Pensioni 2024, la soluzione per migliorare la riforma c’é: ecco quale, 2°parte Perfetto

Come anticipato nell’articolo di ieri vi proponiamo la seconda parte dell’elaborato del Dott. Claudio Maria Perfetto che, a fronte dell’emanazione della Legge di Bilancio 2024, fa il punto su quanto deciso in termini previdenziali dal Governo, passando per quanto, a suo avviso, poteva effettivamente essere fatto, stando alla situazione economica e demografica odierna dell’Italia, e concludendo su come potrebbe agire, invece, l’esecutivo, accontentando anche maggiormente i desiderata dei lavoratori, se mai optasse per una visione lungimirante. Visione che a molti potrebbe parere ‘futuristica’ o ‘fantascientifica’, ma che in realtà é già stata oggetto di studio da alcuni parlamentari europei nel 2017, come si evince dal  «Progetto di Relazione recante raccomandazioni alla Commissione concernenti norme di diritto civile sulla robotica. Di seguito le considerazioni del Dott. Perfetto che indicano appunto la soluzione più immediata se davvero si volesse agire sulla riforma previdenziale in tempi brevi senza che ciò incida sulla sostenibilità del sistema. Vi lasciamo alle sue parole che ci siamo accorti, leggendo i commenti sulla prima parte pubblicata ieri, hanno già destato tra i nostri lettori un dibattito costruttivo, confidiamo le sue idee, ora, possano giungere anche a chi ha potere decisionale.

Pensioni 2024, cosa potrebbe fare il Governo per agire nell’immediato sulla riforma?

“Con la Legge di Bilancio 2024 il Governo ha stanziato 1 miliardo per misure in favore delle famiglie e per la natalità. Ammettendo pure che tale misura produca i risultati attesi, dai nuovi nati di oggi si potranno attendere i primi nuovi potenziali lavoratori tra almeno 20 anni, nel 2044. È un tempo lungo per ottenere quei risultati sull’occupazione, e quindi sulle pensioni, di cui si avverte un bisogno immediato.  

Con la Legge di Bilancio 2024 il Governo ha anche stanziato 1,3 miliardi per incentivare le imprese ad assumere a tempo indeterminato giovani, donne ed ex percettori del reddito di cittadinanza. Tuttavia le imprese sono poco propense ad assumere personale a tempo indeterminato mentre, invece, sono più propense a ricorrere a personale da ingaggiare per un periodo di tempo della durata di un progetto, o eventualmente su chiamata, a gettone, in base all’andamento del carico di lavoro in una particolare giornata o settimana. Inoltre, l’agevolazione “più assumi e meno paghi” (così come la denota il MEF) non si concilia con l’idea di alcune imprese di assumere robot al posto degli umani (perché non trovano mano d’opera, o perché risparmiano sui costi del personale). Peraltro, la Pubblica Amministrazione si sta orientando verso l’impiego di “assistenti digitali basati su sistemi di intelligenza artificiale (come Camilla nel progetto sviluppato dal CSI Piemonte) con la (immaginabile) prospettiva di ridurre il personale.  

Il problema della denatalità troverebbe un’appropriata soluzione nell’utilizzo dei robot quali nuovi potenziali lavoratori. Per l’occupazione si riuscirebbe ad ottenere risultati già nell’immediato, qualora si riuscisse a mettere in pratica le raccomandazioni emerse da quanto è stato analizzato in merito all’impatto dell’automazione sul livello di occupazione e quindi all’opportunità di tassare il lavoro svolto dai robot.

Ecco dunque su cosa Governo e Sindacati dovrebbero focalizzarsi per risolvere i problemi relativi alla denatalità, all’occupazione e alle pensioni, adeguando le misure alla natura digitale della nazione:

