Pensioni 2024 l’editoriale: ma siamo ancora uno stato di diritto?

Quello che sta accadendo ai danni dei pubblici dipendenti e di cui pochi parlano su due specifiche questioni mette fortemente in dubbio quello che è (o dovrebbe essere) uno dei principi di uno Stato: la certezza del diritto. Le due questioni che sembrano far dubitare di ciò sono il ritardato pagamento del TFS, ormai diventato una comica se non fosse in realtà una tragedia, e una vertenza sugli arretrati degli stipendi che si protrae addirittura dal 1990.

Pensioni e Pagamento TFS, ritardi inaccettabili

Quello che si sta compiendo da molti anni sul pagamento del TFS è una bruttissima storia italiana che è una palese ingiustizia perpetrata nei confronti dei pubblici dipendenti che invece di essere sanata e corretta si ingarbuglia sempre di più e che considera tali lavoratori (che pure svolgono un servizio per la collettività) non solo di serie B ma addirittura di serie C.

Molti anni fa per esigenze di bilancio (!!!) si decise di differire il TFS portandolo a 15 mesi nel caso di pensionamento di vecchiaia e a 27 mesi nei casi di pensionamento anticipato, nonché di corrispondere quanto dovuto in rate annuali di 50.000 euro lordi. Quando poi furono istituite le famose “Quote” 100, 102, 103 si decise che la decorrenza di quanto dovuto non sarebbe stata dal momento di cessazione del rapporto di lavoro ma bensì da quando il lavoratore avrebbe raggiunto i requisiti del pensionamento di vecchiaia o anticipato, cosa che determinò che il pagamento viene corrisposto dopo cinque, sei, addirittura sette anni dal giorno del pensionamento e senza un euro di interessi.

Questa assurda decisione dell’Esecutivo ha provocato una serie di ricorsi al TAR che ha determinato un intervento della Corte Costituzionale per un giudizio di costituzionalità della legge. Giustamente la sentenza n. 130 del giugno del 2023 ha stabilito che il differimento della corresponsione dei TFS contrasta con il principio costituzionale della giusta retribuzione e la Corte pertanto ha intimato al legislatore di individuare i mezzi e le modalità di attuazione di un intervento riformatore per sanare tale situazione e dare anche ai pubblici dipendenti il medesimo trattamento che hanno i lavoratori privati.

È passato un anno ma da parte del Governo nulla è stato fatto, nessun provvedimento è stato approvato e né nel DEF e neppure nella NADEF vi è alcun accenno alla soluzione di tale problematica e addirittura a seguito di un DDL del M5S in Commissione Lavoro della Camera vi è stato il “parere contrario” da parte della Ragioneria Generale dello Stato alla riduzione dei tempi di erogazione del TFS ai pubblici dipendenti perché essa determina effetti peggiorativi sui saldi di finanza pubblica e che ha quantificato per il solo 2024 in 3,8 miliardi di euro. In pratica per la solita carenza di fondi viene stoppato un provvedimento che poteva dare equità ai lavoratori. In più si sono inventati un anticipo fino a 45.000 euro con un interesse dell’1% annuo erogato dall’INPS che però ha terminato i fondi e in alternativa si può accedere ad un prestito bancario con interessi tra il 3 e il 4% annui per ottenere subito quanto spettante. In pratica il lavoratore dovrebbe pagare migliaia di euro di interessi alle Banche su dei soldi propri.

Vertenza su arretrati degli stipendi si protrae dal 1990

L’altra questione è vecchia di 34 anni e riguarda i dipendenti pubblici delle Funzioni Centrali (ministeri, tribunali, agenzie fiscali ecc.) e il Comparto della Difesa e Sicurezza. Ricordiamo che nel 1990 il rapporto di lavoro nel pubblico impiego era regolato dal diritto pubblico con l’ultimo contratto applicato di cui al DPR 44/1990. Questo prevedeva il blocco dell’anzianità entro il 31/12/1990 e pertanto dal1/1/1991 i dipendenti non si sono visti riconoscere più gli aumenti legati all’anzianità anche se il successivo DL 29/1993 che privatizzò il rapporto di lavoro dei pubblici dipendenti entrò in vigore dal 1/1/1994 e pertanto il bocco doveva partire da tale data. Questa palese ingiustizia determinò una serie di ricorsi non più inoltrati alla magistratura amministrativa ma bensì a quella civile con esiti sempre favorevoli ai pubblici dipendenti. Per bloccare i continui contenziosi in cui lo Stato era soccombente il Governo invece di dare ragione ai dipendenti e dar decorrere il blocco dal 1/1/1994 con la legge finanziaria del 2001 approvò una norma che escludeva i benefici fino al 1993 riservandoli solo ai dipendenti che avessero maturato il diritto entro il 31/12/1990. Una questione mai risolta che è stata decisa definitivamente dalla Corte Costituzionale che con sentenza n.4/2024 ha dichiarato l’illegittimità costituzionale di quell’articolo 51 della Finanziaria 2001 e che riconosce ai pubblici dipendenti il diritto negato con la possibilità di ottenere fino a 34 anni di arretrarti già maturati, oltre che, ovviamente, pensioni più elevate.

