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Pensioni anticipate, quota 41 basterebbe davvero per parlare di riforma?

Pensioni anticipate e riforma pensioni questi i due grossi temi di cui si parla in continuazione in questi giorni post elezioni, in realtà se ne parlava già molto prima, ma ora avendo la certezza di chi siederà al Governo vi é anche chi cerca di fare appelli mirati a partire da esempi e considerazioni costruttive. Di seguito pubblichiamo il commento di Roberta che deriva a seguito delle ultime considerazioni espresse dal segretario confederale della Uil Domenico Proietti che ha ribadito i punti salienti su cui si farà pressing al Governo, tra questi anche l’importanza di poter accedere alla quiescenza senza penalità dopo 41 anni di lavoro e l’importanza di puntare sulla flessibilità in uscita. Oltre a misure che vadano a tutelare donne e giovani in primis, le due categorie maggiormente vittime dell’instabilità lavorativa e del precariato. La Signora Roberta per spiegare il suo punto di vista e fare un appello a sindacalisti e Governo parte da un semplice esempio che vede coinvolti due ipotetici compagni di banco, Giulia e Marco, a voi le sue considerazioni che ci sono parse meritevi di pubblicazione.

Pensioni anticipate 2023, l’uscita dopo 41 anni di contributi non é sufficiente, un esempio

Così la Sign Roberta: “Due sessantenni compagni di banco Marco e Giulia. Marco dopo l’esame di maturità decide di cercarsi un lavoro e di non proseguire gli studi saranno anni di fatica ma che gli daranno un po’ di indipendenza, mentre Giulia sceglie di frequentare l’università per specializzarsi e dopo anni di duro studio, di esami sostenuti, di soldi spesi per le tasse universitarie, per i costosi libri di testo ecc, finalmente si laurea, poi deve affrontare un anno di pratica non retribuita per affrontare l’esame di stato per ottenere l’abilitazione alla professione (e lo Stato ringrazia)
In breve tempo ormai 25enne per sua grande fortuna trova un lavoro.
Giulia si sposa e diventa mamma di due bei bimbi. Sono anni faticosi dove il lavoro fuori casa si deve combinare con un secondo lavoro altrettanto impegnativo di cura dei figli, della famiglia compresi gli anziani e della casa. Giulia cerca di svolgere tutto e bene ma la stanchezza degli anni pian piano arriva.
Marco raggiunti i 61 anni dopo 41 anni di lavoro potrebbe andare in pensione.
Giulia raggiunti i 61 anni come Marco ma dopo solo ……..36 anni di lavoro per raggiungere i fatidici 41 dovrebbe lavorare ancora 5 anni prima della pensione a quasi 67 anni.

Pensioni anticipate: occorre considerare l’età anagrafica, specie per le donne

Roberta prisegue nel suo discorso e attraverso l’esempio avvalora le sue considerazioni: Ecco perché è necessario tener conto non solo dei 41 anni di contributi ma anche dell’età soprattutto per le donne, accedere alla pensione a 67 anni è troppo, ci dovrebbero essere possibilità di uscita anticipata con anche lievi penalizzazioni in base all’entità dell’anticipo (non come opzione donna), oppure uscire prima con il contributivo integrandolo successivamente con la quota del retributivo.

In questa affermazione la Sign Roberta ci fa venire in mente la proposta Tridico che non menziona ma che forse aveva in mente ove si parlava proprio di pensione in due tranches.

Poi prosegue con delle proposte concrete al nuovo Governo: “Perché non riconoscere per gli anni universitari i contributi figurativi, Marco e Giulia andrebbero in pensione alla stessa età chiaramente Giulia non avrebbe il corrispettivo in denaro relativo agli anni di università ma le servirebbero per raggiungere i 41.
Penso che Giulia possa meritarsi ciò al pari di Marco e potrebbero meritarselo tutte quelle persone che hanno avuto carriere difficili e discontinue tra precariato e borse di studio e
che i 41 anni non li raggiungeranno mai

Cosa ne pensate delel considerazioni della Sign Roberta? Fatecelo sapere nell’apposita sezione commenti del sito. Nel mentre la ringrazio per aver aperto un bella possibilità di dibattito, anche sul fronte opzione donna, che lei ritiene eccessivamente penalizzante.

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24 commenti su “Pensioni anticipate, quota 41 basterebbe davvero per parlare di riforma?

