Pensioni 2023: Da quota 103 strutturale a Quota 41 per tutti, possibilità o illusione?

Nonostante ci si avvicini sempre più al Ferragosto, la gente prosegue il dibattito sulle pensioni in modo attivo sul nostro portale, pare infatti che il timore di non vedere realizzati i propri desiderata a livello previdenziale nella prossima riforma pensioni non permetta ai lavoratori vicini alla quiescenza di godersi a pieno le vacanze. Tanti hanno risposto al nostro invito abbiamo chiesto: se ritengono giusto il ragionamento del Dott. Perfetto ossia che la riforma pensioni vada pensata necessariamente correlata ad una riforma del lavoro che consenta un ricambio generazionale inteso anche come nuovi lavori per i giovani in linea con la società digitale che cambia. Molti hanno dato ragione al nostro esperto previdenziale ringraziandolo per le sempre pronte risposte e delucidazioni che concede loro, e tanti hanno effettivamente scritto quale a loro avviso sarebbe la misura maggiormente idonea per garantire la soddisfazione dei lavoratori e la tenuta dei conti. Vi lasciamo ad alcuni commenti:

Riforma pensioni: quota 103 strutturale e quota 41libera, più riforma lavoro

Giuseppe scrive: “Far diventare quota 103 strutturale x tranquillizzare un po tutti e programmare eventualmente quota 41 libera da un certo anno esempio 2026 o 2027 oppure dai 62 anni possibilità con lieve penalizzazioni es.1 – 1,5 ogni anno fino ai 67 anni non vedo altre soluzioni possibili

Giovanni, sposa in pieno il ragionamento sul ricambio generazionale: “Il cambio generazionale è la strada giusta , insieme ad aiuti aziendali Altrimenti rischiamo di collassare tutto il sistema”.

Luigi ringraziando personalmente per l’onestà intellettuale il Dott. Perfetto scrive, mostrando un certo livello di pessimismo: “Lungi da me salire in cattedra per far capire determinati concetti ma quando alcuni di loro sono di facile interpretazione e qualcuno continua a porre gli stessi quesiti riguardanti una problematica (in questo caso l’uscita dal lavoro) credo ci si debba arrendere. Con questo non sto affatto giustificando l’operato dei politici di turno anzi tutt’altro ma prendere atto che mancano venti miliardi nelle casse dello stato per la manovra di bilancio (non milioni) dove il MEF pretende il massimo rigore non credo si debba avere una laurea in economia per capire il perchè difficilmente verranno fatte modifiche importanti all’attuale e vigente legge Fornero con mio e vostro sommo dispiacere. Questo per giustificare (qualora ce ne fosse bisogno) senza nessuna vena polemica il mio sfogo sull’analfabetismo funzionale. Colgo l’occasione per ringraziare il Dottor Perfetto(non me ne vogliano gli altri componenti della redazione) sempre esaustivo ed educato nel commentare e rispondere alle domande alle quali lo sottoponiamo nei suoi articoli”

Teodora aggiunge : “Penso che la Riforma delle pensioni e la Riforma del lavoro siano un binomio inscindibile”.

Adriano, dalla sua si limita a chiedere, non curante del mantra ‘non ci sono soldi’: ‘ Quota 41per tutti

Giuseppe aggiunge confidando ancora nella Quota 41 :”Io lavoro da 41 anni, ho cominciato in regola nel 1979 a 14 anni oggi ne ho quasi 59, sono invalido al 55% e ho l artrite reumatoide degenerativa, come potrei lavorare ancora 5 anni o più, quindi grazie a chi spinge per 41 per tutti.

Vi è anche chi si dimostra più spazientito dal continuo attendere e dai tanti incontri che a nulla hanno portato fino ad oggi e chi non ha buoni presagi:

Pensioni 2024, basta tenere la gente sulle spine

Sign Franco esausto di attendere scrive: Evitiamo di tenere la gente sulle spine”.

Adriana fa eco a Franco: “ Già. Non è corretto tenere la gente sulle spine da anni, Ricambio generazionale.
Non si può arrivare a 67 anni.. soprattutto per certi lavori

Enrico, tuona: “Infatti come vediamo è stata tolta opzione donna e quota 41 per tutti non verrà fatta.

