Pensioni anticipate 2021, intervista a Cosentino: ‘Incontro Governo-sindacati una farsa’
Sui temi pensioni anticipate e futura riforma pensioni si continua a discutere in ogni dove, politici, parti sociali e cittadini si confrontano, pur utilizzando mezzi diversi, su quel che sarà il post quota 100. Vi è chi aspettava con trepida attesa l’incontro tenutosi il 27 luglio tra Governo ed il Ministro del Lavoro Orlando, un incontro da cui si sperava di comprendere quali idee avesse in mente il Governo allo scadere dell’attuale misura sperimentale il 31/12/2021. La Confsal attraverso il segretario generale Margiotta aveva lamentato, attraverso un comunicato, di non aver potuto prendere parte al confronto, dedicato solo ai confederali, e confidava, avendo dalla loro una proposta da esporre, di poter essere in seguito invitati.
Vi è anche chi come Domenico Cosentino, esperto previdenziale e Presidente Associazione Fare di Più, ritiene che quell’incontro sia per i tempi che per gli esiti sia stato una semplice ‘farsa’. Abbiamo deciso di comprendere più a fondo le sue ragioni intervistandolo, anche perché nella serata di venerdì Cosentino è stato ospite su Well TV Channel nella trasmissione VOX POPULI di Pierangelo Rossi, ove si è appunto dibattuto di riforma pensioni e dell’incontro tra Governo e sindacati tenutosi il 27 luglio scorso dopo tanti mesi di solleciti. Le sue parole:
Pensioni anticipate 2021: L’intervista in esclusiva a Cosentino sul post quota 100
Pensionipertutti: Domenico Cosentino, lei è Presidente Associazione Fare di Più, come reputa l’incontro tenutosi tra Governo e sindacati, era necessario in vista della scadenza di quota 100 ed è stato utile o eccessivamente tardivo, date le problematiche in corso oggi sul fronte previdenziale?
Domenico Cosentino: L’incontro governo sindacati del 27 luglio scorso con tutto il rispetto per il governo e per i sindacati partecipanti, mi sembra che sia stata una “Farsa”.
Pensionipertutti: Per quale ragione, mi perdoni?
Domenico Cosentino: Per una ragione molto semplice: tutti, dai cittadini, alle forze sociali, ad una parte del mondo politico, sono convinti che sia necessario ragionare, intervenire, revisionare l’attuale sistema previdenziale, e tutti siamo convinti che questo sia un tema di fondamentale importanza per la vita sociale del paese parimenti come è fondamentale la discussione sugli ammortizzatori sociali, sulla sicurezza sui luoghi di lavoro.
Orbene un Governo e quindi un Ministro del lavoro nella persona del senatore Orlando che si è insediato a febbraio scorso, quindi sei mesi fa, trova solo il 27 luglio ripeto il 27 luglio il tempo, ma soprattutto, permettetemi, la volontà di organizzare un incontro con le parti sociali. Anzi, mi correggo, un incontro con i soli sindacati confederali. E a voi convince? A me francamente no! Mi dà l’impressione sia stato dato il contentino, una riunione al solo scopo di acquietare gli animi. Questo incontro mi ricorda un po’ l’ultimo incontro con gli studenti pre chiusura scolastica dove l’insegnante assegna agli alunni i compiti per l’estate con la raccomandazione ‘studiate ragazzi’.
Pensionipertutti: Quindi a suo avviso è stato inutile?
Domenico Cosentino: Ma guardi non vorrei essere disfattista, ma da quanto ho avuto modo di leggere relativamente alle dichiarazioni dei leader sindacali l’incontro pare sia stato poco interlocutorio ma più una sorta di monologo ove i sindacati si sono visti impegnati ad illustrare le proposte, tra l’altra già conosciute dal Ministro poiché misure al centro della discussione pubblica. Il Ministro dalla sua pare abbia ascoltato, senza non solo esporsi al riguardo, ma senza formulare proposte, limitandosi ad un ‘prendo atto, ci rivediamo a settembre’. Ora io mi chiedo 6 mesi di attesa per un ‘ci rivediamo a settembre’, ma allora che valore, quale importanza ha avuto un incontro di questo tipo?
