Riforma pensione 2024, uscite anticipate? Ecco la soluzione, l’unica ormai

Sabato come di consueto abbiamo pubblicato l’editoriale di Mauro Marino che é risultato di assoluto interesse per i nostri lettori ed ha portato ad un bel dibattito critico sul portale, ci teniamo a far notare che la maggior parte dei commenti sono a favore di quanto discusso da Marino. Riportiamo anche il commento del Dott. Perfetto, che per la lunghezza merita un articolo, che ha non solo ringraziato Marino per aver dato molti spunti di riflessione attraverso il suo elaborato, ma, dalla sua, ha evidenziato alcuni aspetti importanti approfondendoli, tra questi il primo punto é relativo alle prospettive di crescita economica, il secondo sulle prospettive dei trattamenti pensionistici, il terzo punto affronta gli aspetti pensionistici legati alla demografia al sistema a ripartizione e al sistema a capitalizzazione. Infine indica l’unica soluzione possibile per consentire ancora qualche discussione circa la pensione anticipata e il turnover generazionale, ossia: ‘Se si mandano i lavoratori in pensione, chi è che lavora? Chi è che produce? Solo “imponendo” alle imprese l’imposta sull’automazione, sarà possibile attuare il ricambio generazionale

Riforma pensioni 2024-2025: prospettive di crescita economica e trattamenti pensionistici: parla Perfetto

L’editoriale di Mauro Marino è molto articolato ed offre molti spunti di riflessione.

Il primo punto su quale desidero intervenire è sulle prospettive di crescita economica. Ritengo che senza il ricambio generazionale non sarà possibile crescere oltre lo zero virgola percento nel 2024, né lo sarà nel 2025, e neppure nel 2026. Per fare questa previsione non è necessario scomodare i modelli macroeconomici del Ministero dell’Economia e delle Finanze. È sufficiente tenere conto del rapporto attivi/pensionati che va decrescendo, come evidenziato da Marino.

Il secondo punto su quale desidero intervenire è sulle prospettive dei trattamenti pensionistici. L’“inverno demografico” (come lo definisce Marino) non può che condurre ad un irrigidimento pensionistico. Qualsiasi previsione si possa fare, anche quella più pessimistica (tipo Quota 104) rimane ancora una previsione alquanto ottimistica. Il Governo ha bisogno di mantenere quante più persone al lavoro, in quanto, stando assai a corto di soldi (una notizia che per il Governo sarà più opportuno darla dopo le elezioni europee) il Governo fa “più cassa” con i lavoratori (tori) che non con i pensionati (orsi). E poi perché c’è bisogno di mantenere alto il rapporto attivi/pensionati.

Pensioni 2024-25: forma mista di previdenza costituita da ripartizione e capitolizzazione: la strada?

Il terzo punto sul quale desidero intervenire è se non sia il caso, come suggerisce Marino, di “discutere di una forma mista di previdenza costituita da ripartizione e capitalizzazione perché non è più possibile che l’enorme somma dei versamenti contributivi previdenziali effettuati non venga investita ma soltanto destinata a pagare le pensioni a chi è già pensionato”. Sebbene l’avrò già fatto in un altro mio commento, vorrei riportare nuovamente un link ad un eccellente video di Superquark che chiarisce molto bene aspetti pensionistici legati alla demografia, al sistema a ripartizione e al sistema a capitalizzazione: https://www.youtube.com/watch?v=bcRwgQVTjfk (NOTA BENE: se cliccando sul link compare la pubblicità, occorre posizionare il cursore in alto sulla barra, e cliccare di nuovo per vedere il video. Purtroppo, da un po’ di tempo a questa parte, youtube funziona così). Il video chiarisce che sia il sistema a ripartizione che il sistema a capitalizzazione hanno sia benefici che rischi. Ora, potrebbe anche andar bene spingere verso il sistema a capitalizzazione, o verso la pensione complementare, ma questo serve solo per evitare di gravare sullo Stato. Non è detto che si potrà andare in pensione quando si vuole. Lo Stato potrà sempre fare una legge che dice che si va in pensione a 68 anni. Perché? L’ho già detto prima, ma lo ripeto: c’è bisogno di mantenere alto il rapporto attivi/pensionati.