Guidobis, piuttosto adirato aggiunge, stanco di sentire che non vi sono fondi per soddisfare le richieste dei lavoratori: “ La pensione non è un regalo di Dio abbiamo pagato dei contributi. Quando si scrive qualcosa bisogna ricordarselo”

Marco B, invece è adirato anche dagli stessi italiani e dai sindacati che a suo dire poco o nulla fanno, rispetto ad altre Nazioni, per far valere i propri diritti: “In Italia abbiamo assistito a manifestazioni/proteste per cose assurde; persone che spaccano tutto, imbrattano i monumenti, fingono di piangere perchè a ferragosto ci sono 33 gradi e gridano l’allarme climatico, ecc, ecc; e nessuno protesta per avere il diritto sacrosanto della pensione, dopo aver lavorato e versato contributi per circa 40 anni (che sono tanti, troppi). Naturalmente ringraziamo i sindacati (INESISTENTI)”.

Domenico aggiunge un pensiero che in realtà riprendo un concetto più volte già espresso dal Dott. perfetto, ossia tassare il lavoro dei robot: “Salve, leggendo l’articolo ho pensato che forse se anche un’azienda dovesse sostituire l’uomo con i robot potrebbe continuare a versare i contributi ( e qui servirebbe l’intervento dello stato perché sicuramente le aziende sarebbero contrarie) in modo da poter continuare a pagare le pensioni future. Abbiamo bisogno di regole certe per le pensioni in modo da poter programmare il nostro futuro“.

Serve certezza dice Domenico, Ecco il punto su cui molti lavoratori si battono da anni, anche le donne, nuovamente in attesa di comprendere se vi sarà o meno il ripristino di opzione donna originale,é proprio questo: occorre una riforma strutturale che dia certezza di programmare il proprio futuro previdenziale. La quota 100, poi trasformata in quota 102, poi 103 hanno creato una sorta di corsa ad ostacoli, solo chi raggiungeva l’ambo secco, per giunta sempre variabile di anno in anno, aveva modo di accedere alla quiescenza. Le donne che si sono viste sfumare da un anno all’altro la possibilità di accedere all’unica misura che avevano a loro disposizione, ed i lavoratori tutti, chiedono a gran voce la certezza delle misure, che non cambino in continuazione e non siano a scadenza ‘come il latte’. Una riforma strutturale insomma con regole chiare e precise per tutti! Ora non resta che comprendere se la proroga della Quota 103, la quota 41 per tutti, entro fine legislatura come promessa, e il ripristino di opzione donna saranno misure possibili oppure resteranno solo illusioni e la riforma pensioni andrà verso altre misure.

Ringraziamo il Dott. Perfetto da cui arrivano sempre brillanti spunti di rflessione, come dimostrano i tanti commenti sotto ai suoi articoli e ringraziamo tutti i nostri lettori che partecipano attivamente al dibattito.

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33 commenti su “Pensioni 2023: Da quota 103 strutturale a Quota 41 per tutti, possibilità o illusione?

  1. QUOTA 103 FLESSIBILE! DA 62+41 A 66+37
    CON ELIMINAZIONE DEL MECCANISMO DELL’ASPETTATIVA DI VITA.
    NON CI SONO ALTRE SOLUZIONE A MIO AVVISO

  2. Qualcuno potrebbe gentilmente spiegare a un analfabeta come me di quanti secondi anticipa la pensione in termini effettivi la quota 103 rispetto alla Fornero?
    Grazie anticipatamente.

    1. parli di secondi? no, giorgio, è molto di più; semplice calcolo: 62 e 41: sono 10 mesi + finestra per una donna, quasi 2 anni per 1 uomo; e calcola che in questa fase, per andare in pensione, abbiamo la fascia d’età nostra in cui nascevano 1 milione di persone all’anno, ora circa 400 mila; mettono paletti continui per convincerti o costringerti ad andare in pensione con la legge fornero; saluti a te e ai gestori del sito

      1. i lavoratori pubblici, che hanno maturato i requisiti della Quota 103 entro il 31 dicembre 2022, conseguono il diritto alla prima decorrenza utile del trattamento pensionistico dal 1° agosto 2023.
        quindi per una donna l’anticipo sarebbe 4 mesi?

