Pensioni 2023, opzione donna: 8/2 nuovo presidio per chiedere uscita 58/59 anni + 35 anni

Lo scorso 19 gennaio un centinaio di donne in rappresentanza del Comitato Opzione donna social hanno preso parte ad un presidio a Roma in concomitanza con il tavolo di confronto tra Governo e sindacati in ambito previdenziale. Le donne presenti hanno richiesto a gran voce il riconoscimento del lavoro di cura ai fini previdenziali e soprattutto il ripristino della vecchia opzione donna, oggi prorogata, ma in realtà del tutto snaturata dall’esecutivo che avendo posto paletti su numero di figli e categorie che possono accedervi l’ha resa pressoché inutilizzabile dalla maggior parte delle donne. Le lavoratrici hanno avuto modo il 19 gennaio scorso di confrontarsi con diversi sindacalisti che hanno confermato l’intenzione di procedere col pressing affinché avvenga il ripristino dei vecchi requisiti di opzione donna.

Ma le donne, dal canto loro, stanno cercando di riorganizzarsi al fine di presenziare davanti al Ministero del Lavoro anche il prossimo 8 febbraio in occasione del nuovo programmato incontro tra Governo e sindacati. Abbiamo contattato Orietta Armiliato, amministratrice nonché fondatrice del CODS, con cui ci siamo interfacciate soprattutto relativamente ad una questione: il tempo. Già perché il tempo è proprio quello che manca alle donne, sempre sovraccariche di impegni famigliari e sulle quali vi è il peso del welfare gratuito. Il Presidio anche la volta scorsa avrebbe potuto essere molto più partecipato, ma purtroppo le donne spesso sono impossibilitate a raggiungere Roma per svariati motivi. Eccone alcuni:

Pensioni 2023, opzione donna: nuovo presidio l’8 febbraio? Parla Armiliato

Pensionipertutti: Orietta Armiliato lo scorso 19 gennaio molte donne sono andate a Roma dinanzi al MDL per chiedere il ripristino della vecchia opzione donna, con i requisiti originari ossia uscita dai 58/59 anni con 35 di contributi. Erano oltre un centinaio, ma certamente poche rispetto ai numeri che registrate nel CODS, come mai? L’ 8 febbraio sarete nuovamente a Roma per manifestare, ci saranno più persone questa volta?

Orietta Armiliato (CODS):Scendere in piazza per manifestare ed avere la libertà di poterlo fare è fondamentale per rendere visibile l’espressione collettiva del dissenso. Ma, ancora una volta, ci si trova al cospetto di una diseguaglianza che vede protagoniste le Donne.

Il Comitato Opzione Donna Social (CODS) si é reso promotore di una iniziativa che prevede la partecipazione delle Donne ad un Presidio a Roma per palesare le proprie necessità ed il proprio sdegno per aver visto disattesa l’aspettativa pensionistica di una proroga della misura dell’Opzione Donna, che era stata loro platealmente assicurata da più parti politiche, specie da quelle che compongono la maggioranza dell’attuale Esecutivo in carica.

Ora, il Governo probabilmente non percependo il reale bisogno delle lavoratrici, ha destinato ad altro le proprie “attenzioni” in ambito previdenziale ed ha, di fatto, cancellato la norma; l’unica per altro a tutela delle Donne e che vigeva nel nostro ordinamento previdenziale dal 2004, sebbene regolamentata a mezzo di proroghe annuali ed altresì opzionale.

Benché le Donne abbiano da subito contestato questa scelta politica tramite i gruppi ed i comitati e adoperando tutti gli strumenti social a loro disposizione, nel momento stesso in cui é stato proposto loro di partecipare fisicamente ad una protesta di piazza ecco che i numeri delle adesioni é risultato risicato, quasi risibile, piccolo rispetto alla massa delle Donne in dissenso. Il motivo é così semplice da essere tristemente banale“.

Opzione donna 2023: scarsa partecipazione in piazza perché?

Pensionipertutti: Comprendiamo dalle sue parole che non si tratti certo di mancanza di volontà da parte delle sue iscritte, può spiegarci quindi le ragioni che portano così poche donne ad ‘attivarsi’ in presenza rispetto a quante lottano per il ripristino di quel diritto alla pensione sui social?

Orietta Armiliato:Certo, lo faccio attraverso degli esempi di vita quotidiana, che impediscono poi oggettivamente alla donna, avendo dalla sua solo 24 ore di potersi spostare: “Chi resta a casa con la mamma allettata, giacché ora che sono disoccupata ci sto io? Chi si cura della nipotina che dalle 17 in avanti dati i turni dei suoi genitori, passo io a prendere all’asilo e me ne occupo fino al loro arrivo? E chi va a somministrare la terapia alla zia ottuagenaria … e …e …

Ergo: il welfare informale che le Donne elargiscono con il sobbarcarsi del lavoro di cura domestico ordinario, si somma all’onere lavorativo e toglie alle donne anche il sacrosanto diritto a potersi riservare un giorno per poter affermare il proprio diritto a manifestare.

Poi ci sono le donne che licenziate da piccole/medie aziende che hanno esaurito la Naspi e che non percepiscono alcun reddito che, non possono permettersi l’onere della spesa per raggiungere Roma e stare fuori almeno un giorno intero.

Pensionipertutti: Dunque potremmo dire due sono le cause principali di questa scarsa presenza ai presidi una di tempo, l’altra finanziaria.

Orietta Armiliato: Esatto per il secondo gruppo, quelle licenziate e senza Naspi, o manifesto o questo mese salto qualche cena.

Questa é la condizione nella quale vertono la maggior parte delle Donne italiane alle quali si è negato per sopperire alle carenze del sistema oltre alla possibilità di anticipare la data di ingresso alla pensione, anche quella di rendere palese il proprio dissenso.

E non redarguiteci citando l’adagio “volere é potere” perché spesso, davvero, invece non si può“.

Dunque si spera che il Governo comprenda le grosse difficoltà che sta creando con questa scelta infelice che ha danneggiato nuovamente un anello già debole della catena, proprio quello, invece, che per i servizi offerti, a cui tutti gratuitamente e senza nemmeno accorgersene, accedono, andrebbe tutelato e anzi ricompensato. Forse qui, visto che in questo caso la frase ‘volere è potere’ si presta benissimo, il Governo potrebbe ridare quanto incomprensibilmente tolto alle donne in pochi mesi, ripristinando i vecchi requisiti di opzione donna. Una misura che, comunque è bene ricordarlo, alle donne non viene certo regalata e si sono sempre ‘profumatamente’ pagata, perché l’assegno è sempre stato a ricalcolo contributivo. Il paradosso è che ora anziché ambire a stare meglio, con misure migliorative, si implora il Governo affinché non si faccia peggio e si proroghi quel poco che vi è sempre stato.

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71 commenti su “Pensioni 2023, opzione donna: 8/2 nuovo presidio per chiedere uscita 58/59 anni + 35 anni

  1. oggi 8 febbraio 2022……spero vivamente che l’incontro sindacato governo porti ad una soluzione giusta e dovuta di ripristinare i requisiti originali di OPZIONE DONNA quale è dal 2004 …. che sia di nuovo una possibilità di scelta della DONNA in quanto tale di aderire o meno alla SCELTA di restare a lavoro oppure no….SCELTA che con i requisiti apportati con la nuova legislature NON C’E’ PIU’…. era la cosa più naturale e dovuta data a tutte le donne senza nessuna condizione….UNA ROSA IN REGALO !!!!!! CHE COSI’ NON C’E’ PIU’ P U R T R O P P O

  2. Ciao a tutti… purtroppo io non riesco ad andare a Roma L 8 febbraio perché ho avuto un emorragia cerebrale… ho una mamma alettata con problemi enormi e ho appena salutato mio padre amputato e curato per 5 anni…. Dimenticavo ho 58 anni e 38 di contributi…. Un po’ di pace per me è per tutte le donne impegnate come me …. Grazie

  3. Buongiorno.

    Con il riferimento qui virgolettato si potrà facilmente, se d’interesse, con una semplice ricerca in internet rintracciare la pubblicazione in lingua italiana dal titolo: “Un sistema efficace spiegato in breve La previdenza per la vecchiaia svizzera”.