Lo sviluppo della robotica e dell’intelligenza artificiale possono portare a far sì che gran parte del lavoro attualmente svolto dagli esseri umani sia svolto da robot, sollevando preoccupazioni quanto al futuro dell’occupazione e la sostenibilità dei sistemi di previdenza sociale se l’attuale base fiscale sarà mantenuta, e dando potenzialmente origine a una crescente disuguaglianza nella distribuzione della ricchezza e del potere, mentre l’introduzione di una eventuale tassazione sul lavoro svolto dai robot oppure sul loro uso e la loro diffusione dovrebbe essere presa in considerazione nel quadro dei finanziamenti atti a sostenere e riqualificare i disoccupati i cui posti di lavoro sono diminuiti o spariti, al fine di mantenere la coesione e il benessere sociali” (Parlamento europeo 2014-2019  «Progetto di Relazione recante raccomandazioni alla Commissione concernenti norme di diritto civile sulla robotica»,  Commissione giuridica, Relatore: Mady Delvaux, Introduzione, punto K, pag. 4, del 27.1.2017). Quindi alla luce dei cambiamebti demografici e occupazionali, cosa ci si potrà aspettare nel 2024 per le pensioni?

Alla luce dei cambiamenti demografici e occupazionali, cosa ci si potrà aspettare nel 2024 per le pensioni?

Poiché le pensioni dipendono dall’occupazione, l’attenzione va focalizzata sia sull’occupazione umana che su quella robotica. Se non si applicheranno nuove imposte sui robot e sull’intelligenza artificiale, si potrà andare incontro ad una perdita di entrate fiscali, che derivano per il 73 per cento dal reddito di lavoro e per il 17 per cento dalle imprese (come viene evidenziato a pag. 13 nello studio “A Tax on Robots?” della ricercatrice Germana Bottone pubblicato dal Ministero dell’Economia e delle Finanze in settembre 2018).

Dunque, oltre al recupero di entrate dall’evasione fiscale-contributiva (entrate che servirebbero per non avere decurtazioni/penalizzazioni sulle pensioni), occorrerebbe provvedere anche al recupero di entrate dalla “evasione fiscale-contributiva” robotica (entrate che servirebbero per avere più pensioni/pensionati).

In conclusione, se nel 2024 si continuerà a sottovalutare l’impatto della trasformazione digitale sull’occupazione, e a non prendere nella dovuta considerazione la necessità di applicare delle nuove imposte sui robot e sull’intelligenza artificiale, non sarà possibile varare una Riforma Pensioni migliorativa di quella attuale da poter rendere operativa già nel 2025

Ringraziamo il Dott. Perfetto per questa brillante disamina, e vi chiediamo, se vi va, di dirci la vostra nella voce commenti del portale, ricordandovi che lo scopo é il confronto costruttivo, quindi anche i pareri contrari sono assolutamente ben accetti se scritti nel rispetto di tutte le opinioni che emergeranno nel dibattito. Ricordiamo altresì a chi volesse riprendere parte delle dichiarazioni fatte in questi ultimi due articoli dal Dott. Perfetto che é necessario citare la fonte, trattandosi di esclusiva per il nostro portale.

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35 commenti su “Pensioni 2024, la soluzione per migliorare la riforma c’é: ecco quale, 2°parte Perfetto

  1. Ringrazio in Dott. Perfetto e la redazione del sito per averci esposto e condiviso l’interessante tesi della ‘tassazione dei robots’.

    Senza dubbio è un approccio intelligente e propositivo per trovare un nuovo equilibrio al sistema sociale e pensionistico, che non riguarda solo l’Italia, ma che si sta sempre più ponendo come un problema globale delle nazioni industrializzate, che in futuro dovremo chiamare digitalizzate o automatizzate, e quindi da questo punto di vista la ‘Robotic Tax’ potrebbe trovare interesse e consenso della politica internazionale.

    Indubbiamente il concetto è lungimirante, ma nasconde numerosi aspetti critici che dovrebbero essere attenzionati e disinnescati.

    Come evitare che l’introduzione di nuove tassazioni su robotica e automazione determini un incentivo a
    delocalizzare verso paesi non soggetti a ‘Robot tax’?

    In una sua risposta il Dott. Perfetto accennava alla possibilità che fosse già stata sviluppata un’idea per evitare la delocalizzazione dei siti robotizzati verso paesi fuori dall’area ‘robot tax’, sulla quale mi piacerebbe avere maggiori informazioni.

    E’ probabile che per il tessuto industriale Italiano, formato da piccole-medie aziende, potrebbero esserci dei buoni presupposti per la sua applicazione, purché si trovi una giusta reciproca convenienza tra industriali e Stato, magari favorendo un rientro delle produzioni all’estero, che come insegnatoci recentemente da pandemia COVID e nuovi turbolenti scenari politici-economici ha sempre più rischi e controindicazioni che non benefici economici.