In una nazione affetta da denatalità e da invecchiamento cronici il solo modo per mantenere alto il rapporto attivi/pensionati è di considerare tra gli attivi sia la forza lavoro umana che la forza lavoro robotica, facendo versare i contributi alla forza lavoro robotica (Robot e AI). Il punto che vorrei stressare fino al punto da far perdere la pazienza al mio interlocutore è che non bisogna insistere solo sull’aspetto finanziario, ma anche sull’aspetto occupazionale: se si mandano i lavoratori in pensione, chi è che lavora? Chi è che produce?

Solo “imponendo” alle imprese l’imposta sull’automazione, sarà possibile attuare il ricambio generazionale (includendo anche la generazione robotica) che consentirà di superare gli ostacoli determinati da denatalità (mancanza di lavoratori futuri) e invecchiamento (che richiederà sempre più risorse all’Assistenza).

Personalmente, non credo proprio che l’imposta sull’automazione dispiacerà alle imprese, se c’è qualcuno al Governo capace di far capire alle imprese che non potranno vendere i loro prodotti né ai loro robot, né ai disoccupati che hanno ceduto il loro posto ai robot.

L’imposta sull’automazione è l’unica soluzione per la crescita economica oltre lo zero virgola percento. Non esiste altra soluzione.

Ho già dimostrato che la soluzione esiste.

Occorre che dimostri anche che la soluzione è unica?

Ringraziamo il Dott. Perfetto per questa ulteriore disamina, dalla vostra cosa ne pensate, favorevoli o contrari ad un eventuale forma mista di previdenza costituita da ripartizione e capitalizzazione? Credete anche voi che “Solo “imponendo” alle imprese l’imposta sull’automazione, sarà possibile attuare il ricambio generazionale che consentirà di superare gli ostacoli determinati da denatalità e invecchiamento”? Fatecelo sapere nell’apposita sezione commenti del sito.

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42 commenti su “Riforma pensione 2024, uscite anticipate? Ecco la soluzione, l’unica ormai

  1. In merito all’inverno demografico, del quale non nego l’importanza e le implicazioni negative nei più svariati aspetti, penso però sia oggi naturale e inevitabile.

    Naturale, perché credo che in un certo senso la Natura cerchi di difendersi dalla crescita esponenziale di esseri umani e, guarda caso, il calo demografico più forte lo patisce, per ora, l’opulenta società occidentale che consuma la stragrande maggioranza delle risorse.

    Inevitabile, perché pare assodato che non vi possa essere una crescita continua, e ciò è riscontrabile sia in natura sia in economia e nella produttività (persino la diffusione dei virus ha degli apici e delle cadute).
    Fra non molti anni però (spiace dirlo, perché sarò fra questi) vi sarà una naturale e inevitabile correzione a quanto sopra, la dipartita dei cosiddetti baby boomers, che probabilmente riporterà in equilibrio la bilancia, correggendo indirettamente l’indice negativo delle nascite.

    Detto questo dobbiamo sì cercare di favorire le nascite, evitando però di peggiorare le condizioni di quello che è già considerato un paese sovrappopolato (con circa 200 abitanti per kmq) in un territorio inoltre fragile e morfologicamente complesso.

    Ecco perché non si può e secondo me non si deve puntare solo sulla leva della natalità, ma dobbiamo immaginare formule nuove, mai sperimentate, perché ciò che stiamo vivendo ha la portata di un cambiamento epocale.
    La proposta del Dr. Perfetto mi sembra vada in questa direzione.
    Grazie sempre per lo spazio.

    1. Ottima discussione! Grazie al sito che permette un confronto molto utile e alimentato da belle menti, è sempre un arricchimento leggere i commenti.