    Qui si potrà vedere ciò che alcuni vorrebbero sollecitare quasi necessitasse un “contratto”, qualcosa che uno Stato riesce a fare con semplici regole, seppure necessariamente variabili nel tempo, purché ben organizzate come quelle delle pensioni.
    Un sistema come questo d’oltralpe sarebbe stato fattibile, sufficiente, auspicabile o ideale anche da noi?

    Questo perché nonostante si tratti, quello d’oltralpe, di un paese socialmente evoluto, non è certamente indenne dal come gira il mondo e il sistema economico attuale nel quale viviamo.
    Tanto per rendere l’idea, e a semplice esempio, riporto che: interpellati nel 2013 sulla necessità o meno di limitare le differenze salariali in un rapporto di 1:12; ovvero di stabilire se il salario più alto non avrebbe più potuto superare le 12 volte del salario più basso.
    La risposta dei 2/3 degli elettori ha ritenuto che le differenze salariali di venti o cento volte superiori andavano bene.
    Da noi sarebbe scandaloso? Il risultato, ovviamente, non il fatto che esitano!

    Oggi molti di noi, quasi quotidianamente, guardiamo ai francesi come un esempio perché scendono in piazza nel tentativo di tutelare le loro pensioni.
    Sarà genetico! Sarà nello spirito della loro rivoluzione e delle parole: “Liberté, égalité, fraternité”, ma, alla fine della fiera, sappiamo che si tratta di termini che ad ora non sono assimilati in Europa quale parte di una modello più attuale di Stato.
    E mentre inneggiano ad altri termini quali: “Solidarietà, Giustizia, Equità sociale” questi restano astratti, mai si fanno concreti perché i convincimenti di ciascuno di noi spesso poi divergono.

    In questi giorni abbiamo letto le righe di un “dibattito sostenuto” tra alcuni e il dottor Perfetto; e queste mi hanno richiamato alla mente un pamphlet che, ad oggi, non sono riuscito a rintracciare, esaurito.
    Un libretto edito da Feltrinelli, scritto da Jean-Luc Nancy, dal titolo “Il giusto e l’ingiusto; uno scritto che faceva seguito a una conferenza dedicata a bambini … ne riporto alcune righe del suo contenuto, rintracciate in rete.

    “Quante volte capita di sentire un bambino gridare o dire fra i denti: “Non è giusto!”. Quante volte prova il sentimento di essere giudicato colpevole di un’azione che non ha commesso o crede di non aver commesso, o non ritiene cattiva.
    Lo stesso succede agli adulti ogni volta che sentono l’ingiustizia di una contravvenzione, di uno sgarbo, di un licenziamento, di una guerra.
    Siamo convinti che il giusto dovrebbe essere giusto per tutti. Ma pensiamo anche che possa esistere una giustizia diversa per ciascuno di noi, come un vestito che ci si “aggiusta” addosso? O ancora siamo disposti a immaginare che sia giusto quel che vuole il nostro egoismo e per quello siamo disposti a lottare? Ci sono dunque due giustizie diverse? Una valida per tutti e una per ogni singolo individuo? Ma la giustizia di ogni singolo individuo non rischia forse, provocando inevitabili conflitti, di creare ingiustizia? E allora? Dove andiamo a parare? Cos’è il giusto?”.

    Io non ho risposte nonostante sembrerebbe siano domande semplici: “… Una lezione semplice, che non teme ne la complessità del tema ne la leggerezza dell’esposizione. Una dotazione importante per i grandi che si preparano a spiegare il mondo com’è fatto”.

    Saluti

    1. Quello che è giusto è sbagliato ce lo dice in primis la nostra coscienza.
      Il deficit di noi italiani è nella consapevolezza di sé. I francesi sono uno stato dal XI secolo.
      Il compito dei governanti è di rispettare la Costituzione. Lì c’è scritto già tutto quello che si deve fare. Solo per citare alcuni esempi, incrementare il lavoro e dare salari e stipendi che consentano un’esistenza libera e decorosa. Redistribuire i redditi in modo da livellare, per quanto possibile le differenze sociali. In questi anni ho studiato molto e credo di aver capito qualcosa. Purtroppo ho ancora molte cose da studiare e vedo che gli altri inevitabilmente rimangono indietro.
      Se si ha sufficiente conoscenza delle cose intese come avvenimenti e storia, ci si rende conto che in televisione ci raccontano un sacco di balle. Mi fermo qui perché il discorso sarebbe lungo. La giustizia sociale non è un sogno o una chimera. Se abbiamo due pani uno va a me e uno va a te.

      1. Buona sera Giovanni

        Le fiabe iniziano tutte allo stesso modo, anche questa.

        Cera una volta l’Unione Sovietica, poi un bel giorno tutto è crollato è con esso sono crollati prezzi e stipendi del nostro bel mondo occidentale industrializzato.
        E cosi da allora l’economia di mercato si è vista riempire di manodopera a costo limato o, per meglio dire, abbiamo avuto sia merce che lavoro a buon mercato.
        Troppa manodopera per un capitale disinteressato, su tutt’altro affaccendato.

        Rime a parte, poi qualcuna di queste favole finisce male!

        Lei si trova, come tutti, in un mondo che vive sull’esubero e tra questo anche di manodopera, certamente non “livellato” nel senso che lei intende ma che, in definitiva, nessuno nell’intimo desidera.
        Un mondo diverso da quello che nonna ci raccontava quando era un lusso perfino mangiare.
        Non è un questione di Costituzione perché quelli della “Commissione”, nei fatti, non sono riusciti nemmeno a farla per quest’Europa.
        Lei la conosce la costituzione Europea, la ha letta, la ha compresa!
        E’ solo una questione di trasformazione economica e sociale che si è manifestata con la caduta del comunismo o, se preferisce, del muro di Berlino.
        Una questione di Società chiuse che si sono di colpo aperte verso un “Mondo Piatto”, globalizzato, uniformato, che ha colpito in particolare l’Europa.
        Qualcosa di ancora in atto e Lei, quando accenna alle spese militari, all’Ucraina, vi si avvicina più di quando rivendica per aver fatto per una vita di conto da: “fiscalista certificato”.

        Il New deal è ormai passato e come in un perfetto sistema di vasi comunicanti questo si è spostato da noi alla Cina.
        Sa quale è stato il motto del dopo Mao; quello che Den … si dice abbia rivolto al suo popolo: “arricchitevi!”, eppure si dice, erroneamente, che sono comunisti.

        Visto l’aria che tira io mi auguro solo che qualcuno guardi giù e ce la mandi buona!

        Saluti

  4. Ogni cosa che viene fatta è solo peggiorativa, vedete di non peggiorare la Fornero, piuttosto state fermi che è meglio!
    Che amarezza!

  5. Caro Stefano61, conosco molto bene il welfare aziendale di Luxottica di Agordo (BL) che è messo in atto da decenni, sono di quelle parti ed era stata la prima fabbrica a fare qualcosa per i lavoratori e lavoratrici. Ma quanti imprenditori hanno le stesse idee del fu il Signor Leonardo del Vecchio?. Saluti a tutti Lilli Reolon

    1. Personalmente carissima non mi interessa che siano in tanti, e comunque di esempi di sensibilità simili ne ho sentiti altri. Magari in pensione potrei dedicami a farne un elenco. All’estero il welfare aziendale è più diffuso. Comunque ne basta uno che ha dimostrato che è possibile e pure conveniente. Poi dipende da noi ed in particolare dagli imprenditori e, con qualche agevolazione adeguatamente valutata, in posizione di stimolo, pure dallo stato. In un’altra intervista ricordo in particolare la constatazione di Del Vecchio di come nelle sue aziende tra il problema e la soluzione il tempo era minimo, quasi nullo, un segno di affiatamento e di empatia ma anche di motivazione, tutti elementi concreti oggi noti per le ricadute positive sul “benessere animale”,😊, ma anche un vantaggio economico. Io combatto sempre volentieri ma molto più volentieri vivo in pace e preferibilmente con tutte le categorie o classi sociali ma in condizione di reciprocità, non unilateralmente. Altrettanti saluti.

