Le discussioni relative a quota 100 e all’età di accesso alla pensione continuano a tenere banco sui social e tra i politici, il Covid 19 ha certamente evidenziato che le categorie più a rischio sono gli over 65, dunque molti confidano che questo possa essere una ragione per abbassare l’età pensionabile nella prossima riforma pensioni, altri sperano, invece, la quota 100 possa essere potenziata. La legge Fornero se si esclude l’attuale finestra di uscita anticipata, Quota 100 sperimentale fino al 2021, é tutt’ora vigente, ragione per cui , come ha suggerito Ghiselli, in una recente intervista rilasciata al sito, a pandemia conclusa, non appena riprenderanno i confronti tra Governo e sindacati sarà doveroso pensare ad una vera riforma delle pensioni.
A tal riguardo, consci del fatto che la quota 100 non sia particolarmente utile alle donne, che difficilmente hanno 38 anni di contributi alle spalle essendosi spesso dovute dividere tra lavoro di cura e lavoro fuori casa, abbiamo chiesto ad Orietta Armiliato, amministratrice del Cods, di dirci la sua sulle misure che dovrebbero vedere la luce nella prossima legge di bilancio. Eccovi le sue interessanti considerazioni.
Riforma pensioni, si deve valorizzare lavoro di cura: intervista ad Armiliato
Gentile Orietta, lei da anni si batte per la valorizzazione del Lavoro di cura delle donne anche ai fini previdenziali, ed in questo periodo in cui diverse donne si sono ritrovate a lavorare in casa, in smart working, a causa del lockdown forzato, ha fatto notare come per loro la conciliazione famiglia/lavoro sia divenuta ancora più complicata. La donna lavora dovendosi dividere con le maggiori cure richieste in famiglia in questo delicato momento, divise tra i genitori anziani bisognosi di assistenza, i figli a casa da scuola da seguire nello svoglimento dei compiti, e la mole di lavoro domestico aumentato giacché sono tutti ‘reclusi’. Potrebbe dunque, a suo avviso, questa pandemia ‘illuminare’ da un lato coloro che legiferano a riconoscere il lavoro gravoso che le donne hanno sulle loro spalle e la loro valenza in campo sociale e dall’altro magari, perché no, all’interno della famiglia stessa smussare questo divario di genere?
Guardi a dire che lo “smart working” per le donne è molto poco “smart” non sono solo io, ci sono moltissime ricerche che in questi giorni stanno affermando il ruolo che la donna ha nel mondo lavorativo e famigliare e quanto sia difficile conciliare i due ambiti. Sposo dunque le ultime affermazioni che ha fatto a tal riguardo Barbara Falcomer, direttrice generale di Valore D, che ha commentato i risultati emersi dalla ricerca #IOLAVORODACASA: “La ricerca conferma che la responsabilità della cura famigliare continua a gravare in prevalenza sulle donne che, soprattutto in questa situazione di emergenza, fanno fatica a conciliare la vita professionale con quella personale. Sarebbe invece auspicabile che proprio momenti di crisi come questi potessero aiutare a sviluppare una maggiore corresponsabilità genitoriale che alleggerisca la donna dal duplice carico famigliare e professionale”.
Inoltre mi auguro la pandemia funga da sprone ad una valorizzazione anche ai fini previdenziali del lavoro di cura svolto dalle donne, in fondo é spesso é nei momenti di crisi che si genera un cambiamento. Spero dunque da un lato che il Governo si sia reso conto dell’importanza del lavoro svolto dalle donne, fuori e dentro casa, e che sia disposto finalmente a riconoscerlo anche concretamente con misure che consentano loro di accedere anzitempo alla quiescenza, dall’altro voglio provare ad essere ottimista, in fondo come sostiene Paola Profeta, professore associato di Scienza delle Finanze all’università Bocconi ed esperta di economia di genere, nel lungo periodo questa esperienza potrebbe innescare un cambiamento anche culturale, che é quello di cui più in assoluto avremmo bisogno. Ella afferma: “Se all’inizio potrebbe essere uno shock nel lungo periodo la rivoluzione smart working potrebbe scardinare vecchi modelli di lavoro al maschile e introdurre nuovi stili più flessibili che facilitano la conciliazione famiglia e carriera. Lei e lui colleghi in casa, ma questa volta dividiamo meglio i compiti: in due si lavora e in due si svuota la lavastoviglie”.
Pensioni, Quota 100 molto poco utile alle donne, serve Quota 100 rosa
Per quanto concerne la Quota 100, si é parlato molto in questi giorni di una misura che seppur iniqua potrebbe forse oggi ‘salvare il salvabile’e limitare la disoccupazione, secondo il principio dell’eterogenesi dei fini rispolverato dal prof Cazzola, specie in questo contesto di emergenza. La quota 100 rivista nelle sue finalità, a suo avviso, per le donne potrebbe tornare utile per fronteggiare gli effetti di questa pandemia che toccherà inevitabilmente anche il mondo lavorativo?
