Pensioni anticipate, misure possibili: “i soldi si creano dal nulla per legge”

Il seguente elaborato é frutto di una riflessione molto lunga e dettagliata che il Dott. Perfetto, il nostro esperto previdenziale, mi ha girato via email dopo aver letto l’articolo pubblicato stamane. Nel titolo che ha generato la sua disamina, chiedevo, forse anche in modo provocatorio, se le misure di pensione anticipata tanto desiderate dai lavoratori in attesa della prossima riforma pensioni, sono condizionate dal ‘nodo’ risorse o se in realtà vi é di mezzo più l’ostacolo della mancata volontà politica. Di seguito l’articolo del Dott. Claudio Maria Perfetto, che per la lunghezza dello stesso divideremo in due parti, la prima la pubblichiamo immediatamente, per freschezza di contenuti, chi ci ha letto stamattina avrà così una sorta di continuità nel discorso, la seconda che affronta una seconda tematica importante verrà pubblicata domani. Nel mentre buona lettura:

Pensioni anticipate 2023, ancora possibili nonostante le risorse scarse? facciamo chiarezza, parla Perfetto

Il titolo dell’articolo, “Pensioni 2023, l’ostacolo per Quota 41, OD, Quota 103 sono o no le risorse?” di Erica Venditti, è particolarmente interessante, perché è una domanda che ha due risposte, una contraria dell’altra, ed entrambe corrette.  

DOMANDA: “L’ostacolo per Quota 41, OD, Quota 103 sono o no le risorse?”

RISPOSTA 1: SÌ, l’ostacolo per Quota 41, OD, Quota 103 sono le risorse.

RISPOSTA 2: NO, l’ostacolo per Quota 41, OD, Quota 103 non sono le risorse.

Le due risposte si allacciano molto bene al contenuto dell’articolo citato riguardo al fatto che “i soldi si creano dal nulla per legge”.

Può apparire tedioso, ma è necessario che riporti l’affermazione che riprendo dal testo “Economia” di Paul Samuelson e di William Nordhaus (entrambi Premi Nobel per l’Economia), edito da Zanichelli, seconda edizione, 1987, che è uno dei più importati testi universitari in voga negli anni Novanta e sul quale ho studiato:

Quando la spesa pubblica complessiva eccede il gettito delle imposte e delle entrate correnti, il Tesoro copre la differenza indebitandosi, con l’emissione di nuovi titoli del debito pubblico da vendere alla gente. Tuttavia, se il Tesoro non è disposto ad accrescere il tasso d’interesse pagato su questi titoli, c’è un limite alla quantità di essi che la gente accetterà di comprare. Ecco allora il trucco per poter espandere la spesa e il disavanzo e il debito pubblico pagando solo interessi inferiori a quelli di mercato: si costringe semplicemente la Banca d’Italia ad acquistare la quota di titoli (qualunque essa sia) che ai tassi d’interesse prefissati il Tesoro non riesce a vedere ad altri. Questo sistema di finanziamento «residuale» del disavanzo pubblico presso la banca centrale può sembrar comodo, ma in pratica equivale a stampare moneta, e per un multiplo della spesa così finanziata.” (pag. 299).

Nel 1981 la Banca d’Italia si separa dal Tesoro. Bankitalia non è più subordinata all’esecutivo, e quindi non è più costretta ad acquistare Titoli di Stato italiani. Che cosa accade dal 1981 in poi? Riprendo (e chiedo ancora un po’ pazienza per questi continui richiami) un’affermazione dal testo “Macroeconomia. Fatti, teorie, politiche” di Domenico Delli Gatti, Marco Gallegati e Mauro Gallegati, edito da Giappichelli, terza edizione, 2013, anche questo un testo universitario:

L’eliminazione dell’obbligo di acquisto da parte della Banca d’Italia dei titoli del debito pubblico non collocati sul mercato, obbliga lo Stato a finanziare per intero il proprio indebitamento con emissione di titoli a tassi di mercato.” (pagg. 59-60).

Dal 1981, con la separazione di Banca d’Italia dal Tesoro (oggi Ministero dell’Economia e delle Finanze) il debito pubblico italiano si è letteralmente impennato, e continua a crescere.

Se la BCE alza progressivamente il tasso di interesse (come sta facendo), il Governo italiano incontra difficoltà crescenti nel chiedere prestiti a tassi di mercato, perché deve pagare interessi via via più alti. Ci sono spese incomprimibili, e quindi lo Stato italiano è costretto a chiedere prestiti a tassi di mercato, e di conseguenza il debito pubblico aumenta. Poiché il debito pubblico aumenta, occorre (laddove possibile) ridurre la spesa pubblica. Poiché la prima voce di spesa pubblica sono le pensioni (la seconda voce è quella della Sanità), si cerca di contenere la spesa pensionistica. Per contenere la spesa pensionistica si innalza progressivamente l’età anagrafica per andare in pensione.   

