Pensioni anticipate, cosa cambierà per le donne dal 2022?

Pensioni 2019, ultime oggi 23 aprile: le misure correttive alla quota 100

Le ultime novità sulle pensioni al 23 aprile 2019 giungono dai lavoratori stessi che hanno commentato con molta enfasi le possibile misure correttive, di cui vi abbiamo parlato nel precedente articolo, che dovrebbero vedere la luce nel 2020 a seguito del famoso, ormai, ‘tesoretto’ derivante da un numero inferiore di istanze presentate per quota 100 e reddito di cittadinanza.

Si é parlato di una possibile estensione della quota 100 che dovrebbe riguardare in primi le donne con figlie, di una più volte confermata, da parte di Durigon, proroga dell’opzione donna per le donne del 61 dipendenti e del 60 se autonome, della possibile sospensione della finestra trimestrale che porterebbe un minimo vantaggio anche ai precoci al momento beffati da quota 100, ma di una quota 41 ancora lontana, che potrebbe vedere la luce solo dopo la fine della sperimentazione nel 2020 della quota 100. Eccovi le richieste da parte dei lavoratori di quello che a loro avviso andrebbe subito corretto in questa riforma NON equa, che ha lasciato fuori troppi e forse, a detta degli stessi, i più bisognosi.

Pensioni 2019, prima misure per disoccupati e precoci

Gianfranco M, ha così scritto sul nostro portale: “Prima di pensare ad altro sarebbe bene rispettare i 65enni e i 66enni anche se non hanno 37 di contributi, senno’ inutile dire che e’ stata abolita la Fornero”

Beppe, dice affranto: ” Quindi i 41 promessi in campagna elettorale restano un miraggio mi par di capire”. Poi rivolgendosi al sottosegretario al Ministero del Lavoro Durigon aggiunge, facendo una proposta:Dateci un contentino anche a noi precoci togliete almeno un anno fateci uscire con 41 e 10 mesi che è il minimo che possiate fare.Sig.Durigon le garantisco che 41 anni di fabbrica sono piu’ che sufficienti.” Poi rivolgendosi alla promessa che vedrebbe la quota 41 per tutti concessa solo nel lontano 2021, conclude: “Se poi nel 2021 verra’ estesa 41 per tutti ne saremo ben felici ma pensate anche a noi che a 15 – 16 – 17 anni eravamo gia’ a farci il mazzo.Nel 2021 io personalmente ci andrei con l’attuale legge fornero e come me ce ne sono tanti.”

Pensioni 2019, giustizia per esodati se non ora quando?

Franco Giuseppe, invece, puntualizza come non esista nessun tesoretto, poiché si tratti al più di un dispendio minore di un debito preventivato, e come si sia, dunque, nuovamente in presenza di promesse in vista delle europee, promesse che rischieranno nuovamente di restare tali. Poi aggunge, se davvero il Governo volesse fare qualcosa basterebbe partire dagli esodati, risolvere la situazione degli ultimi 6.000 ancora non salvaguardati. “Come giustamente detto dalla Sig.ra Armiliato non c’è nessun tesoretto visto che le due promesse sono a debito, ragion per cui ci stanno nuovamente propinando promesse in vista delle elezioni europee. Questo governo è di una scaltrezza spaventosa e disarmante, il loro fine non è fare cose eque e giuste , ma attirare voti. Basterebbe chiudere il capitolo dei 6000 esodati che non mi sembrano un numero enorme e per fare un po di giustizia, eliminare fin da subito la finestra di 3 mesi per i precoci. Questo prima delle elezioni, perchè dopo non faranno assolutamente niente.”