Questo in teoria perché, adesso, è necessario comprendere in quale modo questa sentenza possa essere recepita. In teoria dopo una pronuncia della Corte sarebbe poi necessario un intervento di legge che recepisca il parere espresso, ma considerando quanto successo con la sentenza sopra citata relativa al TFS non è detto che ciò avvenga. Molto probabilmente questa sentenza andrà ad interessare solamente quanti avevano contestato quella norma con un ricorso e quelli, praticamente nessuno, che hanno ogni cinque anni interrotto i termini di prescrizione facendo alla propria amministrazione una richiesta specifica.

Quello che sarebbe giusto è che le Amministrazioni autonomamente decidessero di venire incontro ai loro dipendenti mettendoli in condizione di avere, anche se dopo moltissimi anni, quanto loro spettante, ma dubito che ciò accadrà e che si verificherà l’ennesimo caso di scarsa considerazione e trascuratezza da parte dello Stato nei confronti dei loro dipendenti e che fa sorgere in tutti i cittadini italiani una domanda spontanea: ma l’Italia è ancora uno Stato di diritto?

26 commenti su “Pensioni 2024 l’editoriale: ma siamo ancora uno stato di diritto?

  1. Egregio Sig. Franco Giuseppe non c’è bisogno di scaldarsi, poteva specificare che il Marino in questione era l’editorialista…. purtroppo non sono così preciso come Lei .

  2. La 130/2023 è un pronunciamento ufficiale della Suprema Corte… è giusto pensare che il Presidente Mattarella imporrà presto al governo di rispettarlo senza indugio, essendo passato ormai un anno

  3. Per completare le informazioni inerenti il TFS (Buonuscita) e per rendere ancor più palese questo ingiusto trattamento, l’ingiusto trattamento si sappia che per i 219.601 dipendenti postali al 28/02/1998:
    – viene pagato coi tempi penalizzanti previsti per i Pubblici dipendenti dalla cessazione del rapporto di lavoro con Poste Spa, cioè con decenni di ritardo;
    – quell’importo stabilito allora non beneficia di alcuna forma di rivalutazione;
    – per il Legislatore è giusto che quel salario differito a cui hanno diritto tutti i lavoratori dipendenti, in questo modo, non venga rivalutato;
    – il potere d’acquisto è più che dimezzato.

  4. A proposito di mancanza di risorse e ritardi inaccettabili nella corresponsione tfs ai dipendenti pubblici…ieri sera, chi ha assistito alla puntata di Report sulla lievitazione dei costi sulle opere per le Olimpiadi invernali Milano Cortina del 2026?…Finita la trasmissione, ho dovuto finire il blister dei gastroprotettori per riuscire a prendere sonno…

  5. Visto che il governo in concreto non sta rispettando la sentenza n. 130/2023 della Corte Costituzionale a mio avviso ora dovrebbe intervenire il Presidente della Repubblica, garante primo della Costituzione

    1. Infatti. Quando vedo commenti che inneggiano in modo generalizzato al diritto di godersi la vita per i pensionati non nego che mi assale il dubbio che non siano genuini ma strumentali.

  6. Gentile Marino, questo è il suo secondo editoriale sull’argomento TFR-TFS. Le pongo educatamente due domande: Quanto tempo è passato dal suo pensionamento ? Lei ha già ricevuto la sua buonuscita ? La ringrazio per l’onesta risposta, se vorrà darmela. In seguito dovrò fare alcune considerazioni in merito, che comunque farò anche in caso di suo silenzio.

    1. Caro Franco Giuseppe non capisco cosa c’entri parlare di casi singoli quando io affronto tematiche che riguardano tutti i lavoratori. Comunque visto che ho operato sempre alla luce del sole e in maniera del tutto gratuita non mi sottraggo alle tue richieste. Sono andato in pensione il 1/7/2020 e ho ricevuto (dopo insistenti richieste) a dicembre 2023 la prima rata di quanto spettantomi. Ti dirò di più rientro anche nella seconda tipologia affrontata nell’ articolo. Avrei diritto ad oltre trent’anni di arretrati ma ho scritto l’ Editoriale sugli mancata corresponsione della R.I.A. solamente perché sollecitato da Erica Venditti.
      Non lo avrei fatto perché riguarda alcune centinaia di migliaia di lavoratori e non molti milioni come invece la questione del TFS.
      Un caro saluto

    2. Caro Franco Giuseppe, vedo che segue attentamente i commenti degli altri. No non sono in pensione perché ho 65 anni, andrò in pensione……se saro’ fortunato (e faccio i dovuti scongiuri) tra 2 anni.