Pensionipertutti: Ho l’impressione che vi sia anche altro che non l’abbia convinta in questo incontro, sbaglio?
Domenico Cosentino: No ci ha visto lungo, espongo anche un’altra riflessione al riguardo dello stesso, che a mio avviso è ugualmente importante: Perché il Governo, nella logica di incontrarsi ed ascoltare il sentire delle parti sociali, ha convocato solo ed unicamente i sindacati confederali –CGIL-CISL e UIL? Con tutto il rispetto che posso nutrire nei loro confronti, la triplice non rappresenta l’unica forza sociale del paese ma solo un parte.
Pensioni anticipate 2021: Cosentino ed i suggerimenti ad Orlando in vista dei prossimi incontri
Pensionipertutti: Ma in fondo non è sempre andata così anche prima?
Domenico Cosentino: No guardi, purtroppo con mio dispiacere devo dire che il Ministro Orlando invece di migliorare rispetto al suo predecessore, relativamente ai confronti istituzionali, è addirittura peggiorato. Con il precedente Ministro seppure in una logica di partecipanti di serie A e partecipanti di serie B, che comunque dava noia e discriminava, almeno estendeva il confronto alle organizzazioni ‘minori’. Certo non si può dimenticare, cosa tra l’latro più volte contestata, che il precedente Ministro convocava e partecipava ad un tavolo con i Confederali un giorno, mentre delegava la sua assistente a illustrare il giorno successivo alle organizzazioni considerati “minori” le proposte del governo che per assurdo spesso erano già state rese note dalla Stampa, che le aveva comunque, avendone avuto anteprima, già rese pubbliche. Un finto confronto insomma, ma almeno vi era.
Pensionipertutti: Cosa suggerisce allora per i prossimi incontri al Ministro Orlando?
Domenico Cosentino: Ma più che altro mi chiedo, In presenza di un problema serio come la riforma delle pensioni, è davvero necessario perseguire la logica del primo della classe o di un metro di rappresentanza che probabilmente non è più rispondente alla realtà dei fatti? Non sarebbe più produttivo, e sicuramente più democratico predisporre un tavolo di confronto con tutti i rappresentanti delle parti sociali che sicuramente possono portare utili e validi contributi di discussione.
Quindi il mio appello va direttamente al Ministro Orlando affinché a settembre convochi un serio tavolo di confronto includendo tutti i rappresentati delle parti sociali, anche perché vorrei ricordare al Ministro del Lavoro che spesso quelli che impropriamente sono definiti “i piccoli” sono quelli che più dei “grandi” sono davvero a stretto contatto con i problemi della gente, del popolo.
Riforma pensioni 2021: le proposte prioritarie al Governo
Pensionipertutti: Quali le sue proposte per riformare il sistema previdenziale?
Domenico Cosentino: In primis “Separare la spesa previdenziale dalla spesa assistenziale” lo hanno ripetuto i vari leader sindacali, personalmente condivido e lo ripeto da più tempo ribadendo che tale separazione diventa oggi più che mai necessaria ed indispensabile sia per correttamente capire e valutare la reale incidenza della spesa pensionistica sul PIL ma anche per comprendere l’incidenza della spesa assistenziale. Questa divisione servirebbe sia per sfatare definitivamente l’affermazione che vede l’ Italia con la più alta spesa previdenziale rispetto agli altri stati membri ma anche per programmare interventi in favore delle famiglie, interventi mirati e funzionali.
Se ci riferiamo al rapporto della corte dei conti sulla spesa pubblica notiamo che la spesa previdenziale ha superato i 340 miliardi, il 20,6% del PIL rispetto al 17,7% dell’anno precedente, ma dalla disamina dei dati notiamo che l’incremento non è imputabile ad una maggiore spesa pensionistica ma ad altri componenti in particolar modo agli interventi di integrazione salariale che per effetto della pandemia sono passati da 800 milioni di euro del 2019 a 14, 5 miliardi nel 2020.
Pensionipertutti: Invece per quanto riguarda misure atte a migliorare l’attuale Riforma Fornero che tornerà in toto post quota 100?