    Ho letto nel dettaglio la relazione di Germana Bottone (se la redazione è interessata posso fornire la versione del testo in italiano); suggerirei che questo studio del 2018 venisse ripreso ed attualizzato alla luce dell’AI (ChatGPT, ecc.) e nuovi scenari economico-politici e che da tesi si potesse trasformare in modello teorico da sperimentare.

  2. Condivido il ragionamento del dott. Perfetto. Tuttavia mi chiedo, in forma dubitativa, non è che tassando i robot il prezzo dei beni sale vertiginosamente e dunque diventiamo tutti più poveri? Saluti

  3. Cosa sta facendo il governo per contrastare la denatalità?
    Niente di niente
    I soldi ci sono , solo che vanno a finire in posti sbagliati.
    Di conseguenza i neo sessantenni devono piangere lacrime amare per andare in pensione.
    Tassare i robot……non credo alle favole.
    Ci vuole una classe dirigente intelligente e che veda lontano…..altra favola….purtroppo.
    Altra soluzione…..scendere in piazza , seriamente……..

  4. L’analisi del dott.Perfetto è condivisibile da un punto di vista logico, tuttavia la soluzione prospettata, se adottata, purtroppo sposterebbe solamente il problema. Infatti, dal momento che siamo tutti consumatori di beni e servizi, mi chiedo se le risorse accantonate nell’arco di una vita, una volta in pensione, pur in presenza di una rendita pensionistica, fossero sufficienti a garantire una vita dignitosa, visto che i prezzi dei prodotti sarebbero inevitabilmente più alti a causa della tassazione sui robot.

  5. Il suo intervento è meritevole nella misura in cui cerca di dare una speranza (anche se illusoria) a chi ha bisogno di sognare per vivere.
    Per chi come me vive di realtà purtroppo non serve a niente. Grazie comunque.

  6. L idea del dr.Perfetto di recuperare attraverso i robot e automazioni varie mi sembra corretto…
    Che poi ricordiamoci:
    I frutti di vari investimenti e macchinari è sempre dato dalle vecchie braccia dei lavoratori stessi…che oggi stesso rischiano di trovarsi abbandonati o ad un angolo perchè ora non “serviranno più” ..

  7. Le soluzioni proposte in futuro ho pochi dubbi che saranno giocoforza attuate.
    Nell’immediato purtroppo penso di no, non c’è volontà politica e soprattutto la Fornero checché il governo dica sta benissimo a loro e all’Europa.

  8. Buongiorno Doc, ho pensato molto al suo articolo e c’è una cosa che non mi sovviene: Ma a Lei, non viene il dubbio che la proposta della contribuzione dell’automazione sia irrealizzabile per un motivo insormontabile quale la globalizzazione ? Mi spiego meglio anche a favore di qualcuno meno preparato. Partiamo dall’Italia: Se il governo italiano promuovesse una legge che obbliga alle aziende operanti in territorio italiano di pagare contributi sulla base della propria automazione, chi impedisce a quella azienda di portare la propria produzione in altro paese dove quella legge non viene applicata ? E se fosse una legge europea ? Potrebbe l’Europa impedire il trasferimento di molte aziende d’ Europa in paesi terzi ? Nel nostro piccolo abbiamo già subito una prova in tal senso: Molte aziende italiane soprattutto nel nordest, hanno traslocato la propria produzione in Romania, Repubblica Ceca e altro, perchè il costo del lavoro era più basso e avevano agevolazioni fiscali, lasciando in Italia migliaia di lavoratori davanti a fabbriche vuote persino di macchinari. L’Europa può accettare o correre il rischio di vedersi sfilare aziende dai paesi emergenti dell’Asia ? Una volta che quelle aziende saranno trasferite, non ci sarà più produzione, posti di lavoro e nemmeno contributi. Ci ha pensato a questo scenario ? Cordiali saluti e felice ritorno.

    1. Visto che quanto da te prospettato ha una motivazione fortemente razionale ti chiedo un tuo parere. Se per assurdo tutte le aziende delocalizzano dove venderanno poi la loro produzione e con quali volumi. I lavoratori davanti alle azienda vuote hanno un potere d’acquisto pari ai loro accantonamenti che, se non più alimentati, tendono a zero. A questo si collega anche il possibile fatturato dei delocalizzanti.

