Opzione donna 2023, ripristino requisiti ancora possibile? Armiliato: il punto al 6/9

Lasciamo direttamente la parola all’amministrice del Comitato Opzione Donna, noi nei precedenti articoli abbiamo già riportato sia le dichiarazioni di Durigon, su cui Armiliato intende fare alcune considerazioni nel merito della sua disamina, sia le reazioni a ‘caldo’ di Proietti, Uil, a seguito del tavolo di confronto tra Governo e sincadati tenutosi ieri. Di seguito il punto su Opzione donna al 6 settembre fatto da Orietta Armiliato:

Opzione donna 2023, ultime novità su ripristino requisiti: parla Armiliato (CODS)

Oltre al conclamato “nulla” rispetto agli intendimenti di carattere pensionistico proposto da parte dei tecnici componenti l’Osservatorio del Governo sulla previdenza, confermato ulteriormente nell’incontro di ieri, in “soldoni” ma, senza alcun maggior dettaglio sia in termini normativi sia di costi, che cosa propongono (…propagandano?…) i partiti che compongono la maggioranza di Governo?

▪️Forza Italia continua a cavalcare l’ipotesi di innalzare il tetto delle pensioni minime mensili, portandole ad un importo pari o superiore 700,00 euro

▪️La Lega insiste con “Quota 41” non strutturale; applicando però, a differenza di quanto aveva proposto in precedenza, che venga conteggiata esclusivamente con il metodo contributivo

▪️Fratelli d’Italia non si sbilancia e quindi non formula alcuna ipotesi di misura attendendo, probabilmente, ciò che L’Osservatorio messo in piedi dalla reggente del Mdl e che ha un costo per tutti noi, tiri fuori dal cilindro qualcosa che possa soddisfare un po’ tutti a cominciare dall’UE, passando per il MEF che, in modalità “loop”, continua ad affermare che “non ci sono soldi” e che occorre perciò agire sui conti con estrema prudenza.

Dopodichè aggiungo questa ultima urticante considerazione formulata dal Sottosegretario Durigon e riportata stamani proprio da questo web-magazine: “stiamo valutando come dare un ristoro alle donne, questo Governo non ha gestito opzione donna come in precedenza, perché crediamo oggettivamente che in quel caso ci sia tanto dispendio salariale delle donne” Treccani al lemma ristòro cita: s.m. [der. di ristorare]. – Compenso, risarcimento. Ora…perché dovrebbero “ristorarci”?

Chiedendo il ripristino dell’istituto dell’Opzione Donna non stiamo facendo altro che chiedere un mero anticipo pensionistico che, peraltro, anche se in modalità non permanente, é istituto contemplato dal nostro ordinamento previdenziale e, per sovrappiù, non risulta che la pensione possa essere assimilata ad un risarcimento anche se, con questi comportamenti altalenanti, (riformuleremo/non riformuliamo più ), un qualche risarcimento quanto meno morale e/o psicologico questo governo ce lo dovrebbe proprio riconoscere. E noi? Seduti su scomodi sofà continuiamo, preoccupati ed attoniti, a guardare lo show“.

Ringraziamo Orietta Armiliato, e vi chiediamo siete d’accordo col suo disappunto? Fatecelo spaere nell’apposita sezione commenti del sito.

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56 commenti su “Opzione donna 2023, ripristino requisiti ancora possibile? Armiliato: il punto al 6/9

  1. Opzione tutti…..accorpare ape sociale e opzione donna, senza disparità di genere a 60 anni coinvolgendo gravosi e disoccupati.
    Muratori, agricoltori etc etc se specialmente hanno patologie devono essere aiutati.
    35 anni di contribuzione non sono noccioline, senza contare gli anni in cui si lavorava senza avere contributi versati.

    1. Perchè non far contare anche gli anni senza contrinuti versati. Una bella dichiarazione sostitutiva di atto notorio e via. Dov’è il problema. L’economia l’hanno fatta girare anche quegli anni lì.

