Pensioni e nuovo Governo: il tempo stringe, cosa succederà a quota 41 e quota 102?
Finita la campagna elettorale per il nuovo governo che si formerà nelle prossime settimane ci saranno subito importanti sfide da affrontare, tra cui quella della riforma delle pensioni per il 2023, da affrontare il prima possibile visto che il tempo rimasto per evitare il ritorno alla legge Fornero è sempre meno.
Riforma Pensioni, il tempo per il nuovo Governo è poco, cosa succederà per quota 41 e 102?
Se il nuovo Governo targato Giorgia Meloni vorrà effettuare alcune modifiche all’attuale sistema pensionistico, dovrà fare in fretta, perchè il tempo stringe. Se riuscirà a insediarsi a novembre, il nuovo governo potrà contare in meno di 60 giorni di tempo per realizzare una manovra che eviti il ritorno alle Legge Fornero.
Come ricorda in un articolo il Sole 24 ore infatti “Con la conclusione il 31 dicembre dell’esperienza annuale di Quota 102, diventerebbe automatico dal 1° gennaio del 2003 il ritorno alla Fornero. Non solo: l’esecutivo dovrà anche rapidamente capire se è praticabile la soluzione di Quota 41, che è gradita anche ai sindacati. Per Salvini questa misura costerebbe 1,3 miliardi, ma secondo le stime dell’ Inps già il primo anno si arriverebbe a 4 miliardi, per poi salire a 10 miliardi a regime”. Costi che in un periodo storico così difficile saranno quasi impossibili da sostenere per il Governo.
In un editoriale sul sussidiario, Giuliano Cazzola questa mattina non ha risparmiato ampie Critiche a Fratelli d’Italia e a Giorgia Meloni per quanto scritto sulle pensioni nel loro programma elettorale, dicendo che “Come si può vedere si ribadisce il mito dell’anticipo della pensione per il ricambio generazionale (il principale fallimento di Quota 100); viene abrogato la maggiore garanzia per l’equilibrio del sistema, quell’adeguamento automatico all’incremento della aspettativa di vita (un provvedimento assunto dall’ultimo governo Berlusconi); si parla di una rivalutazione rispetto alla svalutazione monetaria quando esiste già un congruo adeguamento al costo della vita, una misura in vigore solo per le pensioni. Infine, non poteva mancare un giro di vite sulle c.d. pensioni d’oro. In fondo ci vorrà pure un residuo di populismo. Almeno per farsi riconoscere”.
Riforma Pensioni 2023 ultime news, dubbi sul nuovo Governo da parte della Uil
I sindacati non nascondono le loro preoccupazioni, e chiedono di difendere il benessere delle famiglie, le pensioni ed il lavoro. Franco Busto, segretario generale della Uil di Puglia e Bari afferma che “In questi giorni si è discusso più sui social che tra la gente. Si è parlato anche di cartoni animati e di una serie di promesse che, se realizzate, metterebbero a rischio la tenuta dei conti statali. Detto questo il voto degli italiani è sacro e ripartiamo dalle cose concrete: su fisco, welfare, condoni e pensioni c’è tanto da fare e vedremo che se quanto promesso prima del voto sarà portato avanti”.
“La Uil, che ha presentato una propria piattaforma programmatica, chiede che sul fisco ci sia una redistribuzione equa del reddito. “Sia chiaro – prosegue il numero uno di Puglia e Bari – che l’idea di far pagare meno a chi ha di più non regge. Il nuovo governo dovrà confrontarsi anche con le parti sociali e sciogliere i tanti nodi”.
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Buonasera! Spero che il nuovo Governo Italiano e le Parti Sociali dialoghino e collaborino costantemente per affrontare il delicato tema delle pensioni e di tutte le altre importanti questioni che riguardano il nostro Paese. Grazie a tutti, dal profondo del cuore.
Ora dovete mantenere le promesse fatte !!! 41 da subito e senza penalizzare un bel niente !!!
41anni di lavoro da precoce e usurante non bastano per andare in pensione…serve anche invalidità sopra il 75% oppure essere disoccupati da almeno 3 mesi terminati i 24 mesi di Naspi !!
Cazzola mio caro compagno !!!! Sono sfinito da ciclo continuo e come me ci sono migliaia di lavoratori !!! Fatti 6 mesi di Maldive e torna a riforma fatta !!!
