Pensioni e Coronavirus, ultime notizie: riforma in quarantena? L’intervista a Damiano
Gentile onorevole Damiano, molti lavoratori, futuri pensionandi, temono che l’emergenza sanitaria abbia posto in quarantena anche la previdenza a causa delle nuove priorità dettate dal Covid 19. Lei cosa ne pensa?
Penso che sia vero. L’attuale emergenza sanitaria ha messo in ombra alcune misure sociali di cui si stava discutendo, tra queste la previdenza, per le quali si erano aperti alcuni tavoli di confronto tra Governo e sindacati. Oggi le priorità sono sicuramente altre, a partire da quella che ci impone di vincere questa guerra contro un nemico invisibile. Gli elementi principali, con i quali dobbiamo fare i conti sono, a mio avviso, tre.
Quali sono questi 3 elementi? Può spiegarcelo meglio nel dettaglio? Il primo, riguarda la tutela della salute e della sicurezza dei lavoratori nelle aziende. Il secondo, l’esigenza di individuare un nuovo modello di sviluppo economico e sociale che sia in grado di affrontare le sfide del futuro e che preveda una distribuzione più equa della ricchezza. Il terzo, quello di sostenere, da subito, le imprese e le famiglie con una massiccia dose di liquidità: il cosiddetto “helicopter money”.
Imprese e attività, come sostenerle ai tempi del Coronavirus
Come si potrebbero concretamente sostenere le imprese e le attività produttive?
Sostenere le imprese e le attività produttive significa sostenere il lavoro e, a questo fine, vanno impiegate tutte le risorse necessarie mettendo in soffitta i vecchi e disastrosi vincoli europei. Gli scivoloni delle maggiori rappresentanti delle istituzioni dell’Europa (prima Cristine Lagarde sullo spread e poi Ursula von der Leyen sugli Eurobond), mettono a nudo le drammatiche insufficienze dell’Europa. In un contesto nel quale l’Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIL) stima che, a livello mondiale, la situazione pandemica porterà, nello scenario peggiore, alla perdita di quasi 25 milioni di posti di lavoro, è difficile fare previsioni per il futuro. Bisogna anche aggiungere che, secondo Shahra Razavi, Direttore del Dipartimento di protezione sociale dell’OIL, il 55% della popolazione mondiale, circa 4 miliardi di persone, non beneficia di alcuna forma di protezione sociale e molti Paesi si affidano a soluzioni di mercato, non accessibili ai gruppi di persone più vulnerabili, generando una grave minaccia al benessere di intere società e dell’intera comunità globale.
Dunque, siamo in trincea e dobbiamo fare in modo che questa drammatica situazione diventi il mezzo attraverso il quale individuare un nuovo modello sociale ed economico in grado di superare l’inaccettabile livello di disuguaglianza nel quale ci ha condotto l’attuale modello di capitalismo basato sul dominio incontrastato della finanza. In questa ottica, anche la questione di una riforma della previdenza va concepita in una logica nuova.
Pensioni e coronavirus: la riforma della previdenza va concepita in ottica nuova
Cosa intende per concepire in ‘ottica nuova ‘ la riforma della previdenza?
La riforma non deve essere un aggiustamento, al costo più basso possibile, delle storture dell’attuale modello previdenziale, ma deve essere pensata come una componente della riscrittura del profilo delle tutele sociali del nostro Paese. Passare da un sistema rigido (Monti-Fornero) ad uno flessibile che privilegi l’uscita anticipata dal lavoro soprattuto di chi svolge lavori usuranti e gravosi, è anche il modo con il quale diminuire l’esposizione al rischio chi supera una certa soglia di età ed è più fragile di altri, come ha messo in luce l’attuale pandemia.
Passata l’emergenza, spero il più presto possibile, i tavoli di confronto andranno sicuramente ripresi perché l’argomento, in questo contesto, è di grande attualità. Direi che diventa indispensabile una nuova riforma che risponda alle richieste di tutela e di stabilita richiesto a gran voce dai lavoratori.