  6. SONO DELUSAAAAAAAAAA!!!!!!!!!DA UN GOVERNO FEMMINA CHE REMA CONTRO LA DONNA …..LA DONNA …….LA DONNA …… NON ME LO ASPETTAVO DAVVERO QUESTO SCREZIO CONTRO LA DONNA LO RIPETO CONTRO LA DONNA NELLA SUA PROFONDITA’ DI BAMBINA -RAGAZZA- ADULTA – DI MADRE O NON MADRE SEMPRE DONNA CHE DA SECOLI E’ SEMPRE STATA NEUTRALIZZATA IN TUTTO ……
    SPERO VIVAMENTE CHE IL GOVERNO MELONI FACCIA UN PASSO INDIETRO ( CHE POI NON DOVEVA AVVENIRE ) E TORNI A DARE LA POSSIBILITA’ DI SCELTA ALLA DONNA DI RESTARE O NO AL LAVORO RAGGIUNTI I VECCHI REQUISITI DI OPZIONE DONNA DAL LONTANO 2004……..RINGRAZIO GIORGIA SE LO FARA’

    1. Cara Cinzia, la Meloni è una rappresentante di un partito maschilista perfettamente inquadrata in quella logica. Non aspettarti nulla da una come lei che rappresenta quanto di più retrivo ci sia in giro ed ha degli amici che ti raccomando, ultimo Donzelli ieri a Montecitorio che non sa che una delle prerogative dei parlamentari è quella di recarsi liberamente nelle carceri per accertare le condizioni dei ristretti e delle ristrette ed ha insultato pesantemente i suoi colleghi deputati., e sarà giudicato da un Giurì Parlamentare. Vuole che facciano qualcosa per le donne o gli uomini?
      Quindi: non aspettatevi molto. Le uniche cose che hanno prodotto il decreto rave party, quota 103 e peggiorato Opzione Donna. Mi piacerebbe essere meno pessimista, spero di farcela. Un carissimo saluto Lilli Reolon

      1. Ciao Lilli , mi spieghi cosa hanno prodotto le donne e gli uomini di sinistra che sono rimasti al governo per quasi 11 anni di fila senza mai aver vinto le elezioni. Mi sembra che la povertà negli ultimi anni è aumentata, la riforma delle pensioni non è stata fatta, gli stipendi hanno perso potere d’acquisto, migliaia di aziende sono fallite, il lavoro precario è aumentato….. Forse mi sono perso qualcosa, certe che è facile giudicare la Meloni solo dopo 100 giorni e non vedere lo sfascio fatto dagli altri 3.650 giorni. Solo per puntualizzare non ho votato la Meloni.

        1. Forse ti sfugge che Meloni e company hanno già fatto parte dei vari governi Berlusconi altro che 100 giorni.Saluti

          1. Non mi sfugge ma se la pensi così quelli di sinistra hanno fatto parte dei vari governi per oltre 30 anni…infatti l’Italia è un rottame e noi lavoratori considerati meno di niente…se non ti sfugge

        2. Ciao Stefano, sono così attempata che mi ricordo molti governi, quindi posso dire che la protervia che ho visto nel convocare elezioni anticipate che non erano necessarie e che hanno portato agli adempimenti legislativi in fretta e furia, sgrammaticamente, ed in maniera incompleta, non l’avevo ancora vista. Il buon giorno si vede dal mattino. Saluti .
          Lilli Reolon

  7. MA SE IN FRANCIA STANNO FACENDO LE MANIFESTAZIONI CHE SONO REPRESSE DALLA POLIZIA E CHE, QUINDI ANCHE I FRANCESI HANNO UN PROBLEMA CON LA PREVIDENZA SOCIALE, EBBENE, CHE CI STANNO A FARE SU QUESTO GRUPPO CERTI COMMENTATORI CHE DICONO CHE I SOLDI CI SONO? iN UN PAESE TRA I PIÙ INDEBITATI AL MONDO, COME L’ITALIA, SI HA IL CORAGGIO DI DIRE CHE I SOLDI CI SONO? IO SONO APPENA ANDATO IN PENSIONE DOPO OLTRE 42 ANNI DI LAVORO COL MISTO E MI HANNO RIDOTTO LA PENSIONE!!!! LA LIQUIDAZIONE ME LA DANNO TRA TRE ANNI IN 2 RATE. AI GIOVANI CONSIGLIANO DI FARSI LA PENSIONE INTEGRATIVA E CERTI COMMENTI DICONO CHE SIAMO PIENI DI SOLDI? L’iNPS ormai l’hanno depredato ed i soldi non ci sono più come non ci sono più i contributi di ognuno. Li hanno utilizzati per pagare di tutto: casse integrazioni, aziende statali fallite o da sal vare, vedi Alitalia, ripianare debiti, pagare l’assistenzialismo. Ora l’erogazione delle pensioni dipendono, purtroppo, anche e, soprattutto, nai nuovi lavoratori che rimpolpano le casse dell’INPS. Tutti i partiti politici all’opposizione promettono mari e monti….poi quando sono al governo si accorgono che siamo con le pezze al culo.

  8. Lei non sbaglia e dice cose condivisibili.
    Se si studiasse un po’ di più la storia e la controinformazione si capirebbe chi comanda in Italia e in Europa. Chi ha voluto la guerra in Ucraina. Chi ci vuole poveri ma non troppo. Così stiamo buoni con le nostre briciole. Difficile uscirne. Hanno distrutto il lavoro i salari. E quello che dici è tutto documentato. La storia si fa con i documenti e non con le chiacchere da bar.

    1. Rispondevo a Stefano 1961. Aggiungo anche che, a quasi 65 anni, non posso fare la rivoluzione ma curare…. prostata e artrosi……e si fidi i soldi ci sono per tutto anche per le pensioni…..se si vuole

  9. Purtroppo nella mia lunga carriera da operaio specializzato non ho avuto l’occasione di frequentare le scuole superiori e/o universita’ e quindi cerco di esprimerimi al meglio, perdonatemi se risulto confusionario. Siccome c’è qualcosa che mi frulla in testa (un pensiero latente) che non riesco ad esternare chiedo aiuto al prof. Claudio Maria Perfetto, esperto in materia.
    La mia domanda è la seguente:
    Se l’italia avesse adottato fin dall’inizio, il sistema pensionistico a capitalizzzazione anzichè scegliere il sistema a ripartizione cosa sarebbe cambiato?
    Mi faccio questa domanda perchè trovo illogico pensare che io lavoro per pagare la pensione ad altri e non so se poi gli altri faranno lo stesso…

    1. Sig. Aldolivio da Palermo lei domanda: “Se l’Italia avesse adottato fin dall’inizio, il sistema pensionistico a capitalizzazione anziché scegliere il sistema a ripartizione cosa sarebbe cambiato?”

      La risposta alla sua domanda rimane incerta. Non è possibile saperlo.

      Ciò che sappiamo è che entrambi i sistemi sono validi, e presentano entrambi dei rischi. Glieli descrivo brevemente.

      SISTEMA A CAPITALIZZAZIONE.

      FUNZIONAMENTO

      Funziona come un SALVADANAIO dove mettiamo i nostri risparmi che poi ci verranno restituiti come pensione.

      RISCHI

      1) Inflazione: l’inflazione svaluta i risparmi;

      2) Investimenti: i risparmi non rimangono inattivi nel salvadanaio, ma vengono investiti. I rendimenti degli investimenti dipendono molto dall’andamento delle borse;

      3) Gestione: iI gestore dei risparmi potrebbe essere disonesto o incapace, per cui i risparmi potrebbero essere perduti o diminuire di valore.

      SINTESI

      Il Sistema a capitalizzazione potrebbe fornire una buona pensione se i risparmi verranno ben rivalutati attraverso buoni investimenti.