Un saluto a tutti..?
Senza toccare l’anticipata della Fornero .. molto interessante la proposta che vedo anche sotto riportata :
OVVERO UNA QUOTA 103 APERTA. Nello specifico : 62-41
oppure : 61-42
e infine : 60-43
Ovviamente senza penalizzazioni !
Dopo tante fregature e promesse disattese SAREBBE EFFETTIVAMENTE IL MINIMO e un buon compromesso. Soprattutto per coloro che sono al lavoro dai primi anni 80 e hanno già 41 anni di contributi alle spalle .. e a cui già troppe volte sono state cambiate in peggio “le carte in tavola”. SINDACATI COSA NE PENSATE DI QUESTA PROPOSTA ? FATEVI SENTIRE !
A Franco ci risiamo conni 43 anni di contributi? ma siamo pazzi!!!!!!!! è meglio lasciare le cose come stanno almeno volendo te ne vai con 42 anni e 10 mesi…
Con 41 anni te ne devi poter andare in pensione indipendentemente dall’eta.
Questa è la richiesta.
A mio giudizio, qualsiasi ragionamento si faccia, è necessario tenere conto di 3 aspetti:
– Superamento definitivo della legge Fornero
– Flessibilità in uscita a partire dai 63/64 anni
– Sostenibilità economica per le casse dello Stato
L’opzione più ragionevole, rivolta ai lavoratori in regime misto, mi sembra essere quella formulata dal Presidente dell’INPS pasquale Tridico: uscita a 63 o 64 anni, quota minima 20 anni di contributi, liquidazione della quota contributiva maturata a partire dal 1 gennaio 1996 e quota retributiva (con i contributi maturati sino al 31 dicembre 1995) liquidata al compimento dei 67 anni.
La sostenibilità per le casse statali è già stata accertata, si affronterebbe con successo lo “smaltimento progressivo residuo” dei lavoratori in regime misto e si garantirebbe ad una quota importante di disoccupati (penalizzati dall’anagrafe nella ricerca di occupazione) di usufruire di un utile anticipo pensionistico.
Il quadro restante è che quota 102 non dovrebbe essere prorogata, quota 41 avrebbe costi esorbitanti (4,3 mld da gennaio 2023 fino a toccare 9,2 mld nel 2029) e resterebbero sul tavolo (se prorogate) solo le misure di Ape sociale e Opzione donna.
Una riflessione finale vorrei farla sulle (presunte?) critiche rivolte da alcune rappresentanze sindacali alla proposta Tridico.
Si è affermato che sia una soluzione penalizzante, in realtà la quota contributiva non viene ridotta ma semplicemente parametrata a partire dal 1 gennaio 1996 e poi integrata con la restante quota retributiva a partire dal compimento dei 67 anni.
Si tratterebbe, a mio parere, di un’opzione in più sul tavolo, un compromesso equo che ogni lavoratore dovrebbe poter essere in grado di valutare ed eventualmente scegliere su base assolutamente volontaria.
otttima analisi; splendido il nome e mi ricorda i New trolls; ci aggiungerei che deve essere 1,2 volte superiore alla minima; è da capire se dai 63 o dai 64 anni (fa differenza); ma meglio 64 che 67; cosa aggiungere? aspettiamo e speriamo in bene ; saluti a te ae ai gestori del sito
Oggi su parecchi giornali si fanno conti della spesa e se ne evidenziano le difficoltà già per il corrente e secondo i giornalisti la situazione economica è quasi impossibile per mantenere le promesse. I vincitori sono politici e parlamentari di vecchia data. Se hanno promesso senza sapere come finanziare senza intaccare la sostenibilità dei conti sono come minimo nei guai. La malafede non piace e non basta la bandiera a farla digerire agli italiani di oggi che hanno meno fideismo e più memoria di quelli di ieri. Tendenzialmente da chi fa promesse ci si aspetta che parli a ragion veduta e le mantenga altrimenti niente credibilità.
