Nella giornata di oggi esporremmo la quarta ed ultima parte della cospicua proposta pensionistica individuale presentata con lettera aperta al Governo dal Dott. Claudio Maria Perfetto, una proposta importante che arriva proprio in un momento in cui lo stesso Landini, segretario nazionale CGIL, afferma uscendo dal tavolo di confronto: “Sui tempi con cui fare questo confronto abbiamo ribadito che va fatto rapidamente prima che venga realizzato il DEF, serve capire se i sono o no le risorse e la volontà plitica di fare la riforma della Legge Fornero”. Il Dott. Perfetto ha chiaramente esplicitato la sua idea su dove trovare le risorse per modificare la Riforma Fornero, che per quanto possa parere a molti ‘futuristica’ e come egli stesso la definisce ‘ bizzarra’ , sicuramente é un’idea corroborata da studi e che dunque meriterebbe, crediamo, almeno di essere presa in considerazione.
Di seguito l’articolo 3 della proposta in cui il Dott. Perfetto illustra ‘le misure in materia di riforma del mercato del lavoro in una prospettiva di crescita‘, egli, così come diversi esponenti politici di spicco ed i sindacalisti, che pensioni e lavoro siano la faccia della stessa medaglia. Dunque solo agendo su una riforma del lavoro, sostiene, sarà possibile permettere alle nuove leve di entrare nel mercato attivo ed ai pù anziani di poter finalmente beneficiare del meritato riposo andando in pensione ad un ‘età non eccessiva. Vi lasciamo alle sue parole:
Pensioni e lavoro: l’età di accesso si può ridurre solo se..
Misure in materia di riforma del mercato del lavoro in una prospettiva di crescita
1. Principî generali. Le misure in materia di riforma del mercato del lavoro in una prospettiva di crescita dovrebbero ispirarsi agli stessi Principî generali enunciati nell’articolo 1, comma 1, lettere a), b), c), d) e). In aggiunta ai suddetti Principî, e prima di tutti gli altri, le misure in materia di riforma del mercato del lavoro dovrebbero essere coerenti col principîo che si potrebbe chiamare «principîo zero» il quale coincide con l’articolo 1 della Costituzione della Repubblica Italiana, comma 1: «L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro», e comma 2, che garantisce sovranità al popolo (che va quindi ascoltato dal legislatore): «La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione».
2. Garanzia di occupabilità dei lavoratori. Il lavoro conferisce dignità all’individuo, e attraverso tale conferimento l’individuo assume un riconoscimento verso se stesso, una identità. Il Governo è chiamato a garantire il lavoro a chiunque lo cerchi, attraverso un programma di «lavoro garantito». Il Governo ha già espresso nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza il programma nazionale «Garanzia di occupabilità dei lavoratori» (in sigla GOL), «che prevede un sistema di presa in carico unico dei disoccupati e delle persone in transizione occupazionale (percettori di RdC, NASPI, CIGS)». Per quanto concerne le Riforme in ambito lavoro, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza prevede riforme relative alle «Politiche attive del lavoro e formazione», e al «Piano nazionale per la lotta al lavoro sommerso», oltra ad una serie di investimenti tra i quali vi è quello per la «Creazione di imprese femminili» che «si prefigge l’obiettivo di innalzare i livelli di partecipazione delle donne nel mercato del lavoro». Occorre però sviluppare una visione d’insieme della società, sia sul fronte di lavoratrici giovani che sul fronte di lavoratrici anziane, e quindi sia sul fronte del lavoro sia sul fronte delle pensioni. Pertanto, l’obiettivo di «innalzare i livelli di partecipazione delle donne nel mercato del lavoro» va rivolto più all’introduzione nel mercato del lavoro di lavoratrici giovani che al mantenere nel mercato del lavoro lavoratrici anziane, evitando quindi che le misure di riforma del mercato del lavoro entrino in conflitto con le misure in materia di trattamenti pensionistici, ovvero in conflitto con le misure indicate nell’articolo 1, comma 2, in merito al pensionamento di lavoratrici con Opzione Donna.