      SISTEMA A RIPARTIZIONE.

      FUNZIONAMENTO

      Funziona come una CASSA COMUNE: chi è giovane versa i suoi risparmi, chi è anziano ritira la pensione dalla stessa cassa, la quale rimane sempre vuota, perché quello che viene versato viene anche ritirato (questo è il sistema adottato in Italia).

      RISCHI

      1) Invecchiamento della popolazione: i pensionati diventano più numerosi dei giovani lavoratori e potrebbero diventare persino più dei lavoratori;

      2) Aumento disoccupazione: meno lavoratori che versano i loro risparmi nella cassa comune;

      3) Politica: chi controlla la cassa è il potere politico, e il politico per ricevere voti può promettere più di quello che il sistema riesce a mantenere.

      SINTESI

      L’unico modo perché questo sistema funzioni, sia sostenibile ed equo è che le pensioni siano commisurate ai risparmi, ovvero ai contributi versati nel corso della carriera lavorativa e alla durata media della vita da pensionati.

      Mi permetta, sig. Aldolivio da Palermo, di rimandarla ad una ottima trasmissione televisiva di Superquark dell’indimenticabile e ineguagliabile Piero Angela. È un ottimo video che si trova su youtube e descrive molto semplicemente le caratteristiche principali del sistema a capitalizzazione e del sistema a ripartizione del sistema pensionistico (che è proprio quanto ho provato a sintetizzare in forma scritturale nella presente mia risposta alla sua domanda).

      Superquark, demografia e pensioni in Italia
      https://www.youtube.com/watch?v=bcRwgQVTjfk

      1. La ringrazio per la grande disponibilità dimostrata.
        Mi pare di aver capito che entrambi i sistemi sono validi e che i rischi esposti siano equivalenti. Ora però osservo che:
        se si fosse addottato il sistema a capitalizzazione, immagino che il lavoratore all’atto dell’assunzione firma un contratto con il quale conosce già da subito i termini dell’accordo e sa quando potrà accedere alla pensione, ritirando quanto versato (totale cifra) e/o alternativa con una rata mensile chiamata pensione. Pertanto un lavoratore che raggiunge quegli anni stabiliti diciamo 35 o 40, si fa fare un calcolo di quanto gli spetta e può decidere liberamente se ritirarsi oppure proseguire. Seguendo l’esempio, se ho ben capito, sarà ininfluente il fatto che ci sia qualcuno a lavorare o meno. Volendo estremizzare anche se non ci fosse 1 un rapporto 1 a 10 ossia 1 lavoratore attivo e 10 pensionati, in ogni caso lui si ritirerebbe con quanto da lui versato. E sempre seguendo il ragionamento non ci sarebbe alcun politico che può porre un veto o alzarsi al mattino e decidere che non ci sono i soldi?
        O capito bene?

        1. Sig. Aldolivio da Palermo, lei ha compreso bene, quando afferma che:

          1. Con un sistema a capitalizzazione il lavoratore potrebbe andare in pensione quando vorrebbe, ritirando quanto ha versato (maggiorato con gli interessi maturati sul capitale versato), o in alternativa con una rata mensile chiamata pensione;

          2. Un lavoratore fa i suoi calcoli dopo 35-40 anni e decide se rimanere al lavoro oppure lasciare;

          3. Volendo estremizzare, anche con 1 lavoratore attivo e 10 pensionati, in ogni caso il lavoratore che va in pensione si ritirerebbe con quanto da lui versato;

          4. Non ci sarebbe alcun politico che può porre un veto o alzarsi al mattino e decidere che non ci sono i soldi.

          Perché tutto ciò non accade?

          La risposta va trovata nell’analisi della evoluzione demografica della popolazione italiana.

          Quando si parla di pensioni non è possibile non tenere conto degli aspetti demografici (numero di nascite, allungamento della vita, invecchiamento della popolazione).

          A tal proposito la inviterei caldamente a prendere visione del seguente video disponibile su youtube in cui, in una trasmissione di La 7, la Prof.ssa Elsa Fornero (che personalmente ritengo tra le maggiori esperte in ambito pensionistico e che stimo profondamente per la sua onestà intellettuale) illustra il rapporto tra demografia e pensioni

          https://www.youtube.com/watch?v=9VwpNHa8qAQ

          La Prof.ssa Fornero non specifica, però, che stiamo applicando una “terapia” al sistema pensionistico e non invece una “cura” al sistema pensionistico: una “terapia” che porta inevitabilmente ad allungare l’attività lavorativa e quindi ad andare in pensione sempre più tardi.

          In pratica, si propone una “terapia” del tipo “più attivi e meno pensionati”, e non si propone invece una “cura” del tipo “più attivi e più pensionati”.

          Se lei, sig. Aldolivio da Palermo, è interessato ad approfondire l’argomento su come “curare” il nostro sistema pensionistico, potrà trovare la soluzione al seguente link

          https://www.pensionipertutti.it/pensioni-anticipate-ultime-ecco-la-strada-per-superare-la-riforma-fornero/

          in cui propongo:

          1. Supplire al calo delle nascite con l’impiego di lavoro robotico;

          2. Equiparare il lavoro robotico al lavoro umano;

          3. Associare al lavoro robotico una imposta (che io chiamo IRAUT) simile all’imposta associata al lavoro umano (IRPEF);

          4. Con i contributi versati dai robot/automi si pagherebbero le pensioni.

          Con un tale impianto del sistema pensionistico, ovvero facendo lavorare i robot al posto degli uomini, si potrebbe attuare in concreto un sistema pensionistico misto del tipo Capitalizzazione-Ripartizione (capitalizzazione per quanto versato dal lavoratore, e ripartizione tra robot e lavoratore).-

          Concludendo, si potrebbe realizzare quanto da lei, sig. Aldolivio da Palermo, è stato espresso:

          “il lavoratore che va in pensione si ritirerebbe con quanto da lui versato, e non ci sarebbe alcun politico che può porre un veto o alzarsi al mattino e decidere che non ci sono i soldi”.

      2. carlo cl1960

        Egr. Dr. Perfetto,
        mi permetto di dissentire , sebbene parzialmente, in riferimento al sistema a capitalizzazione.

        Banalmente:
        posto che il “cassetto/salvadanaio” presso l’Inps viene da numerosi decenni riempito mensilmente dai contributi versati, con questo sistema i soldi li dovremmo “teoricamente” ritrovare al momento dell’accesso alla pensione.
        A mero titolo di esempio, sempre “banalmente” per rispondere ai suoi p. 1)-2), se quei soldi fossero stati “investiti” in titoli del debito pubblico, l’inflazione non li avrebbe erosi o quanto meno non più di tanto, ed il capitale sarebbe oggi disponibile, oltre al fatto, tutt’altro che banale, che gli indefinibili miliardi spesi per interessi sul debito pubblico, finiti per la maggior parte fuori dai confini nazionali, avrebbero sortito un ben diverso effetto sul bilancio statale nel corso dei vari anni.

        Sul suo terzo punto (3) concordo pienamente.
        ————
        Purtroppo infatti, la triste realtà è stata, e lo è tuttora, quella di avere un “gestore” (non l’Inps) disonesto ed incapace, del ché, oggi, di quei risparmi l’unica traccia rinvenibile è quella di un estratto conto che attesta quanto ciascuno di noi ha versato.
        MA E’ SOLO UN PEZZO DI CARTA.
        In buona sostanza, come ho già scritto più volte in questo sito, l’Inps è da innumerevoli anni il BANCOMAT di tutti i governi.

        Un cordiale saluto

        carlo cl1960

        1. Sig. Carlo cl1960, lei chiede il permesso di dissentire. Permesso accordato.

          Ma se dissente, non è da me che deve dissentire. Bensì da altri.

          I punti 1) e 2) sui quali lei dissente, presumo che siano i seguenti punti relativi al sistema a capitalizzazione:
          1) Inflazione: l’inflazione svaluta i risparmi;
          2) Investimenti: i risparmi non rimangono inattivi nel salvadanaio, ma vengono investiti. I rendimenti degli investimenti dipendono molto dall’andamento delle borse.