È bene che si comprenda con chiarezza una volta per tutte l’opinione del CODS circa Quota 100 la misura é restrittiva, iniqua e costosa. Chiaro che é comprensibile la richiesta di quanti esigano questa resti in vigore fino a scadenza avendone maturati i requisiti d’accesso o essendo prossimi a farlo, avendo, dunque, programmato la loro vita su questa opportunità. Ma se già per tutti il provvedimento a mio avviso é poco equo ed ha avvantaggiato paradossalmente quanti avevano minore necessità di uscire anzitempo, per la maggior parte delle donne é una misura inutilizzabile, data la difficoltà di arrivare ai 38 anni di contributi richiesti. Per questa ragione avevo proposto che la quota 100 si tingesse quantomeno di rosa, ossia la mia proposta come amminitratrice del CODS era la seguente: riconoscere il lavoro di cura delle donne ai fini previdenziali concedendo loro uno sconto contributivo di 2 anni rispetto alla quota 100 classica. Dunque una QuotaCentoRosa che prevedesse come requisiti d’accesso 36 anni di contributi e 62 d’età.
Confidiamo davvero che nella prossima legge di bilancio il genere femminile possa trovare maggiore considerazione nella riforma pensioni e che per una volta alle donne si dia una dimostrazione tangibile del riconoscimento del lavoro aggiuntivo che svolgono dentro le mura domestiche. Perché in fondo tutto ciò che viene dato ingiustamente e culturalmente per scontato non lo é affatto, ogni tanto mi immagino la reazione del mondo circostante se le donne, mi passi il termine, si ‘svegliassero’ e decidessero di farlo notare, smettendo di fare tutti quei servizi che in casa sono ingiustamente attribuiti di default al genere femminile, allora si che ‘ci sarebbe davvero da ridere’ e sono certa che le donne otterrebbero davvero il riconoscimento che meritano da una vita.
Riforma pensioni, Armiliato contro Salvini
Le faccio ora una in conclusione una domanda più generale in ambito previdenziale, Salvini su La7 ha nuovamente attaccato la Fornero, facendo notare come la pandemia abbia colpito gli over 65, proprio quelli che la riforma delle pensioni vorrebbe tenere ancora nel mondo del lavoro perché troppo giovani, crede sia stato un collegamento corretto, parlando degli effetti del Coronavirus o lo reputa fuori luogo in tale contesto?
Ho poco da dire al riguardo, se non che le parole del leader della Lega spesso sono usate con fini strumentali, funzionali e necessarie esclusivamente a raggiungere i suo scopi propagandistici e, questo, NON é fare opposizione ma é piuttosto che no destabilizzare. Fare opposizione vuol dire ben altro, si inizi a farla seriamente ed almeno per una volta, in un contesto di emergenza, si smetta di parlare ‘per slogan’ e si usi la testa.
Ringraziamo di cuore Orietta Armiliato per essersi prestata a questa lunga intervista e ricordiamoa quanti volessero prenderne parte che, trattandosi di esclusiva, sono tenuti a citare la fonte. Voi dal canto vostro condividete le osservazioni dell’amministratrice del Cods, sareste favorevole al fatto che quota 100 si tinga nel prossimo futuro di rosa?
No Cecco, una donna con 38 anni di contributi ha diritto alla pensione a prescindere dall’età.
Scusami, tanto. Ma le donne che hanno iniziato a lavorare a 14 -15 anni di età. Adesso si trovano con 39 -40 anni di contributi e 59 anni di età. Queste DONNE, quando andranno in PENSIONE. A 62 anni di età avranno 44-45 anni di contributi. Perché non pensate anche alle DONNE Precoci. O sono DONNE di serie B. Fate una quota 100 pura per le DONNE. La somma tra età e contributi. Questa è la migliore e più equa. Altrimenti continua la disparità esagerata.Donne in pensione con 35 anni, Donne in Pensione con 41 anni e 10 mesi. COMPLIMENTI
Non dimentichiamoci di prorogare al 2023 OPZIONE DONNA che continua ad essere un’importante opportunità di scelta, se non unica possibilità, per moltissime donne.
Chiederei a chi di dovere di riprendere la proposta OPZIONE DONNA AL 2023.
E’da tempo che vi seguo e vorrei esprimere la mia opinone in riguardo al doppio lavoro delle donne,mamme e lavoratici instancabili.Mi prendo da esempio,ho 62 anni 32 anni di contibuti,quando avevo i bimbi piccoli lavoravo di notte ,per accudire la famiglia di giorno,poi quando i ragazzi sono cresciuti ho pensato bene di trovarmi un lavoro come cassiera in un ortofrutta a conduzione famigliare…tutto bene fino a due anni fa’ ,con la crisi mi lasciano a casa.Ho cercato lavoro..ma chi ti assume??Troppo vecchia per lavorare e troppo giovane per la pensione…ho percepito la Naspi fino a dicembre,adesso nulla piu’. Visto che non posso sperare in un’assunzione mi auguro che protaggono la legge dell’ APE SOCIALE..A gennaio compio 63 anni la legge e’ in vigore fino al 31 dicembre…speriamo in una proroga.Abbastanza deludente per una persona che ha fatto sacrifici enormi per potersi realizzare come lavoratrice e come donna.scusate lo sfogo…
Grazie Lucia per la sua testimonianza, si iscriva alla pagina comitato opzione donna social sono certa che avrà modo di seguire da vicino la testimonianza di molte altre donne.