Manovra pensioni, ultima ora Treu su Quota 100 e valutazione contratti lavoro

L’ultima puntata dell’approfondimento di ReteSole condotta da Cesare Damiano ha visto in studio Tiziano Treu, Presidente del Cnel, che con la modestia che lo contraddistingue, nonostante le competenze di spessore indiscutibili, ha espresso il suo punto di vista sulla quota 100 e sul possibile futuro della riforma previdenziale, sui contratti di lavoro e sulla manovra 2020. Eccovi i tratti salienti dell’intervista.

Pensioni 2020, si deve necessariamente dividere previdenza da assistenza

Treu, su una questione è stato molto diretto, non è più possibile sentire dire che i dati sulla previdenza non sono in ordine. La previdenza troppo spesso viene associata ai dati dell’assistenza e si crea una grande confusione, facendo passare il Paese Italia, come un paese ‘spendaccione’ dal punto di vista previdenziale. Anche l’assistenza è gestita dall’Inps ma si tratta di due cose molto diverse, ci tiene a precisare il Presidente del Cnel, e purtroppo nelle discussioni pubbliche le cose sono mischiate, l’assistenza copre costi importanti, perché il paese invecchia e non va certo abolita, ma bisogna prestare attenzione e non mettere tutti i dati insieme. I conti sulla previdenza sono in ordine, se si tiene conto solo della parte realmente a carico della previdenza.

Il tema pensioni è un tema storico, rimarca, Treu, su cui si è puntata nuovamente l’attenzione dato l’avvento di quota 100. A mio avviso, aggiunge, si tratta di un tradimento per il futuro dei giovani, una misura che non mi vede d’accordo, ma in ogni caso c’è e termina tra 3 anni, dunque l’obiettivo del Cnel è proprio quello di affrontare i problemi grazie ad un team di esperti, formato da giuristi ed economisti, che ripensino al tema previdenziale in modo serio. L’obiettivo è quello di fare delle audizioni, qualche tavolo si dovrà pur aprire col Governo, dunque il tema pensioni è centrale. Poi riferendosi all’Ue ed all’immagine che ha dell’Italia aggiunge: “ I Conti della previdenza non sono apprezzati sempre in modo corretto, Cnel e Inps sono d’accordo. Nell’Ue c’è un equivoco di fondo, noi figuriamo con spendaccioni sulla previdenza, chiaro è che se nelle pensioni consideri il Lordo piuttosto che il netto, o calcoli elementi che nulla c’entrano con le pensioni, non solo si dà una pessima immagine da noi, ma soprattutto in Europa e passiamo come ‘spendaccioni’, appunto. Per questo è necessario, e sarà compito del Cnel avere un confronto con l’Istat su tali dati, in quanto è l’Istat stesso che distribuisce tali dati

Manovra pensioni, bisogna essere lungimiranti :salari bassi/pensione bassa

Per quanto concerne la rivalutazione delle pensioni, il problema non è tanto dare la quattordicesima alle pensioni più basse, che è comunque un provvedimento giusto, questo servirebbe solo a tamponare, ma nell’ottica del tutto contributivo dal 96 è bene iniziare ad essere lungimiranti, perché se hai salari bassi, e la logica è prendi quanto versi, va da sé che avrai pensioni basse, fa notare senza tanti giri di parole Tiziano Treu.
Damiano conducendo l’intervista fa notare come vi sia ad oggi una clausola molto restrittiva che permette sì di andare in pensione col contributivo dai 63 anni, età a suo avviso giusta per accedere alla pensione, ma a patto che si abbia una pensione pari a 2.8 il minimo, ossia una pensione che sia almeno pari a 1.400 euro. Damiano chiede, confrontandosi, se non sarebbe corretto, nella logica del ‘tanto versi-tanto incassi’, eliminare tale regola restrittiva a cui difficilmente si rischia di arrivare.
Treu dalla sua concorda e completa il quadro facendo un discorso a 360°, ove pare in parte bacchettare l’atteggiamento degli ultimi Governi, dalla vita breve: “Il problema è che certi interventi possono anche nascere da una logica giusta, ma poi se fai un intervento sulle pensioni ogni 2 anni, le persone in primis si spaventano, e poi si fanno pasticci. Col Contributivo sarebbe giusto decidere una fascia, minimo (63/64) max 70 e li dentro scegli come si fa in tanti altri Paesi. Invece di fare tanti scalini, scaletti e scalone, se vai prima prendi meno se vai dopo prendi più, quindi nessuna trappola” Chiaro ed è per questo che si parlava di essere lungimiranti nelle riforme che “ se hai 4 soldi di salario, ha poi sempre 4 soldi di pensione e magari vai via prima ma muori di fame “ . Quindi , aggiunge, la domanda sarebbe “come facciamo a ridurre pensioni basse. Perché poi ci sono anche i Lavori intermittenti, 40 anni di lavoro a intermittenza, se hai 20 anni di buchi , lavori e non lavori, in realtà su 40 nei hai 20 di anni di contributi effettivi, ecco allora che servirebbe uno zoccolo che aiuta le fasce deboli.Un’ Integrazione al minimo, aggiunge, molto paesi europei stanno facendo così. Chiaro che questo deve essere dato dal Fisco, il contributivo da solo non basta. Sarebbe giusto dare , come capita altrove, ai pensionati che non sono riusciti ad arrivare ad una somma minima, quella pensione di garanzia che permetta, di diritto, perché di diritto parliamo, di poter avere una somma necessaria a vivere. Il problema si lega comunque anche al lavoro, ci tiene a precisare, se un domani sarà tutto contributivo, si deve passare anche dalle contribuzioni e dai salari minimi, altrimenti i lavoratori poveri oggi saranno i pensionati poveri di domani, giacché la pensione sarà tutta contributiva. Ecco allora l’obiettivo ambizioso che si é posto il Cnel proprio per normare il lavoro.