      1. Già da tempo e anche attualmente compriamo prodotti ex italici, prodotti e provenienti da paesi extraeuropei e come già ricordato, molte piccole medie industrie del nordest hanno delocalizzato in paesi europei con costo del lavoro e tassazioni minori. Se chiudono le fabbriche in Italia, scarseggia il lavoro e di conseguenza stipendi e contributi. La povertà è aumentata e dilaga la piccola delinquenza. Da parte mia quello che vedo è che il mio conto in banca frutto di risparmi di 43 anni di lavoro, diminuisce costantemente e mi ritroverò presto a dover sopravvivere solo con la pensione mensile, dimenticando qualsiasi svago che ancora oggi posso permettermi. Circa la tua domanda, i dirigenti d’aziende venderanno la loro produzione dove e finchè c’è richiesta. La popolazione mondiale è in costante crescita e abbiamo superato da tempo gli 8 miliardi di persone, se pensa che appena 70 anni fa, nel 1950, eravamo solo 2,5 miliardi di esseri umani. La situazione non è affatto buona.

  9. Noi tutti dobbiamo solamente ringraziare il dott. Perfetto che con competenza e dovizia di particolari ci spiega cosa si dovrebbe fare per risolvere il problema pensioni; ha anche spiegato che il politico decide ma ……è l’alta finanza, almeno io l’ho capita così, che decide a sua volta e il politico esegue; speriamo in bene; saluti al dott. perfetto e ai gestori del sito

  10. Buongiorno! Sono molto contenta di leggere, nuovamente, gli interessanti e lungimiranti elaborati del Dottor Claudio Maria Perfetto. Pertanto, desidererei ringraziare, immensamente, il Dottor Claudio Maria Perfetto, la Redazione di Pensioni per Tutti e tutti i lettori.

  11. Più che con chi è in pensione, e che per farlo ha usufruito di leggi in vigore al momento, dobbiamo prendercela con chi, volutamente, non cerca soluzioni.

  12. Egr. Dott. Prefetto cio’ che dice, e va ripetendo da un po di tempo e’ un analisi della realtà e di quello che ci aspetta. A volte sarebbe forse opportuno approfondire il tema pensioni sotto il profilo dell’etica sociale, dell’uguaglianza, della solidarietà, della parità e anche della redistribuzione dei problemi (in questo caso pensioni e/o assegno di quiescenza).
    Non si ‘ ancora capito come la costituzione e uno stato ammetta che ci possano essere persone privilegiate che possano godere di 30/40 anni di pensioni (per importi contributi mai versati) e persone che la pensione secondo tutte le previsioni (comprese le sue) moriranno a 70/72 anni al lavoro per mantenere le altre. Quanta Irpef e contributi avranno pagato questi rispetto ai primi? Non dovremmo tutti contribuire e partecipare in egual maniera secondo la costituzione? Applicare una % la contribuzione inps sulla quota delle pensioni retributive e miste anche se queste abbasseranno di un po gli assegni non e’ uno scandolo vista la situazione rappresentata. (anche prima di tassare robot e macchine). Fra l’altro ci sono pensioni piu alte dei redditi da lavoro!!! Che tutti contribuiscano a tenere insieme il sistema. Ah no.. i pensionati hanno tempo di andare in piazza a protestare o visto gli importi di alcune pensioni di assoldare fior di avvocati in nome di diritti acquisiti… sulle spalle degli altri. Il diritto acquisito, non esiste, finisce nel momento in cui uno stato lo decide! come gia fatto con la legge fornero legata al bilancio dello stato e per la quale il popolo non puo scegliere. (neppure di fare un refrendum che e’ cmq con le elezioni il momento di piu alta espressione della Repubblica). Lei o gli altri che forse la pensione ce l’hanno gia ssarebbero pronti ha rinuciare a qualcosa nel rispetto di tutte le persone che contribuiscono al sistema a ripartizione???