          Se avrà avuto modo di osservare il video “Superquark, demografia e pensioni in Italia” del quale ho riportato il link, si sarà potuto rendere conto che i punti 1), 2) e 3) da me esposti fanno parte del pensiero “mainstream” (per così dire), che rappresenta non già il mio punto di vista (che potrebbe essere diverso, ma poco importa) quanto invece il punto di vista sul quale convergono le convinzioni degli esperti.

          In pratica, ho voluto rispondere al sig. Aldolivio da Palermo in modo oggettivo, esponendo la differenza tra sistema a capitalizzazione e sistema a ripartizione così come oggi gli esperti la concepiscono.

        2. Caro Carlo, mi sono appena visto il video di superquark consigliato dal dottor Perfetto; spiega benissimo tutto quello che c’è da sapere riguardo le pensioni; guardatelo, avrai le idee molto più chiare; essendo poi tu del 1960 come me spero che tu non abbia preso la 3° fregatura di fila con l’innalzamento di 3 anni dei contributi; speriamo in bene saluti a te e ai gestori del sito

  10. Come se 35 anni di contributi e una pensione decurtata dovrebbe anche diventare una “concessione”.
    Cari politici ma vergognarvi un pò no??????

    1. Buongiorno Patrizia, Opzione Donna era sbagliata ed ingiusta sin dalla sua prima formulazione (tutto contributivo, TFR/TFS dopo 4 anni), se persino l’OCSE (non un società benefica) ha considerato OD foriera di povertà quando è stata istituita. Maschilismo e Paternalismo non sono stati sconfitti e non lo saranno finché ci sono le donne considerate non degne del valore del loro lavoro, cioè pagate meno quando lavorano e quando vanno in pensione. Un caro saluto. Lilli Reolon

      1. Cara Lilli, l’atteggiamento dello Stato italiano nei confronti delle lavoratrici, dalla Fornero in poi, è stato ed è a dir poco devastante, continuiamo a subire, oggi più di ieri un atteggiamento “maschilista”. Io da mamma lavoratrice con grande eroismo sono sopravvissuta ad un ambiente lavorativo ostile, nonostante ai miei tempi poche se non nulle fossero le agevolazioni.Oggi dobbiamo pure “elemosinare” ciò che ci spetta di diritto…è veramente triste. Condivido ogni tua singola parola…il problema è che la luce in fondo al tunnel continua a non vedersi. Ti abbraccio cara. Patrizia.

        1. Sono molto delusa per Opzione Donna, !!!!!!! speriamo che con mille proroghe rimettano le regole del 2021. Visto che la pensione è un diritto, non una gara a chi è più disagiata o in difficoltà. Dopo le promesse in campagna elettorale di renderla strutturale, il minimo che possono fare è rimetterla,come era…… perché così com’è Opzione Donna è come se l’avessero tolta perché è la brutta copia dell’Ape Sociale. Delusa e arrabbiata !!!

  11. Anche in questo caso il confronto tra Erica Venditti e Orietta Armiliato ha prodotto un esito importante sul fronte dell’informazione: donne che non possono partecipare a una mobilitazione che ritengono fondamentale perché immobilizzate dalle responsabilità familiari o, come me, da impegni di lavoro imprescindibili.
    È la fotografia della condizione di molte di noi anche nel periodo della vita in cui le energie diminuiscono.

    1. Cara Paola, le lotte sindacali sono dure, ma in passato le donne vi hanno partecipato insieme agli uomini e i sindacati erano sindacati. Ora dopo decenni di relativismo culturale di mettere tutti contro tutti con il vecchio metodo del “divide et impera” e ci ritroviamo con quote pensionabili sempre più complesse e che raggiungono pochi lavoratori e ,consentitemi,- la famigerata-Opzione Donna (equazione donna= gallina) inoltre dobbiamo aspettare di completare i requisiti della pensione anticipata Fornero, per avere la pensione. Ho 62 anni passati, ma qui c’è sempre da lottare. Coraggio ed in alto il cuore e l’intelletto. Fatemi sapere se a Padova ci sarà un presidio: ci sarò. Lilli Reolon

  12. Noi donne siamo tutte in ansia dovevamo andare quelle del 64 siamo rimaste tutte spezzate in due umore sotto i piedi vogliamo opzione donna stessi requisiti.

  13. A tutte le partecipanti il giorno 08 febbraio fatevi sentire e non me ne vogliate se serve siate brutte cattive e incazzate

  14. Parole, parole ,parole solo parole niente fatti. Evviva ai francesi. Secondo sciopero solo perché il governo vuole aumentare l’età pensionabile da 62 a 64 anni fra 10 anni. VERGOGNIAMOCI.

    1. In Francia sono al secondo gg di sciopero, in 500.000 non quattro gatti come succede da noi… dovremmo pensarci su.

    2. I francesi hanno una coscienza civile noi non sappiamo nemmeno cosa sia. Hanno abolito la pensione sociale, hanno introdotto il RDC che ogni anno diventa più punitivo- come le quote pensionistiche ondivaghe.- Là si preoccupano subito e non aspettano sperando nello stellone come noi. E’ brutto da dire ma è così. Un saluto. Lilli Reolon

  15. #ledonnesonoincredito anche di tempo! Ed ecco, dall’articolo, un assaggino di questo confronto:
    “OA: Esatto per il secondo gruppo, quelle licenziate e senza Naspi, o manifesto o questo mese salto qualche cena”

  16. Ormai questo Governo continua ad illuderci e a non fare nulla soprattutto per le Donne.
    Siamo stanche delle continue promesse e che non ci sono fondi,è sempre la stessa cantilena che sentiamo dopo che è stata approvata la LDB.
    Tutte le Donne chiedono a gran voce O.D.vecchi requisiti e non contentini,perché la pensione c’è la paghiamo noi !!!!

  17. L’8 febbraio sarò ancora a manifestare perché noi donne non meritiamo di venire sempre dopo tutto il resto! Ci è stata fatta una grande ingiustizia

  18. Notizia di pochi minuti fa su Proiezioni di borsa è che si starebbe pensando di allargare opzione donna a tutti con ricalcolo contributivo- secondo il sito dal 2024 tutti potrebbero uscire a 60 anni e 35 di contributi- si uscirebbe col ricalcolo contributivo per poi a 67 anni ricalcolare quanto perso per gli anni iniziali col metodo contributivo- sembrerebbe una quota tutti accoppiata alla proposta Tridico, se ho compreso bene- il punto è un’altro……è un’altro specchietto per le allodole? Un’altra manovra per illuderci e per prendere voti a febbraio nella nuova tornata elettorale? Viste le carognate di quota 103 e OD corretta, da questi qui c’è da aspettarsi di tutto e di più.

    1. La notizia mi pare interessante. Se verrà confermata mi sembra una possibilità seria di ripristino di opzione donna più umana rispetto alla versione attuale anche perché secondo me le signore fanno benissimo a protestare e a pretendere la vecchia versione ma temo che non ci sia trippa per gatti, dopo la tornata elettorale il nostro “amico” Durigon dirà che ha cercato le risorse per ripristinarla ma non le ha trovate, ed inoltre questa versione (che è estesa agli uomini, quindi chiamiamola opzione tutti) è molto più aderente a quello che lui stesso a messo nero su bianco nel suo pdl 2855 in merito alla procedura d’infrazione che abbiamo nei confronti dell’europa dal 2013 per discriminazioni di genere.