Pensioni e Lavoro, ordine e qualità nei contratti : l’obiettivo del Cnel

La discussione si è poi spostata sui contratti di lavoro e sul lunghissimo e meticoloso incarico che sta portando il Cnel a ‘censire’ e a mettere ordine tra la mole di contratti che vi sono. Lo scopo, spiega Treu, con un esempio calzante e di facile comprensione per i non addetti ai lavori, e attribuire una sorta di codice ‘alfanumerico’ ai contratti affinché siano facilmente riconoscibili, così come avviene con la targa per un’auto. E così come quando un’auto passa col rosso viene multata allo stesso modo il Cnel vorrebbe costituire una griglia in cui stabilire dei criteri base che identificano un buon contratto, che sia solido dal punto di vista salariale ma anche normativo, i contratti ‘in regola’ che rientrano in determinati canoni, avrebbero il ‘bollino di qualità’, quelli non in linea ‘sarebbero’, passateci la metafora, ‘multati’. Ci vorrà molto tempo, spiega Treu, in quanto la parte normativa è difficile, ma il Presidente del Cnel conferma che questa è la linea verso la quale ci si sta indirizzando per fare chiarezza ed ordine nella ‘giungla’ contrattuale.

Incalzato da Damiano si parla anche delle deroghe, per Treu la possibilità di derogare da leggi e contratti aziendali deve al più essere l’eccezione usata in casi di crisi, in casi estremi, ad esempio per evitare una crisi aziendale si può accettare per un anno di avere una riduzione degli straordinari o di non avere la 14esima, se il sacrificio è indirizzato alla salvezza, la deroga, forse può starci, ma se diviene abitudine allora non va bene è diviene pericolo. Credo, aggiunge, che la norma sulle deroghe non sia stata eliminata, nonostante aspre critiche perché pensata in questo senso, ad oggi mi pare di aver inteso che al più è stata utilizzata in casi estremi, chiaro che bisogna vigilare. Anche per Damiano le deroghe devono al più essere usate in casi speciali, ma se diviene la prassi, dopo la prossimità si cadrebbe nel contratto individuale.

Manovra 2020: se il Governo dura, è un inizio

L’ultima considerazione e sulla Manovra 2020, Treu spiega che il Cnel è tenuto a dare una valutazione ed il Governo è tenuto a dargli audizione, ragione per cui ci sta lavorando: “ci sono cose positive ed altre su cui siamo maggiormente critichi. Sterilizzazione Iva, rilancio 4.0, cuneo fiscale, aspetti positivi. Poi ci sono dei punti interrogativi e poi dei buchi. Ad esempio in questa manovra non ci sono investimenti nell’istruzione. E’ un dramma siamo nell’ età della conoscenza, futuro é il digitale, e sono 10 anni che disinvestiamo in informazione.

Poi conclude, ironico:Chiaro che è una finanziaria strappata con i denti, si comincia pianissimo e si indica una strada , se il Governo dura, e non dura lo spazio di un mattino, e non arriva un nuovo Governo a distruggere quanto è stato fatto prima, può essere un inizio

Qui il video dell’intervista per chi volesse ascoltarla per intero, noi abbiamo cercato di cogliere gli aspetti salienti

2 commenti su “Manovra pensioni, ultima ora Treu su Quota 100 e valutazione contratti lavoro”