  2. Che poi i Robot vanno costruiti, programmati, hanno bisogno di manuntenzione, aggiornamenti periodici per rimanere al passo della concorrenza, per poi pagarci ulteriori tasse…. a naso tutto cio’ per me non ha senso…. cerchiamo altro

  3. Solo chiacchiere niente di concreto siamo bravi solo a riempire gli stadi per le partite non per uno sciopero concreto ci meritiamo questo popolo di quaquaraqua compreso io

    1. Sig. Giuseppe hai ragione da vendere siamo dei quaquaraqua ma possibile che non ce uno straccio di sindacato che possa organizzare uno sciopero solo per il tema pensioni? possibile che non possiamo più dire la nostra invidio i nostri vicini Francesi loro si che hanno gli attributi noi italiano solo un pugno di quaquaraqua.

      1. caro Giuseppe secondo, c’è un motivo per il quale un sindacato non organizza scioperi solo sulle pensioni e te lo spiego: intanto se tu vedi c’è una spaccatura tra cgil, uil da una parte e cisl dall’altra; partecipare ad uno sciopero costa soldi; temono inoltre una scarsissima partecipazione; sanno già che comunque , alla fine, il governo ti dice: cosa vogliamo fare? non ci sono soldi; e i soldi del pnrr? te li danno ma sulle pensioni scordateli; ma sono tanti soldi; servono ad altro; saluti a te e ai gestori del sito

    1. Sig.ra Delfina, avevo bene inteso il suo commento. Non ho dato la risposta coerente con la sua domanda, perché i commenti, le opinioni di grandi, medie e piccole imprese sono più che scontati e sono:

      1. con l’IRES paghiamo già la tassa sulla ricchezza che produciamo. Perciò, non c’è alcun senso nel pagare una tassa sulla tecnologia che ci serve per produrre la ricchezza

      2. con la tassa sull’automazione rischieremmo di essere meno competitivi rispetto ad altre imprese i cui Paesi non applicano la medesima tassa

      3. se verrà applicata la tassa sull’automazione saremmo costretti a scaricarla sui consumatori, e quindi saranno loro i penalizzati

      4. se ci applicheranno la tassa sull’automazione noi delocalizzeremo i nostri impianti produttivi dove non è in vigore la tassa sull’automazione

      Le imprese ragionano tutte, ma proprio tutte, con la seguente logica: profitti privati, debiti pubblici.

      Compito dello Stato è la ridistribuzione della ricchezza.

      La ricchezza viene ridistribuita mediante l’applicazione delle imposte.

      L’Imposta sull’automazione è un mezzo per ridistribuire la ricchezza dovuta anche ai maggiori profitti che le imprese (grandi, medie e piccole) ottengono grazie alla enorme produttività dei robot, intesi come forza lavoro equiparabile alla forza lavoro umana e non semplice tecnologia (che, se così fosse, varrebbe l’obiezione elencata al punto 1).

  4. Vivere x un posto di lavoro umile e morire perché non danno la pensione a chi non è più in grado di svolgere quel lavoro !

    1. Sig. Giovanni, se lei giudica i nostri politici “inetti” e “sprovveduti” (sue parole) sta prendendo la loro difesa.

      I nostri politici non sono “inetti”, ovvero incapaci di svolgere in modo, sia pure approssimativo, i propri compiti.

      I nostri politici non sono “sprovveduti”, ovvero privi di quell’esperienza necessaria per svolgere un determinato compito.

      No.

      I nostri politici sono capaci di svolgere i loro compiti, e lo fanno in base alla loro esperienza che hanno accumulato nel corso della loro attività in politica.

      Diciamo, piuttosto, che, per quanti sforzi facciano, per quanto si applichino nel loro dovere di politico, non raggiungo risultati all’altezza delle attese.

      Insomma, volendo dare loro un voto, a stento raggiungono il 5+ (il più è per incoraggiarli ad arrivare alla sufficienza, al 6).