Pensioni 2023: ultime sulle risorse a disposizione per quota 41, opziojne donna e Quota 103

La RISPOSTA 1 (“SÌ, l’ostacolo per Quota 41, OD, Quota 103 sono le risorse”) verte principalmente sui seguenti elementi:

  • la Banca Centrale Europea ha un limite per l’acquisto dei Titoli di Stato italiani, per cui lo Stato italiano deve rivolgersi agli investitori internazionali e alla popolazione italiana per vendere i suoi Titoli di Stato, al tasso di interesse stabilito dal mercato;
  • il debito pubblico è da tenere sotto stretta vigilanza e controllo. È una seria minaccia per l’Italia. Se le Agenzie di Rating dovessero degradare i Titoli di Stato italiani a livello di “titoli spazzatura”, e se la BCE si trovasse nella condizione di non poter acquistare i titoli italiani perché ha esaurito la disponibilità massima di acquisto riservata all’Italia, il mercato chiederebbe tassi di interessi elevati e l’Italia potrebbe virtualmente entrare in default (cioè non essere in grado di restituire i prestiti ricevuti).  Interverrebbe la Troika (nome russo che significa “terzina” ed è costituita da Commissione Europea, Banca Centrale Europea e Fondo Monetario Internazionale) con l’erogazione dei fondi provenienti dal MES (Meccanismo Europeo di Stabilità, detto anche “fondo salva-stati”) imponendo all’Italia Riforme draconiane, rigorosissime, intransigenti.

Quindi, ricapitolando sin qui:

  • lo Stato italiano non può creare soldi dal nulla (lo può fare solo la BCE, che non è sotto il controllo dello Stato italiano);
  • lo Stato italiano dipende dai mercati finanziari per collocare i suoi titoli di debito per finanziare la spesa pubblica;
  • la prima voce di spesa pubblica da contenere è quella più elevata, ovvero quella delle pensioni. Ma qui occorre precisare una cosa importante: è vero che occorre ridurre la spesa pubblica, ma le pensioni vengono finanziate con i contributi dei lavoratori attivi, e quindi le pensioni non hanno nulla a che vedere con i prestiti chiesti al mercato. Quindi, sulle pensioni non si fa sufficiente chiarezza.

Quando si afferma che non ci sono risorse per finanziare le pensioni, si sta dicendo questo: non ci sono sufficienti lavoratori attivi che versano contributi per finanziare le pensioni correnti. Il numero di pensionati tende ad aumentare, mentre il numero dei lavoratori attivi tende a diminuire (si può ipotizzare che aumenti il numero dei lavoratori in nero). Quindi il problema si sposta su come aumentare il numero dei lavoratori attivi (o come aumentare i salari dei lavoratori attivi, che è lo stesso, o, ancora, facendo emergere il lavoro sommerso). Il problema si sposta dunque sul fronte Lavoro

Domani pubblicheremo la seconda parte dell’articolo del Dott. Perfetto che ringrazio in prima persona per aver creato un elaborato così complesso e dettagliato a partire da una mia domanda posta a titolo dell’articolo. Sono onorata che abbia generfato una così importante riflessione. Prima di passare alla seconda parte chiedo a tutti coloro che hanno commentato il mio articolo e a quanti ci leggono per la prima volta: siete concordi sul fatto che pensioni e lavoro siano due faccie della stessa medaglia? E che dunque riforma del lavoro e riforma delle pensioni andrebbero studiate ed analizzate di pari passo in sede di tavolo di confronto?

Fatecelo sapere come sempre nell’apposita sezione ‘commenti’ del sito.

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12 commenti su “Pensioni anticipate, misure possibili: “i soldi si creano dal nulla per legge”

  1. Mi sembra allora che il problema con relativa soluzione ebba essere portato all’ attenziine di chi di dovere. Come fare? Agli esperti trovare il varco..

  2. Purtroppo sono stanca di leggere pensione anticipata. Dopo 40 di lavoro, un lavoratore/lavoratrice, meritano la pensione. Sì continua a parlare di pensione di vecchiaia a 67 con 20 anni di contribuzione…io continuo a sostenere che mi sento non considerata come milioni di lavoratori… I soldi si trovano solo se l’: argomento interessa alla classe politica, vedere come hanno fatto in fretta con i Vitalizi ecc…. Mandiamo a casa chi ha maturato i contributi e così diamo la possibilità ad altri di lavorare 40 anni. Buongiorno a lei e a chi legge.