    1. Se la prima parte del commento l’ho trovata molto interessante e sarei stata contenta di riproporre il suo quesito al Dott. Perfetto per un eventuale, se mai avesse avuto voglia, approfondimento ulteriore, l’ultima domanda: “Lei o gli altri che forse la pensione ce l’hanno gia ssarebbero pronti ha rinuciare a qualcosa nel rispetto di tutte le persone che contribuiscono al sistema a ripartizione?”, mi pare un pochino fuori luogo. Il Dott. Perfetto noné un politico con 20 mila euro di pensione, ha lavorato ed ha maturato regolarmente la sua quiescenza, dicendo anche più volte, in passato, per quale misura ha optato. Starà certamente a lui, se mai avrà voglia, rispondere alla sua domanda, a mio avviso non molto pertinente.

      1. @ Erica Venditti”: l’ultima domanda: “Lei o gli altri che forse la pensione ce l’hanno gia sarebbero pronti ha rinuciare a qualcosa nel rispetto di tutte le persone che contribuiscono al sistema a ripartizione?”, mi pare un pochino fuori luogo.”……non capisco perche’ la domanda deve essere fuori luogo.Se il Dott.Perfetto percepisce una pensione al di sopra di quello che ha versato (fosse anche un centesimo)sarebbe buona cosa sapere se lui e tutti gli altri che hanno questa fortuna sarebbero disposti a ripartirla in modo da tenere in equilibrio il sistema.

      2. Gentile Dott.ssa Erica mi spiace che non si sia capito che nessuno vuole attaccare il Dott. Prefetto e la domanda non voleva essere soggettiva … Ma finche non diciamo chiaramente che le pensioni attualmente erogate sono in totale squilibrio… soprattutto perche gli importi erogati non rappresentano i contributi pagati. (lasciamo perdere macchine e robot che porterebbe ancora piu aziende in Cina , India)
        Dove finisce il diritto acquisito davanti alla disuguaglianza, dove finisce il diritto acquisito davanti ad un debito pubblico monstre.
        La soluzione non e’ spostare il traguardo a chi fa fatica, di chi sostiene un sistema mentre qualcuno danza e si ingrassa sulla loro fatica. non e’ questione di quote ..e questione di uguaglianza, Ci propinano parita di genere etcc… mentre creiamo schiavitu’, mentre non permettiamo ad una persona onesta, corretta di poter decidere per la propria vita, mentre togliamo il sogno delle pensioni e un ultimo percorso di vita a molti.
        Ho chiesto solo : siamo tutti disposti a contribuire a questo perche resti un sogno realizzabile per tutti?

        1. Posta così la domanda é differente a mio avviso, prima chiamava in causa il Dott. Perfetto, che comunque le ha spiegato che la sua pensione é frutto dei contributi versati, nulla le é stato regalato. La ringrazio molto del suo ulteriore commento e di avermi risposto, lo apprezzo molto. Erica

        2. Del tutto giusta la disamina del sig. Alessandro penso che chi ha ottenuto pensioni superiori agli effettivi contributi versati dovrebbe avere ricalcolato l’assegno in base ai contributi versati è qui che bisogna cercare le risorse per mettere in equilibrio il sistema e anche incentivando l’occupazione giovanile perché tanti giovani dopo la scuola non studiano e non lavorano sono solo sulle spalle dei genitore e invece potrebbe essere la forza lavoro che porterebbe il sistema pensionistico in equilibrio. Non credo nella tassazione dei robot perché porterebbe le nostre aziende sicuramente all’estero con immenso danno per l’occupazione. Grazie a tutti ed ai gestori del sito.

    2. Sig. Alessandro, ho già risposto a questo suo stesso commento che lei ha pubblicato il 10 Gennaio 2024 alle 7:59 nell’articolo precedente.

      Qui rispondo alla sua domanda a carattere personale che lei mi rivolge, ovvero: sarei, io, disposto a rinunciare a qualcosa nel rispetto di tutte le persone che contribuiscono al sistema a ripartizione?

      Ebbene, le posso dire che il mio cedolino INPS di gennaio 2024 non adegua al 100% la mia pensione in base all’inflazione. Il mancato adeguamento al 100% dell’inflazione riguarda, come lei saprà, le pensioni che superano un determinato importo. Ciò viene fatto per adeguare al 100% all’inflazione le pensioni più basse. In questa operazione mi viene imposto di rinunciare ad una parte della mia pensione e in ciò non riscontro ingiustizie.