      Questa sera sono andato a vedere con Google chi è il Consigliere economico del Presidente Meloni. Ho scoperto che si chiama Renato Loiero, che ha frequentato la stessa Università che ho frequentato io nel 1974, l’Università Federico II di Napoli, e che è professore a contratto di Diritto tributario presso l’università Enrico G. Marconi di Roma.

      Gli manderò la mail (molto stringata) per chiedergli di domandargli se ritiene valida oppure no l’opportunità di applicare l’imposta sul reddito da lavoro prodotto dagli automi.

      Vede, sig. Giovanni, non basta dire che i nostri politici sono inetti e sprovveduti. Occorre anche metterli nelle condizioni di potersi migliorare dando loro dei consigli su cosa e come fare.

    1. Sicuramente tutti i politici che sono passati negli ultimi 30 anni, questi hanno trovato una situazione disastrosa. Vi ricordate lo scalone Maroni? Se fosse stato applicato oggi non saremmo in difficoltà. Bisogna ringraziare chi dice di difendere i lavoratori…..

    2. Caro V i nostri politici non sono degli ignoranti diciamo che sono furbi che fanno gli ignoranti loro sanno bene come inchiappettare noi lavoratori per loro pensano bene con pensioni super non sorrette neanche da contributi e noi con 41 anni di contribuzione e più siamo costretti a subire il contributivo puro e grosse penalizzazioni povera Italia e poveri noi.

  5. Questo allarme definito “inverno demografico” è un falso problema e lo spiego.
    Nel 2023 le nuove pensioni sono state circa 750.000 ma nello stesso anno sono morte 650.000 persone (dati ufficiali ISTAT: https://www.istat.it/it/archivio/240401); d’accordo non tutti percepivano una pensione ma sono morti anche soggetti che hanno versato contributi INPS e che la pensione non la riceveranno, quindi per il bilancio INPS ancora meglio! Quindi delle 750.000 nuove pensioni, possiamo valutare in una stima altamente sottodimensionata che almeno un 350.000 sono coperte da pensioni non più erogate (per decesso, appunto). Nello stesso periodo sono nati in Italia 380.000 soggetti e 280.000 sono gli immigrati regolari a cui si possono tranquillamente aggiungere altrettanti irregolari.
    Il solo flusso migratorio supplisce abbondantemente i decessi!
    Cosa c’è che non va in questa analisi “alla Carlona”? Il fatto che la percentuale di immigrati che lavora versando contributi non è quella che ci vogliono far credere e ecco la sofferenza dei conti INPS svelata in tutta la sua tragicità.
    Dove sono i “soloni politici” che ci assicuravano che gli immigrati ci pagheranno le pensioni? Vorrei proprio saperlo…

    1. Sig. Salvatore (primo), innanzitutto piacere di risentirla.

      Parto dal presupposto che chiunque si sia presa la briga di consultare i numeri lo faccia per supportare le proprie argomentazioni. Lei, per esempio, si avvale dei numeri per mostrare come l’“inverno demografico” sia un falso problema. È un approccio scientificamente corretto. Le sue conclusioni, però, non dimostrano che l’“inverno demografico” è un falso problema.

      Il fatto che nello stesso periodo 2023 siano morte 650.000 e siano nati 380.000 bambini, non è una ragione sufficiente per eliminare il problema dell’inverno demografico.

      Lei ha riportato numeri assoluti riferiti ad un determinato periodo, ma non ha riportato i numeri dei morti e dei nati che ci saranno tra 10 anni, o tra 20 anni o tra 30 anni. In altre parole, non ha riportato il tasso di mortalità che permette di valutare quanti morti ci saranno tra 10, o 20, o 30 anni, né il tasso di natalità che permette di valutare quanti nati ci saranno tra 10, o 20, o 30 anni.

      Oggi nascono meno bambini rispetto a ieri. E, probabilmente, domani nasceranno meno bambini rispetto ad oggi.

      I miei genitori hanno generato 4 figli. Io non ho figli, ma i miei 2 fratelli e 1 mia sorella hanno generato 2 figli ciascuno per totale 6 figli. Quindi, “oggi”, nella mia famiglia allargata, sono nati meno figli per famiglia singola rispetto a ieri. Non so quanti figli nasceranno dai miei 6 nipoti domani.

