Pensioni 2024, l’editoriale: cosa aspettarsi per quest’anno?

È appena terminato l’anno che sul tema delle pensioni è stato il peggiore dai tempi dell’istituzione della legge Fornero e già sui giornali e nelle Tv si parla di cosa ci dobbiamo aspettare in questo 2024 su un capitolo, quello previdenziale, così importante per la vita dei cittadini.

Riforma Pensioni 2024, peggioramento per quota 103 e altre uscite

Come ampiamente previsto nel corso della stringata discussione parlamentare è stato votato solamente il corposo emendamento della maggioranza e nessuno dell’opposizione per cui non è stata messa una pezza ai peggioramenti decisi da un Governo che non ha rispettato quelle che erano le promesse fatte in campagna elettorale e che avevano permesso loro di vincere a mani basse le elezioni.

Notevoli sono stati i peggioramenti rispetto all’anno precedente rappresentati soprattutto dalla Quota 103 fortemente penalizzata con l’intero calcolo dell’assegno effettuato col metodo contributivo, l’aumento delle finestre d’uscita di quattro mesi per i dipendenti privati e di tre per quelli pubblici, il non poter percepire fino a 67 anni l’importo di pensione eccedente i 2.394 € lordi, sull’Ape Sociale l’aumento di 5 mesi per potervi accedere, l’incumulabilità dei trattamenti con redditi di lavoro autonomo e dipendente ad accezione di lavoro autonomo occasionale fino a 5.000 € e soprattutto la soppressione delle categorie di attività rischiose aggiunte nel 2021, su Opzione Donna l’aumento di un anno per accedervi mantenendo le tre categorie svantaggiate, sulla pensione solamente contributiva per chi ha cominciato a versare dal 1/1/1996 l’aggiunta di tre mesi della finestra mobile e infine, ma non meno importante, il taglio sulla parte retributiva di oltre 700.000 dipendenti pubblici (sanitari, dipendenti di enti locali, docenti di scuola dell’infanzia e scuola primaria parificate e ufficiali giudiziari) e aumento delle finestre d’uscita di un mese nel 2025, due mesi nel 2026, quattro mesi nel 2027 e sei mesi a partire dal 2028.

Pensioni anticipate ultime novità: cosa farà il governo nel 2024?

L’intendimento del Governo ribadito più volte è quello di mettere mano alla riforma previdenziale entro il termine della legislatura per cui anche in questo 2024 pochi saranno i provvedimenti che saranno approvati. La volontà dell’Esecutivo di procrastinare di altri uno/due anni la riforma sulle pensioni in attesa di tempi migliori sul fronte economico la considero completamente sbagliata perché non è assolutamente detto che in futuro il PIL schizzerà a livelli record e perché anche a causa del nuovo patto di stabilità e di crescita le cui linee guida sono state recentemente approvate e che entrerà in vigore nel 2025 l’Azienda Italia non potrà più effettuare manovre a debito, per cui si necessità l’occorrenza di intervenire subito almeno per quanto riguarda la flessibilità in uscita, la pensione di garanzia per giovani e donne e una implementazione della previdenza complementare.

Provvedimenti che il Governo aveva già promesso di attuare lo scorso anno e che saranno, probabilmente, introdotti dall’anno 2025 ma che, per quanto riguarda la flessibilità in uscita saranno a carico delle lavoratrici e dei lavoratori che in cambio di un’uscita anticipata saranno costretti ad accettare il calcolo completamente contributivo. Sarà confermata la legge Fornero che come indicato nella NAdef “ha migliorato in modo significativo la sostenibilità del sistema nel medio-lungo periodo garantendo una maggior equità tra le generazioni”.

Riguardo, infine, all’interessante dibattito di questi giorni su questo portale su quanto affermato da Claudio Maria Perfetto sulla necessità di tassare robot e intelligenza artificiale per coprire i contributi mancanti e riallineare un sistema previdenziale che a causa della natalità, dell’invecchiamento della popolazione e appunto dalle macchine e dell’intelligenza artificiale che sempre più sostituiranno l’uomo in tutta una serie di attività lavorative produrrà minore gettito previdenziale, la ritengo condivisibile in astratto ma difficilmente realizzabile in solido perché le aziende si opporrebbero strenuamente e molto difficilmente sarebbero disposte a pagare ulteriori contribuiti oltre a quelli già previsti e soprattutto non realizzabile nei tempi stretti di cui necessita la riforma se solo si riflette sul fatto che sono oltre venti gli anni di cui si parla di provvedimenti necessari ma mai realizzati come per esempio la separazione tra assistenza e previdenza, la riclassificazione del catasto urbano o una seria lotta all’evasione fiscale cominciando dal famoso “contrasto di interessi” che farebbe immediatamente incassare all’Erario oltre trenta miliardi di euro l’anno.