3. Adeguamento dei salari all’inflazione. È da prendere nella dovuta considerazione la necessità di adeguare i salari all’inflazione, come è stato fatto per le pensioni. Non si tratta di ripristinare la «scala mobile», ma di assicurare un flusso costante di versamenti contributivi per finanziare le pensioni che sono oggetto di perequazione automatica. L’alternativa che garantirebbe di mantenere costante il flusso contributivo consiste nell’agganciare la perequazione automatica delle pensioni all’aumento dei salari anziché all’inflazione. Tuttavia, resta primario l’obiettivo di salvaguardare il potere di acquisto dei salari e delle pensioni. La politica monetaria della Banca Centrale Europea è efficace nel controllare l’inflazione causata dall’aumento della spesa aggregata (consumi più investimenti più spesa pubblica) attraverso variazioni del tasso di sconto, ma si rivela inefficace quando l’inflazione è causata invece dall’aumento dei costi delle materie prime (su cui il tasso di sconto non esercita alcuna influenza). Occorre quindi intervenire con la politica dei salari, aumentando i salari (la quota dei pagamenti in Lid). L’aumento dei salari non genererà un ulteriore aumento del livello dei prezzi in quanto le aziende perderebbero la speranza di vendere i propri prodotti: quindi, l’aumento dei salari avrà sulle aspettative delle imprese (che tenderanno a ridurre la produzione per non accumulare scorte) lo stesso effetto che avrebbe l’aumento del tasso di interesse sugli investimenti. Sul lato consumi, invece, i lavoratori, mantenendo inalterato il potere di acquisto del salario, tenderebbero ad acquistare beni e servizi come prima, surriscaldando l’economia a causa della mancata espansione della produzione, e qui il Governo, al fine di drenare i consumi, potrebbe intervenire aumentando l’IVA (tali considerazioni sono deducibili dalla presentazione citata in Allegato A nella quale il livello dei prezzi è considerato una grandezza esogena e si interviene quindi sui salari – aumentandoli o riducendoli in base a variazioni del livello dei prezzi – per mantenere invariato il potere di acquisto dei salari e mantenendo, al tempo stesso, il controllo sulla produzione in modo che rimanga sotto-ma-vicino al suo livello potenziale).
Pensioni 2023: La parola chiave per la crescita economica è dunque «ricambio generazionale»
4. Ricambio generazionale. È da prendere in seria considerazione la possibilità che i risultati del programma nazionale «Garanzia di occupabilità dei lavoratori» si rivelino al di sotto delle aspettative del Governo. L’incertezza lavorativa e i salari bassi (resi ancora più bassi dall’inflazione) aumentano la propensione al risparmio delle famiglie e, di riflesso, diminuisce la loro propensione al consumo. Se non c’è consumo, le aziende, non vedendo l’opportunità di vendere i loro prodotti, non espanderanno la produzione e, di conseguenza, l’occupazione. Se le aziende non investono, potrebbe farlo lo Stato. Ed è quello che lo Stato farà con l’attuazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Tuttavia, la trasformazione digitale attualmente in corso, che utilizzerà massivamente l’intermediazione digitale soprattutto nella Pubblica Amministrazione (l’esempio tipico è l’Anagrafe Nazionale Popolazione Residente) farà sì che a produrre (e quindi a lavorare) saranno i vecchi consumatori e non i giovani produttori. Occorre lasciare che i lavoratori anziani accedano alla quiescenza, in modo da consentire la piena occupazione di giovani i quali, potendo contare su un reddito da lavoro, potranno progettare il loro futuro creandosi una famiglia, comprare una casa, arredarla con mobili, dotarla di elettrodomestici, acquistare un’automobile, allevare dei figli, ricorrere a prodotti e servizi per l’infanzia. Questa ripresa dei consumi, non tanto da parte di chi è già nelle condizioni di poter consumare (e che quindi è già in possesso di quanto ha bisogno), quanto invece da parte di chi prima non poteva consumare, funge da volano per la ripresa economica, in quanto le imprese vedranno l’opportunità di vendere i loro prodotti e quindi daranno impulso alla crescita economica. La parola chiave per la crescita economica è dunque «ricambio generazionale».