Domenico Cosentino: A mio avviso bisogna puntare ad interventi che superano gli effetti della quota 100, mi preme ricordare, prima a me stesso e poi agli altri, che quota 100 non è stata e non è affatto una riforma del sistema previdenziale italiano, in quanto ha una durata totale di 3 anni, ma è stata semplicemente una misura straordinaria, temporanea e tampone, di cui, per giunta, solo alcuni potranno beneficiarne se hanno la ‘fortuna’ di centrare i paletti nei tempi, gli altri con gli stessi requisiti dal 1 gennaio 2022 saranno comunque fuori. Poi inutile girarci intorno la Fornero non è stata affatto abolita, come si voleva far credere, difatti durante il periodo di validità di quota 100 ( 2019 – 2021) è restata valida la legge 214/2011 legge Monti-Fornero, che comunque oggi resta la legge di riferimento del sistema previdenziale italiano, anzi il rischio è che i suoi fondamenta vengono ribaditi con maggior forza.
Pensionipertutti: In che senso, tornerà ancor più ‘prepotentemente’ post quota 100?
Domenico Cosentino: Direi di sì, lei pensi che la stessa Corte dei Conti che ho prima citato prima afferma testualmente:
Dopo l’intervento derogatorio rappresentato da quota 100 è importante che si raffermi la centralità della legge 214/2011 e che il quadro normativo previdenziali ritrovi i suoi caratteri di certezza che lo hanno contato fino al 2019…… continua gli istituti di deroga esistenti in primis Ape sociale si facciano carico anche attraverso ritocchi ed estensioni, della gestione di situazioni mirate.
Quindi se da un lato la Corte dei Conti afferma la centralità dell’impalcatura normativa della 214/2011 dall’altro implicitamente afferma la necessaria revisione della stessa.
Pensionipertutti: Mi perdoni siamo di fronte ad un ‘cane che si morde la coda’, allora cosa dovrebbe fare il Governo per rendere la Riforma Fornero attuale ed in linea con le richieste dei lavoratori visto che comunque assicura sostenibilità al sistema previdenziale e difficilmente verrà abolita?
Domenico Cosentino: Ecco ha centrato il punto, la 214/2011 ( necessaria in quel particolare momento storico ed economico per l’Italia) non è più al passo con l’evoluzione del mondo del lavoro ma soprattutto con gli effetti dell’attuale pandemia e quindi è necessario rivederla, migliorarla, attualizzarla. Con questo non intendo affatto andare contro la Professoressa Fornero, anche perché è bene ricordare che ad esempio il sistema contributivo fu introdotto da DINI con la 335/95. Sacconi introdusse le aspettative di vita. Amato, dalla sua nel 1992 un brusco innalzamento dell’età pensionabile (5 anni). Damiano le quote. Ora tutte queste riforme che erano necessarie in quel momento storico non sono più al passo con i tempi e la stessa identica situazione si ha con la Monti – Fornero oggi non più attuale. Ecco perché è importante oggi più che mai una riforma che ribadisca con chiarezza la data di uscita ed i requisiti, e soprattutto che consenta alle persone di poter programmare la propria vita per tempo, dunque che sia strutturale e non ha scadenza.
Ringraziamo il Dott. Domenico Cosentino per la solita disponibilità al confronto e ricordiamo a chiunque volesse riprendere parte dell’intervista che trattandosi di esclusiva è tenuto a citare la fonte. Voi, dal canto vostro, cosa ne pensate delle sue considerazioni? Le condividete o meno? Fatecelo sapere nell’apposita sezione commenti del sito.
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Ricordiamoci che esistono anche Italiani all estero.
Ho lavorato 17,5 anni in Italia fino al 1995 ( sistema retributivo).
In questo caso nessuno parla della mia situazione, ma soli di eventuale uscita con calcoli misto o contributivo. E io? E gli altri come me? Io ho continuato a lavorare in Brasile(18,5 anni ), ma ora sono disoccupato . Non posso aspettare di compiere 67 anni, ora ne ho 65 essendo disoccupato.
Cioé, penseranno agli Italiani all estero?