  2. Peccato che tutto questo verrà finanzianto derubando chi è già in pensione non dando la perequazione, ho lavorato 48 anni e sono andato in pensione con la Fornero.
    Grazie al ministro Giorgetti. Ce ne ricorderemo.

  3. Ho appena letto un articolo di 2 gg fa su La Voce.info di Franco Mortacci che ci informa sulla situazione odierna della cassa dell’INPS. Attualmente le entrate contributive si attestano sui 260 miliardi di euro a fronte di uscite per 220 miliardi per le sole pensioni da lavoro. Il surplus, cioè la differenza di 40 miliardi viene usata per pagare pensioni minime e assistenza, cioè pensioni senza contributi e redditi di sussistenza. Questi miliardi però non bastano e lo Stato deve quindi rimpolpare con altri miliardi prelevati dalla fiscalità generale. Chiaramente lo Stato farebbe volentieri a meno di sborsare aiuti all’NPS e usare invece quei miliardi per le riforme che ha in mente. Non si capisce allora il senso di alcune leggi come le decontribuzioni che abbassano le entrate dell’INPS se poi tu come Stato devi sborsarne di più per compensare quelle minori entrate e comunque sovvenzionare gli aiuti ai meno abbienti. La denatalità è un falso problema quando si ha una disoccupazione all’8%. Intanto troviamo lavoro regolare a questo 8% che a loro volta pagheranno i loro contributi. Le nuove nascite senza possibilità di lavori non faranno altro tra 20 anni, che aumentare la percentuale di disoccupati. Si stanno spostando in avanti i problemi e nasconderli sotto al tappeto. Qualcuno domani dovrà pulire sotto.

    1. Concordo ho letto anch’io l ottima analisi sulla voce.info ma nella analisi c’è anche la possibile soluzione che coincide con la proposta tridico. Se le uscite per il pagamento pensioni con questa proposta sono accettabili e se rimane comunque volontaria come alternativa alla fornero perché non farlo. Si libererebbero posti per i giovani e dopo una età da fissare 63 64 si potrebbe andare con i contributi versati senza aspettare i 67 anni . Si risolverebbe il problema di chi quota 41 non la raggiungerà mai perché disoccupato. Si potrebbe farla per tutti quindi sarebbe una opzione tutti . Insomma avrebbe i suoi vantaggi.

    1. Era più corretto fare 103 senza vincoli di età e contributi, detto questo se la facessero centrerei questo ambo sta volta!

  4. Hanno modificato OD in modo che il numero delle adesioni crollasse. Ora dicono visto che non ci sono adesioni è giusto non reintrodurre OD. Poi visto che le donne votano quelli che vogliono fare il ponte dello stretto con i contributi , parlano di ristoro così tanto per continuare sulla linea della presa in giro degli italiani che tanto non capiscono e continuano a votarli. Ristoro ? qualcuno ha capito cosa vuole dire. Non credo. Serve una riforma non interventi basati ogni anno sulla DEF . NADEF . Ogni anno si fanno i conti e poi si decide qualche intervento e la fornero rimane per sempre. Le riforme vere alla fine sono state quella che ha introdotto il contributivo nel 96 e la fornero .OD era una opzione non una riforma. Questo governo non è all altezza di fare nessuna riforma vera e si andrà avanti anno su anno con interventi spot dopo avere fatto i conti del bilancio dello stato. L unica arma in mano agli italiani è il voto visto che i sindacati stessi non sono in grado di proporre una riforma ma sempre le solite richieste . Insomma una riforma vera che sostituisca la fornero nessuno è in grado di farla. Draghi disse tante cose si possono fare nel solco del contributivo ma era un tecnico quindi non abbastanza intelligente per governare e così ci becchiamo i dirigon con i suoi ristori.

  5. Meno male che non hanno modificato la legge Fornero altrimenti queato branco di incompetenti, cioè Governo e Sindacati, chissà che casino combinavano. Almeno so con certezza, per ora, che andrò in pensione a 67 anni. Tutte le altre chimire di pensione anticuipata magari a 62 anni sono solo fantasie o meglio oppio per lettori, ma la prossima volta non avranno il mio voto.