5. Imposta sul reddito da lavoro prodotto da automi. Sono in molti a vedere la digitalizzazione dei processi produttivi mediante robot, e la digitalizzazione dei servizi mediante software di interfaccia tra l’uomo e la macchina come elementi di innovazione e competitività nel sistema produttivo. Occorre evitare però che le imprese, impiegando tecnologie digitali e forza lavoro robotica con lo scopo di aumentare produttività e competitività, trasferiscano oneri derivanti dall’alienazione della forza lavoro umana allo Stato e quindi alla società. Occorre trovare una misura che consenta alle imprese di perseguire i loro scopi, senza che lo Stato debba intervenire per compensare lo stato di disoccupazione e per finanziare le pensioni con la fiscalità generale a causa del deficit contributivo che si verrebbe a creare con l’aumento della disoccupazione. La misura che ristabilisce l’equilibrio tra contributi lavorativi e importi pensionistici è una imposta sul reddito da lavoro prodotto dagli automi (IRAUT). Spesso si fa riferimento a tale imposta con il termine «robot tax», sulla cui applicazione è ancora aperto il dibattito in materia di diritto tributario. L’IRAUT si applicherebbe solo a macchine dotate di una capacità autonoma nella esecuzione delle attività tipiche dell’essere umano. Non si applicherebbe, per esempio, alla macchina agricola guidata dall’agricoltore, ma si applicherebbe, invece, al robot-postino, al robot-farmacista, al robot-infermiere, al robot-barista, al robot-cameriere. L’IRAUT si applicherebbe anche nell’ambito di servizi digitali che si basano su applicazioni software che fungono da interfaccia tra l’uomo e la macchina nell’esecuzione di attività che, in assenza dell’applicazione software, verrebbe svolta dall’uomo (esempi sono l’home banking, l’home insurance, l’Anagrafe Nazionale Popolazione Residente). Sui servizi digitali viene già applicata l’imposta chiamata «Digital Service Tax»: il passo successivo consisterebbe nell’estendere l’imposta sui servizi digitali all’imposta sul reddito da lavoro prodotto dagli automi. Rendendo equivalenti lavoro robotico e lavoro umano, ne deriva come conseguenza diretta anche l’equivalenza tra IRAUT e IRPEF. L’IRPEF potrebbe essere versata parte in euro e parte in Lid, mentre l’IRAUT verrebbe versata totalmente in Lid.
Pensioni, lavoro, crescita economica: ricette economiche in un economia digitale
ALLEGATO A
Elementi per l’attuazione di ricette economiche in una economia digitale
1. Alla presente Proposta Individuale è allegata una presentazione sotto forma di slide che è parte integrante della Proposta Individuale in quanto ne supporta le argomentazioni in termini di modellistica economica e sperimentali (la presentazione viene allegata separatamente alla presente Proposta Individuale).
Nella presentazione dal titolo «ECONOMATICA (economia informatica) – una sintesi» viene illustrato il funzionamento di un Centro di Elaborazione Dati che può essere considerato a pieno titolo il prototipo di economia digitale, un modello in scala ridotta della nazione digitale. In particolare, viene illustrata la natura della moneta digitale assieme al funzionamento della doppia circolazione della moneta (bancaria e di Stato). La presentazione illustra i concetti chiave per formulare e attuare ricette economiche in una economia con elevati livelli di automazione e di intermediazione digitale.
Ringraziamo il Dott. Perfetto per averci concesso l’anteprima della sua proposta ed aspettiamo una vostra considerazione in merito alla stessa ora che é stata resa leggibile anche ai meno ‘tecnologici’ in formato articoli.
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Il contributivo è troppo penalizzante, non è giusto avere subito questa riforma, i coefficienti sono troppo bassi, ma perché io devo andare in pensione con un montante di quasi 3500000€ e non arrivare a 1000€ netti di contributivo!!! Non vale nemmeno il 50% di quello che prendevo, allora io vorrei il mio montante tutto interamente, è una rapina legalizzata, fra la mia pensione e quella di colleghi che avevano 18 anni di contributi alla fine del 1995, ci sono 400 € di differenza! Uno scandalo! Non possiamo pagare tutto noi, il sindacato deve farsi sentire su queste ingiustizie
Ben scritto, Ben detto!, ora qualcuno lo faccia leggere alla nostra classe politica.
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Pensione contributiva= retribuzione differita.
Trovate tutti i meccanismi che volete ma ridate i soldi ai loro prolprietari che puntualmente tutti i mesi pagano (anche tramite i sistituti di imposta)
Caro stato ti stiamo prestando soldi ns… ultimamente i prestiti costano.
Si dovrebbe inserire nei cedolini paga come per il tfr il totale e il cumulo dei contributi previdenziali versati.
Vediamoci chiaro!
