Intervista a Ghiselli

Riforma Pensioni: Ghiselli in esclusiva su quota 41, uscita dai 62 anni e donne

Le ultime notizie sulla riforma delle pensioni ruotano intorno all’atteso confronto che vi sarà tra il Ministro del Lavoro Nunzia Catalfo ed i sindacati, che sono stati convocati per il 27 gennaio. Da qui ripartirà l’importante confronto sul ‘capitolo pensioni’, la legge di bilancio 2020 ha, infatti, lasciato l’amaro in bocca a molte categorie di lavoratori, che confidano ora in questa nuova apertura, sperando Cgil, Cisl e Uil riescano, in loro rappresentanza, ad ottenere risposte concrete dal Governo.

La Catalfo per quanto concerne la riforma delle pensioni parlando ai microfoni di Radio 1 ha ribadito che la priorità del Governo é quella di dare all’Italia un sistema pensionistico più equo e flessibile. I sindacati dalla loro hanno chiesto riforme “vere, ampie e complete”, un no a misure spot ed alla politica del fare e disfare. Ieri abbiamo intervistato il segretario confederale della Uil, Domenico Proietti, oggi sul sito riportiamo l’intervista esclusiva che ci ha rilasciato Roberto Ghiselli, Segretario confederale della Cgil. Siamo partiti dalla medesima domanda rivolta ieri a Proietti, l’obiettivo é infatti comprendere quali sono i punti cardine su cui Cgil discuterà nell’incontro del 27 gennaio prossimo.

Pensioni 2020, Ghiselli: serve riforma strutturale legge Fornero

Gentilissimo Ghiselli, il Ministro del Lavoro Nunzia Catalfo ha convocato per il 27 gennaio Cgil, Cisl e Uil per riprendere il confrotno sui temi previdenziali. Quali punti cardine ribadirete nel corso di questa occasione?

Ci auguriamo che nell’incontro del 27 gennaio si possa passare dalle affermazioni generiche alle proposte di merito, avendo chiaro che l’intento comune dovrebbe essere quello di arrivare ad una riforma strutturale della Legge Fornero. Avevamo già ipotizzato con il Ministro 4 gruppi di argomenti da sviluppare partendo da quella che per noi è una priorità, cioè la prospettiva previdenziale per i giovani e per le donne, e più in generale per chi si trova nelle condizioni di fragilità nel mercato del lavoro.

Un altro argomento è la flessibilità in uscita, cioè la possibilità di andare in pensione sulla base di una scelta volontaria del lavoratore, da una certa età in poi, per noi da 62 anni o con 41 anni di contributi, con dei vantaggi per chi ha fatto lavori più pesanti o gravosi e per chi ha fatto lavori di cura o per chi è disoccupato o invalido. Il terzo tema è il rilancio della previdenza complementare, magari togliendo dalla discussione l’idea di istituire un nuovo fondo presso l’INPS concorrenziale si Fondi esistenti, il quarto è la rivalutazione delle pensioni in essere.

Poi Ghiselli fa notare, nel corso dell’intervista, come vi sia necessità di affrontare, intorno a quel tavolo, le tematiche suddette con concretezza, il confronto che il Ministro Catalfo ha aperto con le parti sociali non può restare solamente sul piano ‘accademico’, utili dunque, precisa il segretario confederale della Cgil, l’aggiunta di contributi derivanti da tecnici esperti, ma solo se questo non porta a confondere i ruoli di chi vi partecipa. Eccovi le sue parole:

Riforma pensioni: 3 temi urgenti da risolvere nel decreto milleproroghe

“Ci auguriamo di partire da questi temi con molta concretezza in quanto per noi il tavolo deve essere un momento di confronto negoziale e non puramente “accademico”. Quindi ben venga l’ipotesi che fa il Ministro di accompagnare i lavori del tavolo con dei contributi che possano arrivare da tecnici esperti ma senza confondere i luoghi e i ruoli

Infine, ci tiene a precisare Ghiselli, l’incontro del 27 sarà certamente anche l’ occasione per riportare l’attenzione su problematiche urgenti che non hanno trovato, purtroppo, soluzione nella Legge di Bilancio. Tra questi almeno tre problemi dovrebbero, confidando nel buon senso, trovare soluzione nel decreto milleproroghe, come precisa il segretario confederale della Cgil: In premessa dell’incontro porremo al Ministro alcuni problemi urgenti non risolti con la legge di bilancio che per noi dovrebbero entrare nel decreto milleproroghe: il tema della copertura previdenziale piena per i part time verticali, la soluzione definitiva del problema esodati e il tema dei lavoratori esattoriali“.

Ringraziamo Roberto Ghiselli per il tempo dedicatoci e la solita disponibilità che lo contraddistingue e ricordiamo a chiunque volesse prendere parte delle dichiarazioni che é tenuto a citare la fonte.