  1. Cito Treu… Col Contributivo sarebbe giusto decidere una fascia, minimo (63/64) max 70 e li dentro scegli come si fa in tanti altri Paesi. Invece di fare tanti scalini, scaletti e scalone, se vai prima prendi meno se vai dopo prendi più, quindi nessuna trappola”
    Questo ragionamento mi trova sostanzialmente d’accordo nel suo impianto generale, ovvero creare una finestra e all’interno della stessa il lavoratore può scegliere liberamente quando pensionarsi ma mi trova in totale disaccordo per le fasce di età che non si capisce in base a quale perverso criterio vengano scelte.
    Sappiamo tutti che ci sono persone che sono entrate nel mondo del lavoro a 14 anni finita la terza media e altre che hanno terminato gli studi universitari quindi attorno ai 24 anni, tra questi due estremi ci sono 10 anni, quindi per non fare torto a nessuno la finestra dovrebbe essere ampia almeno 10 anni. Ammesso e non concesso che il massimo sia 70 anni il minimo dovrebbe essere fissato allora a 60 e non 63/64 (che tra le altre cose cosa vorrebbe dire? O 63 o 64, e comunque 1 anno fa un enorme differenza)
    Sappiamo, inoltre benissimo tutti, che già 67 anni è un massimo di per se eccessivo, se così non fosse non si starebbe qui a discutere di pensioni perché la situazione legislativa attuale sarebbe da tutte le persone ritenuta valida e che non necessiterebbe di modifiche. Posto quindi che 67 anni è difficile abbassarlo almeno non aumentiamolo più. Detto questo per il ragionamento precedente l’età minima di accesso dovrebbe essere quindi di 57 anni, questo almeno fino al 2049.
    Perché? Semplicemente per via della Legge 27 dicembre 2006, n. 296, articolo 1, comma 622: “L’istruzione impartita per almeno dieci anni è obbligatoria ed è finalizzata a consentire il conseguimento di un titolo di studio di scuola secondaria superiore o di una qualifica professionale di durata almeno triennale entro il diciottesimo anno d’età “.
    Da ciò deriva che fino al mese di giugno 2006, finito il ciclo di scuola media inferiore si poteva iniziare a lavorare a 14 anni (quindi un nato nel 1992), solo dal 2007 ne sono richiesti minimo 16, conseguentemente questa prima persona dell’esempio raggiungerebbe i 57 anni nel 2049, mentre chi è nato l’anno successivo essendo entrato come minimo 2 anni dopo nel mondo del lavoro dovrebbe lasciarlo 2 anni dopo e cioè a 59.
    Inoltre vorrei ricordare che i “precoci” esistono ancora nel 2019 nel momento in cui scrivo perché a 16 anni la legge consente di lavorare e quindi ci sono e ci saranno persone che a 19 anni potranno vantare ancora almeno 12 mesi di contribuzione.

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  2. CNEL. Consiglio Nazionale Economia e Lavoro.
    Sì, proprio quel l’Ente che l’allora Presidente del Consiglio Matteo Renzi aveva proposto di “cancellare” con il Referendum Costituzionale del 4 dicembre 2016. La maggioranza dei votanti respinse il testo di legge costituzionale della cosiddetta riforma Renzi-Boschi. Ne seguì l’amara confessione di Renzi: “Volevo cancellare le troppe poltrone della politica: il Senato, le Province, il CNEL. Non ce l’ho fatta e allora la poltrona che è saltata è la mia.”
    Signor Presidente del Consiglio Matteo Renzi, prendo atto del suo gesto di umiltà intellettuale. Mi dispiace davvero.
    “Il Prof. Tiziano Treu è stato nominato Presidente” (del CNEL), così leggo in data martedì 6 giugno 2017 sulla pagina del sito di CNEL.it.
    Prof. Tiziano Treu: età 80 anni.
    Prof. Mario Monti: età 76 anni.
    Prof.ssa Elsa Fornero: età 71 anni.
    Sig.ri Professori, non c’è bisogno di ricordare agli italiani chi siete e che cosa avete fatto. Le vostre opere parlano per voi. Siete stati e siete tuttora persone influenti sul destino d’Italia.
    C’è un’Italia disastrata non solo per ponti e strade che crollano per acque e negligenze, ma anche e soprattutto per uomini e donne che crollano per il lavoro, e sono sull’orlo della disperazione. Di CHI è la responsabilità di tutto ciò?
    Sig.ri Professori (in lingua tedesca è quasi d’obbligo rivolgersi con “Herr Professor” e “Frau Professor”), l’ampolla superiore della clessidra della vostra vita politica è ormai vuota. Tutta la vostra esperienza di vita si è riversata nell’ampolla inferiore. Ma nessuna mano sarà mai disponibile a voltare la vostra clessidra per far rifluire, dall’alto, la vostra esperienza. Ci dispiace, ma non ne abbiamo proprio bisogno!
    Ma dico, ci voleva proprio quest’articolo sul CNEL e sul Prof. Tiziano Treu per farmi tornare alla mente di nuovo lui, Matteo Renzi?
    Senatore Matteo Renzi, gran rottamatore dei rottamator d’Italia, se solo riuscisse a recuperare quell’umiltà intellettuale che la caratterizzò allora, nel momento certamente più difficile e amaro della sua vita politica; se solo riuscisse a fugare le ombre che i giornali sollevano oggi su di lei; se solo si “stringesse a coorte” lottando con quella “vis” politica che la contraddistingue a favore della giustizia ed equità invocate da tempo da lavoratori e pensionati (ancor prima degli industriali); forse, Senatore Renzi, (dico “forse”) potrei ancora riservarle un supplemento di fiducia.

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