Frank, scrive analizzando anche l’altra misura cardine del Governo giallo verde: “Forse, contestualmente al reddito di cittadinanza, sarebbe stato opportuno fare qualcosa per quei lavoratori rimasti disoccupati intorno ai 50 anni di età, grazie anche alle leggi sugli accordi collettivi che hanno permesso alle aziende, con più di 15 dipendenti e non, in crisi economica, con la scusa del “riassetto aziendale” di licenziare il personale mettendo in mezzo alla strada i lavoratori, ai quali, in alcuni casi, il Ministero del Lavoro, ha accolto le istanze di salvaguardia”. Malgrado ciò, a questi soggetti LICENZIATI e transitati per la mobilità, anche molti anni prima dell’avvento Monti (Fornero), è stato persino applicato l’incremento dell’aspettativa di vita introdotto con la riforma del 2011, del requisito anagrafico a 67 anni ed oltre, per il raggiungimento della pensione di vecchiaia. Poi la proposta al Governo, affinché questi soggetti possano aver accesso all’ape social, che ricordiamo al momento é rinnovata solo per il 2019: “Costoro dovrebbero quantomeno poter accedere all’APE SOCIAL con il minimo di legge di contributi (20 anni) e 63 di età anagrafica, per andare in pensione definitivamente all’età in vigore al momento del licenziamento, visto il riconoscimento delle precedenti salvaguardie.

Vi é anche chi si mostra soddisfatto dell’operato del Governo ed invita gli altri ad avere pazienza, peccato che venga riferito anche precoci che ovviamente non potevano non rispondere, giacché attendono la quota 41 da tempo e sono coloro che hanno più versato nelle casse dell’Inps.

Pensioni 2019, quota 100 é primo passo, per Q41 ci va pazienza

Sergio dal canto suo più ottimista nell’operato del Governo, fa notare che almeno qualcosa nella giusta direzione si é comunque fatto: “Io credo che ora ci sia la possibilità di uscire chi ha 62 anni e 38 di contributi, ma con Fornero si condannava a morte un’intera generazione,o 67 anni o niente.” Poi a difesa del Governo fa notare come sia sempre stato ingiustamente attaccato, alla fine anche i cittadini, dice Sergio, devono capire che non si può ottenere tutto e subito, per quota 41 ci vuole pazienza: “Vergognoso semplicemente,da quando si è insediato questo governo è sempre stato attaccato, sempre,ora quota 💯,poi si andrà con 41..e va bene,ma ci vuole pazienza per eliminare i danni fatti prima, per me sta lavorando bene, peccato non si vada d’ accordo”.

Franco dalla sua fa invece notare come sia normale criticare una riforma che penalizza, con la quota 100, chi in realtà avrebbe avuto più diritto di uscire dal mondo del lavoro. Poi rilasciandoci la sua testimonianza, spiega: “Io ho 42 anni di contributi e non mi viene concessa la possibilità di andare in pensione. Perchè dovrei essere contento del “meglio poco che niente” Io sono uno di quelli che non avrà “niente” e nemmeno quel “poco”. Il mio non è terrorismo psicologico, è GIUSTIZIA ed EQUITA’ che chiedo.” Poi spiega che non é più possibile ascoltare nemmeno la solita storia delle mancate risorse, giacchè, dice é sempre e solo questioni di priorità di buon senso: “Visto che non ci sono soldi per tutti, era decenza fare andare in pensione chi ha lavorato di più, chi ha versato di più ed ha iniziato a lavorare prima”.

Altra categoria meritevole di tutela sono le donne, che oltre al lavoro come i colleghi uomini hanno sulle loro spalle tutto il lavoro di cura, sulla valorizzazione del quale punta Armiliato, amministratrice del CODS. A dimostrazione che vi sia il sentore comune che le donne facciano in sostituzione di un welfare assente senza averne un minimo di riconoscimento, eccovi la testimonianza di Loredana, che chiede supporto al Governo.

Pensioni, per le donne sempre briciole?