5 commenti su “Riforma Pensioni: Ghiselli in esclusiva su quota 41, uscita dai 62 anni e donne

  1. Signori del governo se esiste un Dio vi maledira’ costringete gente con 42-43 anni di contributi a lavorare anziani e malati,e lasciate i giovani senza lavoro costretti a migrare all’estero

  2. Caro governo ci fate lavorare con 41 e oltre di contributi vecchi e malati poi pagate dei giovani 800 euro al mese per stare sul divano ad aspettare un lavoro che non arriverà mai perché non c’è,non vi sembra sia ora di liberare posti di lavoro?? Noi vorremmo anche fare i nonni o andare a pescare non voglio morire sul posto di lavoro!!!!!!

  3. É ora di smetterla di parlare di lavori usuranti i lavori a modo loro sono tutti usuranti,guardate che in manicomio non ci sono i muratori,ma Medici avvocati impiegati chi lavora con la testa é soggetto a un grande stress che ti buca il cervello e ti mangia da dentro come un Tarlo,e questo lo dice il sottoscritto che fa il Cuoco che non è proprio un lavoro leggero, io cerco solo di usare la logica e l’obbiettività

  4. La CGIL fu l’unico sindacato ad opporsi alla Riforma Sacconi nel 2010-11, anche con due scioperi generali, e, considerate le critiche feroci che riceve nel Web per non essersi opposto alla Riforma Fornero, avrebbe tutto l’interesse a chiarire chi ha fatto che cosa in tema di pensioni, non ad attribuire i 67 anni e i 1.000 mld di risparmio alla Riforma Fornero, come improvvidamente e incredibilmente ha fatto lunedì notte a Radio1 RAI-Trapocoinedicola Roberto Ghiselli, alimentando la damnatio memoriae della severissima Riforma SACCONI e rivelando che non ha letto affatto lo studio di RGS “LE TENDENZE DI MEDIO-LUNGO PERIODO DEL SISTEMA PENSIONISTICO E SOCIO-SANITARIO – AGGIORNAMENTO 2017, che io esamino in un mio saggio rilevandone le incongruenze e dove si analizza il risparmio al 2060 delle riforme delle pensioni dal 2004 (che sono 4: Maroni, 2004; Damiano, 2007; SACCONI, 2010 e 2011; e Fornero, 2011 e attribuisce alla Riforma Fornero soltanto 1/3 dei 1.000 mld), e forse ne parla per sentito dire.

    Contrariamente a ciò che afferma Ghiselli (e quasi tutti), che purtroppo cita sempre e soltanto la Riforma Fornero e mai la ben più severa Riforma Sacconi (sia per l’allungamento dell’età di pensionamento che per il risparmio al 2060), l’età di pensionamento a 67 anni non è stata decisa dalla Riforma Fornero ma dalla Riforma Sacconi:
    – da 65 a 66 anni per i lavoratori dipendenti uomini o 66 anni e 6 mesi per i lavoratori autonomi uomini, mediante la “finestra” mobile di 12 o 18 mesi, che incorpora la “finestra” fissa reintrodotta dalla Riforma Damiano;[1] quindi la Riforma Fornero non c’entra.
    – da 60 a 65 anni (più «finestra» di 12 mesi) per le lavoratrici dipendenti pubbliche;[2] quindi la Riforma Fornero non c’entra.
    – da 60 a 65 anni (più «finestra» di 12 o 18 mesi) per le donne del settore privato, gradualmente entro il 2026 (2023, includendo l’adeguamento automatico alla speranza di vita);[3] accelerato dalla Riforma Fornero, gradualmente entro il 2018;
    – da 66 a 67 anni per TUTTI mediante l’adeguamento alla speranza di vita, introdotto dalla Riforma Sacconi;[4] quindi la Riforma Fornero non c’entra.

    ________________________

    Note
    [1] Riforma Damiano L. 24.12.2007, n. 247; Riforma Sacconi DL 78/2010, L. 122/2010, art. 12, commi da 1 a 6; DL 138/2011, L. 148/2011, art. 1, comma 21, per l’estensione al comparto della scuola e dell’università.
    [2] DL 78/2009, L. 102/2009, art. 22-ter, comma 1, modificato dal DL 78/2010, art. 12, comma 12-sexies.
    [3] DL 98/2011, L. 111/2011, art. 18, comma 1, modificato dal DL 138, L. 148/2011, art. 1, comma 20.
    [4] DL 78/2009, L. 102/2009, art. 22-ter, comma 2, modificato sostanzialmente dal DL 78/2010, L. 122/2010, art. 12, commi da 12-bis a 12-quinquies, modificato per la decorrenza dal 2013 (quando è effettivamente decorso) dal DL 98/2011, L. 111/2011, art. 18, comma 4. Finora ci sono stati 3 scatti: 3 nel 2013, +4 nel 2016, +5 mesi nel 2019 = 1 anno, dal 1.1.2019.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Torna su