  6. Purtroppo la rassegnazione sta prendendo il sopravvento!!!
    Gli italiani non sanno ribellarsi, quindi non resta che inchinare il capo è accettare tutto.

  7. OPZIONE DONNA ….VA RIPRISTINATA!!!!!!!!!!!!! E’ UNA SCHIFEZZA LA MODIFICA FATTA CON L’ULTIMA LEGGE DI BILANCIO……..MA DOVE VIVONO I NOSTRI PARLAMENTARI……CERTO IN UNA GABBIA TUTTA ‘ORO…..BUON PER LORO….POSSONO VIVERE AL TOP SENZA NESSUNA RESPONSBILITA’ DI QUELLO CHE FANNO SUBIRE ALLE POVERE V E N T I MILA DONNE RIMASTE SENZA QUELLA SCELTA DATA COME POSSIBILITA’ A TUTTE LE DONNE DI POTER ANDARE IN PENSIONE ………

  8. È uno schifo unico fare cassa sui pensionati per i loro benefici questo governo deve andare a casa qualcuno dovrebbe svegliare il popolo visto che è stato votato dal popolo mandarli a casa

  9. Signori,buonasera è la fine.Governo centrodestra ci ha preso per i fondelli,assurdo convogliare risorse per migranti,Ucraina,per loro stessi ,migranti vadano in Vaticano, Salvini diceva prima gli italiani,che si svegli ,quote stop uno deve essere libero dopo una certa età di andare on pensione, sindacati sveglia,quelli che chiedono RDC,che imparino ad alzarsi ogni mattina alle 6.00

    1. Confermo la presa per i fondelli del governo ma quelli che avevi prima non sono certamente migliori di questi che dovrebbero concedere quota 103 che è poco ma la sinistra neanche questo.

  10. Da gennaio in poi gli esponenti governativi non sono mai stati trasparenti sul tema previdenziale. Tavoli tecnici e non politici, sindacati convocati (per cosa?) che ripetono sempre la stessa piattaforma unitaria senza alcun concreto confronto. Urticante e’ l’atteggiamento,che nel tempo si trasforma in presa in giro. Da questo punto di vista sono maestri. Al punto che adesso rovesciano l’argomento OD:troppo penalizzante, le donne non la chiedono, confondendo l’effetto con la causa (ultima legge di bilancio che ha drasticamente ridotto la possibilita’ di far domanda ).

    1. Sig.ra Francesca, più che una inversione tra causa ed effetto, temo che ci sia un pensiero più sottile sotto.

      OD è la CAUSA che determina come EFFETTO la penalizzazione. Non c’è dubbio che sia così.

      Ma il Governo, io temo, potrebbe (uso volutamente il condizionale) pensarla in modo differente:

      – poiché OD è la CAUSA che determina come EFFETTO la penalizzazione, allora RIMUOVIAMO l’effetto (penalizzazione) rimuovendo la CAUSA (Opzione Donna).

      Con che cosa sostituire (se si tratta di sostituire) OD? Occorre aspettare il prossimo giro di tavolo.

  11. Oltre al danno la beffa, io avendo maturato i 35 anni ad aprile 2022, quindi prima della variazione di opzione donna avvenuta a gennaio 2023, non posso far valere la cristallizzazione del diritto che a quanto mi risultain termini legali non si perde il diritto se successivamente vengono variati i requisiti. Lo trovo indegno soprattutto un cambiamento fatto sotto la supervisione di donne per altre donne.

    1. Sig.ra Paola, se i requisiti vengono successivamente variati, i diritti acquisiti non vanno perduti, proprio grazie al principio della “cristallizzazione dei diritti”.

