Pensioni anticipate, ultime: cosa potrebbe cambiare per le donne dal 2022?

Le ultime novità sulle pensioni anticipate al 27 gennaio 2021 giungono da una testimonianza che ci ha rilasciato una nostra lettrice. Anna ci lascia un lungo e particolare commento in cui esprime l‘amarezza di essere donna in un Paese come il nostro dove, dice, é veramente difficile conciliare vita lavorativa e il lavoro di cura che pesa per la maggiorparte del tempo sulle donne, eccovi le sue considerazioni rivolte alla politica e a quanti devono legiferare. Si riuscirà dopo anni in cui la donna é stata penalizzata anche in campo pensionistico a ridare giusta considerazione alle richieste delle donne che vorrebbero non dover essere sempre messe nelle condizioni di scegliere tra carriera e famiglia, come se le due cose non potessero in alcun modo avvenire in contemporanea. Le sue parole, una sorta di analisi dei tempi, e un auspicio che la politica si accorga degli errori commessi e dal 2022 qualcosa, nella prossima riforma pensioni, possa davvero cambiare, e che opzione donna non resti la sola alternativa per poter uscire prima dal mondo del lavoro.

Pensioni anticipate 2021, cosa cambierà per le donne?

Così Anna: “I progetti fanno parte della nostra vita. Li facciamo in base alle nostre capacità, alle nostre disponibilità e alle regole vigenti. Ancora 30 anni fa dopo neanche due decenni di lavoro si poteva andare in pensione. In base a questi criteri tante donne hanno potuto mettere la famiglia al primo posto preferendo far nascere, crescere ed educare i propri figli per poi eventualmente dedicarsi anche al lavoro fuori casa. Ormai stava tramontando la mentalità che solo i maschi potevano studiare e lavorare, mentre il posto delle donne era a casa con i figli.

Oggi invece, in sole 2 generazioni, sono stati stravolti completamente i requisiti per andare in pensione. Il primo passo è stato quello di uguagliare l’età pensionabile delle donne a quella degli uomini (la differenza di prima di 5 anni riconosceva l’impegno della donna nella famiglia e la sua fragilità rispetto all’uomo) per poi aumentare ancora per tutti di altri 2 anni i requisiti necessari. Alla fine gli uomini devono lavorare 2 anni di più, mentre le donne 7.

Quindi a una persona di 50, 60 anni la vita lavorativa è stata più che raddoppiata rispetto all’inizio della sua attività, cosa impensabile allora, e i progetti di vita stravolti. Pretendere oggi da una donna 50 o 60-enne, che ha dei figli, che abbia anche più di 40 anni di lavoro è inaccettabile. Come è stato detto prima, quando queste donne erano giovani hanno potuto ancora dedicare la propria vita al matrimonio, ai figli e alla famiglia e la carriera era al secondo posto. Una volta svolto il suo ruolo di mamma non era facile trovare lavoro. Non per colpa loro, per pigrizia o mancanza di volontà, ma perché il lavoro scarseggiava e da allora non è cambiato nulla. Bisognava cercarlo, aver pazienza, fortuna e grande spirito di adattamento. E ora le mamme vengono punite. Difatti tra chi ha potuto andare in pensione con Quota100 oltre il 75% sono maschi.
In poco tempo alla donna, sposa, madre che mette al mondo figli e che li fa crescere ed educare, caregiver in caso di bisogno, è stato imposto di assomigliare all’uomo maschio. La maternità, la cura dei cari non hanno più nessun valore positivo, anzi diventano un peso, un ostacolo perché essa deve occuparsi della sua carriera lavorativa per evitare il rischio di non poter avere una sua pensione o almeno una pensione dignitosa.

Pensioni anticipate 2021: opzione donna non basta

Per le donne, però, è stata creata un’uscita chiamata “Opzione Donna”: quando le mancano 6 anni di contributi, con 35 anni di lavoro già fatti su 41 richiesti (cioè il 15% in meno) ed è spesso costretta dalla situazione familiare (genitori non autosufficienti, nipoti) o per motivi di salute a lasciare il posto di lavoro, viene offerta questa possibilità che la penalizza fortemente. E’ stato deciso che tutto il periodo lavorativo viene calcolato in forma contributiva: ma non solo, i periodi di malattia o di congedo per maternità sarebbero considerati inutili per il calcolo delle pensione. In questo modo le donne perdono circa il 35% del suo valore contro il 15% di anni che mancano loro. E’ un vero furto legalizzato. Non per niente questo tipo di uscita dal mondo del lavoro non hanno avuto il coraggio di proporlo agli uomini. Si ritorna al vecchio modello, che pareva andato nel dimenticatoio, della sposa che per ragioni economiche deve sottostare al marito.

