L’Editoriale di Marino: si allontana la Riforma delle pensioni 2024, addio quota 41?

Con il Def Light approvato qualche giorno fa dal Consiglio dei Ministri sembra che ormai la riforma previdenziale sia diventata un miraggio e che ogni qualvolta che pare più vicina e realizzabile la si vede, invece, allontanarsi. Sembra incredibile ma ormai sono diversi anni e con tutti i Governi che questo argomento che a parole tutti volevano affrontare si rivela, poi per problematiche varie, sempre più spinoso e difficile da affrontare, con la logica conseguenza di rimandarlo in eterno.

Pensioni 2024 ultime novità: si allontana la riforma

Nel Def che è il principale strumento della programmazione economico/finanziaria in Italia e quello che indica le strategie economiche e di finanza pubblica per i tre anni successivi, si evidenzia una situazione che, per quanto riguarda la previdenza è molto negativa e diventa addirittura catastrofica tra una ventina d’anni.

In questo Def i numeri indicati sono che già quest’anno la spesa per le pensioni già aumentata moltissimo negli anni scorsi spinta soprattutto dall’inflazione è destinata a crescere del 5,8% nel 2024 e si prevede arrivi a quota 345 miliardi (+ 2,4%) nel 2025, 356 miliardi (+ 3,1%) nel 2026 e 368 miliardi (+3,3%) nel 2027 con un’incidenza sul PIL del 15,5%. La Ragioneria Generale dello Stato, poi, si è spinta oltre affermando che il costo della previdenza in Italia dovrebbe continuare ad aumentare fino ad arrivare al 17% del PIL nel 2040.

Numeri, poi, che, per quanto riguarda la totalità del bilancio dello Stato non sono nemmeno edificanti con un PIL che dovrebbe aumentare in questo 2024 dell’1% e che si prevede sarà all’1,2% nel 2025 e all’1,1% nel 2026. Per quanto riguarda il rapporto debito/PIL questo sarà del 137,8% quest’anno per poi aumentare al 138,9% nel 2025 e al 139,8% nel 2026. Infine, l’indebitamento netto che sarà al 4,3% del PIL quest’anno e si ridurrà al 3,7% nel 2025 e al 3% nel 2026. Questi dati per nulla confortanti determinano un debito pubblico complessivo che quest’anno è previsto in 2.981 miliardi di euro che sfonderanno nel 2025 la soglia psicologica di 3.000 miliardi arrivando a 3.110 fino ad arrivare nel 2026 alla cifra “monstre” di 3.224 miliardi e che poi dovrebbe, finalmente, dal 2027 iniziare una traiettoria discendente.

Riforma Pensioni 2024, cosa aspettarci? Quota 104?

Con questa situazione il quadro della previdenza quest’anno si presenta molto compromesso e le promesse di Salvini di una Quota 41 per tutti indipendentemente dall’età anagrafica esce completamente dai radar della maggioranza di Governo ed è definitivamente accantonata con la flebile speranza di vederla approvata entro il termine della legislatura. Sarà già un buon risultato riuscire a prorogare per un altro anno gli istituti in scadenza al 31/12/2024 di Ape Sociale e Opzione Donna destinati solo però a categorie svantaggiate e la stessa Quota 103 come è formulata adesso, con tutto il calcolo contributivo, è in bilico e forse sarà addirittura peggiorata con l’istituzione di Quota 104.

La verità è che nessun Governo neanche quello che prima delle elezioni per acquisire consenso blaterava di una cancellazione della legge Fornero che invece è diventata, come indicato nelle relazioni ufficiali del MEF, l’argine ai conti esagerati della previdenza in Italia, può risolvere un tale problema se non affrontandolo da una prospettiva completamente diversa.