E’ GIUSTO IL TITOLO “GOVERNO-SINDACATI UNA FARSA” ANCORA STATE SCRIVENDO? NON AVETE ANCORA CAPITO CHE CI STANNO PRENDENDO PER IL C…LO?
DOPO 6 MESI CHE TUTTI CHIEDONO LA STESSA COSA IL MINISTRO ORLANDO SI PRESENTA ALLA RIUNIONE DICENDO AI SINDACATI “ALLORA COSA CHIEDETE?” ED I SINDACATI GLI RISPONDONO PURE!
E SI TROVANO D’ACCORDO A RIVEDERSI A SETTEMBRE?????’MA ALLORA COSA L’HANNO FATTA A FARE QUESTA RIUNIONE?
E’ PALESE CHE SONO D’ACCORDO E TUTTI NON VOGLIONO PERDERE LA POLTRONA ED A FINE ANNO NON CAMBIERA’ NIENTE
Scusate,ma i ragazzi con il rdc non creano scompenso sul Pil?invece di lasciare a poltrire 20enni sui divani mandate a lavoro i giovani che li inventano tutte per prendere il rdc investite quei soldi per mandare a riposo i vecchi 62enni si dico proprio vecchi perché io ho raggiunto quella età è mi accorgo che quello che riuscivo a fare prima nel mio lavoro,oggi non mi è più possibile e un peso che non riesco a sostenere,e sono solo baggianate che si possono movimentare solo 25 kg. Se non ti carichi le cassette piene di agrumi 2alla volta del peso di circa 40 kg.ti licenziano e non si può mandare su un ponteggio edilizio un 62enne che solo per salire e tutto un problema,e sono sicuro che sanno che i contributi non li versano per intero e ripeto se non lavori non mangi,la falsità del governo e troppo palese si regalano soldi per non lavorare ai giovani e lasciano a morire vecchi sul lavoro questa è la verità,state rovinando una generazione abituata all’ozio e chi li spinge più ad andare a lavoro visto che con il rdc fanno i turisti per sempre?fate funzionare gli uffici di collocamento sveccchiate la manodopera,utilizzate il sistema come fanno in tutte le nazioni d’ Europa fate la chiamata d’ufficio e chi rifiuta gli viene tagliata l’assistenza
Niente da fare viviamo in un mondo di politici ladri.
“….Ecco perché è importante oggi più che mai una riforma che ribadisca con chiarezza la data di uscita ed i requisiti, e soprattutto che consenta alle persone di poter programmare la propria vita per tempo, dunque che sia strutturale e non ha scadenza.” TUTTE BALLE!!! Quando ho iniziato a lavorare nell’81 sapevo ce dopo 35 anni di contributi versati sarei potuto andare in pensione. PECCATO CHE STRADA FACENDO SONO STATE CAMBIATE LE CARTE IN TAVOLA. Sò che per i politici è difficile da capire, ma iniziare a lavorare a 16 anni NON è stata una scelta ma una NECESSITA’. Si perchè allora se non andavi avanti con gli studi (e soprattutto con risultati di buon livello) DOVEVI trovarti un lavoro perchè ti DOVEVI mantenere da solo….. NON C’ERA IL RdC ALLORA!!!! VOGLIAMO UNA VOLTA PER TUTTE AFFRONTARE IL DISCORSO SENZA USARE LA SFERA DI CRISTALLO ( Tanto non funziona). CHI HA MATURATO ANNI DI CONTRIBUTI HA DIRITTO DI PRENDERE LA PENSIONE, CHI NON E’ MAI ESISTITO NO! PERLOMENO NO CON I NOSTRI SOLDI!!!! CERCATE RISORSE ALTROVE! Lo so per alcuni può sembrare un discorso egoistico, ma ne ho le scatole piene di chi con stipendi fuori dal mondo e con tutti i privilegi possibili, per una manciata di voti vende il “didietro” degli altri. E’ ora di dire BASTA!!!
Io penso che i nostri politici abbiano già pianificato tutto e noi ci troveremo la “sorpresona” in autunno!!! E che sorpresona!
Una delle soluzioni potrebbe essere quella di lasciare la possibilita’ alle dpnne madri con figli a caricp di raggiungere la qupta 100 per andare in pensioni dal momento che per loro e ‘ difficile arrivarci, come opzione.
