L’editoriale: i giovani devono andare in piazza per le loro pensioni
Tra i tanti problemi che dovrà affrontare il nuovo Governo c’è anche quello delle pensioni in generale e delle pensioni dei giovani in particolare. In realtà è un argomento che non viene quasi mai preso in considerazione dalle forze politiche e sindacali perché, purtroppo, in Italia si lavora sempre in emergenza e questo sembra essere un argomento troppo lontano e da affrontare, eventualmente, in un futuro. Ed è un problema che nemmeno i diretti interessati sentono come loro, preoccupati dapprima di finire gli studi e poi di trovarsi un‘occupazione.
Pensioni anticipate, quale futuro per i giovani?
Negli scorsi anni non si pensava mai seriamente alla pensione, soprattutto se si era lavoratori dipendenti. Si entrava nel mondo del lavoro, l’azienda pagava i contributi previdenziali, si lavorava fino ad una certa età e poi si andava tranquillamente in pensione con un importo che si avvicinava di molto a quello dell’ultima retribuzione. Per cui nessuno se ne preoccupava eccessivamente. Poi però sono arrivate nel 1995 la legge Dini che ha istituito dal 1996 il sistema contributivo e successivamente la legge Fornero nel 2012 che hanno completamente stravolto il concetto di previdenza con la conseguenza che gli importi degli assegni previdenziali sono andati costantemente a diminuire. Se fino ad una ventina di anni fa, sostanzialmente, si percepiva una pensione all’80/85% della retribuzione, già in questi anni siamo al 65/70 % e tra una ventina d’anni chi si appresta ad entrare adesso nel mondo del lavoro avrà una pensione che sarà a malapena al 50% dell’ultima retribuzione percepita.
Ho avuto modo di confrontarmi diverse volte con addetti ai lavori del mondo assicurativo/finanziario in merito alla previdenza complementare, che all’attualità, è l’unica opportunità che hanno i giovani di costruirsi una pensione dignitosa alla fine della lora carriera lavorativa, e il risultato era sempre che si avvicinavano a questo istituto persone con già una carriera strutturata, che al limite non ne avevano bisogno, piuttosto che i giovani, in quanto questi ultimi vedono il problema troppo lontano e percepiscono retribuzioni talmente basse che anche destinare cento euro mensili alla previdenza integrativa diventa problematico.
Se ci fermiamo a chiedere ad un giovane di 30 anni cosa si aspetta dalla sua pensione la quasi totalità di loro risponderà: ”ma chi ci andrà mai in pensione e chissà quando”. Se poi gli si parla di previdenza integrativa o non sanno nemmeno cosa sia oppure ti rispondono, giustamente, prendo uno stipendio bassissimo, al momento non ci penso, poi si vedrà.
Ultime novità Pensioni anticipate, il Governo penserà anche ai giovani?
Spero che tra i tanti problemi che dovrà affrontare il nuovo governo ci sia quello di fare uno sforzo in prospettiva previdenziale verso questi ragazzi. Oltretutto costoro, se si vogliono prendere una laurea, entreranno nel mondo del lavoro non prima dei 27/28 anni che è già tardissimo per costruirsi, per come è attualmente impostato il sistema previdenziale, una pensione dignitosa. Innanzitutto, quindi, si dovrebbe diminuire sensibilmente il costo per riscattare il corso universitario ed inoltre permetterne la detrazione al 50% di quanto versato.
Poiché poi i giovani all’inizio della loro carriera lavorativa sovente hanno dei buchi contribuitivi è necessario intervenire per coprirli con i contributi a carico dello Stato. Dare, inoltre, un fortissimo impulso alla previdenza complementare, detraendone i costi fino al 50% di quanto versato ed inoltre agire sui coefficienti di trasformazione per renderli fissi e non soggetti ogni due anni alla diminuzione per effetto dell’aumento dell’aspettativa di vita che poi determina un importo previdenziale più basso. Operare inoltre una detassazione per i giovani fino a 35 anni per permettere loro di avere stipendi un po’ più alti, ed inoltre cercare di incentivarli ad avere figli concedendo 9 mesi di bonus per le donne per ogni figlio con un massimo di due.
Certamente questi possono essere dei giusti incentivi a supporto delle pensioni per chi è entrato da poco o si appresta ad entrare nel mondo del lavoro ma è necessario che i giovani prendano coscienza di questo aspetto. Si sensibilizzino su un argomento importantissimo del loro futuro. Avere una pensione dignitosa è importante come avere un lavoro, avere dei figli, acquistare un’abitazione.
Non devono più dire “la pensione boh, chissà?’ ma devono, se necessario anche andare in piazza a dimostrare per il loro futuro per costringere i vari governi che si succederanno nei prossimi anni, ad approvare delle leggi sulla previdenza che siano durature e con la certezza del diritto, perché per troppe volte i governi, nel passato, hanno cambiato in corsa le regole del gioco. Li esorto, quindi, a darsi finalmente “una mossa” per chiedere con forza, insistentemente, leggi che li tutelino, perché altrimenti, oltre ad un debito pubblico che si alza sempre più e che saranno loro a dover pagare, si troveranno nell’età del bisogno ad essere i nuovi poveri del domani.