Con l’inverno demografico a cui stiamo assistendo in Italia da oltre trent’anni e dove non si riuscirà a invertire la tendenza nemmeno con incentivi economici drastici e con un’aspettativa di vita che per fortuna aumenta costantemente con erogazioni per più anni dell’assegno pensionistico, a scapito però di interventi molto costosi in ambito sanitario, l’unica via da intraprendere risulta quella di modificare il nostro sistema a ripartizione che abbiamo in vigore da oltre ottanta anni. Il sistema a ripartizione che ricordiamolo sempre fa sì che chi lavora paga la pensione a chi è già in pensione poteva andare bene in un periodo dove esisteva molta industrializzazione con moltissimi lavoratori impegnati e pochi pensionati e dove la vita media era ben sotto gli ottanta anni di età, un sistema dove il rapporto tra lavoratori e pensionati era ben oltre 1,7 su 1. Già ora siamo ad un rapporto di 1,43 su 1 e tra vent’anni saremo a 1 su 1 con seri rischi di poter pagare a tutti la pensione. La previdenza complementare potrebbe sopperire a questa carenza e sebbene esista in Italia da oltre vent’anni per poca conoscenza e per preconcetti vari stenta a decollare in Italia con adesioni di appena il 36% del lavoratori contro, per esempio l’84% in Germania e il 93 % nei Paesi Bassi e allora non resta altro che cominciare a discutere di una forma mista di previdenza costituita da ripartizione e capitalizzazione perché non è più possibile che l’enorme somma dei versamenti contributivi previdenziali effettuati non venga investita ma soltanto destinata a pagare le pensioni a chi è già pensionato.

Una riflessione, poi, andrebbe fatta sul discorso dei robot e dell’intelligenza artificiale e come, eventualmente, introdurre una tassazione almeno parziale su questi strumenti che stanno fortemente modificando il lavoro umano. È un discorso difficilissimo da digerire da parte delle imprese che lamentano, anzi, costi esorbitanti per produrre lavoro in Italia ma anche questo aspetto andrà affrontato e dovrà essere portato al più presto all’attenzione della U.E.

Vedremo cosa succederà dopo le elezioni europee che di fatto hanno fin qui paralizzato ogni iniziativa in ambito previdenziale e se in autunno ci sarà qualche segnale positivo sulla previdenza ma sicuramente è necessario cambiare in profondità l’attuale sistema per adeguarlo alle nuove necessità che ci impone la società.

32 commenti su “L’Editoriale di Marino: si allontana la Riforma delle pensioni 2024, addio quota 41?

  1. Sono d’accordo anche con la proposta del Dr. Marino, di passare a un sistema a capitalizzazione al posto di quello a ripartizione (era stata anche una mia riflessione di alcuni anni fa, proprio su questo sito).
    Come è evidenziato giustamente nell’editoriale, non essendo più sufficiente il rapporto lavoratori/pensionati al fine del pagamento delle pensioni, il passaggio a un sistema prevalentemente a capitalizzazione potrebbe essere realizzato gradualmente, come del resto è stato fatto per il passaggio dal retributivo al tutto contributivo.
    Detta proposta potrebbe essere comunque associata a quella della tassazione per i robot del Dr Perfetto.
    Grazie sempre per lo spazio.

