Nel 2023 ci sono tre opzioni per accedere alla pensione anticipata: l’opzione donna, l’Ape sociale e la quota 103. Tuttavia, non sempre conviene uscire dal lavoro prima del tempo. Sandro Renzoni, coordinatore Inca Cgil Toscana, ha spiegato i pro e i contro delle diverse opzioni in un articolo pubblicato sulla Nazione.
Pensioni anticipate 2023 e Ape Social, vantaggi e svantaggi
Per quanto riguarda l’Ape sociale, Renzoni spiega che non si tratta di una pensione vera e propria, ma di un anticipo sulla pensione con carattere assistenziale, riservato a determinate categorie di lavoratori che possono uscire dal lavoro prima dei 67 anni previsti per la pensione di vecchiaia, solo in presenza di particolari condizioni. L’Ape sociale è rivolta ai disoccupati, ai caregiver, agli invalidi e a chi svolge lavori gravosi. Tuttavia, viene corrisposta solo per 12 mensilità, e non per 13 come tutte le altre pensioni, con un importo massimo di 1.500 euro lordi.
Per questo motivo, spiega Renzoni “E’ molto più facile che venga richiesta dalle donne, la cui pensione è spesso inferiore a questa soglia, oppure dai disoccupati. I lavoratori delle attività gravose solitamente preferiscono uscire con la pensione dei lavoratori precoci con 41 anni o quella per i lavori usuranti”.
Opzione Donna per il 2023, un uscita anticipata svantaggiosa
Renzoni parla poi dell’Opzione donna spiegando come sia un’altra possibilità per accedere alla pensione anticipata, ma per l’anno 2023 i requisiti sono diventati molto più stringenti rispetto al 2022. Secondo le stime della Cgil nazionale, infatti, solo 870 donne in tutta Italia potrebbero essere potenzialmente beneficiarie della prestazione (mentre il governo stima circa 2.900 beneficiarie).
L’opzione donna è rivolta a donne che abbiano maturato almeno 35 anni di contributi e siano caregiver o abbiano un’invalidità civile superiore al 74%, oppure siano state licenziate o lavoratrici dipendenti di aziende in crisi per le quali è stato aperto un tavolo di confronto. L‘età minima per accedere all’opzione donna è di 60 anni, se non si hanno figli, mentre scende a 59 con un figlio e a 58 con due. Per le dipendenti o le ex dipendenti di aziende in crisi, invece, l’età minima è di 58 anni, indipendentemente dalla presenza di figli.
Pensioni anticipate 2023: quota 103, Renzoni spiega pro e contro
Infine l’ultima strada per l’uscita anticipata è la famosa quota 103. Per accedere alla pensione anticipata tramite quota 103, occorre aver compiuto (o compiere entro il 31 dicembre 2023) almeno 62 anni e aver versato almeno 41 anni di contributi. Questa possibilità è maggiormente utilizzata dagli uomini che hanno svolto una carriera lavorativa di successo, così come accaduto per la precedente quota 100.
Tuttavia, spiega Renzoni: “Con quota 103 non si può più lavorare (c’è il divieto di cumulo con i redditi da lavoro), per questo molti preferiscono arrivare alla pensione con i requisiti Fornero, dove non c’è questo limite. Inoltre, poiché da dieci anni a questa parte tutti i lavoratori sono nel sistema contributivo, anticipando la pensione il rendimento è inferiore, sia per il montante (in quanto se aspetto un anno, massimo due, continuo nel frattempo a versare i contributi), sia per il coefficiente relativo all’età“.
La platea di potenziali beneficiari di quota 103 è comunque molto più ampia rispetto a quella di opzione donna e dell’Ape sociale. La Cgil nazionale stima che circa 11-12mila lavoratori (40mila secondo il governo) potrebbero accedere alla pensione anticipata tramite quota 103 nel corso del 2023.
Costo zero per i non occupabili. Vuol dire per INPS no aggravio.
Buon pomeriggio! Spero che tutte le misure pensionistiche, adottate dal Governo Italiano, avvantaggino i futuri pensionandi italiani. Grazie a tutti di cuore!
Notizia di oggi: “Intelligenza artificiale. Goldman Sachs: nel mondo 300 milioni di posti di lavoro a rischio”. Pur non auspicandolo, qualcuno si perderà anche in Italia.
Nessun catastrofismo: ma domani che succederà?…Ci sarà sempre qualcuno che pagherà i contributi per mantenere le pensioni di pensionati e pensionandi odierni (cioè le nostre)?
Ai posteri…
Ho letto che molte persone, anche oltre i 60 anni (non occupabili) stanno ricevendo convocazione dai centri per l’impiego. Pare per i famosi corsi di formazione legati al RDC, per il suo mantenimento. Spero non sia vero.Siamo al capolinea.
Caro Gio’; ti sorprendi? sono tenuti a fare questi corsi: e chi non si presenta rischia di non avere più il reddito di cittadinanza; io l’anno scorso , all’ultimo anno di insegnamento, ho dovuto farmi un corso per l’uso del defibrillatore; è stato molto importante farlo il corso, per fortuna non ne abbiamo avuto bisogno ma era necessario; saluti a te e ai gestori del sito
Le studiano tutte per dare poco- niente e piu’ in la’ possibile….
Ma ci credono veramente quando fanno queste uscite ?
Speriamo facciano l’uscita facoltativa a costo zero per INPS con decurtazione. È semplice e sistema un sacco di gente. Lo capiranno finalmente?
Non si farà in quanto il Governo ha bisogno di lavoratori attivi che paghino le pensioni a chi in pensione c’è già. Mandare in pensione chi le foraggia è un controsenso da qui il motivo per cui le proposte di pensione anticipata sono riservate ad una platea ristretta. E si dilata nel tempo (entro fine legislatura) una riforma delle pensioni che possa definirsi tale