44 commenti su “Pensioni 2024, l’editoriale: cosa aspettarsi per quest’anno?

  1. Come tutte le visioni innovative, la tesi del dott. Perfetto si presta a tanti ‘ma…’ da parte dei più scettici;
    ‘….ma’ a mio avviso, se adeguatamente sviluppata, potrebbe funzionare!

    Professionalmente mi occupo di progetti di ‘Digital Transformation’ ed RPA (Robotic Process Automation), ovvero l’integrazione della robotica nei processi aziendali. Vorrei quindi fare alcune considerazioni sul tema:

    A) Panorama e scenari:

    Come già sottolineato in un mio precedente post, purtroppo la grande azienda industriale italiana è completamente scomparsa dal panorama nazionale e internazionale.

    In una scala di paragone globale possiamo dire che settori quali Automotive, Metalmeccanico, Farmaceutico, Chimico, High Tech, Fashion, a parte qualche nicchia esclusiva, in Italia sono praticamente scomparsi poiché o hanno chiuso o hanno ceduto il controllo a investitori internazionali; quindi sono già delocalizzate e comunque sarebbero fuori già dall’obiettivo IRAUT.

    Le uniche grandi aziende multinazionali rimaste a ‘controllo’ italiano sono nel settore Food/Pasta/Dolciario/caffè/Arredamento poiché, nonostante i cambi generazionali, l’origine della proprietà familiare ha resistito (per ora) alle ‘lusinghe delle sirene’ internazionali.

    Attualmente, nello scenario internazionale il tessuto industriale italiano è caratterizzato da piccole-medie aziende altamente qualificate, e che per vari motivi, mantengono la produzione in Italia.

    Quindi al momento e in prospettiva esiste un substrato industriale favorevole all’applicazione della IRAUT, purché la politica sappia applicare condizioni favorevoli al loro sviluppo.

    In complementarietà al settore industriale/commerciale, un campo pressoché inesplorato dal quale si potrebbe prevedere una maggiore entrata economica potrebbe essere quello del turismo e arte/cultura. Oltretutto questo patrimonio non sarebbe delocalizzabile.

    B) Condizioni di applicazione dell’IRAUT:

    L’accettazione di una eventuale applicazione dell’imposta IRAUT dipende da come si propone la bilancia dei vantaggi/svantaggi per gli industriali o altri soggetti sulla quale grava.

    Se in contrapposizione al pagamento dell’imposta IRAUT venissero poste condizioni maggiormente gravose, una imposta sui robots sarebbe sicuramente recepita con maggior tolleranza. D’altronde lo stiamo dicendo anche noi in questo sito, dopo anni di contestazione alla legge Fornero, oggi imploriamo che non venga toccata, poiché sappiamo che potrebbe anche andarci peggio!

    Un possibile esempio potrebbe essere rappresentato dai tanti fondi straordinari ed agevolazioni finanziarie che Regioni-Stato-Europa destinano alle aziende che oggi decidono di investire nella trasformazione digitale e l’ammodernamento degli impianti. L’imposta IRAUT potrebbe divenire obbligatoria proprio a scomputo di questi fondi agevolati e/o avere un impatto positivo sull’ super-ammortamento cespiti delle aziende. Stesso discorso per gli istituti di credito e assicurazioni.

    Considerate che la robotizzazione degli impianti e dei processi nonché la futura applicazione dell’AI sarà un percorso obbligatorio per le aziende che vorranno rimanere competitive sul mercato.

    C) Il problema politico

    Credo che l’ostacolo maggiore potrebbe essere rappresentato dallo scarso livello della nostra classe politica attuale a 360 gradi, quindi di qualsiasi partito.