I giovani, e parlo anche dei quarantenni, sono già rassegnati a lavorare fino a 70 e ricevere, in seguito, pensioni ridicole. Mi auguro di sbagliare ma questo tema non li porterà mai in piazza.
Un saluto ai gestori del sito
Caro Marino,
i giovani non devono limitarsi a scendere in piazza per le loro pensioni. Se ne devono proprio andare da questo paese. Non devono commettere lo stesso errore dei padri di lavorare oltre 40 anni e sentirsi trattare a pesci in faccia da questa innetta politica, dalla casta, dai sindacati insomma da tutte quelle categorie che sulla carta sono state costituite per difendere i diritti dei lavoratori, ma che nella realtà operano solo per l’interesse proprio.
Mi dica Lei per quale motivo devono restare in questo paese? Cosa offre oggi ai giovani?. Le rispondo io, una vita da schiavo dell’erario, dei politici, delle amministrazioni e delle regole. Altra cosa le pare normale che una persona che lavora con la vettura, in media debba pagare una multa al mese?. Questa è l’Italia di oggi.
Ma i giovani scendono in piazza o fanno una video conferenza col telefonino?😂
Ieri guardavo il film sul Che. Alle volte mi chiedo se non era meglio che stavano a casa coloro che sono morti per darci questa libertà.
Più che dormire gli italiani sono in letargo 11 mesi all’anno + 1 di vacanza se ancora se lo possono permettere.
Qui continuiamo a parlare di pensioni.
Peccato che la politica è morta.
Qui ci vorrebbe un miracolo per avere un etica e una morale evaporata già nei nostri pensieri Siamo una società malata che pensava di essere felice con il frigorifero, la TV e la lavatrice. Il nichilismo e l’individualismo mi sembrano malattia incurabili.
Ma i giovani scendono in piazza o fanno una video conferenza col telefonino?😂
Ieri guardavo il film sul Che. Alle volte mi chiedo se non era meglio che stavano a casa coloro che sono morti per darci questa libertà.
Più che dormire gli italiani sono in letargo 11 mesi all’anno + 1 di vacanza se ancora se lo possono permettere.
Qui continuiamo a parlare di pensioni.
Peccato che la politica è morta.
Qui ci vorrebbe un miracolo per avere un etica e una morale evaporata già nei nostri pensieri Siamo una società malata che pensava di essere felice con il frigorifero, la TV e la lavatrice. Il nichilismo e l’individualismo mi sembrano malattia incurabili.
Esattamente in Italia si lavora in emergenza e senza volontà progettuale, molto lamento, molto piagnisteo ma ci fermiamo li.
Il problema del futuro dei giovani non è solo la pensione. La condizione dell’anziano non è solo pensione ma, strettamente correlata è anche l’assistenza. Per farla breve penso ad esempio alle nursing home danesi, paese con 5.250.000 abitanti nel 2000 che non fa neanche parte del G7 mentre noi facciamo parte del G4. Altro elemento che riguarda i giovani, e correlato anche con il loro futuro da anziani, è il tasso di natalità. Penso agli incentivi in tal senso della Germania che nel 2021 ha visto un aumento del 10% delle nascite.
Non è giusto fare paragoni? L’amministrazione comparata era una materia del mio periodo universitario che ricordo, oltre 35 anni or sono, studiava le diverse strategie nazionali a fronte dei medesimi problemi politici. Fare paragoni è un dovere, soprattutto tra paragonabili, cioè tra paesi evoluti, e al momento è l’unica nostra speranza di “rientro in carreggiata”.
Diciamo chiaramente che non solo i giovani ma tutti noi lavoratori specialmente chi ha più di sessant’anni ed è pure invalido, dovremmo scendere in piazza , magari supportati dai sindacati come si fa in Francia- ma è un sogno purtroppo- siamo abituati a subire e a guardare l’immobilismo dei politici e dei sindacati che parlano ,promettono e poi non mettono in pratica- come stanno bruciando le bollette in piazza,così dobbiamo fare noi a tutti i costi se il nuovo esecutivo non convocherà subito i sindacati per mantenere fede a quanto detto in campagna elettorale, cioè flessibilità in uscita a 62 anni, quota 41 ,tenendo in debita considerazione le proposte Utp,Damiano, Rizzetto, Tridico- la riforma Fornero è stata fatta in poche settimane, quindi in due mesi ci aspettiamo la svolta decisiva, col Governo del centrodestra che se risolverà questa patata bollente, avrà dimostrato che la sinistra non ha avuto e non avrà nessuna intenzione di battagliare a fianco del popolo lavoratore ormai allo stremo, che sta tremando al pensiero che da gennaio si ritorni alla maledetta fornero.