È molto positivo il fatto che, finalmente, anche la politica si stia risvegliando su di un argomento che assilla milioni di cittadini italiani. Dopo tutto il 2021 e buona parte del 2022 dove parlavano di pensioni solamente i siti specializzati e gli addetti ai lavori, sovrastati nelle TV generaliste e nei grandi giornali dalla pandemia prima e dalla guerra russo/ucraina poi, lentamente anche perché è sempre stato in verità uno degli argomenti principe del centrodestra e della Lega in particolare, con la vittoria netta di questa coalizione politica alle ultime elezioni, l’argomento sta ritornando nuovamente all’ordine del giorno. Questo è sicuramente un bene, che si parli e che si affronti l’argomento previdenziale ma è necessario farlo in maniera seria, concreta, propositiva e soprattutto che lo si affronti nella sua complessità e completezza.
Pensioni anticipate 2023, ultime news: l’editoriale di Marino: no a Opzione uomo e 41 con soglia d’età
In particolare, negli ultimi giorni il futuro governo, ormai ci siamo probabilmente domenica ci sarà il giuramento, ha fatto trapelare due ipotesi da attuare in sostituzione della legge Fornero. La prima che possiamo chiamare Opzione Uomo, derivazione della proposta di Draghi Opzione Tutti, una sorta cioè di flessibilità in uscita, al pari di Opzione Donna, a partire dai 58/59 anni con almeno 35 anni di contributi da valere anche per gli uomini accettando che il calcolo dell’assegno previdenziale sia effettuato completamente con il sistema contributivo e conseguente riduzione dell’importo dal 20% al 30%.
Abbiamo parlato in decine di articoli e da anni di questo argomento. Il mantenimento del sistema misto deve valere fino alla sua naturale conclusione nel 2036, non c’è alcun motivo né di anticipare, né a maggior ragione di azzerare il sistema retributivo. Gli assegni previdenziali già ora, dal momento che oltre i 2/3 vengono calcolati col sistema contributivo e solamente 1/3 con il retributivo sono di anno in anno in progressiva diminuzione e raggiungono a stento i 1.300 € mensili lordi, se passasse questa forma di ricatto, perché di questo si tratta, gli assegni sarebbero ben sotto i 1.000 € al mese lordi. Già su Opzione Donna che deve diventare strutturale e dove è necessario eliminare la finestra di un anno ho avuto in passato forti perplessità riguardo all’importo percepito che è troppo basso ed in certi casi di poco superiore al reddito di cittadinanza, perseguire questa strada renderebbe i pensionati i nuovi poveri del domani.
Atra misura di cui si parla in questi giorni è quella dei 41 anni di contributi agganciati, però ad una soglia d’età che potrebbe essere 60/61 anni. Anche in questo caso mi trovo completamente in disaccordo. 41 anni di contributi effettivamente versati sono un’enormità e non ci possono essere ulteriori paletti. I conteggi effettuati dal MEF di costi di 5 miliardi l’anno sono inesatti ed infatti i sindacati hanno affermato che il costo sarebbe di 1,5 miliardi l’anno, ma oltretutto negli anni il costo scenderebbe perché ormai con la frammentarietà del lavoro, con l’accesso a quest’ultimo in tarda età, sempre meno saranno i lavoratori che arriveranno a 41 anni di contributi, ed oltretutto agganciare i 41 anni ad una soglia d’età sarebbe, di fatto, come ripristinare quelle quote che tanto hanno diviso i lavoratori.
Pensione anticipata 2023, no 41 con soglia d’età, serve riforma strutturale: quota 41 e uscita a 62 anni
Non mi stancherò mai di affermare che è necessaria invece una riforma strutturale che affronti tutti i variegati aspetti del mondo previdenziale, che comprenda i 41 anni per tutti senza penalizzazioni, che dia amplissima possibilità d’uscita dai 62 a 70 anni con lievi penalizzazioni ed incentivazioni, che pensi alle mamme con figli, ai giovani, ai fragili, che implementi la previdenza complementare, che riduca in maniera drastica i costi per il riscatto della laurea, che aumenti i coefficienti di trasformazione, in pratica la proposta del gruppo UTP Uniti per la Tutela della Pensione che, stranamente, fatica ad essere sulle bocche dei politici e sui media pur essendo equa, strutturale e sostenibile (solo separando previdenza da assistenza emergerebbero immediatamente i falsi percettori di redditi di prestazioni non dovute con risparmio di 3/4 miliardi).
