Le ultime novità sulla riforma pensioni 2020 arrivano da una presa di coscienza piuttosto amara da parte dell’amministratrice del CODS che analizza criticamente alla luce di quanto fin qui approvato in Manovra 2020- ossia il nulla per le donne per quanto concerne la valorizzazione dei lavori di cura e il ricongiungimento dei contributi versati in più casse per accedere all’opzione donna– quanto potrebbe ancora essere approvato nel 2021 realisticamente, nonostante le promesse fatte dal Governo e l’ambiziosa apertura di nuovi tavoli di confronto, da gennaio, con le parti sociali.
Come a dire se il problema restano oggi le risorse così come lo saranno domani, specie per l’azzeramento delle clausole di salvaguardia che pesano nella manovra 2020 per 23, 1 mld, ma peseranno, fa notare, l’Armiliato, anche nel 2021 e nel 2022 con un impatto analogo, va da sé che i denari per fare una riforma pensioni degna di questo nome, probabilmente mai ci saranno, o forse, fa intendere l’Armiliato, é mancata e manca semplicemente la volontà politica di cambiare le cose, nonostante i buoni, forse finti, propositi che da anni vengono dispensati, per poi essere puntualmente disillusi; vedi anche il caso degli esodati, rimasti nuovamente ‘al palo’, nonostante l’enorme ingiustizia sociale sia sotto gli occhi di tutti. Eccovi le sue considerazioni.
Pensioni, Armiliato: prossimo esercizio di bilancio punto a capo
Così Orietta Armiliato sulla pagina facebook del Comitato Opzione donna social aggiornando le iscritte sulla manovra e commentando criticamente lo stato dell’arte, afferma parlando delle clausole di salvaguardia: “L’azzeramento delle «clausole di salvaguardia» per il 2020 principale posta alla voce costi del bilancio preventivo dello stato per il 2020 approvato e blindato ieri sera in Aula al Senato dopo che il Governo ha posto la questione di fiducia, impediscono gli aumenti dell’Iva e delle accise che sarebbero scattati con il primo di gennaio e vale, da sola, 23,1 mld. Ma, forse non tutti sanno che, non è una risoluzione tombale, tant’è che nella prossima manovra (2021) si dovrà affrontare nuovamente il tema dei medesimi aumenti (IVA-Accise) che pesano per circa 20mld nel 2021 e più di 25 nel 2022“
Poi prosegue, facendo notare come difficilmente le cose in ambito previdenziale potranno avere un’evoluzione differente nel prossimo futuro, se la situazione economica resterà la medesima, zero crescita, zero investimenti: “Quindi per il prossimo esercizio, saremo punto a capo a meno che il Paese non ricominci a produrre e conseguentemente a creare lavoro a cominciare dai percettori del reddito di cittadinanza che, da quanto si evince dalle statistiche, oggi riscuotono un mensile, per piccolo che esso sia, senza essere impiegati in nessuna attività lavorativa“.
Pensioni 2020/2021: quali prospettive reali di riforma?
Poi l’Armiliato pungente ed oggettiva come sempre nei suoi ragionamenti, conclude cercando di ricorcare che ‘le donne non si lasciano imbambolare‘ dalle tante parole, ma sono e resteranno vigili, sebbene deluse per l’ennesima volta da un Governo che non ha compreso, se non solo raramente e a parole, l‘importanza del riconoscimento di un welfare gratuito a cui tutti attingono e si é beffato delle donne dando per scontato il loro contributo continuo dentro e fuori casa:
“ Alla luce di queste evidenze e della mancanza di concretezza rispetto agli investimenti produttivi giacche si parla infatti solo ed ovunque di poste attive di bilancio derivanti dalla lotta all’evasione e dai nuovi balzelli inseriti qua e là sulle varie linee del conto economico ma non troviamo un rigo che faccia pensare che gli imprenditori Italiani e men che meno esteri, possano trovare stimoli per creare ricchezza nel nostro Paese, ci si pone una domanda anche piuttosto banale ovverosia: che riforma delle pensioni ci possiamo aspettare nonostante l’annuncio fatto da più parti di aprire a partire dall’inizio del prossimo esercizio, tavoli di discussione sulla materia?“
Cosa ne pensate delle parole di Orietta Armiliato, le condividete o le reputate troppo pessimistiche? Fatecelo sapere attraverso un commento al sito.
Questo articolo c’entra il problema , io ho 64 anni e 36 anni e tre mesi di contribuzione, sempre stato dipendente gli ultimi tre anni autonomo e questo non mi ha consentito di usufruire. Di quota cento, con l’apparizione di Mario draghi le mie cose per varie vicissitudini sono andate male e mi sono ritrovato senza lavoro e da allora ho cominciato a non trovare più uno straccio di lavoro , se non appariva quella santa donna della Fornero con i miei anni di contribuzione sarei potuto andare in pensione..ad oggi purtroppo “ giovane per la pensione e vecchio per il mondo del lavoro” , quando vediamo gente che con 10 anni di lavoro sono a casa in pensione con 5000 € al mese.
Ma chi è questa tizia al telefono che di sovente proponete in testa ai vostri articoli?
Assomiglia troppo ad una che conosco non tanto per la quale…..