      Lei ci informa che ha maturato un’anzianità contributiva pari a 35 anni in aprile 2022. Bene. Ma ci sono altri due requisiti che devono essere stati soddisfatti entro il 31 dicembre 2022, che sono:

      1. Avere 60 anni di età anagrafica (se non si hanno figli), oppure 59 anni (se si ha 1 figlio), oppure 58 anni (se si hanno 2 figli);
      2. Appartenere ad 1 delle seguenti 4 categorie:
      a. Caregivers;
      b. invalide (con invalidità superiore o uguale al 74%);
      c. essere lavoratrici licenziate;
      d. dipendenti di aziende per le quali è attivo un tavolo di crisi.

      1. Certo, quanto ai requisiti io ho 61 anni appena compiuti, 35 anni di contributi e sono stata licenziata ma non da azienda con tavolo di crisi aperto. Ma quello che non riesco a capire è che avendo tutti i requisiti in regola non posso far valere la cristallizzazione del diritto fino a quando questi assurdi paletti non verranno tolti. Cordialmente saluto

      2. Subito infatti era apparsa a tutti così come Lei l ha descritta,ma poi successivamente il 7 marzo con il decreto milleproroghe è stato puntualizzato licenziate o dipendenti di aziende con il tavolo di crisi aperto. Quindi tolta ogni speranza.

        1. stessa situazione,
          nel mio caso non di certo da un’azienda in crisi, anzi!!!
          dopo 38 anni!!
          Ci andassero a guardare!
          Azienda con meno di 15 dipendenti,
          zero tutele.

        2. Sig.ra Paola, lei attualmente ha i seguenti requisiti: 61 anni di età (da poco compiuti), 35 anni di contribuzione già maturati, ed è stata licenziata.

          Lasciando perdere il decreto Milleproroghe del 7 marzo che lei cita (e che non riesco a trovare), le riporto quanto è scritto sul sito INPS il cui ultimo aggiornamento risale al 26 giugno 2023:

          “Con la legge di bilancio 2023, l’opzione è stata ulteriormente prorogata introducendo però ulteriori e più stringenti requisiti di accesso, per cui il requisito anagrafico è stato portato a 60 anni che diventano 59/58 se la lavoratrice ha uno/due o più figli. Ai requisiti anagrafici e contributivi (35 anni) si aggiunge una “condizione soggettiva” che la lavoratrice deve possedere al momento della domanda per cui la lavoratrice deve trovarsi in una delle seguenti situazioni. La prima ipotesi è che svolga assistenza da almeno sei mesi al coniuge o a un parente di primo grado o affine convivente con handicap in situazione di gravità. La seconda è un’invalidità civile di almeno il 74%. La terza è di risultare licenziata o dipendente da imprese in crisi. In quest’ultimo caso, il requisito anagrafico è di 58 anni”. (https://www.inps.it/it/it/dati-e-bilanci/attivit–di-ricerca/collaborazioni-e-partnership/opzione-donna.html).

          A me sembra che lei possieda già i requisiti per presentare domanda di pensione Opzione Donna.

          Lei precisa “sono stata licenziata ma non da azienda con tavolo di crisi aperto”.

          Ma NON IMPORTA se la sua azienda non aveva ha un tavolo di crisi aperto al momento del suo licenziamento.

          IMPORTA INVECE che lei sia stata licenziata.

          Infatti, INPS dice testualmente: “licenziata o dipendente da imprese in crisi”, il che vuol dire “licenziata, OPPURE dipendente da imprese in crisi (ovvero aziende per le quali è attivo un tavolo di crisi)”.

          Il testo non dice “licenziata E dipendente da imprese in crisi”. Ma “licenziata O dipendente da imprese in crisi”.

          Se lei è stata licenziata lo scorso anno, allora i suoi requisiti nel 2022 erano: 60 anni di età, 35 di contributi, e licenziata. Quindi lei ha i diritti cristallizzati e può presentare domanda di pensione Opzione Donna nel 2023.

          Se lei è stata licenziata quest’anno, nel 2023, allora i suoi requisiti nel 2023 sono: 61 anni di età, 35 di contributi, e licenziata. Quindi lei ha i requisiti per presentare la domanda di pensione Opzione Donna.