Diamo un po’ di tempo al nuovo Governo ed al nuovo Ministro (Elvira Calderone?) di insediarsi al Ministero del Lavoro per affrontare una difficile partita sulla previdenza nella quale i lavoratori italiani sono da anni in attesa.
Quello che mi auguro è che la problematica venga affrontata nella sua complessità ed organicità e non solamente riguardo alla flessibilità in uscita. Si faccia un discorso chiaro agli Italiani su quanto potrà essere attuato in questi ultimi due mesi del 2022 e quanto si farà nella primavera del 2023 per completare la riforma nella sua interezza.
Abbiamo bisogno di una nuova legge previdenziale almeno fino al 2036, poi, al termine del sistema retributivo bisognerà tutti insieme cominciare a discuterne di uno nuovo che potrebbe essere una parte a ripartizione (come è attualmente) ed una parte a capitalizzazione e prevedere anche magari che una parte degli oneri contributivi sia a carico delle aziende che utilizzano i robot che stanno sostituendo sempre più la forza lavoro, ma questa è un’altra storia di cui parleremo nei prossimi anni.
Dott.Marino, oltre ai versamenti previdenziali integrativi, sarebbe opportuno far versare I contributi volontari a chi ha iniziato a lavorare prima del 1996, ed ha carriere lavorative discontinue e precarie, magari cambiando i versamenti retributivi in contributivi, come vuole la riforma Dini.
Varare una nuova legge identica a “Pace contributiva”, e mi soffermo, anche sul riscatto “light” del diploma di maturità, come per la laurea. In Germania il riscatto del diploma di maturità è addirittura gratis.
Buongiorno a tutti. Egregio Fausto, non vorrei sbagliare, ma lei dice di raggiungere i 41 anni di contributi quando avrà 57 anni novembre 2023,quindi lei ,la matematica non è un’opinione, può andare in pensione da precoce si informi al caf,in fatti se facciamo 57- 41 = 16 anni ,cioè quando ha iniziato.
Buon Lavoro
A Lei Dott. Mauro Marino un elogio per quanto afferma :” Anche in questo caso mi trovo completamente in disaccordo. 41 anni di contributi effettivamente versati sono un’enormità e non ci possono essere ulteriori paletti.”
41 ANNI SONO UN’ENORMITA’
Grazie per il Suo sostegno.
Claudio
Se dovesse andare in porto la proposta dell’onorevole Rizzetto, per le persone che si trovano nella mia stessa situazione, vale a dire 58 anni di età anagrafica e 44 anni di contributi, deve attendere i 66 anni di età anagrafica per non essere penalizzato sulla parte retributiva. Grazie in anticipo per la risposta.
Con la Fornero dovresti essere già in pensione……..
Siamo in uno stato anti meritocratico ed intimamente culturalmente colluso con l’irregolarità. Fiumi di parole e motivazioni e piagnistei per chi arriva a 63 anni con 20 di contributi regolari ben sapendo che dietro c’è manche molta deliberata irregolarità e invece penalizzazioni senza remore a chi a quella data arriva con l’orribile stigma di avere contributi per 43 anni e 1 mese, il fortunato. Tra parentesi la mia continuità contributiva non l’ho vinta alla lotteria. Chiaro che in termini di appetibilità per le competenze elevate siamo uno stato a livello di Grecia e Messico. Chi ha arginato l’insipienza amministrativa scriteriata, fatta ad esempio di spese enormi senza ritorno, con 43 anni di tasse di ogni genere deve andare in pensione con 1000 euro o meno al mese???? E si sacrifica il sistema misto per una misura prevalentemente per benestanti condannando alla miseria o “al remo” gli altri?
SINDACATI MUOVETEVI!!!! VENITECI IN AIUTO!!!!! NO AL PONTE DI MESSINA SI A QUOTA 41 SENZA LIMITI……..MA LA PENSIONE LA PRENDIAMO DA MORTI?????
GRAZIE PER QUESTO SITO!!!!
ANTONIO
Avanti tutta con la proposta UTP. Possiamo provare a recpitarla al neo ministro?