      1. Non è Lei il Marino al quale rispondevo ma all’editorialista. Insomma, mettetevi d’accordo tra di voi.

  7. Manco a dirlo, il dott. Marino coglie perfettamente nel segno. Di fronte ai pronunciamenti della Consulta non recepiti dai vari governi a causa di supposta mancanza di risorse, lucidamente pone una domanda fondamentale: “ma l’Italia è ancora uno Stato di diritto?”
    La giustificazione “mancanza di risorse” è già da tempo divenuto un mantra indigeribile, messo in tutte le salse dalla politica per giustificare le “cose che non vuole fare”. Quando si calpestano i diritti, in questo caso
    vedi la questione pensioni e pagamento tfs, ci si pone su una brutta china.
    Spero vivamente che venga evitato il rischio che ci sentiamo dire da qualcuno: “sono finite le risorse, non c’è più democrazia!”.

  8. Silenzio da chi dovrebbe portare con giuste ragioni i cittadini a ribellarsi, inaudito, ti mandano in pensione a 67 anni che sei già vecchio con i tuoi acciacchi, il TFS te lo danno a 70 per pagarti i medicinali e i medici. Si invitano i giovani a fare figli ma con quale spirito? Non c’è lavoro, se c’è è a tempo determinato e in quest’ clima i giovani fuggono all’estero…..ma di cosa stiamo parlando? Si pensa a fare un inutile ponte e non si interviene su problemi che riguardano il futuro di questa nazione…. nazione che ormai è in COMA….

  9. I problemi di bilancio sono solo per qualcosa e per alcuni. Non esistono per vitalizi e loro ripristino con arretrati, per il ponte sullo stretto, per le piste di bob inutli ecc. Esistono invece per le pensioni di tutti, per il TFS di cui all’articolo, per la messa in sicurezza del territorio di cui alla specifica agenzia soppressa ecc. Stiamo per votare, spero nel pragmatismmo oltre le bandiere nella libertà di ciascino di interpretare il concetto. Di fatto siamo sempre più sudditi e meno cittadini.

  10. Questo articolo mi fa pensare che fra 10/20 anni con l’andata in pensione della generazione di noi baby boomer lo stato giustificherà i tagli esagerati alle pensioni e/o addirittura togliere questo diritto con la scusa che non ci sono abbastanza entrate e senza poter recuperare almeno i contributi versati dopo 43/45 anni di lavoro.

  11. Siamo uno stato allo sbando purtroppo..fatta la legge trovato l’inganno…solo chi è potente con grandi avvocati alla corte ottiene risultati a volte anche a discapito della collettività…per la gente comune è un continuo calvario

  12. In questo caso, e solo in questo caso, sono contento di essere stato un dipendente privato, nel mio caso ho preso il tfr nel giro di 2 mesi, però solita storia allucinante di questa Italia!

    1. Per aumentare la tua felicità faccio notare che i dipendenti pubblici hanno il TFS non il TFR. Perchè due denominazioni? Perchè il TFR sono soldi reali presenti in bilancio, il TFS è solo figurativo ma non è finanzisto fino al momento della liquidazione. Conseguenza: il dipendente privato può chiedere il suo TFR per determinate spese il dipendente pubblico no, può effettuare solo la cessione del quinto per le medesime casistiche, in pratica un prestito sia pure a tasso agevolato ma pur sempre con interessi. Giusto per completare il quadro.

  13. Stato di diritto significa rispetto delle leggi che devono essere in linea con la Costituzione. Ma visto che Mattarella dorme e la Corte pure siamo ormai alle soglie di una oligarchia di incapaci.

  14. L’ impianto di uno Stato di diritto esiste, pensare che si stia virtualmente sbriciolando fa’ venire i brividi. Tuttavia, soffermandoci solo alla materia che si discute in codesto forum e la disoccupazione giovanile, qualche dubbio potrebbe sorgere. Ai piu’ curiosi, consiglio di osservare il recente dispositivo che stravolge gli assegni pensionistici di alcune casse speciali, delle quali io faccio parte, la cpug, a fare data dal 2024. Ma, il peggio e’ il silenzio dei sindacati, su quanto appena narrato. Si spera, in una una totale e profonda riforma, a breve.

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