  2. Premetto che scrivo con un senso di estrema e rassegnata amarezza. E non rileggerò ciò che scrivo. Allora, vado: Infatti non c’è alcun rimedio, poiché ci troviamo in una posizione in sé intrinsecamente e irrimediabilmente compromessa. Strutturalmente compromessa. Abbiamo infatti rinunciato completamente ad ogni singola barriera posta in Costituzione. Una ad una. Res publica, questa è la prima enunciazione di base. E mi limiterei già solo a questo. L’Italia è una repubblica democratica. Possiamo interpretare repubblica come bene comune, ovvero un paese dove la solidarietà reciproca, e quindi la sovranità esercitata dal popolo medesimo, sono principi fondanti. Ma abbiamo allegramente rinunciato anche a questo. Privatizzazione. Di tutto. Ricordate come la privatizzazione fu presentata come un’evoluzione, un salto nel futuro? Ebbene, ovviamente non era così, perché l’Italia, la Repubblica appunto, non è affatto un’azienda. Perché un’azienda segue il fine del profitto. Ma lo Stato no, serve e realizza l’interesse comune, i servizi e i diritti di tutti al servizio di tutti. Segue l’interesse pubblico. Ha come caposaldo la sovranità collettiva, la solidarietà, e non il profitto. È l’esatto contrario dunque. Ed è questa, cioè la sovranità pubblica, la stilla primigenia della libertà. E infatti, la potenza – passatemi il termine – dello Stato è rappresentata prioritariamente dalla moneta pubblica. La moneta rappresenta anzi la prima res publica per antonomasia. Così come la produzione della moneta ugualmente anche l’amministrazione e la gestione delle leve finanziarie, come la quantità stessa di moneta, i tassi d’interesse, la tutela delle banche come istituti di credito ma soprattutto luoghi nei quali sono custoditi i risparmi della collettività stessa, sono res publica. Tutela del risparmio. “In tutte le sue forme”. Questo fa la Repubblica. E pertanto lo Stato, giustamente, emette titoli del risparmio, poiché da la possibilità alla collettività stessa di poter avere dei titoli del risparmio, peraltro totalmente sicuri, e non sottomessi ai rischi propri delle società private, in quanto denominati nella moneta della nostra comunità ed emessi e governati da chi il denaro lo stampa. Cioè noi stessi. E siamo – oltretutto – una comunità antica, ricca. Ecco perché abbiamo tanto risparmio privato. Ed ecco perché abbiamo tanti titoli del risparmio pubblico. Ed ecco anche perché, se con una mano produciamo la moneta e dall’altro emettiamo titoli del risparmio denominati con quella moneta in maniera del tutto naturale offriamo a tutti la possibilità di poter usufruire di titoli del risparmio del tutto sicuri, poiché è la collettività che governa e garantisce sè stessa. Volano della crescita. Questo prevede la nostra meravigliosa Costituzione. Meravigliosamente keynesiana, e passatemi il termine. Ma noi abbiamo allegramente rinunciato a tutto. Una volta tagliata la mano della ns comunità che produce il denaro è evidente che l’altra mano, quella che emette i titoli del risparmio, si trova improvvisamente a produrre debito. Debito pubblico, ovviamente. Debito che improvvisamente diventa così automaticamente debito reale. Ed ecco trasformata la Repubblica in un’azienda. Con risorse limitate. Dove il debito è denominato in una valuta estera, prodotta e governata altrove, da soggetti esterni rispetto al circuito democratico proprio della ns comunità, e perdipiù siti altrove, all’estero, addirittura. Dove vigono interessi diversi o perfino contrastanti rispetto a quelli della ns comunità. Che altro dire. È poi ovvio che siamo in crisi demografica. Che la diagonale di crescita si sia fermata da vent’anni e che vivacchiamo su una linea retta orizzontale (vedere i grafici per credere). Che altro dire. Semplicemente non siamo più noi, siamo divenuti un’altra cosa. Una orrenda miscellanea di scelte sbagliate e caos eterogovernato. Tutto il resto è privo di significato

  3. Sottoscrivo riga per riga l’editoriale del dott. Marino che, come al solito, descrive impeccabilmente la sconsolante realtà del settore previdenziale italiano.
    Morale sintetica: siamo in un “cul de sac”!…Il governo e la politica: non pervenuti. E’ chiaro che fa comodo non affrontare nemmeno il problema, mettendolo sotto il tappeto. Con buona pace dei cittadini interessati…

  4. C’è un errore di concetto fondamentale. La NS pensione è GIA’ stata versata negli anni di lavoro fatti, quindi se i governi passati avessero investito i ns soldi in modo più corretto, combattendo in modo sistematico corruzione ed evasione, evitando soprattutto le spese inutili come ad esempio: la costruzione del ponte sullo stretto e le sedie con le rotelle, oggi parleremo di altro. La soluzione (a lungo/medio termine) non è trovare gente che lavora per i pensionati, ma recuperare i denari da chi c’è li ha rubati e contenere le spese pubbliche inutili. Ottima l’idea (ma di difficile attuazione) quella di fare pagare le pensioni a breve alle macchine.

    1. Guardi che il problema non è solo italiano.
      Il nostro paese è messo peggio di altri perché tutto dipende, in primo luogo, dal rapporto lavoratori pensionati.
      Poiché questo rapporto cala anche in un paese forte come la Germania il problema di intervenire con la fiscalità generale è/ sarà di tutti.
      A maggior ragione la dove si chiede di uscire prima dal mondo del lavoro.