        1. per la scuola c’è solo 1data di pensionamento: 31 agosto; 1 collega ha maturato i requisiti quest’anno, ha fatto la domanda tra febbraio e marzo e tra 2 settimane andrà in pensione; certo, la differenza non è elevata ma lei ha guadagnato 1 anno scolastico; saluti a te e ai gestori del sito

          1. 4 mesi quanti secondi sono?
            In più scatta il divieto di cumulo con reddito di lavoro autonomo.
            Accettare l’elemosina è anche umiliante, meglio trovare altre soluzioni..

  3. D’accordo per i 41 anni, ma se penalizzano l’assegno allora è giusto restituire una parte dei contributi versati. Non trovo giusto versare per poi non avere indietro i contributi che servono per affrontare la vecchiaia dignitosamente.

  4. Il punto della situazione dovrebbe cambiare nel senso che oggi come oggi ci obbligano a rimanere a lavorare con quasi 43 anni di contributi, mentre dovrebbe esserci la possibilità che una persona possa decidere di terminare il proprio rapporto di lavoro con 41 anni di contributi come promesso in campagna elettorale. Posso capire che le risorse scarseggiano però con una penalizzazione equa dare la possibilità di decidere ognuno di noi a seconda della propria situazione economica cosa fare. In questa maniera non si penalizza nessuno perché una persona sa benissimo che logicamente andando via prima si prende meno, così si ha la libertà di scegliere cosa che attualmente non c’è.

  5. caro giuseppe: il governo la programmazione seria l’ha già fatta : legge fornero; senza se e senza ma; altre soluzioni sono briciole; quest’anno a scuola 6 pensionati (i prof hanno 1 data sola: 31 agosto; di questi 6 (3 donne e 3 uomini) 5 con la legge Fornero, 1 collega con quota 103; poi per il 2024 speriamo che cambi la situazione ma ho poca fiducia ; saluti a te e ai gestori del sito

  6. Ribadisco il concetto x me fondamentale…dire alle persone ( che ogni anno vivono nell’ansia perché vedono sempre in dubbio il momento tanto giustamente sospirato di andare in pensione )con 62 anni e 41si va in maniera strutturale in pensione senza se e ma da una certa data si va con 41 senza età minima oppure 62 e un certo numero di anni contributivi con lievissime penalizzazioni fino a 67 non accontenterebbe sicuramente tutti ma sarebbe sintomo di una seria programmazione da parte del governo. Poi consolidato il tutto si potrebbe discutere con più serenità di eventuali modifiche

    1. caro giuseppe: il governo la programmazione seria l’ha già fatta : legge fornero; senza se e senza ma; altre soluzioni sono briciole; quest’anno a scuola 6 pensionati (i prof hanno 1 data sola: 31 agosto; di questi 6 (3 donne e 3 uomini) 5 con la legge Fornero, 1 collega con quota 103; poi per il 2024 speriamo che cambi la situazione ma ho poca fiducia ; saluti a te e ai gestori del sito

    2. Caro Giuseppe, la sua è una delle proposte più sensate che leggo e che mi trova completamente d’accordo.
      Rendere strutturale quota 103 con qualche piccola modifica per migliorare la sua flessibilità (per esempio togliendo paletti o vincoli vari su età e contribuzione) sarebbe una proposta che magari non trova tutti d’accordo ma bilancerebbe egregiamente fabbisogni dei cittadini e conti dello stato.
      Un saluto a tutti e un ringraziamento ai gestori del sito

  7. Con 41 anni di contributi che raggiungo a fine mese sarei anche stufo di lavorare, ma bene che mi vada devo raggiungere i 42 anni di contributi e 62 anni di età se prorogano quota 103 l’anno prossimo altrimenti Fornero tra 2 anni… sempre che non peggiorino le cose.