Sono un sessantenne con 41,5 anni di lavoro e penso che andrò in pensione con i 42 anni e 10 mesi. Sarà almeno da un anno che si discute di riforma delle pensioni senza concludere nulla e infatti anche a me pare che sia tutta una presa in giro per i lavoratori. Di separare la parte previdenziale da quella pensionistica, ne sento parlare da almeno una trentina di anni ma non non si è mai risolto nulla, anche perché fá comodo per sostenere che le pensioni siano troppo costose per lo stato. In Italia spesso vale il detto: chi ha avuto ha avuto, chi ha dato ha dato, scurdammoce o passato!
Quindi chi arriva per ultimo trova il piatto vuoto, perché chi ha governato prima ha lasciato i problemi a chi verrà dopo, tra l’altro restando impunito per i propri errori, a volte commessi anche in buona fede, voglio credere.
Dare la pensione a chi ha già dato quanto dovuto con i contributi, facendo sembrare il tutto una concessione dello stato è veramente vergognoso per uno stato che si definisce democratico e per i suoi inetti governanti. I patti si devono rispettare!!!
Il Dott. Domenico Cosentino ci offre un’occasione davvero rara di sviluppare più in profondità la tematica della “separazione della previdenza dall’assistenza”.
Quando il Dott. Cosentino riporta il dato della Corte dei conti relativo alla spesa previdenziale che nel 2020 è risultata pari a 340 miliardi di euro, ha ben ragione nell’osservare che a tale spesa concorrono non solo le erogazioni pensionistiche ma anche quelle che non hanno nulla a che vedere con le pensioni.
Questo però non vuol dire che occorre separare la previdenza dall’assistenza: queste due voci sono già ben separate nel bilancio INPS.
Ciò che occorre fare, invece, è registrare in maniera corretta le uscite sotto le voci di “Previdenza” e “Assistenza”. Ma, per la verità, la questione è ancora più profonda, perché bisogna capire veramente cosa intendiamo per “Previdenza”. In effetti, ciò che tutti noi intendiamo dire è che occorre distinguere la “spesa pensionistica” dalla “spesa assistenziale” in quanto entrambe concorrono a formare la “spesa previdenziale”.
Il documento dell’INPS dal titolo “Statistiche in breve” con sottotitolo “Pensioni vigenti all’1.1.2021 e liquidate nel 2020 erogate dall’Inps” redatto in marzo 2021 aiuta a chiarire la distinzione concettuale e contabile tra “Previdenza” e “Assistenza”.
Sulla Previdenza così si esprime l’INPS: “Le prestazioni di tipo previdenziale sono erogate, a seguito di versamento di contributi durante l’attività lavorativa, al verificarsi di eventi quali il raggiungimento di una determinata età anagrafica e anzianità contributiva (pensione di vecchiaia e anticipata), la perdita della capacità lavorativa (pensione di inabilità) o la riduzione della stessa (assegno di invalidità) e la morte (pensione ai superstiti o di reversibilità)”.
Sulla Assistenza così si esprime l’INPS: “Le prestazioni di natura assistenziale sono erogate a sostegno di situazioni di invalidità o di disagio economico (prestazioni agli invalidi civili comprese le indennità di accompagnamento e pensioni e assegni sociali)”.
Mia NOTA: per evitare confusione concettuale si farebbe bene a non usare la parola “pensione” quando si parla di Assistenza.
Sulle erogazioni in termini di “volumi” (quantità) in ambito Previdenziale e Assistenziale così si esprime l’INPS: “Le pensioni vigenti all’1.1.2021 sono 17.799.649, di cui 13.816.971 (il 77,6%) di natura previdenziale e 3.982.678 (il 22,4%) di natura assistenziale (Figura 1 e Tavola 1)”
Mia NOTA: per evitare confusione concettuale, ripeto anche qui che si farebbe bene a non usare la parola “di natura assistenziale” quando si parla di “pensioni vigenti”.