  1. Sono pienamente d’accordo che dopo 41 anni di lavoro si ha diritto alla pensione, come sono convinto che sia sbagliato accanirsi contro la generazione dei nati dal 1958 al 1975 che saranno i soli a dover lavorare così tanto superando i 41 anni.
    Per quanto riguarda l’esempio riportato pur condividendo l’idea di riconoscere ,in modo figurativo, gli anni universitari svolti vorrei sottolineare ed osservare che:
    – Marco ha versato per 41 anni e probabilmente si è accontentato di un lavoro meno retribuito rispetto Giulia. Vogliamo dare la giusta importanza a questo, in definitiva si ritrova con 4 anni di fatica in più. Stessa cosa dicasi per coloro che hanno iniziato a lavorare a 16 anni e che magari lavorano ancora in fonderia e/o in cantiere.

  2. Come già scritto, personalmente rifiuto la pensione a “rate” (proposta Tridico). La questione (legittima) posta da Roberta potrebbe essere affrontata con regolarizzazioni agevolate o addirittura figurative degli anni universitari. Dopo qualche mese che leggo le osservazioni dei lettori ed esperti, mi rendo conto che una “ricetta” buona per tutti sarà impossibile da realizzare e qualcuno ci rimetterà qualcosa.
    Saluti

  3. buongiorno ho cominciato a lavorare a 13 anni e naturalmente non mi pagavano i contributi
    oggi ho 61 anni e 40 di contributi ..perche riconoscere l’università e non quelli che hanno lavorato e non gli anno versato i contributi?? a pagare sono sempre gli operai? vogliono aumentare le pensioni minime a 1000 euro mentre chi lavora 43 anni ne prende 1300..ma siamo impazziti?? ma perchè i disonesti in questo paese vengono sempre premiati

  4. Penso sia giusto riconoscere gli anni di università a livello contributivo ma cosa raccontiamo a chi sta versando mensilmente circa 150 euro per 10 anni per riscuotere i 5 anni di università ??? Vi siete già dimenticati compreso il Dott. Tridico che qualche anno fa’ abbiamo agevolato il riscatto dei 3/5 anni di università ???
    Chi ha aderito sta pagando ormai da più di 3 anni il riscatto e ora vogliamo fare una controriforma che c’è chi paga e chi no ?!?!
    Povera Italia.

  5. … Errata corrige…. Anch’io ritengo che debbano essere riconosciuti, per gli anni universitari, i contributi figurativi e che, inoltre, debba essere assicurata una pensione di garanzia a tutte le persone che abbiano avuto carriere discontinue e precarie. Grazie infinite a tutti!

  6. Roberta ha ragione da vendere. Nell’ottica di quota 41 i laureati sono svantaggiati perché hanno studiato…Riconoscere in modo figurativo gli anni dello studio sarebbe un atto giusto. Oggi lo Stato ti permette di riscattare in modo figurativo gli anni di studio, ma solo pagando, follia considerando tutti i sacrifici ed i costi sostenuti e le tasse pagate. Da considerare poi che in Italia, a differenza di altri stati europei che riconoscono gli anni di studio, ci sono pochi laureati. Siamo agli ultimi posti. Pertanto riconoscere in modo figurativo gli anni di studio, oltre che costar poco alle casse dello Stato, sarebbe anche, per i più giovani, un incentivo a studiare.

  7. Non sono d’accordo nel “regalare” 5 o 6 anni figurativi; sono favorevole al riscatto oneroso, come hanno fatto tante persone fino ad oggi. Vorrei inoltre che si considerassero maggiormente le persone che hanno studiato e fatto figli sempre lavorando e non vorrei venissero ulteriormente “gabbate”. Inoltre dovrebbe essere possibile riscattare a titolo oneroso anche tantissime altre tipologie di formazione post diploma e non solo la laurea. Grazie per l’opportunità di espressione.

  8. Solo i 41 anni di contributi per andare in pensione non risolve i problemi di tanta gente. Dei lavoratori precoci sicuramente (e giustamente) ma quelli che per entrare nel mondo del lavoro hanno lavorato (costretti dalle dinamiche di quei periodi) anni senza che le imprese versassero contributi oppure per chi ha trovato un lavoro continuativo solo a 26/27/28 anni significa andare in pensione comunque a 67/70 anni e anche più. Sarebbe l’ennesima grande ingiustizia per tanti. Quando ho iniziato a lavorare si andava in pensione a 57 anni, sono stato truffato da una politica corrotta, da gente senza scrupoli. Inoltre il danno che si fa alle imprese obbligando gente anziana e stanca a restare in ufficio nessuno ne parla. Dovrebbero essere proprio le imprese a spingere per un ricambio generazionale. Durante la campagna elettorale si è affrontato la riforma delle pensioni solo con slogan, alle varie interviste dei leader politici che ad esempio il corriere ha fatto neppure una domanda su come i partiti volessero affrontare il problema pensioni, le priorità sembrano altre, sindacati fermi in attesa di non so cosa…poi ci si chiede del perché ci è stato una tale astensione dal voto, non c’è più fiducia da tempo della classe politica. I governi tecnici o traghettatori avuti in questi anni si sono solo preoccupati di rispettare i vincoli della comunità europea e non dei reali problemi del paese. Bisogna scendere in piazza e bloccare tutto e poi vediamo se non ci ascoltano.