  5. In un mio commento sull ‘articolo della proposta di pensione del Dott.Perfetto e c. di qualche settimana fa, avevo proprio rilanciato il tema della pensione integrativa, suggerendo cinque punti di modifica dell’attuale sistema partendo dal modello olandese.Leggo con piacere che anche il Dott.Marino ritorna sull’argomento.Non c’è alternativa purtroppo, solo un parziale sistema a capitalizzazione può salvare la previdenza italiana, dobbiamo accettarlo.

  6. Una riforma seria e’ quella che non tocchi nulla.
    Al limite, dividere la previdenza dall’ assistenza, in modo che chi per tanti motivi non puo’ accedere alla pensione sia supportato dall’ assistenza finanziata dalla fiscalita’ generale.
    NB. Se i miei commenti non sono graditi tolgo il disturbo ! Grazie

  7. La Lega scende nella percentuale dei consensi a ogni sondaggio.
    Forse qualcuno dovrebbe rileggersi le promesse che faceva in campagna elettorale in tema di pensioni e chiedersi se un operaio con 41 anni di lavoro alle spalle può campare con una pensione calcolata con il contributivo !
    Gli elettori non sono privi della capacità di intendere, non li puoi fregare menandoli per l’aia magari per un’intera legislatura…quando le tempistiche sono lunghe devi dichiararlo prima, altrimenti viene ovviamente vista come una presa in giro …e alla prima elezione il potere torna nella matita in mano ai cittadini votanti… che hanno buona memoria !

    1. Concordo con quanto dichiarato da Bombardieri :
      Ora Salvini può fare le foto insieme alla Fornero, alla faccia delle promesse elettorali: con una quota 41 fatta così non ci campa quasi nessuno !
      Personalmente appoggio chi vuol cambiare il segretario della Lega (e personalmente preferisco evitare commenti anche su Durigon)
      Chi pensava che con la Lega al governo ci sarebbe stata subito una quota 41 senza paletti (e senza calcolo contributivo) concorderà con me
      Fortunatamente torneremo presto nella cabina elettorale, e ci torneranno anche le donne che dopo 18 anni hanno visto praticamente Cancellata la vera opzione donna !
      Anche medici e infermieri che per avere la stessa pensione di prima devono lavorare 36 (trentasei !!!) mesi in più se ne ricorderanno in cabina elettorale !

      1. Sicuramente chi è rimasto fregato non li voterà più, io non li ho votati ma non nascondo che ci ho sperato che facessero quota 41 così come promesso anche se la ragione mi diceva il contrario..
        Adesso che maturo questa quota 103 disastrata aspetterò la Fornero!

  8. Serve uno sforzo per incentivare la previdenza complementare, una campagna pubblicitaria a tappeto.
    D’altra parte faccio fatica io a convincere mia figlia.
    Buona domenica a voi tutti

    1. Buon giorno.
      Temo finiremo anche noi tutti li, come d’altronde sostiene Marino quando ci fa l’esempio tedesco.
      L’unica precisazione, per me necessaria, quella che forse immagina o teme sua figlia o molti altri, è la seguente:
      Comunque la si veda, resta valido il principio dei vasi comunicanti … ti tolgono parte di quanto dedicato a un pilastro o al tuo reddito per destinarlo a qulcosaltro, un altro pilastro, con la scusa di farne un investimento. Questo quando non sono in grado di tenere a bada nemmeno l’inflazione per poi, quando dovesse finire male, come la storia insegna in soccorso
      è sempre chiamato lo Stato … dunque, sempre noi.
      Saluti

    2. Caro Mimmo 60, fai leggere questo commento a tua figlia e chissà che le entri in testa; una signora che adesso sta lavorando nella scuola da una vita , sapendo di quello che ho fatto io, disse 2 anni fa: sembrava 20 anni fa una cosa da non fare la pensione integrativa specifica per il personale della scuola; io ricordo il 2004 quando comunque mi dissero: fatti la pensione integrativa, ti sarà utile quando sarai vecchio; doveva essere la 2° gamba, a tutti gli effetti è la 1°; a quel tempo la RITA non esisteva; loro, i giovani, si troveranno con pensioni molto decurtate rispetto agli stipendi e senza previdenza complementare saranno c…………. acidi; saluti a te e ai gestori del sito

  9. Servirebbe precisare la differenza esistente tra 3.000 miliardi di debito senza inflazione e 3.000 miliardi di debito alla luce di un 15% d’inflazione.
    Oppure l’inflazione non dobbiamo considerarla solo sui nostri stipendi, risparmi e fondi pensione?