    Avere un approccio politico lungimirante prevede avere delle idee (un tempo ideologie) e saperle perseguire in una programmazione sociale-economica a lungo termine, cosa che questi partiti e politici non si possono permettere, sia per una questione di consenso, sia perché oltre alla mancanza di idee, non hanno lo spessore intellettuale, culturale, etico per comprendere la portata innovativa della tesi che dott. Perfetto espone.

    Certamente non saremo noi post-sessantenni a trarre i benefici di una tale rivoluzione, ma credo che, pur quasi alla fine del nostro percorso, valga comunque la pena un nostro impegno politico e sociale affinché i nostri figli e le nuove generazioni possano godere di un futuro e di una giustizia sociale migliore di quella che gli hanno lasciato le nostre generazioni.

    Ovviamente i vari temi dell’applicazione IRAUT andrebbero esplosi e analizzati nel dettaglio, ma viste le polche alternative, credo non sarebbe tempo perso provarci.

    Ringrazio,
    Cordialmente

    1. Sig. MG, il suo commento meriterebbe una visibilità da “prima pagina”. Mi domando se la Redazione di Pensionipertutti avrà in programma di farlo, così come a volte accade con i commenti dei vari lettori.

      Il suo è un commento di elevato valore in termini di contenuti, di esposizione, ma soprattutto perché espresso da un professionista nel campo della robotica.

      Nell’ormai lontano 1980 lavoravo nell’ICT in Enidata, una società del Gruppo ENI, che erogava servizi informatici a tutte le società dell’ENI (Agip Petroli, Snam, Snamprogetti, ecc.). In quegli anni cominciavano ad essere presenti robot che gestivano il montaggio e lo smontaggio dei nastri sollevando gli operatori di sistema da questo compito. Io ero “l’uomo Mass Storage”, ovvero il sistemista che si occupava della gestione di un robot che gestiva appunto il montaggio e lo smontaggio di nastri (a titolo puramente informativo sto parlando della macchina IBM 3850 dove una robot che scorreva su un binario, più che montare e smontare nastri, svolgeva e riavvolgeva nastri contenuti in cartucce collocate in cellette simili a quelle delle api).

      Si sono poi diffusi software chiamati “Autoperator” (Operatore Automatico) che svolgevano operazioni di controllo sui processi elaborativi al posto degli operatori umani. Si sono poi diffusi software chiamati “Schedulatori Automatici” che svolgevano operazioni di schedulazione delle attività elaborative al posto degli schedulatori umani.

      Ho voluto fare questa premessa che mi ha visto attore primario, perché l’automazione da “fattore di produzione di nicchia” (solo in campo ICT) sta progressivamente divenendo “fattore di produzione di massa” (pressoché in tutti i settori di produzione, sia di beni che di servizi). E ciò potrebbe comportare gravi squilibri sul mercato del lavoro con gravi ripercussioni sulle pensioni.

      Vengo finalmente al punto che volevo sviscerare.

      In economia il salario è legato alla produttività, che viene definita come la quantità di beni prodotta nell’unità di tempo. La produttività di un robot è enormemente superiore a quella di un essere umano. Se il robot ha “salario” zero, ci sarà un dumping dei salari, una diminuzione dei salari.

      Non mi riferisco solo alle professioni non specialistiche, ma anche a professioni di carattere specialistico. Per fare un esempio, se oggi i programmi software vengono scritti da programmatori umani, domani tali programmi verranno scritti da sistemi basati sulla Intelligenza Artificiale.

      Conseguenza: camerieri, baristi, infermieri, operatori sanitari, programmatori, giornalisti, guide turistiche, farmacisti, e tanti altri professionisti che sono in cerca di lavoro si troverebbero a dover competere con robot e sistemi di Intelligenza Artificiale, e pur di lavorare sarebbero costretti ad accettare il “salario che prenderebbe” il robot. Ma qual è il salario del robot? Zero!

      Va da sé che, se si verificasse una diminuzione degli importi salariali, anche i contributi ne soffrirebbero e andare in pensione diventerebbe un miraggio.