Guardi che le prossime elezioni sono tra 5 anni …
Le cose stanno così : 4 anni fa fu promessa quota 41 e chi era vicino alla pensione ha votato quel partito ed è rimasto fregato. Quei lavoratori sono andati nel frattempo in pensione con la legge Fornero avendo regalato il proprio voto in cambio del nulla. Anche con queste elezioni succederà la stessa cosa, solo che a regalare nuovamente il loro voto saranno stati quelli che all’epoca avevano solo 35-36 anni di contributi ed oggi, dopo 4 anni, ne hanno già 40-41. I primi sono stati fregati una volta sola, i secondi invece che hanno ricreduto a promesse irrealizzabili, fregati una seconda volta. Dei perfetti masochisti. Quando leggo : ” Noi, gli inc……ti del 60′ ” Allora ditelo che vi piace !!!!!
mi ero chiesto dove eri finito visto che avevi fatto meno commenti; si, può darsi che qualcuno sia stato fregato una seconda volta ma credo pochi; certo , Salvini ha promesso quota 41 e ha preso una bella batosta personale ma fa parte della coalizione vincente quindi vedremo; parli di noi inc. del 1960? fai un pò di confusione: perchè ci definiamo così? con quota 100 sono arrivati a quelli dell’anno prima come nascita; con quota 102 addirittura sono tornati indietro a quelli del 1958 lasciando aperta la porta a quelli del 1959 se con i requisiti di quota 100; e allora? ci fai anche l’ironico? è come se arrivi vicino a una porta e ti viene chiusa in faccia; poi la riaprono e quando ci sei di nuovo vicino ti viene chiusa di nuovo in faccia; c’è poco da fare ironia; io la mia scelta l’ho fatta e non mi pento minimamente; vedremo le prossime evoluzioni e non disdegnerei la proposta tridico vista l’aria che tira e quello che ci aspetta ; saluti a te e ai gestori del sito
Il momento è delicato. Le chiacchiere sempre un po’ vaghe e generiche della campagna elettorale stanno ora a zero. Entro poche settimane dovranno inevitabilmente “parlare” i fatti.
Proposte studiate, articolate, flessibili, complete e sostenibili, ne sono state fatte a profusione. “E’ il tempo della responsabilità”, è stato detto ieri.
Bene!! Chi se l’è assunta vincendo le elezioni, cominci ad esercitarla nella direzione giusta (uscita da 62 anni + quota 41), venendo incontro a quelle decine di migliaia di lavoratori che la loro parte l’hanno già fatta. E alla grande!!!
Ora dita più che mai incrociatissime!
Purtroppo credo che il tempo sia molto limitato per poter fare una riforma delle pensioni entro fine 2022. Mi dispiace per chi vorrebbe andare in pensione nel 2023 ma attendiamo una riforma da 10 anni e sarebbe un peccato fare una riformetta di fretta e furia. A me mancano ancora diversi anni quindi magari sono di parte ma si dovrebbe trovare delle deroghe per il 2023 magari per quelle persone che hanno già maturato 41 anni di contributi e impostare una riforma seria, sostenibile e soprattutto con la flessibilità in uscita a partire da 62/63 anni. Resto dell’idea che si deve trovare una formula generale ma poi ogni singolo lavoratore deve poter decidere se e quando andare in pensione in base anche ai contributi versati. C’è chi può accontentarsi di prendere meno e avere più tempo libero e invece quelli che preferiscono lavorare un po’ di più per avere una pensione più alta. L’importante è essere liberi di scegliere.
Sante parole quelle di Stefano-vogliamo essere liberi di scegliere la strada che ci fa cambiare vita, magari perdendo qualcosa- noi vecchi ultrasessantenni abbiamo già dato parecchio , mentre tantissimi si godono da anni la pensione raggiunta ad età bassissime e con esigui contributi.
Buongiorno. Considerato che la riforma pensioni avverrà non prima del 2023, intanto come tamponamento parziale al ritorno della Fornero con la legge di bilancio proporrei e spero se ne faccia promotore qualche sindacato : UNA QUOTA 103 APERTA. Nello specifico 62-41 oppure 61-42 e infine 60-43. Non si può dire no. È il minimo “sindacale”
A LORENZO ma quanto pensi debbano lavorare questi poveri disgraziati. Hai scritto 60-43, Gia 42 son troppi e con 42 anni e 10 mesi vai in poensione con l’attuale legge Fornero. Addirittura proponi l’ambo secco 60 anni e 43 di contributi?? Spero sia un errore.
Buongiorno a tutti. Sicuramente questo è l’ultimo baluardo per la politica ,se si viene meno alle promesse fatte credo che alle prossime elezioni non andranno a votare nemmeno le galline.
Buon Lavoro