    1. Caro Don, speriamo tanto ma non è automatico; se mantengono i 62 anni l’anno prossimo, ma potrebbero fare la carognata di alzare a 63 ; speriamo in bene; saluti a te e ai gestori del sito

  8. Quota 41 a fine legislatura ….
    Ma ancora popolo PECORONE crede a questa ipotesi , ma soprattutto , ancora per quanto tempo ci devono prendere per il culo alla luce del sole ???
    Governo LADRO !!!

  9. Io speravo di andare in pensione con opzione donna a58 coi 38anni di contributi invece,arriva governo Melloni vanno a rovinare le ultime illusioni,penso che una donna dopo 38anni di lavoro ne abbia abbastanza,visto che il mio lavoro non sono chiacchiere come la sig.Melloni io purtroppo lavoro in una mensa penso che di tegami,piatti , gabinetti e pavimenti ne ho abbastanza sig.Melloni lei con le sue risatine e prendere in giro le persone mi auguro che cade presto visto che sta governando a parole inutili so che non verrò pubblicata grazie ancora !!!

  10. Tardare la pensione per chi ha oltre i 60 anni non solo toglie lavoro ai giovani ma ha anche un costo perché dopo questa età almeno l’ottanta per cento ha capacità lavorative ridotte e percepisce l’assegno ordinario di invalidità (IO)pur lavorando .non sarebbe meglio pensionarli ?

  11. Il prossimo anno invece di riconfermare la quota 103 bisognerebbe come minimo abbassarla a 102, con 41 si di contributi ma un anno in meno ,cioè 61, di età…solo così si potrà dire di aver fatto un passo avanti nella riforma, altrimenti vi sarà un ristagno…nessun progresso effettivo!

    1. Caro Arsenio, sei veramente simpatico; è chiaro che ognuno guarda i propri interessi ; 61 e 41? a te andrebbe bene ma a quanti? forse molti ma non moltissimi; io potrei dire 64 e 40; un altro potrebbe dire 62 e 40 o 65 e 38; quello che faranno lo vedremo tra novembre e dicembre; temo che i 61 sia un’impresa disperata; ma potrebbero anche farla ma tutto contributivo; accetteresti? saluti a te e ai gestori del sito

  12. Non sarebbe opportuno applicare quota 103 con 64anni e39 di servizio che non sarebbe dispendiosa per le casse dello statovisto che abbiamo avuto quota ed e sfuggita 102 ed e sfuggita quando potevo andare con 103 e sfuggita di nuovo perché con 62 anni e 41 di servizio non rientro di nuovo

  13. Salve, prendendo in considerazione i 2 parametri più importanti, età anagrafica e contributiva, quale dei due è prevalente dal punto di vista sociale, economico e medico per affrontare una riforma strutturale delle pensioni? Quali valori dovrebbero avere? Escludendo le problematiche particolari che potrebbero continuare ad essere trattate e rafforzate con lo strumento dell’APE Sociale.

    1. Sig. Gianfranco, lei domanda quale sia, tra età anagrafica e anni di contribuzione, il parametro prevalente dal punto di vista sociale, economico e medico.

      Per rispondere al suo quesito occorre fare riferimento a due altri parametri: speranza di vita e tasso di natalità.

      La speranza di vita tende ad aumentare: si vive più a lungo, anche grazie ai progressi in campo medico, e con una qualità di vita ritenuta mediamente “accettabile” (non per tutti, però). Poiché si vive sempre più a lungo (82, 83, 84, 85 anni…), andando in pensione ad un’età stabilita (per esempio 67 anni) si dovrà erogare la pensione per sempre più anni. Per questo, poiché la speranza di vita va aumentando, si tende ad andare in pensione a età sempre più avanzata, in quanto l’età pensionabile (sia di vecchiaia, sia anticipata) è legata alla speranza di vita. Per mantenere la sostenibilità del sistema previdenziale si potrebbe intervenire lasciando andare comunque in pensione a 67 anni, ma riducendo l’importo pensionistico (tale importo è determinato dagli anni di contribuzione oltre che dal coefficiente di trasformazione legato all’età anagrafica che entra in gioco nel sistema di calcolo contributivo). Tuttavia, occorre tenere conto anche di un altro parametro, il tasso di natalità.