      La preoccupazione che ho appena espressa è stata già avanzata nella Proposta di Legge PdL 4621 del 3 agosto 2017 d’iniziativa dei deputati Pastorelli, Locatelli, Marzano dal titolo «Agevolazioni fiscali per l’impiego di sistemi di intelligenza artificiale nella produzione dei beni» in cui si fa
      presente, testualmente, che: «l’utilizzo di sistemi di intelligenza artificiale, unito ai costanti progressi nella robotica, ci pone di fronte a un concreto rischio di obsolescenza della forza lavoro umana [omissis]. L’impiego massiccio dei robot può, infatti, creare un’improvvisa e incontrollata contrazione della domanda di forza lavoro umano in ampi settori dell’industria e a farne le spese sarebbero, ovviamente, solo i lavoratori, i quali non potrebbero competere affatto con i sistemi produttivi robotizzati”.

      La PdL 4621 del 3 agosto 2017 propone: “la presente proposta di legge interviene, infatti, sull’imposta sul reddito delle società (IRES) aumentando di un punto percentuale l’aliquota qualora l’attività produttiva sia realizzata e gestita direttamente da macchine intelligenti. La disposizione non tocca, quindi, il semplice automa-strumento (azionato dall’operaio), ma tutti quei sistemi intelligenti che gestiscono in autonomia l’intero processo produttivo senza alcuna interferenza dell’uomo”.

      Concludo evidenziando che una base di discussione c’è già. Occorre verificare se sia più opportuno tassare il reddito dell’impresa (IRES) prodotto dall’automa, o se applicare un’imposta (IRAUT) al reddito dell’automa che produce il reddito dell’impresa.

      In sintesi: tassare la ricchezza o la tecnologia?

      1. Lo avevo in programma, nella speranza che il Signor MG sia d’accordo, ma credo di sì avendo reso il commento pubblico.

      1. Colgo l’occasione per concordare e dire che il problema più grosso dell’Italia sono da decenni le persone ai vertici. In italia per accedere ai vertici della politica e della PA conta solo la fedeltà di bandiera. Se hai competenze tanto meglio ma solo per far passare meglio quanto impartito dai decisori. Tutti si muovt in una logica di bandiera e i risultati finanziari e istituzionali sono coerenti e lì vediamo tutti.

    2. Caro MG e caro Perfetto dite cose interessanti ma come già accennato nell’ editoriale è la classe politica assolutamente scarsa il vero problema. Ma pensate veramente che un governo con ministri indagati, sottosegretari pure e con onorevoli che portano armi a capodanno e con la recentissima intervista di Durigon sulle pensioni e quota 41e una campagna elettorale perenne si possa parlare nel 2024 di tassare robot e intelligenza artificiale ?
      Ne dubito fortemente. Forse se ne potrà parlare seriamente nel 2030.
      Un caro saluto

      1. Vede, Mauro Marino, io non conto sulla classe politica, sulla loro capacità o volontà di fare ciò che sarebbe giusto o equo fare.

        In un’intervista, il Premio Nobel per l’Economia Joseph Stiglitz ha dichiarato che il Governo Meloni ha un problema “di mancanza di competenza. Ne ho già parlato: qualunque sia la filosofia politica di questo governo, c’è il timore che le persone alla guida non siano di grande esperienza, che la qualità delle scelte non sia all’altezza”.

        Trovo che il giudizio di Stiglitz sul Governo Meloni sia alquanto severo e, forse, poco meritato.

        Il Governo Draghi (febbraio 2021 – luglio 2022) ha forse saputo fare di meglio?

        Nelle Legge di Bilancio per l’anno finanziario 2022 (Legge 30 dicembre 2021, N° 232), presentata dal Ministro dell’Economia e delle Finanze Daniele Franco (Governo Draghi), all’Art 1. (Norme in materia di entrata e di spesa), al comma 253 si legge: “Al fine di promuovere interventi diretti a salvaguardare l’occupazione e assicurare la continuità all’esercizio delle attività imprenditoriali, alle società cooperative che si costituiscono, a decorrere dal 1°gennaio 2022 [omissis] è riconosciuto, per un periodo massimo di ventiquattro mesi dalla data della costituzione della cooperativa, l’esonero dal versamento del 100 per cento dei complessivi contributi previdenziali a carico dei datori di lavoro”.

        Se i datori di lavoro o i lavoratori non versano i contributi previdenziali, sarà lo Stato a versali per conto loro, attingendo o alla fiscalità generale o al surplus contributivo.

        La domanda sorge spontanea: come si può allargare la platea dei pensionati se i contributi per finanziare le pensioni non vengono versati dai lavoratori e dalle imprese, ma vengono invece versati dallo Stato ricorrendo ad artifici finanziari che di fatto drenano risorse per le nuove pensioni?