      La mia pensione è frutto di 41 anni di lavoro da impiegato e da quadro aziendale con mansioni direttive. L’importo della pensione è corrispondente ai contributi che ho versato.

      Sarei disponibile a rinunciare ad una parte della mia pensione per le persone che contribuiscono al sistema a ripartizione? La domanda che lei mi pone è sbagliata, in quanto non sono le pensioni a dover finanziare le pensioni, ma è il lavoro a dover finanziare le pensioni. Per questo motivo il mio impegno intellettuale è quello di fornire soluzioni all’occupazione al fine di evitare che ci siano decurtazioni sulle pensioni e impedimenti al pensionamento.

      1. Innanzitutto la ringrazio per l’onestà nella risposta.
        Cmq nel merito a …. La domanda che lei mi pone è sbagliata, in quanto non sono le pensioni a dover finanziare le pensioni, ma è il lavoro a dover finanziare le pensioni…. Dimostra il detto chi prima arriva meglio si accomoda. ci e’ stato propinato per mesi che non ci saranno abbastanza lavoratori.. che la FORNERO riequilibra proprio questi.. e che quindi i ns figli dovranno lavorare proprio per questo fino a 70/71 anni… mentre noi padri nonostante tutto a 59/60/61 anni se fortunati per continuita contributiva possiamo andare in pensione (e chi prima di noi ancora in vita con 35 anni). Mi spiace non voglio essere come chi e’ venuto prima, non voglio pensare di meritare anche un solo euro o meglio un solo minuti di piu di pensione se non e’ lo stesso diritto di chi e’ venuto prima o che verra dopo che come me ha lavorato e lavora per il paese ITALIA. Inoltre se e’ come dice lei perche con il contributivo costringere le persone ha lavorare fino a 70 anni e non dare il diritto di scegliere… L’aspettativa di vita cresce e qualcuno perche ce ne qualcuno che ne gode ..anche grazie a chi lavora.
        Prima delle macchina ci pensino gli UOMINI.

        1. Sig. Alessandro, non bisogna perdere di vista gli elementi che sono in discussione.
          Gli elementi in discussione sono 2:
          1. Nascono sempre meno bambini
          2. Si vive sempre più a lungo
          Facciamo un ragionamento estremamente semplice.
          Supponiamo che una nazione sia fatta di 10 persone: 5 lavoratori e 5 pensionati. L’economia è in equilibrio con il rapporto 1/1 = 1 (ovvero, 1 lavoratore per 1 pensionato), i 5 lavoratori producono beni per tutte le 10 persone e ci sono soldi per tutte le 10 persone per acquistare i beni prodotti.
          Supponiamo che 1 lavoratore vada in pensione, per cui ci sono ora 4 lavoratori e 6 pensionati. L’economia non è in equilibrio (rapporto lavoratori/pensionati = 4/6 = 0,67 < 1) e i 4 lavoratori non riescono a produrre beni per tutte le 10 persone, sebbene tutte le 10 persone abbiano i soldi per acquistare i beni.
          Possibili soluzioni:
          a) Soluzione 1: si riduce il consumo dei beni
          b) Soluzione 2: si importano i beni dall’estero
          c) Soluzione 3: si importano 2 lavoratori dall’estero in modo che ci siano 6 lavoratori e 6 pensionati (rapporto di equilibrio lavoratori/pensionati = 6/6 = 1)
          La soluzione 1 porta all’estinzione della società, in quanto man mano che i lavoratori vanno in pensione ci saranno alla fine 0 lavoratori e 10 pensionati, per cui nessuno produce, e tutti muoiono di fame.
          Le soluzioni 2 e 3 importano beni e lavoro dall’estero: per fare ciò occorre avere risorse interne richieste per pagare le importazioni (risorse tipo petrolio, oro, e cose del genere), oppure beni vari (auto, vestiti, ecc.) da poter esportare in modo da ricevere i soldi per pagare le importazioni. Ma come si possono esportare i beni se non si è in grado nemmeno di produrli per soddisfare il fabbisogno di 10 persone?
          Conclusione: occorre adottare la Soluzione 1, facendo nascere più bambini oppure facendo lavorare le macchine, ma in modo tale che le macchine riescano a mantenere i pensionati dando loro i soldi per comprare i beni prodotti dalle macchine stesse. Se le macchine non versassero i contributi, i pensionati non potrebbero essere pagati e quindi non potrebbero acquistare i beni prodotti dalle macchine, per cui le macchine produrrebbero sempre di meno e si arriverebbe all’estinzione della società.
          La soluzione che il Governo adotta per evitare il collasso della società è quella, in assenza di nuovi lavoratori (perché non ci sono bambini), di fa restare sempre più a lungo a lavoro i lavoratori che ci sono.
          A mio avviso, ci vuole meno tempo per far versare i contributi alle macchine, piuttosto che far nascere bambini che diventeranno col tempo lavoratori che serviranno per pagare le pensioni ai pensionati che vivono sempre più a lungo.
          Perciò, in definitiva, per non essere fuorviati, occorre pensare in termini reali di persone fisiche (lavoratori/pensionati) piuttosto che in termini nominali (“euro versati con contributi” / “euro per pagare le pensioni”).
          Il mio punto di vista è il seguente: rapporto (lavoratori + robot) / pensionati, dove i lavoratori robot sono trattati allo stesso modo fiscale con cui vengono trattati i lavoratori umani in quanto i robot fanno lo stesso lavoro degli umani.
          Quando si dice che “non ci sono soldi per pagare le pensioni” si usa un’espressione sintetica per far capire a tutti che non si può andare in pensione, senza stare lì a fare ragionamenti come il mio che comunque non verrebbe accettato perché il ritornello di risposta è sempre lo stesso: “se si vuole, i soldi si trovano. È solo una questione di volontà politica”.
          E si ricomincia daccapo.