      Il tasso di natalità per l’Italia va riducendosi: si parla di “denatalità”, nascono sempre meno bambini, e quindi in futuro ci saranno sempre meno lavoratori, e di conseguenza si tenderà a restare sempre più a lungo al lavoro perché occorreranno lavoratori che versino i contributi per pagare le pensioni di pensionati che vivono sempre più a lungo. Se si mantiene stabile l’età di pensionamento (per esempio 67 anni), anche riducendo gli importi pensionistici, il sistema previdenziale non si manterrebbe in equilibrio, perché non vi sarebbero sufficienti lavoratori per pagare le pensioni di pensionati che vivono sempre più a lungo e con pensioni progressivamente decurtate. Per mantenere la sostenibilità del sistema previdenziale si potrebbe intervenire lasciando andare comunque in pensione a 67 anni, ma invertendo il tasso di denatalità, affinché si abbiano più bambini e quindi più lavoratori in futuro. Attualmente il Governo ha in campo misure per il sostegno alla famiglia proprio per promuovere la natalità (vedi proposta di Legge a prima firma di Tommaso Foti di Fratelli d’Italia presentata alla Camera dei Deputati in data 17 marzo 2023).

      Ora, sig. Gianfranco, è possibile rispondere alla sua domanda: tra età anagrafica e anni di contribuzione, il parametro prevalente dal punto di vista sociale, economico e medico è l’età anagrafica.

      1. Salvini sta facendo pressione in tutti i modi per ripristinare le provincie con relativi consigli provinciali elettivi in modo da fornire una poltrona ben retribuita ai politici trombati disoccupati. Le risorse per le pensioni? Sono già una barzelletta.

  14. Visto che siamo a Ferragosto… una domanda mi sorge spontanea.

    Ma assumendo a base di calcolo un importo considerato finanziariamente sostenibile per il paese, quale sarebbe la quota (data dalla somma di età anagrafica + età contributiva) “libera” (cioè NON subordinata al raggiungimento di almeno uno dei due paletti rappresentati dall’età anagrafica minima e/o dall’età contributiva minima) che conseguentemente ne deriverebbe??

    In definitiva, ma quale sarebbe la “quota senza paletti” che sarebbe conseguentemente considerata sostenibile?

    Una quota che consentisse, una volta raggiunta, il diritto alla pensione per la.generalita dei cittadini, senza condizioni subordinate al raggiungimento dell’uno o dell’altro dei due requisiti che compongono la quota stessa.

    Presumo che questo calcolo “all’inverso”, ove commissionato, sia relativamente semplice da fare avendo ovviamente la possibilità di godere di tutti i dati aggiornati Inps sulla platea anagrafica dei cittadini, e delle tabelle rese dall’istituto di statistica.

    1. bellissima domanda; potremmo spaziare da quota 90 a quota 102 ma anche 105 fino a 110; qualcuno potrebbe dire: spiegaci: 67+23= 90; 59+43= 102; 62+ 43= 105; 57+43= 110; per chi comanda esiste solo la legge Fornero e niente; dicono che non ci sono i soldi; magari una lotta seria all’evasione fiscale e i soldi li trovi; saluti a te e ai gestori del sito

  15. Fermo restando che la riforma deve essere fatta tenendo conto del conto economico, che deve essere positivo (non tanto per l’Europa, quanto per l’Italia); a mio parere, dovrebbe avere 3 punti basilari:
    – aiutare economicamente chi ha fatto lavori gravosi (ma quelli veri ….)
    ovvero mandarli in pensione prima dei 67 anni, con penalizzazioni minime
    – aiutare ‘temporalmente’ chi vuole andare in pensione (stanco di come si lavora oggi), ovvero mandarlo prima dei 67 anni (sembra che i 62/63 per tutti sia una età acettabile) con decurtazioni sensate: es. 2%/anno => vorrebbe dire max 10% (dire il 30% in meno sembra più una rapina)
    – ma sopratutto, per 1 che va in pensione, 1 deve prenderne il posto , altrimenti non si fa il ricambio generazionale e tra poco ci sarà il collasso del sistema …

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