  3. Quindi non chiamiamoli più contributi previdenziali ma TASSE! un 34,..% DI TASSE CHE SI AGGIUNGOMO ALL’IRPEF, alle imposte regionali, comunali, al bolla auto, alle accise, all’IVA…. poi se si e’ fortunati e longevi qualcosa ti tornano e calcolato sulla vita media…. appunto media… che solitamente ha due opposti la maggior parte legate al destino o alla vita biologica di ognuno di noi (non e’ una media!).
    Siccome la vita di ognuno e’ unica, la liberta deve essere imprescindibile , ognuno dovrebbe poterla vivere e godere : va bene la responsabilità sociale,, la partecipazione… ma tutto ha un limite e da un pò di anni si é oltrepassato e il Diritto acquisito non può essere discriminazione sociale! Non ci dovrebbe essere diritto acquisito in materia di uguagiasnza e se questo va a incidere sulla stabilità di un sistema. L’aumento dell’eta pensionabile e un sistema rigido improntato nel mero numero ha creato:
    – problemi alla natalita (non ci sono piu i nonni o gli zii che possono aiutare le famiglie dei lavoratori e coniugare tempo casa e famiglia nonostante i miglioramenti resta un utopia)
    – evasione contributiva e fiscale (se la pensione di vecchiaia si avvicina a quella anticipata …meglio trovare altre forme)
    – turnover generazione e limitazione di aggiornamenti competenze nelle imprese ma soprattutto nell’apparato statale
    – reddito di cittadinanza e miriade di provvedimenti che hanno sperperato ulteriore denaro pubblico.
    Soluzioni ce ne sono..ma che andranno bene a tutti non le troveranno mai.

  4. Un minore ricorso all’indebitamento si ottiene anche recuperando i circa 80 miliardi di evasione fiscale è i 10 miliardi di delusione contributiva. Per l’undicesima anno siamo i maggiori evasori Iva d’Europa.

  5. il dott.Perfetto è un luminare nel settore ed io non sono nessuno riguardo ai suoi confronti,però una cosa non mi è chiara, se si predilisce contenere la spesa pensionistica a discapito della sanità(cosa giusta) comunque ci sarà sempre un maggior costo che grava sulla sanità perchè molti di noi superati i 60 anni (e io ne sono testimone) si ammalano molto più facilmente,il tutto dovuto da fari fattori di usura nelle varie mansioni svolte nel periodo lavorativo,quindi per me e un cane che si morde la coda.saluti a tutti e grazie per darci voce.

    1. Hai ragione, lo stato ragiona così: una voce di spesa è alta? tagliamo i finanziamenti. La dove si produce, e il pubblico non deve fare eccezione, o una spesa non serve e la si taglia in toto o se serve la si razionalizza. Nello stato non si gestisce, non si razionalizza. Problemi di povertà? e vai con il reddito di cittadinanza a qualche milione in più di beneficiari rispetto ai reali poveri. Attenzione agli invalidi? E vai con assegni, erroneamente pensioni, con entità regionali talmente diverse da far pensare a notevoli abusi. Senza contare che la popolazione italiana è poco più del doppio di quella di Tokio e noi la gestiamo con una pletora di enti fondamentalmente irrazionale e perciò inutilmente dispendiosa. Non è così ovvio che il tagliare sia il modo migliore o l’unico modo per contenere la spesa.

  6. Cominciamo a dividere assistenza da previdenza e probabilmente vedremo che l’incidenza sul pil è più o meno simile alle altre nazioni….poi sono d’accordo col prof sulla sua analisi che l’equilibrio si mantiene con i contributi pagati da chi lavora ….ma chi si è sacrificato una vita può umanamente aspettare che questo equilibrio venga mantenuto sperando che nuovi operai trovino lavori o lo accettino anche se non è il massimo come è accaduto alla mia generazione? Dove l’operaio viene sostituito da robot ritengo eccellente l’idea di far pagare i contributi al robot stesso ma al di là di tutta la complessità del problema e di equilibrio del sistema uno stato deve avere minimamente a cuore chi x 41 anni a 62 si sente stanco e ha contribuito a mantenere alla grande tutto questo benedetto sistema altrimenti al di là di tutti i discorsi noi rimaniamo fregati e basta

    1. Ed io sono uno di questi. 62 anni compiuti la settimana scorsa e ad oggi con 41 anni e 11 mesi di contributi, aspetto con molto piacere il primo gennaio per andare on pensione con la 103. Non ho la minima fiducia in nessun politico e non mi fido di aspettare altri 11 mesi per raggiungere 42 anni ex10 mesi.

      1. Sign. Sergio lei avrebbe già ottenuto il diritto alla quota 103 e questo non glielo toglie nessuno. Certamente non toglieranno le quote 41e10 e 42e10 al massimo potranno, ma non x l’anno prossimo, fare uscite opzionali alle quote sopra.

  7. Come ho detto già più volte, se uno c’ha i soldi sull’ e/c può andare in pensione anticipata.
    Con decurtazioni ragionevoli. Se si fa così i soldi ci sono. Il resto sono inutili esercizi
    letterari.

    1. Quello che dici era già stato proposto in passato da un certo on. Damiano, ma i suoi compagni di partito che governavano allora gliel’hanno prontamente bocciato…….

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