Sento parlare di Q41 con soglia d età a 61 bene io carte alla mano da Inps i 41 anni di contributi li faccio 11/2023 con 57 anni e mezzo d eta.Vorebbe dire che devo lavorare ancora 3 anni e mezzo e arrivo a 44 anni e mezzo di contributi.Follia pura mi auguro che chi prenda in mano quest ipotesi li venga girato il mio esempio e di sicuro di tanti altri.Primo perché e meglio la Fornero secondo e un ulteriore presa per il culo per chi come me ha iniziato a lavorare a 16 anni.Vergogna governo Italia spero che se dobbiamo andare avanti così altro che la paura per Puttini.
ancora una altra persona che non capisce che le vie ordinarie di pensionamento rimarranno!!!
tranquillo fausto; non andrai con la q41 e 61 anni; andrai con la legge fornero; anche perchè dubito fortemente che facciano q41 con i 61 anni; se va da DIO faranno quota 104 con i 63 anni; ma deve andare da DIO; e magari ci mettono un 2% di penalizzazione; e ancora si è fortunati; comunque vedremo tra alcune settimane cosa verrà fuori; saluti a te e ai gestori del sito
Condivido l’editoriale del dr. Marino. Per quanto concerne la domanda su cosa farà il nuovo Ministro faccio notare quanto segue:
‘ In un’analisi diffusa a maggio scorso dalla Fondazione studi dei consulenti del lavoro, categoria di cui la neoministra era al vertice, si fa riferimento ad una Quota 100 o 102 “flessibile”, una condizione che dovrebbe consentire l’uscita dei lavoratori di età compresa tra i 61 ed i 66 anni con almeno 35 anni di contributi. Di questa soluzione, secondo lo stesso studio, potrebbe fruire una platea di 470 mila lavoratori a cui verrebbe evitato lo ‘scalone’ della legge Fornero.’
Chissà se considerando anche i tempi stretti a disposizione il Ministro non tenga conto dello studio?
Spero venga riconfermata opzione donna per le donne è fondamentale cosa ne pensi sarà secondo te esperto fammi sapere grazie mille
“Mandare in pensione i sessantenni – o meglio chi ha tra 61 e 66 anni – con la “Quota flessibile”, che faccia cioè 100 o 102 in modo aritmetico e non rigido come ora. Tenendo fermo però un requisito di contributi minimo, pari a 35 anni.
In ogni caso, ci sarà un taglio dell’assegno.”
Secondo Repubblica, sarebbe una possibile proposta della neo ministra Calderone.
Ma quanto sarebbe il taglio? Sarebbe interessante saperlo!
Notizia di poco fa- la Ministra Calderone secondo alcuni giornali vorrebbe proporre “ quota flessibile “ che permetterebbe di uscire a partire da 61 a 66 anni con 35 anni di contributi effettivi- mi sembra una proposta interessante che potrebbe sbloccare lo stallo in cui ci troviamo- chiedo a questo sito e al dr. Marino cosa ne pensano e se magari approfondiscono la cosa per capire che margini ci sono a che venga messa in campo questa idea della Ministra, che ci fa sperare in un miracolo per fine anno e scongiurare la Fornero dal 1’ gennaio- un ringraziamento al sito .
quota 41’per tutti è l’unica cosa sensata da fare.
Siamo finalmente arrivati al dunque, vedremo se il nuovo ministro del lavoro, persona che tutti definiscono molto preparata, derimerà una volta per tutte la questione pensioni.
Sarebbe già positivo che nei prossimi giorni venissero convocati i sindacati per stabilire un cronoprogramma per cercare di muovere i primi passi affinché finalmente si possa giungere al superamento della Fornero. Per quanto riguarda il mio caso, ormai 61enne, essendo in NASPI da marzo, ma ad oggi con 42 anni di contributi già acquisiti, spero in un passaggio a 41, in modo di trasformare la disoccupazione in pensione, altrimenti dovrò necessariamente attendere l’anticipata (ogni volta che leggo o scrivo anticipata con 42 anni di contributi non so se ridere o piangere, sigh….) della Fornero. A tal proposito non mi è ancora chiaro se, malauguratamente non si arrivasse a nessuna conclusione nell’anno corrente, il ritorno in toto alla Fornero porterebbe anche all’annullamento della finestra di 3 mesi che era sorta ai tempi della quota 100? Qualcuno potrebbe illuminarmi?
Grazie e cordiali saluti ai gestori del sito
Vincenzo
Un nome una Garanzia, saluti a tutti i Gestori del sito Mauro ed Erica con cui più volte mi sono confrontato nei loro editoriali. Soluzioni ovviamente c’è ne sarebbero molte se ci fossero coperture e come già esposto in altri miei commenti, ci fosse sincerità e serietà da parte di chi snocciola dati e costi.
Ma mi associo a tutto quanto descritto nell articolo uscita a 41 anni di contributi e flessibilità dai 62 anni anagrafici, ai giovani pensiamoci dal 2036 quando il sistema misto si sarà esaurito. Intanto mandiamo in pensione chi ha o raggiungere quanto sopra e diamo a questi giovani un lavoro e l opportunità di mettere su famiglia accedere a mutui casa, prestiti al consumo e di conseguenza muovere l economia.