        Chiudo subito una parentesi che si potrebbe aprire: lasciamo fuori l’idea di recuperare risorse (35 miliardi di euro) dall’evasione contributiva. Il Governo metterebbe subito in pista la questione delle poche nascite e dell’invecchiamento della popolazione. Quindi è su questi punti che occorre trovare la soluzione. I robot e l’Intelligenza Artificiale sono la soluzione alle poche nascite e all’invecchiamento della popolazione.

        Io non esprimo giudizi sui Governi (fanno bene o fatto male). Attraverso la decontribuzione, i Governi possono voler scegliere a loro giudizio di favorire l’aumento dei salari (Governo Meloni) oppure salvaguardare l’occupazione assicurando la continuità all’esercizio delle attività imprenditoriali (Governo Draghi). Cosa tutelare è una loro scelta.

        Sostengo, invece, che ciò che guida la scelta dei Governi sono gli eventi (es., l’inflazione, oppure la disoccupazione). Il Governo Meloni si è mosso sotto la spinta degli effetti dell’inflazione (quindi occorre salvaguardare il potere di acquisto dei salari a discapito dell’aumento della platea dei pensionati); il Governo Draghi si è mosso sotto la spinta degli effetti della disoccupazione (quindi occorre tutelare l’occupazione tutelando le attività imprenditoriali a scapito dell’aumento della platea dei pensionati).

        Io non penso affatto che i Governi, di qualsiasi coalizione, di Centrodestra o di Centrosinistra, possano arrivare ad elaborare di propria volontà una legge che tassi robot e intelligenza artificiale. La legge di Bilancio (e questa è la mia opinione) la fa sì il Governo, ma sotto dettatura degli eventi.

        Vado verso la conclusione.

        Quando il Governo dovrà affrontare la crescita dei disoccupati causata dalla sostituzione dei lavoratori con robot e intelligenza artificiale, per cui da un lato si dovrà pagare l’indennità di disoccupazione e dall’altro diminuiranno i versamenti contributivi; quando, cioè, le spese aumenteranno e le entrate diminuiranno, e non si potrà attingere né alla fiscalità generale né al surplus contributivo, la Legge di Bilancio che verrà presentata dal Ministro dell’Economia e delle Finanze che sarà in carica, riporterà all’Art 1. (Norme in materia di entrata e di spesa), comma xyz la dicitura relativa al versamento della tassa su robot e intelligenza artificiale.

        Di questo, forse, se ne potrà parlare seriamente nel 2030. Al livello di conoscenza in cui mi trovo oggi sono solo in grado di prevedere gli eventi (ci saranno più robot e meno lavoratori). Per prevedere quando gli eventi accadranno (2026? 2028? 2030?), occorre accedere ad un livello di conoscenza superiore. Magari con modelli predittivi più raffinati che altri potranno sviluppare sulla scia dei miei studi.

        1. Caro Claudio Maria,
          approfitto del portale per risponderti pubblicamente. Ti do del tu perché, anche se non ci siamo mai visti, interloquiamo spesso su Pensioni per Tutti con i nostri contributi. Ho pensato molto a quello che proponi e sono d’accordo che le proprie idee non possono essere condizionate dai vari governi che si succedono. Se si ha un’idea bisogna perseguirla indipendentemente da chi ci governa. Mi hai convinto. Cerca di proporre, come hai già fatto ma anche se possibile in modo ancora più incisivo, le tue giuste osservazioni, perché possano infrangere il muro di indifferenza che esiste sull’argomento. Per quanto mi riguarda cercherò, per quanto mi è possibile di proporre queste tue convinzioni, che anch’io ho fatto mie, nei miei articoli e nelle mie interviste TV.
          Ti saluto caramente e ti invito a mollare.
          Con stima ed amicizia

          Mauro Marino

          1. Bellissimo Mauro leggere queste tue parole di stima nei confronti del Dott. Perfetto, sono davvero contenta quanbdo il portale riesce anchre a fare ‘rete’ tra persone talentuose, chissà che unendo le forze!!

  2. In prima pagina sulla Repubblica di oggi. Durigon: Sulle pensioni cancellare la legge Fornero costa troppo.
    Ecco, perdete ogni speranza… Perché non viene a spiegarci tutte le panzane che hanno raccontato?

