Pensioni: per lavoratori fragili mancano i soldi, ma per reddito di cittadinanza ci sono

Di seguito riportiamo un interessante editoriale a firma del Dott Francesco Provinciali, già dirigente Miur e giudice minorile, relativamente ad alcune considerazioni su un dibattito che pare vivo più che mai specie tra i soggetti più fragili, gli stessi che in queste ore seguiti dall’Avvocato Isabella Cusanno, attraverso il nostro portale hanno chiesto un incontro con il Ministro delle disabilità Erika Stefani per sottoporle la questione dell’estensione delle pensioni di invalidità anche per i disabili parziali.

Il dibattito vede contrapporsi il reddito di cittadinanza ed il denaro che potrebbe essere investito per questioni, a detta del Dott Provinciali ma non solo, più urgenti, come appunto la tutela anche dei lavoratori più fragili, duramente colpiti dal Covid 19 ed oggi in bilico relativamente allo smart working, le normative attualmente in vigore scadranno il 31 ottobre, sebbene lo stato di emergenza decadrà, forse, il 31 dicembre 2021.

Come é possibile, fa intendere basito Provinciali, che per continuare a sostenere il reddito di cittadinanza ci si scordi dei lavoratori maggiormente bisognosi, ammalati e fragili? Una vita faticosa al lavoro ed una pensione insufficiente per quanti non riescono a lavorare messi, temi troppo delicati per non essere considerati dall’attuale Governo. Vi lasciamo alle sue riflessioni, di tutto pregio:

Pensioni 2021 e smart working lavoratori fragili: non ci sono i fondi a disposizione, ma per il reddito di cittadinanza sì?

Così Provinciali: “Dopo il DL 105 del 23 luglio 2021 che ha “concesso” ai lavoratori fragili pubblici e privati di poter usufruire a domanda dello smart working fino al 31 ottobre p.v. (mentre contemporaneamente lo stato di emergenza veniva prorogato fino al 31 dicembre 2021, in ciò creando una evidente discrasia tra le due date e ci si chiede come sia stato possibile che nessun Ministro e nessun tecnico che si occupa di tale fattispecie ci abbia pensato) arriva adesso un’altra tegola per questa categoria di lavoratori “ammalati e sfortunati” perché devono lottare con la propria patologia grave (parliamo di chemioterapici, immunodepressi, titolari di legge 104/92 che tutela le invalidità), ma anche con la burocrazia e le scelte della politica spesso posticce incomplete, inspiegabili se non con poco nobili motivazioni.

Si sapeva già che il citato DL 105 del luglio scorso non prevede la possibilità – per coloro che sono stati certificati temporaneamente inidonei ad espletare l’ordinaria attività lavorativa essendo sovraesposti al rischio di contrarre il Covid 19 – di avvalersi di periodi di assenza equiparati al ricovero ospedaliero, come invece il decreto sostegni varato dal Governo il 19 marzo u.s. aveva riconosciuto fino al 30 giugno 2021.

In questo modo veniva sanato un vulnus che il DPCM 2 marzo 2021 non aveva previsto, in quanto non aveva rinnovato analoga previsione normativa che invece era contemplata all’art. 481 della legge di bilancio 2021 n°178 del 30/12/2020. Con decreto 105 questo “vulnus” ritorna e cambia tutto un’altra volta, solo smart working e fino al 31 ottobre ma se un “fragile” si assenta per malattia o per evitare di contrarre il virus, deve adesso fare ricorso al periodo di comporto contrattuale: se perdura lo stato di emergenza e lo esaurisce può finire prima a metà emolumenti e poi senza stipendio del tutto.

Pensioni anticipate 2021, Il mantra dell’INPS : non ci sono soldi, pensionati e lavoratori fragili esausti

Il motivo lo spiega l’INPS con circolare 2842 del 6 agosto u.s.: non ci sono fondi a disposizione. Esattamente l’INPS ci informa di non avere soldi per protrarre questa tutela sanitaria a favore di lavoratori gravemente ammalati, soggetti a terapie immunodepressive o chemioterapiche.

( Permetteteci una mini digressione che ben si lega al puntuale elaborato di Provinciali: il mantra dell’INPS pare lo stesso anche per le pensioni di invalidità aumentate solo per gli invalidi al 100%, mentre per i disabili parziali, 74-99%, che faticano a lavorare, i fondi non sussisterebbero, così come per future misure di pensione anticipate in vista dello scadere di quota 100 al 31/12/2021, i lavoratori disabili o meno sono esausti e pregano l’INPS, ironicamente s’intende, e le varie istituzioni che usano questo mantra da sempre di essere almeno più originali e di fornire motivazioni adeguate).