Sulle erogazioni in termini finanziari in ambito Previdenziale e Assistenziale così si esprime l’INPS: “L’importo complessivo annuo è pari a 212,9 miliardi di euro di cui 190,0 miliardi sostenuti dalle gestioni previdenziali e 22,9 miliardi da quelle assistenziali”.
Nella Tavola 1 l’INPS indica alla voce scritta in caratteri cubitali “TOTALE PENSIONI” (212.918,9 milioni di euro) la somma delle seguenti voci:
– “Totale Pensioni Gestioni Lavoratori Dipendenti” (135.683,1 milioni di euro) +
– “Totale Pensioni Gestioni Lavoratori Autonomi” (51.546,7 milioni di euro) +
– “Totale Pensioni Altre Gestioni e Assicurazioni Facoltatite” (2.792,7 milioni di euro) +
– “Totale Prestazioni Assistenziali” (22.896,5 milioni di euro).
Mia NOTA: per evitare confusione tra Previdenza e Assistenza, si farebbe bene a non inserire in “TOTALE PENSIONI” la voce “Totale Prestazioni Assistenziali”.
Come si può notare, i documenti dell’INPS potrebbero dare adito a qualche incomprensione su cosa è Assistenza e cosa è Previdenza perché la parola “pensioni” compare in entrambe le voci ma, tutto sommato, con un po’ di sforzo mentale si riesce a capire quanto si spende per la Previdenza e quanto si spende per l’Assistenza.
Dai dati presentati dall’INPS emerge una forte discrepanza tra i 212,9 miliardi di euro erogati in pensioni nel 2020 e i 340 miliardi di spesa previdenziale nel 2020 di cui parla la Corte dei conti. Come mai?
Nel documento “Rapporto 2021 sul coordinamento della finanza pubblica” della Corte dei conti del 24 maggio 2021, nel capitolo “LA SPESA PER LA PREVIDENZA” a pag. 165 è riportata la Tavola 2 “CONTO CONSOLIDATO DELLA PA: TOTALE SPESA PER LA PREVIDENZA (2017-2020; MILIONI DI EURO). Nella Tavola 2, nella colonna relativa all’anno 2020 sono riportate le seguenti voci espresse in milioni di euro:
TOTALE SPESA PREVIDENZIALE: 340.643 così suddivisa:
– Pensioni e rendite: 281.601
– Liquidazioni per fine rapporto di lavoro: 14.418
– Indennità di malattia per infortuni e maternità: 9.450
– Indennità di disoccupazione: 13.601
– Assegno di integrazione salariale: 14.514
– Assegni familiari: 5.836
– Altri sussidi e assegni: 1.223
Mia NOTA: ci si potrebbe domandare cosa c’entrano con le Pensioni l’Indennità di disoccupazione, l’Assegno di integrazione salariale, gli Assegni familiari, Altri sussidi e assegni. Evidentemente la Corte dei conti deve avere i suoi validi motivi per inserire nella “Previdenza” anche voci che non appartengono alla spesa pensionistica.
Se assumiamo la seguente definizione di “PREVIDENZA”:
“l’azione svolta dallo Stato o da appositi istituti allo scopo di assicurare ai cittadini l’assistenza necessaria quando vengono a trovarsi in condizioni di bisogno (infortunio, malattia, disoccupazione, ecc.) o al termine della vita lavorativa (pensione)”,
allora ci rendiamo conto che bisogna puntare non tanto sulla separazione tra “Previdenza e Assistenza” (perché la Previdenza contiene sia Assistenza che Pensioni) ma sulla “Separazione tra Pensioni e Assistenza” e attribuire in maniera corretta la voci specifiche a ciò che attiene le pensioni (finanziate con i contributi dei lavoratori attivi) e l’assistenza (finanziata con la fiscalità generale – Irpef e IVA).
Al tavolo tutti i sindacati non solo la triplice.
62 anni con i contributi versati per tutti o 41 anni di contributi a qualsiasi età.