Loredana inizia col fare notare come la quota 100 abbia due limiti, il primo di natura temporale essendo un provvedimento a scadenza taglia fuori chi matura i requisiti, gli stessi che valgono oggi, dopo il 2021, e poi penalizza le donne che spesso faticano a centrare i 38 anni di contributi: “Le donne sono sempre quelle più penalizzate, e questo non è giusto, io sono del 1960, perché non devo usufruire della quota 100, visto che compio gli anni il 2022? e oggi a richiedere la quota 100, sono più gli uomini che le donne? Poi aggiunge, facendo riferimento a tutto il lavoro extra, non riconosciuto, che grava sulle spalle delle donne: “Quando poi noi, oltre che a lavorare in ufficio, dobbiamo essere gravante anche dal lavoro da svolgere in casa? Da precisare che io lovoro da quando avevo 20 anni ma i contributi hanno cominciato a versarmeli solo dopo che ho compiuto 24 anni e, questo non è giusto! Certo la colpa della mancata contribuzione non è del Governo, ma comunque col tempo ci si stanca, e la strada diventa sempre più lunga.

Vittoria ci racconta esausta: A novembre compio 64 e 35 di contributi ad aprile, speravo in quota 100 , tutti a dire 64 +36 . Mi sono fidata e sostenuto con il mio voto. Ma al solito poi le cose cambiano , diventano 62 e 38 di contributi. Risultato devo andare in pensione con la vecchiaia e vi assicuro che non ne posso più. Ho cresciuto 4 figli. Mia madre colpita da ictus l’ho curata in casa, si è coricata a 65 anni e non si girava nel letto. Mia madre l’ho assistita per 18 anni.Perché non posso anche io riposarmi? Non ho già dato abbastanza? Sono un’insegnante di Sostegno, e mi occupo di ragazzi gravissimi, in un Istituto Superiore. Scusate lo sfogo” .Monica, dalla sua confida che quota 100 possa essere estesa, per almeno un anno, affinché possano rientrare tutte le nate nel 60: “Spero che quota 100 possa essere donata anche ai nati nel 1960, quindi non tre anni ma 4 anni cioè fino al 31/12/ 2022. La platea del 1960 ringrazia”.

Quali a vostro avviso le misure correttive che dovrebbero vedere la luce per prime? Lasciateci le vostre preziose testimonianze sarà nostra cura dare voce alle vostre richeiste.

13 commenti su “Pensioni 2019, ultime oggi 23 aprile: le misure correttive alla quota 100

  1. Portare l’Ape Sociale per le donne che perdono il lavoro a 60 anni, oppure inserire in quota 100 delle facilitazioni(sconto su anni di contribuzione o sull’età) per le donne.

  2. Buongiorno Erica leggendo il tuo commento alla domanda posta dalla Sig.ra Barbara volevo porti anche io un piccolo quesito. Riguardo al perfezionamento dei 35 anni di contributi richiesti per quota 100, di che tipologie di malattie si parla? quali esattamente sono escluse? quelle relative a periodi di aspettativa? o vengono detratti anche i periodi di assenza obbligatoria per maternità? è importante saperlo con certezza perché se si parla solo genericamente di ” malattia ” possono sorgere tanti dubbi. Io ad esempio ho oltre 39 anni di contributi e 60 anni di età e nel corso della mia vita ho avuto ben 4 figli. Se scalano le assenze obbligatorie per maternità sarebbe assurdo specie quando si parla tanto di natalità bassa in Italia. Ti sarei grata Erica se volessi aiutarci a capire con esattezza quali generi di malattie vengono tolte dal conteggio contributivo. Grazie per il tuo aiuto

    1. Buongiorno Paola, la maternità, per fortuna, NON é una malattia :-), per il resto ogni malattia é considerata tale e non rientra nel computo dei 35 anni.

      1. Anche una semplice malattia per influenza di una settimana ? Un semplice mal di schiena di tre giorni ? Non siamo mica dei robot o dei stakanovisti. Dovremmo andare in ufficio anche con 40 di febbre e contagiare gli altri ? Mi sembra assurdo che conteggino ogni giorno di assenza per 35 e più anni. Siamo sicuri ?