Nello stesso tempo si viene a sapere da giornali e TV che il reddito di cittadinanza resta inalterato sine die: chi lo ha finora percepito continuerà dunque a ricevere l’emolumento mensile, molti pur avendo rifiutato opportunità di lavoro, mentre nessuno ha spiegato se dello stesso privilegio potranno usufruire i cd. “navigator”, una categoria di procacciatori di impiego che una parte politica ha voluto e difende nonostante l’evidente bilancio fallimentare del compito assegnato.

Valga la conclusione di un saggio’ ad hoc’del Prof. GB Sgritta della Sapienza di Roma: “Che il Rdc sia finanziariamente sostenibile prima e dopo il 2021, stante la situazione economica e l’instabilità del quadro politico, è al momento imprevedibile; che possa contribuire a semplificare la giungla delle indennità, degli assegni, dei sussidi nazionali e locali, anche questo è, allo stato, improbabile. Ciò che certamente non potrà fare è abolire la povertà”.

Non si ha notizia finora di eventuali ripensamenti, tutto continua all’insegna del rinvio dello status quo. Ma sorge spontaneo l’obbligo morale di comparare questo trattamento protettivo e dispendioso con la riposta negativa dell’INPS che nega ai lavoratori fragili la tutela sanitaria finora riconosciuta. Circolano nel corpo sociale molte ingiustizie causate dall’assenza di etica nelle decisioni politiche. Qualcuna, come quella descritta, appare francamente insopportabile. Non è giusto che i deboli soccombano sempre e speriamo che qualcuno si metta presto una mano sulla coscienza“.

Nella speranza che questo ‘qualcuno’ faccia tesoro dell’appello sopra redatto e delle riflessioni puntuali proposte, non possiamo che ringraziare di cuore il Dott Francesco Provinciali per averci ‘donato’ questo elaborato in esclusiva e confare di averlo nuovamente in futuro come nostro gradito ospite. Voi, dalla vostra, cosa ne pensate delle sue considerazioni, avete la stessa impressione relativamente ai fondi?

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2 commenti su “Pensioni: per lavoratori fragili mancano i soldi, ma per reddito di cittadinanza ci sono

  1. Il mio pensiero è lo stesso da molto tempo, da prima del Covid. Io non dico ad un no secco al Rdc, ma lo stesso viene elargito con troppa facilità e senza nessun controllo. Questi trattamenti sono “Assisteniziali” e dovrebbero essere pagati dallo Stato e non dai contributi di noi lavoratori anche perché gli importi sostenuti sono elevatissimi. Poi però dobbiamo lavorare fino a 67 anni e percepire una pensione da “fame”, dopo che le aziende in primis ed i lavoratori hanno versato per 42 anni il 45% di contributi sull’importo lordo della retribuzione.
    Parliamo di lavoratori fragili, invalidi come da comma 3 art 3 legge 104, bene questa è la vera vergogna, nessun riconoscimento neanche se accompagni una persona di 85 anni con problemi cognitivi, motori e con numerose patologie che vive con una misera pensione e non ti concedono neanche l’accompagno. Una vera vergogna di cui ai ns politici poco importa. Però paghiamo il Rdc a chi se ne sta in pancione nel suo paese fi origine e nessuno controlla. Ho invitato i miei figli ad andarsene dell’Italia, perché ormai è un paese da terzo mondo. Peccato hanno tolto il sorriso e la gioia agli abitanti di uno Stato che viene invidiato da tutti. Ci stanno svendendo e stiamo tutti zitti

  2. Cosa diavolo c’entra il reddito di cittadinanza?
    Uno potrebbe dire che i soldi per i lavoratori fragili non ci sono, ma i contributi per l’edilizia del 110% che permettono ristrutturazioni gratuite a chi non ne ha bisogno ci sono.
    Oppure che i soldi per i lavoratori fragili non ci sono, ma il bonus da 100€ per cambiare la TV c’è per tutti, anche per i più abbienti,
    Oppure potrebbe dire che i soldi per i lavoratori fragili non ci sono, ma quelli per i generosi ed immeritati vitalizi dei politici ci sono.
    Oppure si potrebbe dire che i soldi per i lavoratori fragili non ci sono, ma quelli per le false pensioni di invalidità invece ci sono.
    E migliaia di altre considerazioni. Ogni volta che si accosta un argomento ad un altro che non è in relazione si dimostra semplicemente che ci si vuole affiancarsi alla campagna politica in corso contro il reddito di cittadinanza.
    Per me un motivo in più per opporsi a queste richieste che, con la scusa dei lavoratori fragili, probabilmente vorrebbe dare pensioni di invalidità a chi non ne ha i requisiti ma che è “più amico” dei poveri che prendono il reddito di cittadinanza.

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