Queste sono le parole che volevamo sentire- tanto di cappello e spero che i sindacalisti leggano, così da vergognarsi parecchio e lasciare per sempre le loro posizioni e cambiare mestiere definitivamente.
Soluzione facile: i soldi che ho versato nell’INPS o nelle altre Casse obbligatorie sono miei e ne faccio ciò che voglio. Se vado in pensione all’età stabilità prendo il giusto. Se vado prima prendo meno. Sistema facoltativo e scelgo io. Se ho un aspettativa di vita si fa presto a fare i conti. Qualcuno mi criticò in passato ma è l’unico parametro che si può usare in questi casi. Io continuo a ritenere che una pensione contributiva valida per tutti non sia un enigma irrisolvibile. FANNO APPOSTA A FARLO DIVENTARE UN PROBLEMONE PER DIROTTARE I SOLDI DOVE VOGLIONO LORO. PER IL 2024 SENTO GIÀ UN BRUCIORINO DI DIETRO……
Sig. Giò, lei può anche chiedere all’INPS che le restituisca i soldi che lei ha versato con i suoi contributi, ma l’INPS non glieli potrà darà perché non li ha. Li ha utilizzati per pagare le pensioni ad altri lavoratori che sono andati in pensione prima di lei.
Lei potrà andare in pensione se:
– ci sono 2 nuovi lavoratori che potranno pagare la pensione per lei (ma al momento non ci sono);
oppure
– se il Governo decide di attingere alla fiscalità generale aumentando le tasse (ma non può farlo, perché ha detto che le tasse vanno abbassate con la flat tax);
oppure
– se il Governo decide di attingere alla fiscalità generale aumentando l’IVA (ma non può farlo, perché altrimenti i consumi crollerebbero ancora di più e ciò metterebbe in difficoltà le aziende produttrici);
oppure
– se il Governo decide di attingere alla fiscalità generale chiedendo i prestiti e quindi aumentando la spesa pubblica e il debito pubblico (ma non può farlo, perché l’Europa non glielo permette)
La posizione del Governo, nel linguaggio scacchistico, si chiamerebbe triplo “scacco” (di alfiere, perché non può aumentare le tasse; di cavallo, perché non può aumentare l’IVA; e di regina perché non può aumentare la spesa pubblica).
Il Governo potrà uscire dallo scacco puntando sull’aumento dell’occupazione. E farebbe bene a farlo, prima che gli diano scacco matto obbligandolo ad accettare il MES (prestiti salvastato).
Il Governo dovrebbe fare in modo di poter gestire l’economia facendo leva solo sulla Politica fiscale (sulla quale ha completo controllo), e non anche sulla Politica monetaria (che è sotto il controllo della BCE).
Per poter far leva solo sulla Politica fiscale, occorre che l’Italia sia emettitrice di moneta.
Senza sovranità non si va da nessuna parte. L’Europa e l’euro sono le nostre gabbie. Lo sanno benissimo anche i nostri squallidi politici solo che non hanno le palle per ribellarsi, del resto il loro (e quello dei loro familiari e affini) deretano è al caldo. Però non possono pensare di prendere in giro tutti per sempre, prima o poi qualcosa succederà e non sarà un bel momento soprattutto per loro!
Si insomma… discutono sulla qualita’ e quantita’ di vasellina da….
parole sante; grazie
Grazie dott. Perfetto! Continuare a spremere i lavoratori fino alla morte per mantenere un sistema economico come l’attuale che premia sempre di più pochi eletti rendendo schiava la maggior parte della gente è veramente disumano; le sue proposte coraggiose ed innovative dovrebbero essere immediatamente accolte e sostenute con convinzione dai sindacati e dai partiti, in particolare da quelli autoproclamatisi progressisti.
Ho quasi 65 anni senza pensione. E avanti col misero reddito di cittadinanza.
La prima notizia dell’Ansa è che gli Usa intensificano il loro aiuto all’Ucraina …..e l’Italia farà la sua parte…….
Questa è politica signori al pari di qualsiasi altra scelta o riforma delle pensioni. L’,’ultima notizia dal TG riguarda il terzo barbone italiano mortodu freddo. C’è uno scrittore famoso che scriveva On the Road. Ma intanto, come diceva Gaber, lui a casa al caldo…..
