Pensioni ultime novità INPS per chi vive all’estero: nuovi accertamenti obbligatori
I pensionati italiani che vivono all’estero sono molti più di quanto si pensi, tanto che l’Inps deve corrispondere 326mila assegni in circa 165 Paesi diversi dall’Italia, cifra che rappresenta il 2,4% del totale delle pensioni pagate dall’istituto. Per evitare truffe o raggiri arriva una nuova stretta di controlli. Per questo dal 14 settembre 2022 partirà una nuova serie di accertamenti per attestare l’esistenza in vita dei pensionati all’estero.
Pensioni all’estero, ultime news INPS: arriva la stretta dei controlli
L’Istituto Nazionale della Previdenza Sociale elargisce in pensioni all’estero oltre un miliardo e mezzo di euro nelle varie nazioni sparse nel mondo (in particolare Portogallo, Spagna e Tunisia le mete preferite dai pensionati italiani all’estero) e a partire da questa settimana partiranno controlli approfonditi per evitare frodi o truffe. Andare a vivere all’estero dopo aver raggiunto la pensione è sempre più in voga negli ultimi anni, tanto che secondo un rapporto della fondazione Migrantes, dal 2017 al 2021, le persone che si sono trasferite in Portogallo dopo aver terminato di lavorare sono triplicate rispetto agli anni precedenti, ed il trend è in continuo aumento.
A causa di questi numeri sempre più elevati, si è reso quindi necessario effettuare controlli mirati, che l’INPS ha affidato a Citibank, l’istituto di credito che paga le pensioni in territorio straniero. La banca in questione deve prima di tutto accertare se il pensionato che riceve l’assegno all’estero è ancora in vita, e per questo dal mese di settembre fino a gennaio 2023 partiranno una serie di verifiche a tappeto scaglionate nel corso dei mesi. Le aree interessate sono quelle dell’Europa (esclusi paesi dell’est e la Scandinavia già interessati nella prima fase), l’Oceania e l’Africa.
Pensioni ultime dall’INPS: controlli da parte di Citibank per pensionati all’estero
Ma cosa comporta questa serie di controlli per i pensionati che vivono all’estero? Essi saranno parte attiva, e come comunicato dal messaggio numero 3286 dell’INPS riceveranno da Citibank la richieste di attestazione dell’esistenza in vita che dovranno compilare e restituire tassativamente alla banca entro il 12 gennaio 2023.
Come spiega l’INPS nel suo comunicato “Qualora l’attestazione non sia prodotta, il pagamento della rata di febbraio 2023, laddove possibile, avverrà in contanti presso le agenzie Western Union del Paese di residenza e, in caso di mancata riscossione personale o produzione dell’attestazione di esistenza in vita entro il 19 febbraio 2023, il pagamento della pensione sarà sospeso a partire dalla rata di marzo 2023.
Gli unici esclusi dalla verifica e dall’accertamento sono alcuni gruppi di pensionati “che risiedono in Paesi in cui operano Istituzioni con le quali l’INPS ha stipulato accordi di collaborazione per lo scambio telematico di informazioni sul decesso dei pensionati comuni”. Per tutti i dettagli e per maggiori informazioni potete consultare direttamente il messaggio dell’INPS cliccando qui.
Pensionipertutti.it grazie alla sua informazione seria e puntuale è stato selezionato dal servizio di Google News, se vuoi essere sempre aggiornato sulle nostre ultime notizie seguici tramite GNEWS andando su questa pagina e cliccando il tasto segui.
Perchè invece non ci impegnamo a farli restare in Italia?. Possibile che non si trovi il modo di farli vivere decentemente in Italia?
Le persone dopo aver lavorato una vita si ritrovano con una pensione bassa che non gli permette di vivere decentemente in Italia, quindi vanno in altri paesi. E’ evidente che c’è qualcosa che non va. Dopo 40 anni di lavoro uno si merita di vivere decorosamente la propria vecchiaia nel proprio paese.
La. Verità è che l’INPS le pensioni non le vorrebbe pagare ne all’estero ne in Italia.
Non basta accertare l’esistenza in vita occorre controllare se il furbastro pensionato risiede per più di 6 mesi nel posto dove ha eletto residenza.
Condivido la necessità di adottare riforme in sinergia pensioni /disoccupazione, libera uscita dal lavoro, tuttavia non vi è cenno al quantum. Con la pensione si dovrebbe garantire una condizione di vita dignitosa!
Quanto invece al problema dei soldi dei cittadini versati nelle casse previdenziali ma dissipati dai vari governi, non è pensabile chiamare gli stessi lavoratori a pagare ulteriormente il prezzo degli ammanchi, la questione deve essere risolta senza chiamare un’altra volta incolpevole lavoratori che da sempre hanno contribuito ad accrescere la produttività di questo paese. Per essere sintetici ma chiari, cornuti e mazziati anche no.