          Il mio consiglio è di andare da un Patronato, o presso un ufficio dell’INPS, per verificare nuovamente la sua posizione previdenziale.

          1. La domanda l’ ho presentata a metà gennaio 2023 con decorrenza ad aprile 2023 ( per via della finestra) ma è stata regolarmente respinta dall INPS dicendo che al 2021 non avevo i requisiti. Anche al patronato comunque mi hanno assicurato che non è stata accolta per non essere stata licenziata da un azienda in crisi. Chiederò appuntamento direttamente presso la sede INPS in quanto anche secondo me è un controsenso eppure non c è stato verso. Al patronato hanno chiesto il riesame della mia domanda ma è stata nuovamente respinta sempre con la stessa dicitura. La ringrazio comunque

          2. Sig.ra Paola, leggo ora il suo commento in data 6 Settembre 2023 alle 19:39, in cui spiega che è stata licenziata a 58 anni senza però aver maturato i 35 anni di contributi.

            Quindi, non si può parlare di cristallizzazione dei diritti, in quanto lei non ha potuto maturare i requisiti necessari per accedere a OD.

          3. Quella però cui Lei ha risposto che non ha cristallizzato il diritto è un altra omonima.

    2. Idem,maturati i 35 anni a settembre 2022,purtroppo o.d.ha una finestra di 12 mesi,quindi,con il rinnovo puro si sarebbe potute andare nel 2023,nel mio caso,ottobre.Di fatto bloccate dalla nuova o.d

  12. Sono stata LICENZIATA a 58 anni, mancavano 4 mesi per avere 35 anni di contributi raggiunti poi a seguito di vertenza sindacale e ora non ho i requisiti per opzione donna!!!! Dovrei essere ALMENO invalida al 75%! Ma che schifo di Paese è questo??

  13. Opzione donna deve essere rimessa come nel 2022, come promesso in campagna elettorale…sopratutto per quelle nate nel 1964 che arrivate al traguardo si sono trovate Opzione donna stravolta…in pratica devi essere disagiata….ma la pensione è un diritto non un premio a chi è più in difficoltà …

  14. Opzione donna deve essere rimessa come nel 2022, come promesso in campagna elettorale…sopratutto per quelle nate nel 1964 che arrivate al traguardo si sono trovate Opzione donna stravolta…in pratica devi essere disagiata….ma la pensione è un diritto non un premio a chi è più in difficoltà

  15. Doveroso prima di tutto un ringraziamento ad Orietta che tanto si adopera per questa giusta causa. Che dire? È ormai quasi un anno che aspettiamo notizie confortanti. Mia moglie con 59 anni compiuti, 39 di contributi e licenziata a fine 2021 da azienda fallita, un anno fa sulla base dei vari programmi elettorali (tutti concordi sulla prosecuzione di OD) si era illusa di potercela fare ed invece è arrivata la stangata. Poi tutto l’anno in attesa delle tanto sospirate modifiche, che ancor oggi non sono arrivate e, se arriverà qualcosa speriamo che non peggiori la situazione. Questi 60 anni di cui si parla mi fanno tanto paura! Spero tanto che almeno per coloro che di trovano in una condizione disagiata quali un licenziamento possa essere comunque data una possibilità..
    Altrimenti con 59 anni quale è l’alternativa? Trovare un lavoro per un anno o due per arrivare alla Fornero? A questa età? Impossibile…Chi ti prende? Ci sono tante alternative…

  16. La cosa triste è che i soldi vanno a LORO, al ponte sullo stretto, agli Ucraini. La mafia e gli evasori festeggiano. Che Paese ridicolo.