Per la prima volta leggo qualcosa di umano. Per il modo in cui è scritto questo articolo, l’onestà intellettuale, senza mai dimenticare la persona… davvero tanti complimenti.
Nonostante tutte le considerazioni che si possono fare, la legge Fornero continua imperterrita la sua corsa tranquilla e nessuno riesce a scalfirla e sapete perchè ? Perchè è una legge lineare, equa e sostenibile. Non è l’impostazione il suo difetto, ma la durezza dei suoi requisiti, i più alti di tutta l’Unione Europea. Due possibilità di uscita dal lavoro, vecchiaia e raggiunti limiti di contributi. Cosa si poteva fare già dal 2018 per mitigare la durezza della legge facendo una legge equa e sostenibile per tutti i lavoratori ? Una cosa semplice; abbassare, magari nel tempo di una legislatura, i limiti di entrambi i requisiti portandoli a livelli più morbidi e appunto ai livelli medi europei, (64 e 41 ) E’ una cosa che sostengo ancor prima della nascita di quell’obbrobrio di quota 100, che ha favorito vergognosamente lavoratori con meno anni di lavoro sulle spalle e con meno versamenti, un vero e proprio regalo a 380.000 persone che è costata una valanga di miliardi, non ha risolto nulla se è vero che sono passati oltre 4 anni e siamo nuovamente al punto di partenza con la sola prospettiva che le prossime proposte conterranno certamente tagli e penalizzazioni e oltretutto non saranno rivolte a tutti. Comunque qui su questo sito c’è chi si scandalizza delle proposte governative ma in passato ha applaudito ed esaltato la quota 100. Chissà perchè.
P.S. 1) Non era tutta da buttare la quota 100, conteneva almeno una cosa sensata: Tutti i lavoratori ultrasessantenni, disoccupati da anni e percettori di aiuti economici è stato giusto accompagnarli alla pensione. Ma chi il lavoro lo aveva ancora così come uno stipendio a fine mese non ho capito perchè non ha dovuto inseguire le regole di tutti gli altri milioni di lavoratori.
P.S. 2) Io mi sono pensionato OBBLIGATORIAMENTE con la legge Fornero durante il triennio della quota 100.
Ha perfettamente ragione il dr. Marino: perché i leader politici e i principali quotidiani nazionali non parlano mai della proposta UTP ?
Non ne citano neppure l’esistenza !
Speriamo che la Lega o i sindacati confederali riescano a fare in modo che se ne parli, è al più presto !
Di sicuro i lavoratori si aspettano che i sindacati riescano a farsi ascoltare davvero, a differenza di quanto successo nel recente passato, dove a mio avviso non sono riusciti a ottenere alcun miglioramento … e i lavoratori hanno dovuti tenersi la legge Fornero senza neppure una limatura (quota 102 per sole diecimila persone la vedrei come una presa in giro, non una conquista sindacale, e poi rispetto a quota 100 aveva fatto aumentare l’età da 62 a 64 anni, altro che conquista…)
La proposta UTP è seria e sostenibile, spero che i sindacati e la Lega ne parlino al più presto !
Buongiorno,chi ha i contributi deve andare in Pensione.
Le soglie vanno bene per gli amici dei amici ,sono come le Beby Pensione ,che C…o Volete ancora.
Andate a lavorare…Provate a timbrare per ogni giorno per 40 passa anni ,, Poi potete parlare.
Disamina che mi trova d’accordo!
In particolare 41 anni senza sbarramento di età!
Parole sante e totalmente logiche quelle di Marino, perché la soluzione non può essere che quella della UTP , che affronta e risolve tutte le problematiche pensionistiche, dando una risposta a tutte le figure in campo, con soluzioni quindi per tutte le categorie dei lavoratori- auguriamoci che la nuova ministra del lavoro apra subito le porte ai sindacati e ne discuta seriamente, mettendo sul tavolo la proposta Utp, spinta dalla Meloni che tempo fa con Fdi aveva fatto una proposta di flessibilità in uscita con 62 anni e 35 di contribuzione con piccole penalità- e allora sembra di essere sulla strada buona per addivenire con celerità alla riforma della Fornero, confidando tutti nelle promesse del centrodestra, nella sensibilità della Meloni e nelle capacità della Calderone- incrociamo le dita e che Dio ce la mandi buona !