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Non posso più ascoltare queste proposte totalmente a scapito delle donne!che per una vita hanno accudito genitori, figli, quando hanno avuto un attimo di respiro sono andate a lavorare, quelle più fortunate, anche con contributi. Volete capire che ci sono persone che a 67 anni non arriveranno mai a quota 100.
Esempio 64anni e 31 di contributi. Basta definiamo un’età dignitosa
Persino Tremonti sta cambiando idea!!!!
Giusto che l’emergenza corona virus deve essere la priorità, sia finanziaria che economica. ma siamo governati da gente ignorante, presuntuosa ,ipocrita, e amanti delle loro poltrone e interessi personali.Perchè è inammissibile che io con 67 anni di età il 2 Maggio 2020 e 42 di contributi versati, dopo 13 mesi ancora aspetto la mia pensione di quota 100 spettante dal 01/04/2019 che mi sono sudato nella vita lavorativa. Io e mia famiglia ,per mangiare cosa debbo fare devo andare a rubare? Visto che con questa pandemia nemmeno si può chiedere elemosina, secondo voi è giusto? Ora tutti i nostri parlamentari si riempiono la bocca nel dire che daranno sussidi a tutti, e qualcuno vorrebbe allargare il reddito di cittadinanza.Però chi ha diritto di mangiare senza pesare nelle casse dello stato, perchè aspetta di ricevere i suoi soldi con 42 anni di contributi versati, non deve avere nessun diritto per magiare.Ne quello di potere accedere hai sussidi che verranno concessi, a causa di questa pandemia molto probabilmente se avrò la fortuna di salvarmi da questa pandemia? sarà lo stato ad ammazzarmi dalla fame. Perchè non potendo accedere hai sussidi concessi per il corona virus, io sarò escluso perchè risulto pensionato senza portafoglio.
pensione quota 100
Sig. Agostino Vallelunga, mi permetta di rivolgerle una domanda a titolo di curiosità personale: dopo che lei ha inoltrato la domanda di pensione quota 100, l’Inps le ha precisato la data in cui avrebbe cominciato a versarle la pensione?
il patronato controllando la domanda mi aveva detto,che avendo maturato i requisiti a Dicembre del 2018
dovevo percepire la pensione ad Aprile 2019 anche se la domanda l’avevo fatta il 28/ 02/ 2019 siamo ad Aprile 2020 e ancora aspetto
Giusto che l’emergenza corona virus deve essere la priorità, sia finanziaria che economica. ma siamo governati da gente ignorante, presuntuosa ,ipocrita, e amanti delle loro poltrone e interessi personali.Perchè è inammissibile che io con 67 anni di età il 2 Maggio 2020 e 42 di contributi versati, dopo 13 mesi ancora aspetto la mia pensione che mi sono sudato nella vita lavorativa. Io e mia famiglia ,per mangiare cosa debbo fare devo andare a rubare? Visto che con questa pandemia nemmeno si può chiedere elemosina, secondo voi è giusto? Ora tutti i nostri parlamentari si riempiono la bocca nel dire che daranno sussidi a tutti, e qualcuno vorrebbe allargare il reddito di cittadinanza.Però chi ha diritto di mangiare senza pesare nelle casse dello stato, perchè aspetta di ricevere i suoi soldi con 42 anni di contributi versati, non deve avere nessun diritto per magiare.Ne quello di potere accedere hai sussidi che verranno concessi, a causa di questa pandemia molto probabilmente se avrò la fortuna di salvarmi da questa pandemia? sarà lo stato ad ammazzarmi.
Unica soluzione è la quota 41 per tutti.. Che libererebbe posti di lavoro dando possibilità alle aziende di svecchiare e ripartire con meno costi e con forze più giovani.. ma non dal 2022 ma da subito appena finita epidemia.. Dando possibilità alle aziende di pensionare i suoi dipendenti che hanno raggiunto i 41 anni di contributi e sgravi fiscali su ogni giovane assunto.. Questa sarebbe una soluzione ma chi ci governa non è in grado di fare una riforma equa per tutti.. Purtroppo..