  9. Perché non tenere in considerazione la proposta del Presidente Tridico o meglio quella del Dottor Marino?
    Ognuno deciderebbe se è conveniente o meno ma almeno c’è la possibilità di scegliere il proprio destino

  10. Subito quota 41 e a seguire tutti i casi particolari come ad esempio quello di Roberta.
    Ripeto subito QUOTA 41 per cominciare e consolidare dei punti fermi da dove si può poi lavorare.
    SUBITO QUOTA 41!!!!!!!!!!!!!!!!

  11. La sig.ra Roberta ha ragione. Dal punto di vista esclusivamente economico, opzione donna, prevede un taglio davvero drastico dell’importo e non si può dire che sia un invito ad andare in pensione presto. Dal lato anagrafico, indubbiamente sì, è un bello scivolo.
    Quindi molto dipende dalle singole e specifiche situazioni. Per chi non ha bisogno di far troppi calcoli sulle proprie entrate, opzione donna rappresenta una buona (magari non ottima) opportunità.

  12. L’esempio offre anche altri spunti di riflessione. Quanti sono in Italia i lavoratori che possono ambire ad avere 41 anni di lavoro continuativo? Ci sono molte storie lavorative con assenza di versamenti ,e “impiccare” i lavoratori a finestre obbligate rende tutto molto complesso.Penso che invece di applicare riforme con quote ,si possa aprire alla flessibilità assoluta. Hai 62 anni e minimo 35 di versamenti? Vai in pensione con il versato.Stesso dicasi per chi ha avuto meno fortuna e a malapena raggiunge 20/25 anni di versamenti.Quelle persone devono poter contare su una pensione in base ai versamenti.Obbligarci alle quote ,in special modo confrontandosi con il mondo lavorativo di oggi ,è deleterio.Si ai 41 anni ,comunque ,per chi ha potuto lavorare continuamente. Presupponendo che sia mediamente entrato nel lavoro a ventuno/ventiquattro anni con 41 di versamenti arriva sempre mediamente a 62/65 .E’ già da sè una quasi Fornero obbligata. Ripero ,flessibilità in uscita.Tanto hai versato ,tanto prendi ,da 60 anni in su.

  13. Le due riforme: flessibilità in uscita a partire da 62/63 anni e quota 41 senza limiti di età e senza penalizzazioni sono complementari. Non si può fare l’una senza l’altra altrimenti sarebbe iniqua sia per chi non raggiunge i requisito dei 41 sia per chi ne ha già 40 e più. Quest’ultimi sono stati per ora i più penalizzati perchè si sono visti superare da chi aveva meno versamenti contributivi ma meno anni anagrafici o addirittura pochi giorni o mesi(come me )in meno, grazie a quota 100e 102.

  14. Commento con un altro esempio; Mauro nato nel 1962 e Marco nato nel 1958 due colleghi entrati insieme nella stessa azienda lo stesso giorno 28/06/1982 tutti e due primo lavoro, il primo uscito nel 2020 con quota 100 a 62 anni con 38 di contributi il secondo uscirà con la legge Fornero nel 2025 63enne e 43 anni di contributi pagati. Cioè un anno più vecchio del collega e con ben 5 anni di contributi pagati in più. Provocatoriamente, non l ho deciso io di nascere 4 anni dopo, per la Signora Roberta è stata diverso è stata una sua decisione andare all’ Università sposarsi e fare 2 figli … questo per dire che se guardiamo tutti al proprio orticello e se analizziamo i casi di tutti non ne verremo mai fuori. Poi massimo rispetto per la Signora Roberta, ci mancherebbe, che ha fatto delle scelte in tempi diversi si andava in pensione con 35 anni quando ho iniziato a lavorare io e forse anche lei. Comunque con le quote 100 e 102 hanno stravolto il contesto di Pensione che non può essere legato solo ad un età anagrafica (62 e 64) ed ad una quota fissa di contributi (38) ma per risultare equa deve essere se mai aperta a tutte le età con la somma delle due. Esempio se 102 oggi è 64+38 deve valere anche per 63+39 62+40 61+41 60+42. Per rispondere alla domanda Quota 41 basterebbe ? Dico di no perché sarebbe riduttiva per coloro che per vari motivi arriveranno a 63 64 65 anni con meno anni. Perciò una quota 42 per gli under 60 e una quota 102 (anagrafica + contributiva) per tutti la trovo più equa e sostenibile.Un saluto ad Erica e alla Signora Roberta