      1. Perfettamente d’accordo!
        Questa ipotetica “opzione tutti”, per quanto penalizzante, sarebbe un salvagente per quelle persone (donne o uomini) che si ritrovano disoccupate a 60 anni.
        Concordo anche sul fatto che potrebbe anche essere un’altra promessa elettorale…

    2. Caro Sergio, dopo la notizia che ci hai dato ero curioso di capire i termini e confermo; sai qual’è il problema? sa tanto, ma tanto di promessa elettorale; chi è che l’ha tirata fuori? vediamo se qualcuno ne parla all’8 febbraio; dimenticavo lì parleranno di giovani e opzione donna; vedremo ma …………………….saluti a te e ai gestori del sito

    3. Buongiorno Sergio, ogni nuova proposta che assomigli a quella Tridico-un po’ di pensione – contributiva a 60 anni e il “resto” a 67 anni: davvero questa idea di Proiezioni di borsa mi fa accapponare la pelle, cos’hanno da dire a noi lavoratori e lavoratrici dipendenti quei signori ai quali interessa solo guadagnare in Borsa- fatti loro ma non vengano a dire a noi cosa fare.
      Un saluto. Lilli Reolon

      1. lilli, è tutto relativo; piuttosto di non avere nulla fino ai 67 anni e mangiarti la pensione integrativa meglio una parte a 64 e il resto a 67 anni; sempre che a 67 diano il dovuto; poi secondo me è solo una proposta elettorale; saluti a te e ai gestori del sito

        1. Caro Paolo Prof, tutto sarà pure relativo, ma non capisco ancora il senso della proposta Tridico, perchè avremmo tutti dovuto spendere soldi per la pensione integrativa? Non sarebbe più semplice eliminare il sostituto d’imposta e non ingrassare le compagnie assicurative? Non siamo sudditi medievali siamo cittadini e cittadine che non hanno bisogno di tutori succhiasangue. Un saluto a te e a tutti. Lilli Reolon

          1. Cara Lilli, ti spiego come funziona la rita: ti permettono di terminare dal tuo lavoro e ti dicono: ti gestiamo la tua pensione integrativa che hai accumulato nel corso della tua vita per un massimo di 5 anni (condizione base : aver compiuto 62 e aver terminato il lavoro); lo stato ti dice: io la pensione ufficiale te la dò o ai 42 anni e 10 mesi o ai 67 anni; per me l’opzione unica sono i 67 anni per cui la proposta tridico sarebbe perfetta: la parte contributiva ai 64 anni , se verrà fuori così, la parte restante ai 67; parli del sostituto d’imposta: non so cosa sia; tutto chiaro? un saluto a te Lilli e ai gestori del sito

      2. Premesso che “se verrà confermata” l’ho detto perché anch’io come molti non mi fido più di nessuno, politici, sindacalisti ed esperti vari, la trovo addirittura migliorativa della proposta originale, perché come ha sottolineato Paolo Prof il contributivo durerebbe dai 60 ai 67 anni, mentre nell’opzione donna originale questo sarebbe per l’intera vita quindi a conti fatti ci si guadagna.
        Inoltre il fatto di aprirla anche agli uomini farebbe si che la platea si amplia e quindi in piazza ci potrebbe essere una massa critica protestante ben più ampia di quella della sola opzione donna e sappiamo bene il detto dividi et impera di antica memoria.
        L’età di entrata fissata a 60 anni non peggiora la situazione attuale di molto perché in realtà opzione donna originale prevedeva si 58 anni ma anche uno di finestra di 12 mesi quindi è vero si perde un anno ma si guadagna il sistema misto dai 67 anni in avanti quindi secondo me il gioco vale la candela.
        Volevo solo aggiungere che sono contento per te Lilli ho letto in un altro post che ormai sei prossima al traguardo, buona fortuna.

        1. caro emilio 63, mi sa tanto di proposta elettorale quella di opzione tutti; speriamo in bene; un saluto a te e ai gestori del sito

  19. Promesse,promesse non mantenute!Opzione donna resa strutturale con i vecchi requisiti!Siamo donne,portiamo avanti una famiglia da una vita!Nessuno ci tutela.Opzione come tale,a noi la scelta nonostante le decurtazione!

    1. Stefania cara, con questo pasticcio fatto dai governanti illuminati che ci sono capitati, mi fa provare ancora più rabbia: colpire con misure come Opzione Donna le lavoratrici non mi era e non mi è chiara adesso. Le lavoratrici prendono meno soldi di stipendio e di pensione, si sono fatte convincere che andava bene OD – ingiusta e foriera di povertà, e adesso viene la scassinata del tutto. Finché perdurerà questo stato di cose non andremo da nessuna parte.
      Coraggio. Un caro saluto Lilli Reolon

  20. Scusate se mi intrometto tra C.M. Perfetto e F. Giuseppe. Ho sempre apprezzato il vs. Interventismo. Da un altro lato mi sembrano disquisizioni che evidenziano due punti di vista diversi.
    Perfetto si affanna a dirci che non ci sono i soldi per le pensioni. Giuseppe contesta Perfetto e pone altre osservazioni. In verità ci sono tre tipi di persone che partecipano a questo forum:
    1) chi esamina la sua situazione e rivendica i suoi presunti diritti;
    2) chi dice che non ci sono i soldi se non aumentiamo i lavoratori contribuenti;
    3) chi, come me, pensa che i soldi ci siano, non solo sugli e/c, ma anche perché si possono trovare in minima parte subito, e tanti nel tempo.
    E’ evidente che tutti hanno ragione.
    Il problema è che è necessario operare una sintesi. Altrimenti non andiamo da nessuna parte. Per il 2024 ci sono delle emergenze che sono i “non occupabili” e i poveri in aumento.
    Ho detto più volte che dobbiamo formare una piattaforma unitaria.
    Rendendoci conto che, oltre a superare le emergenze, bisogna fare un piano quinquennale serio per recuperare risorse. Per cui, invece di disquisire su questioni di scarsa utilità pratica, uniamo i cervelli e le forze per formare un gruppo. Basta leggere i vari interventi e si comprende come una sintesi, anche emergenziale, sia doverosa e possibile.

    1. caro giovanni, dici che i soldi ci sono? no; debito pubblico e il nostro è tra i peggiori d’europa; quindi? come dice il dott. perfetto, lavoro lavoro, lavoro; soldi del pnrr se non tocchi la legge Fornero; quindi? intanto vediamo da questo incontro dell’8 febbraio cosa esce ma la speranza è quasi nulla; e secondo me, fino al 2026 , a parte legge fornero, sempre pochissime persone in pensione; magari fossi smentito; saluti a te e ai gestori del sito

      1. I soldi ci sono. Vuole che faccio per la decima volta l’elenco dei soldi che hanno buttato via e/o che si potrebbero recuperare facilmente?
        Si vada a rivedere la spending review ipotizzata da Cottarelli e gli studi fatti più recentemente.

        1. Caro Giovanni, magari hai ragione tu ma dei soldi del pnrr per le pensioni il 3 per mille; tu potresti dire: lotta all’evasione fiscale e i soldi vengono fuori; c’è sempre il famoso debito pubblico italiano; e l’europa che dice: tieni sotto controllo la tua spesa pubblica altrimenti……………………….; saluti a te e ai gestori del sito

        2. Sig. Giovanni, lei insiste nel sostenere che i soldi ci sono.

          Ma davanti ad una simile affermazione il Governo la costringerebbe a provare quello che dice, darebbe a lei l’onere della prova, mettendola in difficoltà.

          Lei allora potrebbe mostrare le liste del sig. Stefano e del sig. Adolivio da Palermo riportate nell’articolo al seguenti link:
          https://www.pensionipertutti.it/pensioni-anticipate-2023-ultime-quanti-ancora-rincorreranno-la-fornero/

          – 2 miliardi di euro perduti, perché buttati 120 milioni di vaccini ormai scaduti. E allora? Il Governo le direbbe che 2 miliardi di euro sono stati purtroppo buttati, quindi i soldi non ci sono.

          – Si buttano i soldi per RDC e relativi bonus. E allora? Provengono dalla fiscalità generale e non dai contributi lavorativi. Quindi non possono essere utilizzati per il pagamento delle pensioni.

          – Sprechi per le mascherine. E allora? In casi di emergenza conclamata si fa il tutto per tutto.

          – Sprechi per banchi a rotelle. E allora? Gli esperti hanno evidenziato che per continuare la scuola in presenza era necessario regolamentare le distanze, e la soluzione più appropriata si è mostrata quella di utilizzare i banchi a rotelle. Con il ritorno alla normalità i banchi a rotelle si sono rivelati parzialmente inutili se non del tutto inutili.