Basta opzione donna non è un aiuto per le donne ma una ghigliottina i contributi danno diritto a conti fatti esclusi quelli figurativi attenzione per assistenza familiari disabili ad una riduzione dell’assegno pensionistico del 50%. È una vera ghigliottina e come al solito una discriminazione di genere
Salve, io lo ripeto di continuo OPZIONE DONNA va resa strutturale e non di anno in anno. Il reddito di cittadinanza va dato solo a coloro che non trovano lavoro ma non puo’ essere dato a vita e a tutti
lo ripeto per l’ennesima volta; è solo questione politica; e a noi del 1960 ce l’hanno messa nel culo quest’anno e probabilmente anche l’anno prossimo; d’altra parte sono tutti concentrati sulla riforma della giustizia; chissa perchè? non è che hanno paura di finire in galera se non fanno le cose per bene? ai posteri l’ardua sentenza ; per fortuna che ci sono soddisfazioni dalle Olimpiadi e per chi fa atletica come me da quasi 50 anni oggi è proprio una bella giornata
Purtroppo io sono estremamente rammaricato per 24 ore non posso usufruire di quota 100 in quanto pur avendo 41 anni di servizio compio 62 anni di età il primo gennaio del 2022 essendo nato il primo gennaio del 1960 vi sembra normale gestire la situazione come se fosse una tombola O come se si giocasse a bingo 🙄 è solo questione di fortuna ma in quale paese pagliacci viviamo e credo che ci saranno tante persone che per pochi giorni rientra nella mia condizione spero che si trovi una giusta modifica per risolvere queste incongruenze! Anche se Orlando come ministro del lavoro e il ritorno della Fornero in carne ed ossa non mi fa stare tranquillo 🤔
Egregio Dottore, Le volevo comunicare: il sottoscritto a causa del fallimento del Consorzio Agrario provinciale di Catanzaro Luglio 2017, dopo due anni di naspi mi trovo senza nessun sussidio ( isee alto a causa del tfr) . Sono monoreddito figlia all’università 39,5 di contributi ( comprensivi di due anni di naspi )e 61 anni di eta’, per pochi mesi non entro per quota 100 . Siamo arrivati agli estremi della povertà tanti padri di famiglia con questi requisiti. Mi perdoni solo in Italia succedono queste cose. Negli altri paesi europei anche più poveri di noi mandono in pensione per quello che si è maturato. Per soggetti che abbiamo questi requisiti penso che per lo stato italiano non sia un aggravio di spesa. Mi sono appellato al Presidente della Repubblica co una lettera spiegandogli la mia situazione e penso che ce ne siano altri come la mia( specialmente dopo questa pandemia) del paradosso italiano . Ho ricevuto risposto dal suo capo servizio( che non mi aspettavo) il mio scritto è stato consegnato al vaglio del consiglio dei ministri. La ringrazio per tutto quello che può fare. Distinti saluti. Per eventuali informazioni sono a Vs.disposizione tel. 339 4004216.
Mi fa piacere leggere che a distanza di 10 anni, sono in diversi a comprendere che occorre maggiore equita’ nei confronti dei “non appartenenti alla casta” ..
Tuttavia, la storia ci insegna che i diritti “scippati” non tornano indietro “recitando” la poesia di Natale …
Saluti
Dini, Sacconi, Damiano, Fornero tutti orbi che hanno evitato il vero problema. L’Inps va separato in due sezioni:
– Previdenza che gestira’ solo le le
pensioni di chi lavorando si crea la
propria previdenza;
– Assistenza che gestisce invalidita’ civile, accompagnamento, reddito di cittadinanza e udite udite cassa integrazione.
In alternativa a quanto sopra esposto c’e’ un’altra soluzione l’Inps si occupera’ solo di previdenza e tutto il resto verra’ gestito dal Ministero dell’Interno (come era nel 1985) oppure da altro Ministero.
Facciamola finita di farci prendere in giro. SEPARARE PREVIDENZA DALL’ ASSISTENZA. OGNUNO AVRA’ LA PROPRIA PENSIONE IN BASE AL LAVORO SVOLTO E QUINDI PER QUANTO HA VERSATO (NATURALMENTE CIO’ VALORE ANCHE PER POLITICI E SINDACALISTI DI OGNI ORDINE E GRADO.
PER L’ASSISTENZA LO STATO USI I FONDI DERIVANTI DALLA LOTTA ALL’EVASIONE.