    3. È quello che vi dico da molto tempo
      Comunque la sua proposta porterebbe a far scappare ancora di più le aziende all’estero e aumenterebbe ancora di più la disoccupazione perché i datori di lavoro non hanno nessuna intenzione di rinunciare a parte dei profitti

      1. Sig. Franco Calabrese, ho pensato anche io (e non solo io) a quello che pensa lei, e cioè che le imprese potrebbero essere disincentivate a rimanere in Italia e incentivate a ricollocarsi all’estero.

        Il documento citato nell’articolo “A Tax on Robots?” della ricercatrice Germana Bottone riporta a pag. 2: “the conclusion of this paper is that, if we agree upon the convenience to introduce a robot tax, a global effort is required to include this topic in the international agreements already in place to fight global tax competition”.

        Mia traduzione: “la conclusione di questo documento è che, se siamo d’accordo sulla convenienza di introdurre una tassa sui robot, è necessario uno sforzo globale per includere questo argomento negli accordi internazionali già in atto per combattere la concorrenza fiscale globale”.

        Ma io ho studiato una soluzione che farebbe restare le aziende in Italia anche senza ricorrere ad un accordo globale.

        1. L’Italia (o meglio i nostri politici) non saranno mai e poi mai contro le aziende che invece di contribuire chiedono denaro ( nostro) allo stato

  13. Insomma ci si arrampica sui vetri …. insomma tranquillizzare le persone che anche chi ha versato per una vita in cambio avra’ mazzate sui denti….

      1. Dati, cifre, diagrammi… servono in fondo in fondo per giustificare che il sistema pensionistico non regge e non reggera’ in futuro, per cui e’ una sorta di giustificazione nei riguardi di tutti i lavoratori che dopo una vita di lavoro si troveranno quasi in miseria….

        1. Sig. Max, le considerazioni che lei legge nell’articolo sono delle fotografie della realtà sociale. Se lei clicca sui vari link, potrà rendersi conto della trasformazione digitale cui sta andando incontro la nostra società.

          È vero che i governanti (tutti i governanti, siano essi del centrodestra che del centrosinistra) usano dati, cifre per giustificare che il sistema pensionistico non regge. Ricorrendo ai robot, quei dati (denatalità) e cifre (contributi) possono essere cambiati, e si può dimostrare che il sistema pensionistico può reggere.

          Per quanto riguarda il tranquillizzare le persone, a me pare che lo facciano molto bene il Ministro Salvini e l’On. Durigon.

          1. Salvini e Durigon mi hanno così tranquillizzato che se li incontro per strada li abbraccio “calorosamente “

          2. ..gli ultimi nomi che fa, sarebbe buona cosa neppure piu’ citarli:anche se penso che a breve saranno messi ai margini di quella forza politica.

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