Premesso che sono completamente favorevole alla “quota 41 per tutti”, ovvero che chi ha già lavorato così tanto abbia pieno diritto di andare in pensione indipendentemente dall’età anagrafica, faccio sommessamente notare che questa epidemia sta, all’opposto, mettendo in luce l’opportunità, per ragioni sanitarie (che poi sono ragioni … di ragione!, tout-court), di far anticipare la pensione sulla base principalmente dell’ETA’ ANAGRAFICA piuttosto che sull’ANZIANITA’ LAVORATIVA, a causa della maggiore fragilità al coronavirus di chi ha una maggiore età e quindi dell’opportunità di ridurre l’esposizione ai contatti sociali di queste fasce di età.
Questo ovviamente nella purtroppo possibile prospettiva che il coronavirus continui a circolare, si spera almeno in modo attenuato, anche nei prossimi anni, prima che sia disponibile un vaccino.
Del resto, ho già sentito fare la proposta che anche la prossima ripresa dell’attività lavorativa potrebbe essere fatta per fasce di età, cominciando a far riprendere da quelle più giovani e lasciando le più anziane e più esposte per ultime.
In altri termini, in tempi di coronavirus non del tutto sparito è meglio se a lavorare ci va un 60-enne piuttosto di un 65-enne, indipendentemente dall’anzianità contributiva.
Per la verità, che fosse assurdo far lavorare la gente fino a 67 anni, ovvero gente che comunque non solo è fisicamente e mentalmente stanca ma ha spesso pure patologie che riducono anche la resa lavorativa, era chiaro da sempre, tranne a gente come la Fornero, Cazzola e simili pensatori, indipendentemente dal coronavirus.
Il virus adesso ha reso ancor più chiaro il concetto, spero.
Quindi la flessibilità in uscita di cui parla Damiano, anticipata rispetto all’abominio dei 67 anni, è ormai DOVEROSA e certamente NON solo per i “lavori usuranti”.
Resta da vedere come farla, secondo me la proposta dello stesso Damiano di un’uscita flessibile con moderata penalizzazione (massimo 2% per ogni anno di anticipo) continua a sembrare la più realistica ed equilibrata.
Ciò dando per scontato che, purtroppo, difficilmente ci si potrebbe stare finanziariamente dentro senza una qualche riduzione dell’assegno per chi anticipa, ma la riduzione non può essere un furto (come lo è, per esempio, il ricalcolo tutto a contributivo).
Gent. le sig. Carlo, trovo che le sue argomentazioni siano di buon senso e quindi condivisibili. Ritengo inoltre che dopo questa pandemia il mondo che avremo di fronte sarà molto diverso da quello che abbiamo sperimentato fino a poche settimane fa e quindi bisognerà fare una grande chiarezza. Dobbiamo decidere se vogliamo continuare a inseguire il modello di sviluppo che avevamo e ci ha portato dove siamo oppure buttare tutto nel cesso e costruirne uno nuovo dove le PERSONE sono al centro e non il DENARO. Spero vivamente che la scelta sia rivolta verso la persona e i suoi legittimi interessi. In questo caso bisognerebbe trovare il modo di coniugare gli anni di contributi versati e l’età della persona che li ha versati, e credo che il sistema della quota sia quello più indicato. Attenzione io parlo di quota “vera” e non quegli imbrogli di oggi, dove si chiama quota ciò che quota non è. Quindi, per me il numero magico è 96, ovvero tutte le combinazioni che danno come somma 96 tra età e contributi devono permettere di pensionarsi. Quindi 55+41 ad esempio, ma anche 60 e 36 oppure 57 anni e 3 mesi e 38 e 9 mesi e così via, tanto per intendersi. Quanto costerebbe? Non è un problema, costa quello che deve costare, punto e basta, e se a fine anno il deficit/pil anziché il 3% è il 3,8% o il 5,2%, ce ne faremo una ragione, i rigoristi e teorici del patto di Maastrich mi sembra abbiano fallito, il virus ce lo sta ampiamente dimostrando, infatti avremo anche i conti in ordine, ma ci mancano gli ospedali, le mascherine, le bombole di ossigeno e tutto il resto e nel frattempo le PERSONE muoiono. No signori, così non va proprio, le PERSONA prima di tutto. Le regole su un bilancio si possono e si devono anche cambiare.
