Il governo ha deciso le restrizioni natalizie, per Capodanno e per l’Epifania che entreranno in vigore con il nuovo DPCM di Natale. Saranno fissati i giorni di zona rossa (festivi e prefestivi) per evitare spostamenti durante le feste. Stretta anche ai cenoni in casa e alle visite parentali. Ecco tutte le notizie di oggi 18 dicembre 2020 e la protesta delle associazioni di categoria che sono contrari a queste decisioni prese dal Governo.
Regole del nuovo DPCM di Natale: Cosa si potrà fare e gli 8 giorni di zona rossa
Nel dettaglio questi dovrebbero essere i provvedimenti definitivi: dal 21 al 23 spostamenti vietati tra le Regioni tranne in caso di deroghe per lavoro, salute, urgenza o ritorno alla residenza o domicilio. Negozi aperti, ristoranti aperti a pranzo e bar fino alle 18; aperti parrucchieri e barbieri mentre rimane il divieto di uscire dalle ore 22 alle ore 5. Dal 24 al 27 saranno chiusi negozi, bar, ristoranti, vietati tutti gli spostamenti anche all’interno del proprio comune (deroghe solo per lavoro, salute, urgenza).
Non si potrà uscire per andare a casa di parenti o amici; niente pranzi e cene di Natale: ammessi nucleo convivente più al massimo 2 parenti; si potrà uscire per andare a Messa e uscire per attività sportiva e motoria o assistere chi non è autosufficiente. Dal 28 al 30 dicembre si torna al Dpcm del 4 dicembre e dal 31 dicembre al 3 gennaio di nuovo zona rossa con deroghe per lavoro, salute, urgenza. Saranno aperti soltanto alimentari, farmacie, tabacchi, edicole e librerie. Attenzione perchè durante la zona rossa chi verrà trovato a circolare per strada senza motivo, verrà sanzionato con una multa da 400 euro a 1000 euro. Dal 4 gennaio si torna al Dpcm del 4 dicembre.
Nuovo DPCM Natale per dicembre 2020: ristorazione e commercio rischiano in collasso
“Il nuovo Dpcm di Natale sarà una sentenza di condanna per tutto il mondo dei pubblici esercizi. Senza aiuti centinaia di ristoranti, bar, pasticcerie e gelaterie rischiano il fallimento. Si colpisce al cuore la parte sana del Paese. I Dpcm sono fuoco amico sulle imprese”. Le associazioni di categoria alzano la voce e intanto fanno due conti. La chiusura di negozi e ristorazione nelle feste sarà un salasso e la confcommercio spiega: ” Si colpisce al cuore la parte sana del Paese, lasciando invece irrisolti molti nodi cruciali della battaglia al Covid. Che va combattuta con tutte le armi, è vero, ma non sparando agli alleati. I dpcm sono fuoco amico sulle imprese”.
Anche nella più rosea delle ipotesi che riguarda il settore della ristorazione e del commercio più in generale, la misura determinerà la chiusura di tutti i locali della somministrazione. «Solo la mancanza del pranzo di Natale e del cenone di Capodanno vale 60 milioni per tutta la regione Piemonte — afferma Alessandro Mautino, presidente dell’epat — 30 di questi solo per Torino e provincia. Occorrono ristori immediati, l’unica speranza per le imprese di rimanere sul mercato. Resta l’amarezza di essere considerati il capro espiatorio, mentre le motivazioni dei contagi sono lontane dalle sale dei locali. Noi imprenditori siamo arrivati ad indebitarci per mettere in piena sicurezza le nostre aziende — aggiunge il presidente — e ora tutto il nostro impegno viene vanificato dal comportamento irresponsabile di pochi e dall’incapacità del governo di gestire la situazione in modo chiaro”.
«Spengono il Natale e affossano un settore già in ginocchio — afferma Giovanni Genovesio, presidente regionale di Cna — per il comparto lo stop equivale ad almeno due mesi di chiusura ulteriore. Si vanifica il 20% dell’intero bilancio dell’anno, così le perdite del 2020 superano abbondantemente il 70%. In questo momento è di vitale importanza costruire una prospettiva per le imprese, programmare azioni di lungo termine che diano respiro”.
Le richieste del mondo della ristorazione sono semplici, come spiega il presidente di Confesercenti Giancarlo Banchieri: “Chiediamo l’abbattimento del costo del lavoro, l’esenzione delle tasse per tutto il 2021 e contributi a fondo perduto sulla base del fatturato dell’anno precedente. La tutela sanitaria di ogni cittadino è la priorità, ma coniugarla con scelte che non distruggano l’economia è la vera sfida. Ci sono cittadini, madri e padri, che ora faticano a vedere un futuro possibile per sé e per la propria famiglia”. Voi cosa ne pensate? Fatecelo sapere nei commenti qui di seguito e tornate a trovarci per tutti gli aggiornamenti.