non toccare la legge Fornero…….. e poi i soldi del pnrr…………………… a patto che non li usi per le pensioni….; quindi? i 41 anni di lavoro nel misto? pura utopia; o meglio anche si ma a un patto: che arrivi a 67 anni, non prima…….. saluti a te e ai gestori del sito

  10. Buongiorno Carlo e a tutti.

    Non so se questo commento verrà pubblicato, comunque rifacendomi quale inizio quello di Carlo in cui usa i due termini: “sistema” e: “rendite finanziarie”… da tassare per sostenere il sistema previdenziale osservo, nei due termini, sia delle incongruenze sia delle correlazioni.
    Il “sistema” … è quello economico ed è legato mani e piedi alle “rendite finanziarie” tanto è vero che per sostenere il calo delle pensioni pubbliche che dovranno necessariamente diminuire, la strada tracciata è quella del “sistema”, privato, basato sulla “rendita finanziaria”.
    La domanda che pongo allora è: come ci si spiega la necessità di tassarle? Uno potrebbe immaginare di tassare quella parte di Trading speculativa, più che genericamente la rendita finanziaria.

    Detto ciò, qui sotto riporto, virgolettandolo in un tentativo di sintesi, riporto “un’immagine” tratta dalla sola introduzione del libro: “Quando finiscono i soldi” di Stephen D. King, edito nel 2014 da Fazi Editori di cui ne consiglio la lettura.
    Libro che, solo visto o letto nel suo insieme, ci chiarirebbe molti dei nostri interrogativi che viviamo con: “la fine dell’età della abbondanza”.
    La sola introduzione del libro, dalla quale cito, basta però a fotografare la situazione della quasi totalità di noi che qui commentiamo; l’evolversi nefasto del sistema pensionistico ma non solo. Le personali parole e il periodo a cui si rifà l’autore sono valide non solo per il nostro “sistema” ma ci calzano a pennello.

    Scrive l’autore:
    “Mi considero fra gli ultimi esponenti della generazione dei cosiddetti baby boomer. Siamo stati dei privilegiati. Negli anni abbiamo assistito a uno straordinario miglioramento del tenore di vita.
    Sono nato nel 1963, … dal punto di vista economico non potevo venire al mondo in un momento migliore. Nei primi dieci anni della mia vita il reddito procapite nel Regno Unito (al netto delle distorsioni dell’inflazione) è aumentato circa del 37 per cento.
    Quando ho compiuto vent’anni era cresciuto di un altro 13 per cento.
    Nei dieci anni successivi è aumentato di un altro 29 per cento. E quando mi sono sistemato, all’epoca del mio quarantesimo compleanno, è cresciuto ancora del 36 per cento. … Ora che mi avvicino al mio cinquantesimo compleanno le cose sono cambiate. Negli ultimi dieci anni il reddito pro capite nel Regno Unito è cresciuto appena del 4 per cento. … Ad altri, in particolare quelli dell’Europa meridionale, è andata decisamente peggio”. … Al suo posto è arrivata quella che, sempre di più, sembra un’epoca di prolungata stagnazione … l’Occidente ha smarrito la via … il pericolo è di entrare in un secondo “decennio perduto”. Per i miei figli – e per i figli di milioni di altri baby boomer – non è un quadro molto incoraggiante”.

    E sempre con le parole introduttive dell’autore: “In parole povere, la nostra società non è attrezzata per un mondo che cresce lentamente. … Non c’è da sorprendesi. Quasi sempre i governi pianificano le loro azioni sulla base di estrapolazioni di tendenze del passato. … l’andamento degli anni Ottanta e Novanta … giustificava – tasse ridotte, prestazioni previdenziali e sanitarie generose, forti aumenti della spesa pubblica – che potevano essere mantenuti soltanto a patto che la gallina dell’economia continuasse a fare le uova d’oro. Purtroppo all’inizio del nuovo secolo la gallina è andata in menopausa.

    Concludendo, personalmente penso che se l’autore avesse potuto godere di una sfera magica sugli sviluppi successivi alla sua pubblicazione e, in particolare, alla luce degli attuali fatti in essere, non oso immaginare cosa avrebbe potuto aggiungere se non di, terribilmente, peggiore.

    Saluti.

  11. Per me sarebbe auspicabile AUMENTARE LE TASSE AI RICCHI.
    Inoltre a tutte le organizzazioni citate nell’articolo, anche i pensionati dovrebbero essere solidali e accettare di ridurre l’assegno/vitalizio/tripla pensione/bonus ecc…(alla pari di quello che è adesso il calcolo attuale), non si può pensare che il costo venga sempre caricato sulle spalle dei lavoratori, altrimenti … hai voglia a convincere i giovani a rimanere il Italia.

  12. …non è più possibile aumentare all’infinito l’età per accedere alla pensione perché siamo arrivati ai limiti.
    Questi non hanno limiti. Se non si trova una solidarietà sociale ed economica nel sistema…resterà sempre un tira e molla.
    Non vorrei sbagliare ma mi sembra di aver letto che in Germania vogliono tassare di piu le rendite finanziare per sostenere il sistema previdenziale…. forse qualcuno puo aprire uno spiraglio… all’auspicio di fermare ..l’aumentare all’infinito l’età per accedere alla pensione.

    1. Forse si fermeranno per un po’ con l’aumento dell’età ma temo che fregheranno i lavoratori allungando la “finestra mobile” , che definirei una fregatura solo italiana, per i lavoratori

    2. Forse la smetteranno per un breve periodo con l’allungamento dell’età pensionabile, ma intanto hanno già cominciato con l’allungamento della finestra mobile, che è un modo “mascherato” di ritardare per i lavoratori il momento della pensione …come detto tante volte, nel resto dell’Europa non esiste questa fregatura per i lavoratori chiamata “finestra mobile”

    3. Ora cominciano ad allungare la finestra mobile…un allungamento mascherato dell’età pensionabile

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