Sig. Emilio, sono d’accordo con lei.
A parte le soluzioni specifiche che si possono trovare sulle pensioni e sul resto, è proprio il cambio di un “paradigma mentale” ciò di cui non solo noi italiani ma il mondo ha bisogno.
Non oso sperare che da questo dramma nasca qualcosa di così buono come il rifiuto almeno degli aspetti più estremistici e disumani della finanza, quella che fino ad oggi ha fatto il brutto e cattivo tempo, considerando la macelleria sociale che così spesso causava come una cosa di cui curarsi poco e niente.
Però bisognerebbe almeno provarci a cambiare, anche perchè mai come ora ci rendiamo conto dei danni mentali prodotti da decenni di bombardamento mediatico interessato.
Tanto per dirne una: non vi sembra assurdo che gli ospedali del Servizio Sanitario Nazionale si chiamino “AZIENDE Ospedaliere”?
AZIENDE! Gli OSPEDALI PUBBLICI DEL SSN!!
Le AZIENDE sono votate a fare PROFITTI, ma gli ospedali pubblici devono essere SERVIZI, servizi ESSENZIALI, da dare anche “in perdita” se deve comunque essere fatto, non entità che devono fare profitti!
Eppure, siamo così abituati a sentire quel termine, “aziende”, che se non ci soffermiamo a pensarci ci sembra “normale”.
“Aziende”, gli ospedali pubblici, quelli del SSN (fortunatamente universale e, almeno una volta oggi molto meno, “gratuito”) …
E, infatti, con quest’ottica abbiamo poi visto i tagli al SSN, a favore del privato.
Non so quanto le posizioni di Damiano in tema di pensioni siano condivise nel PD, un partito notoriamente liberista.
In ogni caso il combinato disposto di crisi sanitaria e crisi capitalistica porterà a un aumento della disoccupazione.
A questo problema sociale non sarà sufficiente una politica compassionevole come il reddito di cittadinanza, bisogna liberare posti di lavoro.
Quindi fermo restando che Quota 100 non si tocca per tutto il 2021, bisogna abolire la famigerata Legge Fornero almeno dal gennaio 2022. Quindi potrebbe essere abolita con la Legge di bilancio a fine 2021.
Poi bisogna seriamente mettere in discussione le politiche liberiste e di austerità a livello di UE, ma francamente non so se Damiano è il PD da che parte stanno.
10 marzo 1923 in Italia viene approvata per legge la giornata lavorativa di 8 ore
La giornata di 8 ore infatti, non fu richiesta al padronato o al governo, ma imposta dal basso, dalle rivendicazioni operaie e contadine che cominciarono a imporsi con insistenza nei primi decenni del XVIII secolo, per giungere ai primi riconoscimenti con i moti rivoluzionari del 1848…..
E dopo 100 anni, lottando dal basso, si riuscirà ad imporre il principio che quando hai più di 60 anni di età ed hai versato quasi 40 anni di contributi HAI DIRITTO ad andare in pensione?
E’ chiaro che l’emergenza Coronavirus deve avere la priorità su altri problemi .
E’ altrettanto chiaro però che superata questa emergenza il tavolo della riforma delle pensioni dovrà essere ripreso per eliminare le storture della legge Fornero e le diseguaglianze introdotte dalla quota 100.
Per dare un senso alla riforma non si può non pensare di dare precedenza a chi ha lavorato di più rispetto a chi ha meno contributi, indipendentemente dall’età.
Ed è per questo che i lavoratori chiedono a gran voce la quota 41 senza paletti di età, perché consentirebbe di premiare chi ha lavorato di più (41 anni) e non chi ha lavorato meno (38).
E’ chiaro ?