Ultimamente si parla tanto di pensare alle generazioni future, ma ci si dimentica di aiutare le donne oggi, quelle non più giovani alle quali la vita e i principi sono stati stravolti in poco tempo, che si vedono adesso dover lavorare fino alla vecchiaia per raggiungere quei famosi 41 anni di lavoro o 68 anni di età. Le violenze fisiche che le donne italiane subiscono indignano tutti, ma questo tipo di violenza passa nel silenzio assoluto. Ma se non ci fosse stato il loro sacrificio i giovani non sarebbero nemmeno nati.

Riforma pensioni 2022 ridia valore alle donne

In realtà, in Italia, esiste un’altra finestra d’uscita a 63 anni e mentre gli altri paesi lasciano uscire le donne a 60 anni (Polonia) o tutti a 62 (Francia), in Italia occorre avere a casa un invalido al 100% del quale bisogna occuparsi 24 ore su 24. E’ veramente scandaloso!!!
A queste condizioni alle donne italiane non conviene né sposarsi né tantomeno fare figli, perché sono costrette a fare la carriera alla pari dei maschi. Con le leggi pensionistiche in vigore, voler avere una famiglia tradizionale è pressoché impossibile.

Se la donna viene uguagliata al maschio nella vita lavorativa, si comporterà da maschio. Non si sa però chi farà nascere i bambini e si occuperà di loro, perché anche i nonni sono costretti a lavorare. Riassumendo, queste riforme distruggono le famiglie, provocano l’azzeramento delle natalità e il risultato già si vede. E questa sarebbe la politica pro famiglia? Come disse già nel 1980 un protagonista del film “Vizietto II” non conviene essere donna in questo Paese“.

Cosa ne pensate delle considerazioni di Anna, fatecelo sapere nell’apposita sezione commenti del sito.

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7 commenti su “Pensioni anticipate, ultime: cosa potrebbe cambiare per le donne dal 2022?”

  1. Sono pienamente d’accordo con Anna, questa è un’ulteriore violenza su noi donne. Che questo governo faccia qualcosa di buono me lo auguro ma purtroppo non ci spero più di tanto. L’ideale sarebbe uscita a 60 anni senza penali. Si devono vergognare per come ci hanno ridotto in questo paese.

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  2. Il contenuto della lettera è ampiamente condiviso, intelligente.
    Purtroppo, il nuovo governo potrebbe regalarci ulteriori brutte sorprese.
    Un semplice personale esempio numerico rende l’idea.
    Calcolando gli attuali miei 40 anni di versamenti continuativi, 61 anni di età e il diritto cristallizzato di opzione donna, l’assegno INPS vedrebbe al momento i seguenti importi:
    In accordo al sistema contributivo misto, il valore attuale è 1.632 euro lordi,
    In accordo a opzione donna si ridurrebbe a 1.330 euro lordi.
    Che fare?
    Quota cento, forse ancora valida per l’anno corrente, non la raggiungerei per soli 13 giorni.
    Dovrò sperare di poter proseguire fino novembre 2022.
    Con 41anni e 10 mesi, pensione anticipata in accordo alla legge Fornero che ricordo valida fino al 2026, l’assegno calcolato con simulatore INPS porta attualmente al valore di 1.840 euro lordi.
    Ma governo e sindacato cosa decideranno? Cancelleranno le regole per le pensioni anticipate previste dalla legge Fornero? Sta per iniziare il “trattamento Grecia” per le pensioni?
    Come ben dice l’articolo, per le donne, ma non solo: E’ un vero furto legalizzato.

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  3. Ma mi avete bannato?
    I miei commenti non compaiono, mentre ci sono interventi datati successivamente.

    Potevate anche avvisare… La email ce l’avete!

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    • ciao, i tuoi commenti ci risultano pubblicati, controlla dovrebbero esser online. Approvandoli manualmente uno a uno a volte può succedere ci voglia più tempo! Buona giornata

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  4. Tema di forte attualita’…… Basterebbe riconoscere il lavoro delle donne all’interrno della famiglie e farle uscire con 38 anni di contributi.

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  5. Complimenti Anna, hai centrato il bersaglio, ha messo in evidenza una serie di problematiche REALI che tanti superprofessori fino ad ora hanno fatto finta di non vedere, a cominciare dalla grande Elsa.
    un saluto.

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