In Francia stanno facendo il finimondo in milioni perché gli vogliono alzare l’età pensionabile a 64 anni.
Qui bisogna svegliarsi. Lo dico da anni ma forse più di un sonno è un letargo.
Il video del Corriere della sera che si intitola “Atlas diventa aiuto operaio nel cantiere edile” si trova qui: https://video.corriere.it/robot-atlas-diventa-aiuto-operaio-cantiere-edile/08bbfc68-97f5-11ed-a8ba-307a461da0c0
Lungi da me dall’entrare a gamba tesi nel confronto tra Governo e Sindacati, ma ho l’impressione che il Governo e i Sindacati siano rimasti al 1800. Si ha l’impressione che si sveglino al mattino solo per pianificare i tavoli da lavoro.
Signori del Governo e signori del Sindacato, la gente a gran voce vi dice “SVEGLIA!”.
Signori del Governo e signori del Sindacato, avete letto anche voi la notizia Adnkronos di Giovedì 19 Gennaio 2023 dal titolo “World economic forum, il pessimismo degli economisti: due terzi prevedono la recessione” (https://www.adnkronos.com/world-economic-forum-il-pessimismo-degli-economisti-due-terzi-prevedono-la-recessione_5dikVVpuKlmfk982FUSS5E?refresh_ce).
Recessione? Personalmente io vedo dietro l’angolo la depressione.
Giusto per far capire anche agli altri che differenza c’è tra recessione e depressione: la recessione è quando gli altri perdono il posto di lavoro; la depressione, invece, è quando sei tu a perdere il posto di lavoro.
Signori del Governo e signori del Sindacato, nei tavoli parlerete di pensioni, e va bene. Anzi male. Non vi servirà proprio a nulla parlare di pensioni, perché i soldi, i denari, la moneta non ce l’avete. Non vi servirà proprio a nulla parlare di pensioni, se non parlerete anche di lavoro, di salari, di automazione, di digitalizzazione.
Signori del Governo e signori del Sindacato, vi rimando ad un video su ciò che ci aspetta in ambito lavorativo e, francamente, non so se sia vero o una bufala, e se è vero non so se ridere o piangere.
Il video del Corriere della sera si intitola “Atlas diventa aiuto operaio nel cantiere edile” (“https://video.corriere.it/robot-atlas-diventa-aiuto-operaio-cantiere-edile/08bbfc68-97f5-11ed-a8ba-307a461da0c0)
Signori del Governo e signori del Sindacato, legatevi ben stretti alle vostre poltrone. Atlas potrebbe venire da voi e chiedere con squisita gentilezza “ti dispiace cedermi il tuo posto?” perché è proprio quello che vi capiterà se non dimostrerete di essere all’altezza di rispondere ai reali bisogni dei lavoratori, che faticano, che si spaccano la schiena da mattina alla sera, che sono esausti, che vengono trattati come cavalli anziani legati alle botticelle e frustati perché non ce la fanno più a trasportare quelle persone che sanno solo pianificare i calendari per i prossimi tavoli da lavoro. Tutto ciò ha una sola parola: DISUMANO!
A volte mi sembra di scorgere più umanità in robot umani che in umani robot.
Ben detto come sempre!
Chapeau!
Massima stima
Egregio dott. Claudio Maria Perfetto
mi ha proprio stupito ! Ho potuto leggere tra le righe, oltre all’aspetto professionale della materia pensioni, un cuore che certamente non vedo nei politici e nei sindacati, neppure nelle semplici parole che si dicono a vicenda.
Purtroppo e me ne rammarico molto credo che il cuore non riesca più a trovarci una via d’uscita . La finanza gli interessi economici vanno certamente più veloci del cuore purtroppo.
Magari capitasse di veder cedere il posto di quelle poltrone come scrive!
Sarebbe una piccola giustizia.
Ma i miei capelli bianchi mi hanno insegnato che ai giorni d’oggi non funziona così per via appunto che il cuore esiste sempre di meno.
I leader veri capaci di fare rivoluzioni pacifiche con il cuore ,giuste ed eque non esistono più
Quello che ci fanno vedere oggi è che ai reali bisogni dei lavoratori che faticano non ci pensa proprio nessuno realmente; altrimenti da decenni non ci troveremo certo in questa situazione.
Noi lavoratori, li vedo più far parte di un macabro gioco dove siamo sono solo le fiches di plastica.