è orietta armiliato, amministratrice del gruppo Comitato Opzione Donna Social
Le parole di Orietta Armiliato sono realistiche, riflettono la realtà.
In economia ci sono meccanismi di controllo automatico che si chiamano “clausole di salvaguardia”.
Le clausole di salvaguardia intervengono per correggere deviazioni dagli obiettivi di spesa pubblica e debito pubblico e si attivano in maniera “automatica” (ma dal punto di vista strettamente operativo vengono attuati “manualmente” da parte del Governo attraverso la cosiddetta “manovra”).
Le clausole di salvaguardia dicono che nel 2021 bisognerà aumentare l’IVA (come correttamente fa osservare l’Armiliato), perché altrimenti gli obiettivi di contenimento di spesa pubblica e di riduzione del debito pubblico non verrebbero rispettati (sulla base delle previsioni fatte dai vari Centri Studi).
Attraverso le simulazioni al computer, il Ministero dell’Economia e Finanze, la Banca d’Italia ed altre Istituzioni verificano che l’aumento dell’IVA farebbe diminuire i consumi, e tale diminuzione con effetto domino inciderebbe negativamente sugli investimenti, sulla produzione e sull’occupazione.
Per evitare la “catastrofe economica” si fa del tutto per “sterilizzare” l’aumento dell’IVA (cioè per non fare aumentare l’IVA).
Detto ciò, anche nel 2020, quando in settembre si metterà mano alla nuova manovra per il 2021, bisognerà trovare fondi per sterilizzare l’aumento dell’IVA per il 2021, proprio come è stato fatto quest’anno.
Poiché quest’anno non è stato possibile migliorare la legge Fornero (anche) perché c’era l’IVA da non fare aumentare, neppure il prossimo anno sarà possibile migliorare la legge Fornero perché anche per il prossimo anno si dovrà fare in modo di non fare aumentare l’IVA. A MENO CHE, non si trovi IL modo per migliorarla.
Ci sono due modi per intervenire sulla prossima Riforma Pensioni e migliorare la legge Fornero:
1) avere “la volontà politica di cambiare le cose” (come sembra suggerire la Armiliato), a cominciare però – aggiungo io – dall’ignorare le clausole di salvaguardia, e quindi sforare la spesa pubblica e debito pubblico, violando deliberatamente quindi il Patto di Stabilità e di Crescita (non parlerei di “azzeramento delle clausole di salvaguardia” le quali ci sono e rimarranno); oppure
2) recuperare risorse IMPEDENDO l’evasione fiscale (e NON lottando contro l’evasione attraverso INCENTIVAZIONI, come ha annunciato ieri di fare il Presidente del Consiglio dei Ministri Conte, erogando superbonus a chi utilizza i pagamenti digitali – questa soluzione si rivelerà inefficace, e quindi non sarà la “soluzione” al problema dell’evasione fiscale).
Recuperare risorse dicendo ai politici di comportarsi come gente “comune”, evitando gli “sprechi”, cancellando “enti inutili” e tante altre cose che la gente comune vorrebbe che si facesse trova il tempo che trova. Non verrà fatto.
Orietta Armiliato conclude con una domanda dai toni un po’ sfiduciati ma non per questo rassegnati: “che riforma delle pensioni ci possiamo aspettare nonostante l’annuncio fatto da più parti di aprire a partire dall’inizio del prossimo esercizio, tavoli di discussione sulla materia?”
Invero, la risposta alla sua domanda la Armiliato se l’è già data prima: “Quindi per il prossimo esercizio, saremo punto a capo a meno che il Paese non ricominci a produrre e conseguentemente a creare lavoro a cominciare dai percettori del reddito di cittadinanza che, da quanto si evince dalle statistiche, oggi riscuotono un mensile, per piccolo che esso sia, senza essere impiegati in nessuna attività lavorativa”.
Ecco il passaggio chiave poderosamente sorretto da quell’apparentemente tenue “a meno che” il Paese non ricominci a produrre e conseguentemente a creare lavoro: pensioni e lavoro sono legati tra loro a doppio filo. Se l’uno vive, anche l’altro vivrà.
Non mi aspetto cose buone nè risolutive, ma le mezze riforme all’italiana.
Purtroppo noi siamo Italioti, non FRANCESI !
Noi abbiamo subito l’indegna legge Fornero, senza fiatare, anzi dando per scontato che gli anziani dovessero salvare i conti pubblici.
Sicchè, oggi avviene che, non si combatte l’evasione o gli sprechi, si combattono gli anziani, promettendogli un futuro di lavoro sino alla morte e togliendo ai lavoratori un paio di diritti alla volta.
E poi altra cosa indegna ,subiamo l’aggregazione in un unico conto di PREVIDENZA ed ASSISTENZA, così che i nostri politici ed opinionisti possano divulgare dati falsati sulle pensioni e continuare a tenerci sotto scacco.
Siamo diventati il BANCOMAT dsei governi che continuano a mantenere enti inutili , a pagare consulenze inutili etc.
Giovanni , sante parole, hai centrato in pieno la situazione. Il problema se mi permetti è solo nostro popolo
di ipocriti e di chiaccheroni. ma, a fatti un niente.