  3. Tassare le macchine robot credo sia impossibile da attuare anche se intuitiva.Come credo che ormai non ci sia più nulla da sperare per il futuro prossimo.Spero,personalmente,di riuscire ad andare in pensione almeno con i 67.Fac59

    1. Sig. Marco, io ho cancellato dalla mia mente la parola “impossibile”.
      L’ho cancellata quando mi sono reso conto della seguente verità: “Non saprai mai fin dove potrai arrivare, fino a quando non ci avrai provato”.

  4. Ora mi raccomando eh ….. continuate a votarli dopo tutte le promesse e gli inganni fatti- ormai non ci resta che pregare che non tocchino pure la fornero – e chi lo avrebbe immaginato! Ma questi son capaci di tutto e i matti che li hanno votati…… son capaci di rifarlo- e i sindacati in tutto questo….. che fine hanno fatto? Silenzio tombale!!!! E che ci aspettavamo da questi qua !!!!! Questo ci meritiamo……. altro da dire non c’è!

  5. Dott.Marino, dott.Perfetto, qualcuno riesce a spiegare com’è che nonostante i soldi risparmiati in seguito al covid, nonostante l’occupazione sia livelli record e di conseguenza anche i contributi versati da noi lavoratori, si continui a dire che non ci sono coperture per allargare il fronte pensioni?
    Grazie mille per la disponibilità e la competenza

    1. Beh, i soldi risparmiati dal 2011 con la legge Fornero sono molti ma molti di più. C’è da chiedersi come mai da quella data in poi nulla è stato fatto in materia, tranne la contestatissima quota 100. Saluti a tutti i lettori e gestori del sito.

    2. Sig. Mimmosessanta, dal momento che mi chiama in causa, proverò a rispondere alla sua domanda. Quello che le dirò è frutto delle mie analisi sui documenti relativi al bilancio dell’INPS. Non essendo io un esperto di bilancio, tali documenti sono per me di difficile lettura, ma provo a coglierne l’essenziale.

      BILANCIO INPS.

      Nel Rapporto Annuale di Settembre 2023 dell’INPS si legge:

      1) Capitolo “Pensionati INPS al 31 dicembre 2022” (pag. 143): “Al 31 dicembre 2022 i pensionati sono circa 16,1 milioni, di cui 7,8 milioni di maschi e 8,3 milioni di femmine. L’importo lordo delle pensioni complessivamente erogate è di 322 miliardi di euro”;

      2) Paragrafo “5.2.1.2 Entrate Contributive” (pag. 427): “Nella gestione di competenza, sono risultate pari a 256.138 mln, con un aumento di 19.245 mln (+8,1%) rispetto al dato accertato nell’esercizio precedente (236.893 mln). Tale crescita è in gran parte ascrivibile all’andamento del quadro macroeconomico che presenta un incremento della massa retributiva pari a +7,4% per l’intera economia quale effetto congiunto dell’andamento occupazionale alle dipendenze e dello sviluppo delle retribuzioni individuali”.

      MIE CONSIDERAZIONI SUL BILANCIO INPS

      a) L’importo lordo delle pensioni erogate nel 2022 è di 322 miliardi di euro, mentre i pensionati sono 16,1 milioni. Stando su valori medi, possiamo dire che ciascun pensionato riceve 20.000 euro lorde (dato dal rapporto 322 miliardi/16,1 milioni). Nota: il valore medio della pensione lorda annuale della maggior parte dei pensionati si aggira intorno a 15.000 euro. Ma, per ragioni di semplicità, continuiamo a considerare la media aritmetica);

      b) Ad una pensione lorda annuale tra 15.000 e 20.000 viene applicata una ritenuta di circa il 24%;

      c) Se su 20.000 euro lorde viene applicata una tassazione del 24%, vuol dire che viene applicata una ritenuta di circa 4.800 euro che, moltiplicati per 16,1 milioni di pensionati, danno origine a 77 miliardi di euro;

      d) La spesa effettiva netta per le pensioni è dunque di 245 miliardi (dato da 322-77);

      e) Le entrate contributive sono state 256 miliardi (vedi punto 2 sopra), per cui in ambito pensionistico si registra un avanzo pari a 11 miliardi (dato da 256-245).

      CONCLUSIONE 1.

