Pensioni anticipate 2019, ultim’ora dal Governo: quota 41 cede il passo a quota 42

Le ultime novità sulle pensioni anticipate al 9 giugno 2018 non sono delle più rincuoranti per quanti ambivano alla quota 41 per poter uscire dal mercato del lavoro senza paletti anagrafici. Se nei giorni scorsi si era infatti parlato, per voce di Alberto Brambilla, di quota 100 dai 64 anni d’età da subito  e di quota 41,5 dal 2020, ora a causa di un oggettivo problema di risorse, si vocifera che il Governo stia pensando addirittura a sostituire quota 41.5 con quota 42. Uno modo per aprire ad una misura slegata dall’età ma certamente meno onerosa per il Governo.  Le prime indiscrezioni.

Quota 41 cede il passo ad una nuova misura: la Quota 42, i dettagli

Stando alle prime indiscrezioni, dal momento che la quota 41 potrebbe essere una delle voci di spesa più onerose per la ridefinizione della Riforma Fornero, tanto che si è parlato di posticipare la misura al 2020, suscitando disapprovazione da parte dei precoci e dei quarantunisti che ambivano all’approvazione da parte del nuovo Governo della quota 41 senza se e ma da subito, si starebbe pensando ad un’alternativa maggiormente economica.

Italia Oggi, ha anticipato, che l’escamotage del Governo per consentire il ritorno ad una pensione anticipata con i soli contributi, potrebbe essere quella di aumentare gli anni di contributi versati richiesti. Un modo quello di aumentare di 1 anno, passando dunque dalla desiderata quota 41 alla quota 42 senza vincoli anagrafici, di ridimensionare la platea rendendo chiaramente più sostenibile la proposta da un punto di vista finanziario.

Quota 42 senza se e ma: la nuova proposta per i precoci e non solo

Ecco dunque in cosa dovrebbe consistere la nuova misura pensata per quanti hanno iniziato a lavorare in giovane età: non conterebbe l’età anagrafica per poter accedere alla pensione, vincolo invece imposto dalla quota 100 che porta con sé il paletto dei 64 anni, ma vedrebbe aumentare di 1 gli anni contributivi richiesti, gli stessi passerebbero dai 41 ipotizzati e sponsorizzati in campagne elettorale e nel contratto, ai 42.

Il motivo sostanzialmente di natura economica, solo riducendo gli aventi diritto, dunque offrendo la possibilità di accedere alla quiescenza ad un numero più limitato di persone, sarà forse possibile attuare una misura che sia esente dai limiti anagrafici. Allo stato attuale se tale misura fosse confermata, il guadagno nei confronti delle attuali regole Fornero sarebbero di 1 anno e 3 mesi per gli uomini, che dal 2019 dovrebbero maturare 43 anni e 3 mesi, e di solo 3 mesi per le donne, a cui basterebbero 42 anni e 3 mesi. Siamo certi che non solo il passaggio dai 41 ai 42 anni creerà malumore, ma per l’ennesima volta ad essere penalizzate saranno le donne, a cui questo Governo non sembra pensare molto. Si confida almeno che la promessa fatta sulla proroga dell’opzione donna con 57/58 anni d’età e 35 di contributi, sebbene porti con sé il ricalcolo dell’assegno contributivo ed una perdita di circa il 30% sull’assegno ultimo, possa venire confermata, in caso contrario per le donne si prevedono tempi sempre più grigi.

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