          – La burocrazia costa 57 miliardi di euro. E allora? Comunque non potremmo impiegare quei 57 miliardi di euro per pagare le pensioni perché non derivano dai contributi versati dai lavoratori.

          – Sprechi e corruzione nella sanità costano 23,5 miliardi. E allora? Comunque non potremmo impiegare qui 23,5 miliardi per pagare le pensioni perché non derivano dai contributi versati dai lavoratori.

          – Sprechi trasporto pubblico locale ammontano a 12,5 miliardi. E allora? Comunque non potremmo impiegare qui 12,5 miliardi per pagare le pensioni perché non derivano dai contributi versati dai lavoratori.

          – Deficit logistico-infrastrutturale ‘costa’ 40 miliardi all’anno. E allora? Comunque non potremmo impiegare qui 40 miliardi per pagare le pensioni perché non derivano dai contributi versati dai lavoratori.

          – 24 i miliardi di spesa pubblica in eccesso.

          Ecco, l’ultimo punto segnalato dal sig. Adolivio da Palermo le darebbe scacco matto, perché la risposta del Governo sarebbe: “lei parla di 24 miliardi di spesa pubblica in eccesso? È proprio per questo che stiamo frenando la spesa pensionistica”.

          Il sig, Adolivio da Palermo poi si spinge fino a formulare una ipotesi alquanto audace affermando che “se la giustizia civile italiana funzionasse come quella tedesca il Pil aumenterebbe di altri 40 miliardi”.

          Sarebbe interessante conoscere la relazione funzionale tra “giustizia civile” e “Pil”. Ma anche conoscendola, occorrerebbe trasformare gli italiani in tedeschi. E questo è impossibile.

          Lei, sig. Giovanni, insiste nel dire che i soldi ci sono per pagare le pensioni.

          Io, sig. Giovanni, insisto nel dire che occorre creare posti di lavoro per pagare le pensioni.

          Possiamo allora unire le nostre due affermazioni dicendo in coro: creiamo nuovi posti di lavoro così ci sono i soldi per pagare le pensioni.

          Possiamo creare nuovi posti di lavoro?

          Yes, we can! (sì, possiamo!)

          1. Nella mia lunga carriera di commercialista abilitato e di funzionario di una grossa azienda privata, ho imparato a far di conto.
            Se continuiamo a ritenere che le pensioni devono essere pagate solo ed esclusivamente dai contributi che versano i lavoratori…..
            Io quando facevo i bilanci consideravo tutte le entrate e tutte le uscite. Il mio compito era quello di aumentare le entrate e diminuire le uscite. Se consideriamo il sistema pensionistico a sé stante allora alzo bandiera bianca ma la alzo definitivamente. Io parlo di quello che so. Dove hanno preso le centinaia di miliardi che hanno buttato dalla finestra in questi decenni allora me lo dovete dire voi. Vi ringrazio di tutta l’attenzione che mi avete dedicato in questo periodo. Ma non intendo proseguire in un discorso che da tecnico si è trasformato esclusivamente in politico. Ed è così che dovrebbe essere. Se c’è la volontà politica di trovare i soldi per le pensioni così come per tutto il resto i soldi si trovano. Scusate ma io mi fermo qui.

          2. Leggo sempre ripetutamente i sui interventi perchè sempre ricchi di stimoli e qualificate prospettive. Creare nuovi posti di lavoro? Possiamo e , se vogliamo stare a galla dobbiamo e pure in fretta. Ma quello che mi spinge a scrivere è una domanda: perchè lo stato, e con esso l’Europa, consapevoli della spesa pubblica in eccesso si focalizzano sulla sola spesa pensionistica, o sbaglio? Oltre ai specifici 24 miliardi ci sono anche gli eccessi ultrasensibili di tutti gli altri punti? L’Europa anche per tutti questi ambiti ci invia le sue frequenti quanto gradite raccomandazioni? Io non sono Consulente dei palazzi e magari qualcosa mi sfugge.
            Altro punto. Ricordando i suoi in-segnamenti, a titolo di esempio approfitto poi della sua meravigliosa pazienza per dire cosa farei su un punto, ripeto a titolo di esempio. Il trasporto pubblico. Non so se sia generalizzabile ma lungo la via Emilia passa un fitto via vai di trasporto pubblico su gomma e a 100÷ 250 m circa, a seconda delle zone, corre la ferrovia. In determinate fasce orarie mi è capitato di vedere autobus doppi vuoti o con tre persone e treni con anche meno. Difficile modificare i treni ma possibile appaltare gli autobus che servono i realtà per le fasce orarie di scuola e lavoro. Magari qualche autobus urbano in più per andare in stazione, sempre a seguito di verifiche, ma il costo si abbatte drasticamente. Aggiungo poi un’altro caso sulla medesima materia. A fine anni ’80 un amico si trovò a coordinare un servizio scuolabus da 1500 trasportati /giorno. Quello che lo colpì subito era come dalle frazioni il flusso degli scuolabus duplicava i bus urbani anche per fasce di età in cui nel capoluogo si provvedeva con bus urbani dedicati. In quel caso la spesa non è calata ma una revisione razionale dei percorsi ha portato con la stessa spesa a servire una maggiore utenza e, confidando nelle “ali della farfalla”, sicuramente vi saranno stati benefici economici distribuiti difficilmente quantificabili ma reali. Tutto questo discorso per dire che non si può solo mettere e togliere passivamente fondi ma bisogna gestire e stimolare la corretta gestione a prescindere da dove si impiegheranno i risparmi perchè, alla peggio, se cala la spesa ed il debito ci caveremo da casa le ingerenze ……… dell’Europa oltre ad avere più peso politico e nel tempo più risorse per una gestione economica vera e non artefatta, ed anche più serenità in prospettiva per i vari comparti assistenziali e pensionistici.

    2. Sig. Giovanni, i Gruppi ci sono: CODS e UTP.

      Priorità assoluta va certamente riservata a tre categorie di persone, che elenco in sequenza, ma hanno pari priorità:

      1) Invalidi e inabili al lavoro
      2) Disoccupati inoccupabili
      3) Lavoratori con mansioni gravose

      La sintesi è stata fatta. Da parte mia, ho solo aggiunto alle Proposte di CODS e UTP l’indicazione da dove recuperare le risorse.

      Ho ribadito che lo Stato deve applicare una patrimoniale sui suoi beni allo stesso modo in cui a volte lo Stato ha applicato (o applica) la patrimoniale sui beni delle famiglie.

      Come le famiglie durante la pandemia si sono recate a impegnare i loro beni per quattro soldi, così lo Stato deve impegnare i suoi immobili per recuperare le risorse finanziare di cui necessita per fare investimenti (senza dover andare a elemosinare al Consiglio europeo) al fine di creare nuovi posti di lavoro e per pagare le nuove pensioni.

      Lo Stato non può continuare a sfruttare le famiglie considerandole come ammortizzatori sociali per supplire alle sue carenze, né a elargire aiuti alle famiglie a mo’ di elemosina.

      Il Governo ha il dovere di guidare la Nazione, UNA SOLA NAZIONE, UNA SOLA BANDIERA, UNA SOLA COSTITUZIONE, lasciando cadere l’idea delle autonomie regionali o di uno Stato federale (gli italiani non sono mentalmente strutturati e organizzati come lo sono i tedeschi la cui Repubblica è a carattere federale).

      Come si applica la tassa sui ricchi per distribuirla ai poveri, così va applicata una tassa alle Regioni più ricche per distribuire la ricchezza alle Regioni più povere.

      I Sindacati devono smetterla di parlare di evitare le gabbie salariali. Gli stipendi vanno aumentati a causa dell’inflazione, e vanno aumentati ancora di più dove la vita è più cara.

      Se la vita al Nord è più cara rispetto al Centro e al Sud Italia (in termini di trasporti, affitti, utenze) è giusto che i salari di lavoratori pubblici e privati al Nord siano più elevati di quelli dei lavoratori del Centro o del Sud.