      Sig. Mimmosessanta, doveri ringraziarla per avermi indotto a fare un tale esercizio.

      Ciò mi spinge a rettificare un’osservazione che avevo riportato in un commento indirizzato in risposta al commento della sig.ra Teodora Moira in merito al welfare (commento non ancora pubblicato nel momento in cui scrivo). In quella mia risposta avevo affermato che i 10 miliardi che servono per il taglio del cuneo fiscale-contributivo venivano prelevati dalla fiscalità generale e quindi riducendo il welfare.

      Avevo affermato che in parte è l’Assistenza a finanziare le Pensioni. Alla luce di queste nuove considerazioni fatte, rettifico l’affermazione che è l’Assistenza a finanziare le Pensioni.

      Se il mio ragionamento è corretto e se i miei calcoli sono corretti, il surplus di 11 miliardi per il pagamento delle pensioni correnti sono serviti per calmierare il mancato versamento dei contributi dei lavoratori che hanno goduto del taglio del cuneo fiscale-contributivo.

      In altre parole, gli 11 miliardi sono serviti per permettere a diversi milioni di lavoratori di versare i contributi per totali 10 miliardi senza avere l’onere diretto di versarli. Questo spiega anche perché tale misura è valida solo per il 2024. Non è detto che nel 2024 ci sia un nuovo surplus di cui godere nel 2025.

      In pratica, è come se i lavoratori, non versando i contributi, avessero anticipato il prelievo di una propria quota pensionistica, ma questo prelievo anticipato ritarda la loro uscita dal lavoro.

      CONCLUSIONE 2.

      Sig. Mimmosessanta, non ci sono coperture per allargare il fronte pensioni perché tali coperture servono per aumentare i salari dei lavoratori. Questo beneficio salariale di cui molti lavoratori hanno goduto ritarda il pensionamento dei lavoratori stessi (per lo meno il pensionamento dei lavoratori più anziani).

      CONCLUSIONE 3.

      Sarebbe oltremodo interessante, nell’ottica di trasparenza verso i lavoratori stessi, domandare al Ministro dell’Economia e delle Finanze Giancarlo Giorgetti in che modo sono stati recuperati i 10 miliardi per il taglio del cuneo fiscale-contributivo a favore dei lavoratori.

      1. Insomma, non ci sono soldi perché bisogna prorogare il taglio del cuneo fiscale per quest’anno. Alcuni milioni di lavoratori si sarebbero seccati moltissimo di avere uno stipendio più basso. Grazie degli interessantissimi dettagli.

    3. debito pubblico; l’italia si regge facendo debiti; con questi debiti si pagano stipendi e pensioni; grandi investitori stranieri finanziano il nostro debito e vogliono gli interessi; Giorgetti ha detto: devo pensare come vendere il nostro debito pubblico; chi governa dice: vista la denatalità tengo la gente a lavorare di più; il dott. perfetto, nel suo ultimo editoriale invece dice: tassiamo le macchine, facciamo andare in pensione i vecchi che a loro volta fanno i nonni e i giovani fanno famiglia e riparte la natalità; tutto questo in soldoni; speriamo in bene; saluti al dott. perfettoe ai gestori del sito

    4. Caro Mimmosessanta,
      la verità è molto semplice. Ci sono molti occupati (comunque in proporzione molti meno che in Europa e molto, molto meno donne) ma le retribuzioni sono molto molto basse (ferme da circa 20 anni) e quindi anche se i versamenti contributivi sono elevati la massa complessiva e sempre scarsa. Poi scontiamo decenni di elargizioni sulle pensioni molto generose (per esempio solo le pensioni baby sono costate oltre 250 miliardi e ancora incidono sul bilancio dello Stato per circa 7 miliardi l’anno) poi c’è stato il sistema retributivo che per chi aveva oltre 18 anni di contributi entro il 31/12/1995 è rimasto fino al 2011 con pensioni elevate che non corrispondono ai versamenti effettuati . E poi la solita questione del conto unico della previdenza e assistenza con costi spropositati di quest’ultima (in moltissimi casi frutto di situazioni anomale con benefici clienterali concessi). Poi c’è moltissima evasione contributiva con lavoratori in nero o iscritti ma con importi molto diversi dalla realtà. Poi personalmente metterei anche un tetto per esempio 5.000 euro nette alle pensioni mensili con corrispondenti ai versamenti effettuati.
      La questione è politica ma nessuno degli schieramenti vuole toccare questo argomento, per cui si continua con piccoli interventi gridando al lupo, al lupo, le pensioni costano troppo…., non ci sono soldi….