  15. certo, lo meriterebbe; e per quei 4 cr…………………………. che si son pagati il riscatto degli anni universitari come la mettiamo? certo non come le cifre attuali ma sempre soldini avendo fatto la domanda 30 anni fa; tutto torna; certo una volta la donna andava in pensione a 60 anni, l’uomo a 65 anni; hanno alzato a tutti; una volta mia mamma (pace all’anima sua morta 2 anni fa a 97 anni) chiese al medico: perchè in questo giardinetto siamo 6 donne e 1 uomo?
    il dottore le disse: gli uomini sono tutti morti; detto questo speriamo in buone nuove dal nuovo governo ma la vedo dura ; saluti a tutti e in particolare ai gestori del sito

  16. Sono un’infermiera affermo che quota 41 per tutti deve essere fatta ,ho 60 anni e 40 anni di contributi, quindi aspetto quota 41 ,insomma cercate di capire, una donna dopo 41 anni di ospedale ne ha veramente basta!!!

  17. Concordo con la Sig.ra Roberta.
    E’ assolutamento necessario prevedere la flessibilità in uscita a partire dai 62/63 anni.

  18. L’esempio è calzante a riprova che la quota 41 sic e simpliciter non serve e di esempi come Roberta ce ne sono a migliaia-quanti hanno studiato per poi trovare un lavoro in estremo ritardo, quanti hanno lavorato a tratti ed hanno buchi contributivi da colmare, quanti hanno una certa eta’ e per problemi di salute o personali non riescono ad andare avanti nel lavoro ma purtroppo non hanno i contributi sufficienti- allora ecco che le soluzioni di flessibilita’ in uscita con piccole penalizzazioni dettate dalla proposta Utp, dalla proposta Damiano e la doppia uscita di Tridico, danno l’indirizzo corretto e giusto della strada da seguire subito, senza paura e con coraggio, prima che la fornero ci travolga- come pure , vista l’età con cui si esce in altri paese, vedi Francia con 62, sarebbe il caso di scendere dalla vetta 67 e posizionarci su una collina a 65, visti i miliardi risparmiati per i morti pensionati da covid- pace all’anima loro- visti i miliardi risparmiati con quota 100 non usufruita e via dicendo- in Europa siamo l’ultima ruota del carro in materia previdenziale e dobbiamo scrollarci di dosso questo triste record- il nuovo Governo politico abbia il coraggio di metterci mano e convochi subito i sindacati e mettiamo nero su bianco a fine ottobre, inseriamola in legge di bilancio e si parte compiendo un atto di giustizia che il popolo lavoratore merita dopo 11 anni di fornero che tanto danno hanno prodotto.

  19. Partire da 41 da fare.. ,sicuramente in aggiunta faranno un’altra finestra per chi a pochi contributi, naturalmente Meno contributi Meno soldi.
    Dopo 43 Anni di contributi consecutivi €1200 ..non voglio immaginare cosa andrà a prendere chi ha 20/30 anni di contributi , Poi ognuno vedrà cosa fare …

  20. Quota 41 assolutamente insufficiente. Al sud (so che molti di Voi se ne fregheranno) l’età media di ingresso nel mondo del lavoro è molto alta. Come ho già scritto altre volte Q41 può interessare solamente le lavoratrici che hanno cominciato a lavorare prima dei 25 anni e lavoratori prima dei 24 e con contribuzione continuativa. Bisognerebbe capire che il pensionamento non è solo un disinvestimento finanziario legato al montante contributivo accumulato ma bensì una condizione esistenziale che inevitabilmente è collegata all’età anagrafica. Quando vado dal medico mi sento chiedere quanti anni ho e non quanto è il mio montante contributivo. Occorre quindi accompagnare la possibilità di anticipare la pensione rispetto ai limiti della anticipata Fornero con forme di flessibilità anagrafica e in entrambi i casi con penalizzazioni CONGRUE.

  21. Buongiorno! Anch’io ritengo che debbano essere riconosciuti, per gli anni universitari, i contributi figurativi e che, inoltre, debba essere assicurata una pensione di garanzia a tutte le persone che hanno avuto carriere discontinue e precarie. Grazie infinite a tutti!

  22. Ha ragione Roberta, bisogna in qualche modo riconoscere gli anni universitari svolti in modo figurativo. E lo dice uno, che nell’esempio fatto, è esattamente nella condizione di Marco!

    1. Si la sig.ra Roberta ha ragione ma perché non si è riscattata la laurea come ho fatto io? Tra poco ho 61 anni e 41 di contributi. Poteva pensarci una ventina di anni fa alla sua vecchiaia. Oggi dovrà aspettare qualche anno in più.

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