quello che noi vorremmo è una cosa ma la realtà è un’altra; anch’io avrei voluto quota 100 libera così sarei in pensione con la pensione dal 2021; e invece sono riuscito ad uscire dalla scuola grazie alla Rita ma la pensione ufficiale la vedrò nel 2027; detto questo quota 41 indipendentemente dall’età è impossibile salvo che dicano: tutto contributivo; oppure che dicano: ricalcoliamo tutte le pensioni in essere ; qui molta gente protesterebbe ; lo stato direbbe: fammi causa e ragionerebbe che non il 100% delle persone farebbe causa; oppure potrebbe fare una lotta seria all’evasione fiscale; e già con il limite a 63 anni sarebbe già un mezzo miracolo; saluti a lei e ai gestori del sito
Sono perfettamente d’accordo con il dott.Marino basterebbe applicare quello da lui affermato per superare la legge Fornero purtroppo i nostri politici non ci arrivano o per meglio dire non ci vogliono arrivare,saluti
Buongiorno.
Alla luce del fatto che ormai si parla diffusamente di 35 anni per l’accesso alla pensione e che i 35 anni sono stati la conquista della pensione di anzianità del 1965 conservata fino al 1995 con non meno di 57 anni i età.
Non va dimenticato che, più o meno lentamente, le varie riforme succedutesi fin da prima dei periodi di governo destra/sinistra portarono sempre più a incrementare l’età necessaria per poterne usufruire.
Se nel 1995 l’uscita con 35 anni di contributi presupponeva almeno 57 di età, questi salirono fino a 61, fermo restando almeno fino al 2008 che esisteva il diritto alla pensione con 40 anni di contributi.
L’arrivo della riforma Sacconi aggiungeva al tutto i famosi aumenti triennali della aspettativa di vita, divenuti successivamente biennali con la Fornero (tutto per restare nel seminato dei 35, a meno di errori).
Certo è che l’assegno pensionistico per chi raggiungeva i due requisiti disponibili in quei periodi era calcolato col metodo retributivo.
La storia più recente, seppure promossa dalla riforma Dini del 1995 e portata poi a compimento nel 2011, ha nel frattempo manifestato nella loro interezza i reali effetti a suo tempo sottaciuti e/o non compresi dai lavoratori e dai sindacati del metodo contributivo; in particolare lo hanno scoperto, in ritardo, i destinatari delle pensioni medio basse.
Fatto è che oggi, tra i molti che sembrano reclamare il ritorno al fatidico numero 35 di cui le donne hanno conoscenza per l’opzione a loro dedicata, emergono divisioni tra chi ritiene che l’assegno non permetterà una vita decorosa e altri che lo pretendono forse perché usciti o espulsi dal mondo del lavoro o per altre ragioni personali.
Precisando che, non solo a mio parere, la nozione di “pensione” è quella di un salario differito basato sulle regole vigenti del momento, il presupposto necessario è quello di avere lavorato e versato contributi.
Posso solo riportare che se nel 1997 il rapporto pensionati lavoratori era di 1,3 e oggi di parla di 1,42 … questo ci fa capire che mancando i salari ne deriva che mancheranno o caleranno le pensioni; questo sia che il metodo sia a ripartizione o altro.
Ma il discorso per me si fa complicato e mille altre potrebbero essere le ragioni e le spiegazioni, soprattutto economiche, per non fare o non fare il passo del gambero.
Buongiorno Dottor Marino leggo con molto piacere il suo articolo, in quanto ribadisce alcuni concetti espressi dal sottoscritto negli articoli precedenti scritti dalla redazione riguardanti stipendi che definirli alle soglie della povertà è usare un’eufemismo, ai quali vuoi ancora sottrarre la parte retributiva, veramente aberrante e ostile alla democrazia voluto da chi percepisce stipendi da magnati. Quota 41 legata ad una soglia anagrafica è sconvolgente, evidentemente o siamo usciti di senno o riscriviamo i libri di storia perchè non siamo così lontani mentalmente da quel signore che anni fa saliva sui balconi con il braccio destro teso verso l’alto. (una brutta pagina storica tanto per fare chiarezza) Opzione Tridico e opzione Donna siamo alle comiche non credo si debbano spendere parole su queste pagliacciate atte a far lavorare tanti e accontentare chi gode di agi economici. Ora la parte più chiara ma allo stesso tempo oscura la matematica non è un’opinione o quota 41 costa 5 miliardi di euro alle casse dello stato oppure a conti fatti “solo” un miliardo e mezzo questo non è opinabile. Gradirei un suo parere o di chi possa della redazione rispondere a ciò che ho descritto.