  6. Meloni se la prende sempre coi soliti… Perché non comincia a combattere seriamente l’evasione contributiva e fiscale? Perché non toglie la flat tax agli autonomi? Perché non mette un contributo di solidarietà ai pensionati retributivi puri o beby pensionati che magari sono pure in Portogallo esentasse?
    Be certo perderebbe qualche voto….

  7. Che glie frega dei voti a x o a y
    l’ importante che la gggente vada votare….
    per cui x e y possono continuare collaborare per gli obiettivi comuni

  8. Se si guardano i giornali di oggi grandi sgravi agli evasori e penalizzazioni in capo ai muli del sistema. Non è un piagnisteo ma una semplice constatazione. E chiaramente nessuno si oppone, a parte i redattori del sito.

  9. Buongiorno. Qualcuno di voi sa darmi spiegazioni sul sito INPS riguardo alla domanda della verifica requisiti ape social? Dopo vari passaggi eseguiti correttamente mi compare un rettangolino rosso.

    1. L’INPS immagino debba aggiornare le procedure interne, modificare il software di gestione, testarlo e validarlo di nuovo. Meglio attendere la circolare di dettaglio di inizio anno.

  10. Non c’è più nulla da dire, ci sarebbe molto da fare! Purtroppo, constatato che nessuna sollevazione popolare genuina c’è mai stata, solo qualche rivoluzione eterodiretta, resta solo la possibilità di maledirli eternamente ed augurar loro di tornare nella prossima vita da vermi, quali sono!

  11. La legge Fornero non verrà modificata per quanto riguarda le pensioni di vecchiaia (salvo un qualche incremento dell’età pensionabile nonostante si sia ridotta l’aspettativa di vita soprattutto per gli uomini) mentre la pensione cosiddetta anticipata Fornero (ma perché non tornare a chiamarla come in passato pensione da anzianità contributiva?) vedrà il calcolo tutto contributivo e l’allungamento ulteriore delle ignobili finestre. Solo la coraggiosa e lungimirante proposta del dott. Perfetto potrebbe in prospettiva dare speranze ai lavoratori ma necessiterebbe di un forte sostegno da parte dei sindacati e di almeno una parte della classe politica.

    1. No, matteo, sbagli; quella di vecchiaia rimarrà con piccoli incrementi a partire dal 2027 per cui calcolo 67 anni e qualche mese; l’anticipata Fornero crescerà di poco, probabilmente aumenteranno le finestre anche se l’hanno già fatto; rimarrà mista anche se si dovrà lavorare di più per prendere meno visto che gli anni di retributivo si ridurranno e aumenteranno quelli di contributivo; il tutto contributivo sarà,a mio parere, per tutte le forme anticipate rispetto alla legge fornero; io l’ho capita così; speriamo in bene; saluti a te e ai gestori del sito

  12. Peggio di così per il 2024, sul fronte pensionistico era difficile fare.. governo veramente pessimo. Per quanto concerne adesso è meglio che non fanno nulla sennò aggiungono guai a guai!
    Giù le mani dalla Fornero!

  13. Non ci aspettiamo niente per quest’anno né per i prossimi, il trucco del Governo è aspettare che, per vecchiaia, vada in pensione il grosso blocco dei boomers degli anni ’60, dopo sarà tutto più facile perché non ci saranno più quelli col sistema misto e il problema sarà risolto in automatico.

    1. C’è anche da considerare che la spesa è calcolata al lordo delle tasse (molto alte, rispetto agli altri stati europei). Al netto rimane alta, ma non è più il 17% del PIL. Il “contrasto di interessi” fa guadagnare 30 miliardi all’Erario, ma fa perdere tre milioni di voti…

  14. Editoriale ineccepibile! Peccato predichi nel deserto. Occorrerebbe una sollevazione popolazione, ma anche in questo caso stiamo sfogliando il libro dei sogni. Lor signori devono solo augurarsi che a qualcuno, prima o poi, non parta l’embolo, almeno per questa vita, renderanno conto dei loro misfatti in altro modo e , mi auguro, sarà molto peggio, per loro!

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