  17. ci stanno facendo soffrire aspettando un cambiamento da quasi un anno. Che decidessero una volta per tutte cosa fare il loro aumento lo fanno in giornata

  18. Invece di arrampicarsi sugli specchi farebbero prima a ammettere che a loro interessano solo le donne ancora in grado di fare figli e che lavorano, le altre non contano, sono penosi

  19. La cosa più imbarazzante è il continuo rimandare,promettere ,prendere in giro.Credo sia una mancanza di rispetto verso le donne , come se il governo facesse loro un regalo…sono contributi che abbiamo versato in 35 e più anni di fatica e credo vada riconosciuto che se accettiamo una decurtazione e una finestra , abbiamo validi motivi .Qualcuno dovrebbe avere l’onestà morale di riconoscere che con opzione donna com’è ora, sia stata fatta una porcheria.

  20. Non so se vi siete accorti, ma tutte le promesse pre- elettorali di Durigon dal 2018 ad oggi sono state disattese se non addirittura stravolgendo le norme in peggio. Per quanto riguarda OD, la sua dichiarazione la leggo così : “OD tutta contributiva è troppo penalizzante per le donne che arrivano a perdere fino al 30 %. Vediamo di agganciarla ad Ape Social in modo che il loro assegno sia più alto”. Si è dimenticato di dire che questa opzione è valevole solo con 63 anni di età. Questo individuo è riuscito nell’intento di farsi eleggere per ben due volte, mentendo spudoratamente, pur sapendo di non riuscire assolutamente a mantenere nessuna delle promesse fatte.

  21. QUOTA BARA per tutti e senza paletti. Ci stanno prendendo continuamente per i fondelli.
    “Cari” sindacati, cosa aspettate ad organizzare degli scioperi un pò veementi ? Povera italia, come ci hanno ridotto questi politici… e pensare che li paghiamo tantissimo, per farci pure prendere per il naso (per non usare altri termini)

  22. Brava Orietta Armiliato, sono pienamente d’accordo! Opzione Donna è calcolata sul contributivo e negli anni si ripaga da sola. Le donne che vi aderiscono fanno una scelta sacrificata ma necessaria. Sicuramente non è un “ristoro”.

  23. La cosa incomprensibile è il costo di OD. OD è contributiva quindi considerando che una donna andava [ nel passato non meloniano] per propria scelta in pensione a 58 anni con 35 anni di contributi, l INPS gli restituiva nel tempo calcolando una età media di vita delle donne , quanto era stato versato. Se ora OD diventa un costo allora il sistema contributivo a ripartizione non funziona e ci devono spiegare il perché.

      1. Si potrebbe richiamare al lavoro quei lavoratori che sono stati avvantaggiati da quota 100 e dare così una mano al governo che ha tanto bisogno dei contributi che i lavoratori versano. In effetti non solo all’INPS mancano quei 5 anni di contributi in meno versati, ma sono anche 5 anni che escono da quelle casse degli assegni pensionistici. Sig. Perfetto, i nodi stanno venendo al pettine. Quota 100 costata 23 miliardi secondo le stime di Milano Finanza del Corriere della sera è stata la cosa più scellerata che alcuni personaggi politici si potevano inventare. Oggi quella scelta la pagano i lavoratori stessi e forse sarà persino peggio la cura. Le donne sono solo le prime ad essere state colpite e pensare che il loro assegno era già tutto contributivo. Basterà tornare alla piena Fornero o ci dovremo aspettare il taglio del 30% di stipendi pubblici e di pensioni come successo in Grecia ?

      2. Già, dottore. Terrificante verità. In realtà le donne semplicemente vanno ‘utilizzate’ per i contributi, che lavorando sono ancora in grado di apportare al sistema. Semplice. Quasi banale. La questione non è affatto il presunto peso finanziario connesso alla concessione della pensione, che oltretutto sarebbe a tal punto interamente ricalcolata col metodo contributivo, alle donne che scelgano l’opzione, bensì il problema vero del governo è quello di non lasciare in vita un’ulteriore via d’uscita per la generalità delle donne, poiché ciò favorirebbe un ulteriore appesantimento dello sbilancio nel rapporto lavoratori attivi (i quali versano i contributi) / pensionati. Tutto qui. È questa la vera insostenibilità finanziaria. Il vero “costo” di opzione donna.