      Vanno aumentati i salari degli insegnanti di ogni ordine e grado.

      Vanno stabilizzati i precari nelle scuole di ogni ordine e grado.

      Vanno aumentati i salari non solo dei lavoratori pubblici ma anche dei lavoratori privati.

      Vanno incentivati i medici con più di 67 anni a lasciare il lavoro, e vanno assunti medici giovani.

      Un medico non può servire due padroni: il pubblico e il privato.

      Va potenziata e sanata la Sanità pubblica che è letteralmente allo sfascio.

      Va applicata una patrimoniale sulle case libere e non affittate.

      Agli studenti fuori sede lo Stato deve garantire adeguate collocazioni, ristrutturando stabili dismessi o non più utilizzati (es. caserme).

      Vanno nazionalizzate le industrie strategiche, come quelle petrolifere e di distribuzione carburanti.

      La Stato deve intervenire nel calmierare i prezzi del carburante trascurando l’idea di interferenza sul libero mercato, in quanto il mercato non è libero dal momento che le industrie fanno cartello.

      Sig. Giovanni, questa è la lista delle cose da fare.

      Se lei ritiene di aggiungere o togliere qualcosa, faccia pure la parte di uno dei Ministri del Governo, perché a me pare che lì sanno fare benissimo i conti della spesa ma non sanno a quali voci di spesa rispondono tali conti perché non conoscono i veri problemi del Paese.

      Sig. Giovanni, ora lei mi dirà che tutto ciò che ho detto non c’entra nulla con le pensioni. E che quindi, non è questo che lei si aspettava di sentirsi dire.

      Come Marco Porcio Catone (conosciuto come Catone il censore) terminava i suoi discorsi sempre con la frase “ad ogni modo resto dell’opinione che occorre distruggere Cartagine ̶- Cartago delenda est), così io sono solito chiudere i miei discorsi (oramai lo sapete tutti) con la seguente frase:

      resto dell’opinione che occorre parlare di pensioni e lavoro (opinionis maneo quod de pensionibus et operibus loqui necesse est).

      1. La previdenza paga le pensioni. Dove non c’è la copertura interviene l’assistenza. L’assistenza deve essere pagata dall’Erario. L’Erario ha il record europeo di evasione fiscale. Le cose che dice lei e anche altri non sono sbagliate. Il problema è che i poveri e i disoccupati, in special modo i non occupabili, necessitano di provvedimenti URGENTI. TUTTE LE BELLE COSE CHE HA SCRITTO E ALTRI HANNO BISOGNO DI PROGETTI A MEDIA E LUNGA SCADENZA. QUANDO HANNO INVENTATO IL LAVORO PRECARIO A TEMPO DETERMINATO, ANCHE DOVE NON CI SONO CICLI E STAGIONI, HANNO DISTRUTTO IL LAVORO E DIMAGRITO LE PAGHE. E DOVE ANDIAMO A PRENDERE I SOLDI PER PAGARE LE PENSIONI? IL CAPITALISMO HA VINTO SUL COMUNISMO PERCHÉ ERA GIUSTO COSÌ. MA ADESSO STA IMPLODENDO SU SE STESSO PERCHÉ NON RIESCE A CREARE SUFFICIENTE RICCHEZZA E A RIDISTRIBUIRE IL REDDITO. INFATTI I RICCHI SONO SEMPRE PIÙ RICCHI E I POVERI SONO SEMPRE PIÙ POVERI. POCHE PERSONE HANNO IN MANO LA METÀ DELLE RISORSE DEL MONDO. QUI BISOGNA COMINCIARE A PARLARE DI POLITICA MA DI POLITICA VERA.
        QUELLA CHE RISOLVE I PROBLEMI DELLA POLIS CIOÈ DELLA GENTE, DELLE CITTÀ, DELLE COMUNITÀ.

        1. Caro Giovanni, si aspettava giustizia dal capitalismo? E’ lo Stato, che deve o dovrebbe difenderci dagli effetti che il capitalismo provoca (e se si guarda bene non funzionava neanche il capitalismo di Stato dell’URSS o degli stati satellite). Cosa fare allora: buona amministrazione, lasciare libertà di impresa ma con un costante sorveglianza sulla sicurezza del lavoro e sulle paghe.
          In attesa, stiamo almeno attenti a non seguire chi parla per slogan e sembra solleticare i più bassi istinti della gente. E andiamo a votare, non lasciamo che ci sottraggano piano piano questo diritto. E non dimentichiamo la corruzione. Un caro saluto. Lilli Reolon

          1. Gent.ma Lilli concordo in genere è così. Mi permetto però di aggiungere qui un link dove si parla di una forma di capitalismo a mio avviso moooolto illuminato, non l’unico tra l’altro ma efficacemente esemplare: http://www.ansa.it/sito/notizie/economia/2022/06/27/gli-operai-da-del-vecchio-un-welfare-innovativo_3a0aa246-5591-4afd-a977-3bca5843a819.html. E’ un sogno che la prassi non mi ha ancora ucciso. Perchè Lui? perchè non viveva in povertà, perchè anzi viveva anche nel superfluo ma ciò nonostante era rimasto un uomo e da questa sua umanità aveva anche guadagnato. Un modello concreto di sintesi efficace tra valori finanziari ed umani che fanno di una azienda un’impresa. Un modello di lavoro fondamento della repubblica democratica con rilievo costituzionale. Un modello per gl’Imprenditori che, se non lo seguono…… si tengono la inutilmente costosa conflittualità e una i minuscola.

        2. Caro Giovanni, mi spiace sempre e profondamente vedere le tue legittime istanze e capire che le urgenze non hanno risposte adeguatamente immediate. Per i soggetti in e a rischio povertà si parla di criticità immediate sul fronte alimentare, della salute, della casa, dell’alimentazione e dell’istruzione dei figli e uno stato Politico e non sommatoria degli individualismi, non può essere privo di cum patire per chi è in tali criticità e quindi difficilmente, essendo senza o con pochissime risorse, ne potrà uscire da solo. Da questo tuo confronto con il dott. Perfetto mi è però rimasto un tarlo, certamente frutto della mia profonda incompetenza in materia contabile: la previdenza riceve i contributi e paga le pensioni e l’erario o la fiscalità generale paga l’assistenza. Ma entrambi sono “finanziati” sia in termini economici che di rischio da debito da chi paga le tasse. Se poi il sistema, che è fondato sul lavoro, il lavoro lo ha precarizzato e delocalizzato impoverendone il valore, il gestore del sistema, cioè lo stato, si faccia venire le idee e rimedi anche perchè è l’unico statutariamente idoneo a provvedere. Dove sbaglio?

          1. mi riallaccio al tuo commento sui trasporti pubblici (treni e corriere); per tanti anni ho usato le corriere per recarmi a scuola; ricordo una volta che chiesi chiarimenti riguardo certe corse e mi fu detto: noi facciamo il servizio principalmente per gli studenti che frequentano gli istituti superiori ; era sottinteso che per i lavoratori poco e a certi orari ; su certe tratte le corriere erano pochissime; e il trasporto merci su gomma? è sempre esistita una grossa azienda torinese, proprietaria anche di una grossa società calcistica italiana; saluti a te e ai gestori del sito

  21. Come è strano il mondo, si riesce ad organizzare forme di protesta per sostenere un provvedimento selettivo e anticostituzionale e non si fa nulla per ottenere una vera flessibilità per TUTTI.

    1. Anche il RdC è un provvedimento selettivo……ma tutti a difenderlo perchè necessario. Poi quando si parla di pensioni, a parte Salvini che aveva sostenuto la vecchia Quota 100 e opzione donna, più nessuno se ne è fatto carico. Eppure la Sinistra ha governato questi ultimi 10 anni e 4 anni com M5S. Ma, a quanto pare delle pensioni manco glie ne fregava. Appare alquanto strano che si tutelino i nullafacenti e poi chi ha lavorato 35 anni ed ha magari superato abbondantemente i 60 anni gli si dice di continuare a lavorare…..magari con i genitori infermi da assistere…….

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