  3. CONCORDO CON QUANTO DICE ANDREA RIGUARDO LA QUOTA 100 CHE DEVE ESSERE STRUTTURALE. COSI’ COME CONCORDO CON MIRELLA ZUANON. IO HO SEMPRE SOSTENUTO E CONTINUO A SOSTENERE CHE LE DONNE DEVONO AVERE UN TRATTAMENTO PREVIDENZIALE DIFFERENTE RISPETTO AGLI UOMINI. E PER DIFFERENTE INTENDO DIRE CHE DEBBONO AVERE LA POSSIBILITA’ DI ANDARE IN PENSIONE CON UNA ETA’ ANAGRAFICA MINORE RISPETTO A QUELLA DEGLI UOMINI.
    PENSO CHE LA QUOTA 95 SIA UNA BUONA SOLUZIONE.

  4. Ho 59 anni e e poco più di 38 anni di contributi. Con opzione donna la mia pensione superebbe di 50 euro il reddito di cittadinanza. Una penalizzazione veramente ingiusta dopo tanti e tanti anni di lavoro. Le donne ci rimettono sempre, NON È GIUSTO. Opzione Donna senza penalizzazione e quota 100 senza paletti.

  5. Quota 100 dovrebbe essere libera nella somma di eta e contributi includendo i figurativi.(magari col minimo di 35 come era solitamente e col minimo di 62 anni di eta’ ma libera nella composizione di quota 100).Accontenterebbe sia chi ha iniziato a lavorare da precoce quindi giovane ma con tanti anni di contributi, sia chi ormai anziano e forse disoccupato da tempo si ritrova con meno contributi ma piu anni di eta’. Proprio i disoccupati non hanno la possibilita di accedere a quota 100, nonostante avanzi l’eta’. Accontenterebbe molte piu persone e andrebbe nella direzione di quanto sventolato inizialmente che avrebbe dovuto essere 64+ 36 poi divenuta 62 + 38. Inoltre dovrebbe divenire strutturale e non provvisoria altrimenti creerebbe sempre torti e disuguaglianze e non sarebbe una riforma della legge Fornero.

  6. Buongiorno ho 58 anni e 38 di lavoro, perché noi donne su opzioni donna abbiamo la penalizzazione, non mi sembra corretto perché noi donne oltre essere lavoratrici, mamme e casalinghe e moglie siamo trattate peggio, non trovo giusto questo vorrei tanto che i signori del governo ragionassero un po’, perché anche loro senza donna in casa non hanno nulla adesso chiudo il discorso vorrei che venisse tolta la penalizzazione. Grazie

  7. Se continuano a fare misure inaccessibili non con paletti ma con dei muri insormontabili ,OD ..?non è per tutte le donne ma ha permesso a qualcuna di accedervi ,quota 💯 e una misura che ha permesso a tanti uomini di usufruirne “uomini” !!ape social è una buona misura per tante donne disoccupate (che hanno perso il lavoro non per scelta ) che si ritrovano a 61/62 anni disoccupate ,ma giustamente è una misura che non interessa prorogare al governo da quello che sento ,ma io mi batterò per questa misura a costo di darmi fuoco davanti al Quirinale sono stanca di elemosinare un mio diritto e credetemi lo farò,si sono concentrati tutti su OD non è giusto

  8. Io vorrei un chiarimento sul discorso 35 anni effettivi di contributi.
    Io quest’anno faccio 35 anni di contributi.
    Dovessero prorogare per le 61 ci rientrerei.
    Ma in questi 35 di impiego pubblico devo togliere tutta la malattia eventualmente fatta in 35 anni?

    1. Esattamente Barbara, il messaggio Inps chiarisce che al fine del perfezionamento dei 35 anni non sono utili i periodi di malattia e di disoccupazione o equiparati .

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