          1. Tutto vero ma nelle proiezioni dal 2030 in poi perché ad oggi da fonte istat i contributi dei lavoratori coprono ampiamente l uscita previdenziale. Certo se si vogliono usate i contributi per finanziare il ponte e le guerre allora OD va soppressa.

          2. Sig. WilliamW, in base alla tabella di marcia, nel 2023 si potrà andare in pensione di vecchiaia a 67 anni e 8 mesi, ed in pensione anticipata a 43 anni e 4 mesi (1 anno in meno per le donne). Sempre che non si riesca a cambiare le regole nei sette anni che ci separano dal 2030.

            È ragionevole quindi ritenere attendibile la previsione che i contributi dei lavoratori copriranno ampiamente l’uscita previdenziale, dal momento che si tenderà a lavorare più a lungo.

            Per quanto riguarda, invece, la possibilità che i contributi previdenziali vengano utilizzati per il Ponte sullo Stretto di Messina o per finanziare la guerra, sarei propenso a credere che tali operazioni verrebbero bloccate dalla Corte dei Conti, anche se fino ad ora alcune raccomandazioni della Corte dei Conti sono rimaste inascoltate dai Governi Renzi, Draghi e Meloni. Mi riferisco, in particolare, alla raccomandazione di non ricorrere alla decontribuzione, per evitare di coprire le mancate entrate derivanti dal mancato versamento dei contributi facendo ricorso alla fiscalità generale.

            Oggi, il più grosso problema che personalmente vedo è il ricorso indiscriminato alla decontribuzione, il taglio del cuneo contributivo (che si vuole rendere addirittura strutturale) per aumentare il potere di acquisto dei salari che in parte si è perduto con l’aumento del tasso di inflazione.

            Vedo bene, invece, il taglio del superbonus del 110%, che a mio avviso, è andato a vantaggio delle imprese che hanno aumentato i loro profitti. E non a vantaggio delle famiglie che non hanno visto diminuire i loro costi.

            Se ricordo bene (vado a memoria), credo di aver letto che Giuseppe Conte abbia detto che a fronte di un esborso di 80 miliardi di euro da parte dello Stato si è generato un indotto di 200 miliardi di euro. Non vuol dire nulla questa affermazione, se non si dice anche in che misura sono aumentati i beni reali.

            È possibile, infatti, generare un indotto di 200 miliardi euro sia costruendo 1.000.000 di case del valore di 200.000 euro ciascuna, sia costruendo 500.000 case del valore di 400.000 euro ciascuna, raddoppiando i prezzi (raddoppio favorito proprio dal fatto che lo Stato ha erogato 80 miliardi di euro in bonus).

    1. vedo che i miei commenti non li leggete altrimenti non continuereste a sorprendervi del perchè opzione donna è stata cambiata; ma forse è colpa mia che non lo ripeto decine di volte; ci riprovo ancora; a quell’età lì, senza un 6 davanti, non vogliono dare pensioni; ma è decurtata del 30% ; sì, è decurtata del 30% ma comunque ve la devono dare e non vogliono darvela; se non sei in situazioni veramente estreme non hai nulla; con la RITA, il caso mio, ti permettono di andare via ma non prima dei 61 anni e ti dicono: non hai i requisiti, sei sicuro? ti mangi la pensione integrativa, sei sicuro? Ricapitolando: a quell’età lì, come era prima di quest’anno non hai nulla; se non hai i requisiti vuol dire che non sei nelle situazioni estreme; tutto chiaro? saluti a tutte le donne che aspirano a opzione donna come era prima; spero tanto di sbagliarmi; se tornassero indietro magari fanno un provvedimento per far andare in pensione con 40 anni di contributi come era una volta; saluti ai gestori del sito

    1. Mariano, concordo con te, questi vogliono farci schiattare tutti. Quota bara e opzione funerale…. altro che promessa elettorale “Quota 41 per tutti”.

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