  10. Sono assolutamente d’accordo con te Marina, la riforma previdenziale, con questi presupposti e mancata nuova visione della classe dirigente, non avverrà mai ed allora bisogna cambiare come ho indicato, spero chiaramente, nell’Editoriale. Cominciare a studiare un diverso sistema di previdenza basato su un sistema misto di ripartizione e capitalizzazione e tassazione fiscale e versamento di contributi previdenziali di robot e I.A.. Solo così potremo evitare tra trent’anni il crollo del sistema previdenziale italiano.
    Un caro saluto

  11. Vedremo dopo le elezioni
    Spero che non tocchino la riforma Fornero
    Come mettono mano peggiorerebbero le condizioni attuali
    La vera riforma sarebbe dividere Assistenza dalla Previdenza.

  12. Speriamo non tocchino la Fornero e garantiscano le categorie svantaggiate. Oltre a chi ha sistemi misti, INPS e altri. Bersani che era uomo intelligente, voleva proporre le pensioni su base volontaria. Prima vai meno prendi. I sistemi rigidi svantaggiano chi ha problemi di salute o esigenze particolari. Mai Lorsignori considerano ciò che è ragionevole. Men che meno ciò che è giusto.

  13. L’editoriale è un perfetto riassunto della situazione, siamo vicini al collasso ma nessuno vuole mettere mano ad una riforma seria, perché impopolare e con perdita del consenso immediato. La classe politica, destra o sinistra non conta, non sa fare altro che vivere in eterna campagna elettorale e rimandare i problemi alle calende greche. Purtroppo per Meloni la madre delle riforme è il premierato, che sicuramente non cambierà la vita degli Italiani. Non avendo più possibilità di incidere nella vita economica del Paese, si parla di diversivi, questa è la verità. La riforma pensionistica, con questi presupposti, non avverrà mai.

    1. Sono d’accordo e aggiungo che per quelli come me vicini ai requisiti anticipata ordinaria Fornero tocco ferro che non la tocchino, come scrivevo in un commento in moderazione adesso.

      1. Ovviamente non parlavo di peggiorare la situazione, ai politici si chiede di avere idee innovative, tipo quella qui discussa sulla tassazione dei robot, oppure, come si dice nell’editoriale, cambiare il sistema a ripartizione. Risolvere il problema una volta per tutte, senza fare danni. Sembra quasi impossibile.

      2. Concordo con Luca, qualsiasi riforma pensionistica che si farà sarà peggiorativa sia per chi è prossimo alla pensione sia per chi è più giovane, a prescindere da chi governerà. Davvero speriamo che rimanga lo status quo il più a lungo possible. Un saluto.

    2. Cara Marina, quale riforma pensionistica? la legge c’è: legge Fornero; e i funzionari europei sono stati chiari: i soldi del pnrr per tutto tranne che per le pensioni; quindi? nulla da fare; e la proposta Perfetto e altri firmatari: è talmente logica, funzionale che la faranno ma chissà quando; se noti parlano delle elezioni europee ma ne parlano da mesi; parlano di premierato che alla gente non gliene frega niente ; cosa fare? ………………. saluti a te e ai gestori del sito

    3. Buongiono Marina.
      Le chiedo scusa, mi chiamerebbe il suo concetto di: ” seria, perché impopolare…” .
      Io credo di “sentirci” qualcosa di drastico e peggiorativo … o mo sbaglio.?

      1. Buongiorno Wal, chiedo scusa se le mie parole hanno generato equivoci, effettivamente mi sono espressa male. Ho chiarito in altro post in risposta a Luca il mio pensiero, non mi sognerei mai di chiedere di peggiorare la situazione. Ringrazio per aver fatto rilevare l’incongruenza delle mie parole.

  14. Di pensioni il governo non ne parla più, a questo punto per chi è vicino ai requisiti anticipata ordinaria Fornero come me potrebbe non essere una brutta notizia, ma comunque c’è poco da stare tranquilli, speriamo non essere la quiete prima della tempesta, e questo io lo trovo, e sono buono, a dir poco assurdo non avere certezze su nulla.

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