      Ma il punto non è nei numeri statistici.

      Il punto è come rimuovere il problema della denatalità, e non già come risolverlo.

      Il problema della denatalità sembra affliggere non solo gli italiani, ma anche gli immigrati. Non è possibile contare nemmeno sulla procreazione da parte degli immigrati.

      Purtroppo, sono in pochissimi ad avere letto Paul Watzlawick, e certamente questi pochissimi non sono al Governo o in Parlamento. Altrimenti sarebbero pervenuti alla stessa soluzione cui sono pervenuto io.

      Voglio solo concludere con questa affermazione: senza il versamento dell’imposta sull’automazione da parte dei robot, il Governo non ha alcuna possibilità di stimolare la crescita economica oltre lo zero virgola percento.

      1. Signor Claudio è giusta la sua puntualizzazione sul mio intervento nel senso che io guardo ad oggi mentre Lei sta ipotizzando cosa accadrà fra 20 o 30 anni. Però la sua è una proiezione e infatti dice testualmente che “potrebbe accadere” se il trend attuale permane per il futuro. Il problema è che nessuno può prevedere il futuro e pertanto sarebbe meglio considerare i dati certi dell’oggi e lavorare al fine di portare avanti nel tempo lo stesso tipo di interventi proteggendoci da eventuali sorprese, piuttosto che rassegnarsi alla situazione. Intendo dire che dal momento che abbiamo individuato come soluzione all’insostenibilità dei conti INPS l’apporto degli immigrati dobbiamo assicurarci che questo avvenga veramente e cioè favorire l’arrivo di persone valide sotto ogni profilo professionale e fare in modo che esse si integrino fattivamente nella nostra società e contribuiscano all’economia invece che accettare ogni tipo di disperato (vero o presunto) sull’onda di un
        buonismo di facciata privo di sostanza.
        Non pretendo che la mia sia l’unica soluzione valida e certo le politiche potrebbero essere molteplici e integrarsi le une con le altre; ad esempio la tassazione degli strumenti tecnologici utilizzati nella manifattura potrebbe dare un suo contributo, ma dubito molto che sia una strada percorribile alla leggera, soprattutto considerando il fatto che nella globalizzazione della produzione industriale avremo sempre Paesi pronti a schiavizzare il prossimo piuttosto che supportare una crescita economica e sociale della propria popolazione.
        Quello che dobbiamo perseguire è rendere il nostro Paese appetibile per attirare professionalità e competenze di alto livello e appunto favorire il radicamento di esse nel tessuto della nostra società.
        Buona giornata.

        1. Sig. Salvatore, anch’io sono per la soluzione “hic et nunc”, ovvero qui in Italia (hic), ed ora nel 2024 (nunc).

          Ho certamente pensato all’apporto degli immigrati. E ci hanno pensato anche altri. Non solo in Italia, ma anche in altri Paesi affetti da denatalità e invecchiamento, primo tra tutti il Giappone.

          Non escludo la possibilità che in un ravvicinato futuro si possa aprire una competizione accesa tra i vari Paesi per accaparrarsi la manodopera più qualificata, proprio come si fa con l’importazione di materie prime – petrolio, gas, chip – se non si dispone di tali materie nel proprio Paese.

          Se tale manodopera importata è di cultura diversa, occorrerà avviare un processo sociale di integrazione di portata molto più ampia di quella che oggi si può riuscire ad immaginare. Per quanto riguarda l’Italia, mi pare di vedere che siamo ancora all’ABC riguardo all’integrazione degli immigrati. Inoltre, mi sembra ragionevole pensare che tale processo di integrazione sia un processo che richiederà decenni per essere consolidato.

          Pertanto, se pensiamo di risolvere il problema della denatalità e della forza lavoro mancante, che dovrebbe versare i contributi per sostenere il nostro sistema pensionistico, tramite l’immigrazione, siamo ben lontani dalla soluzione “hic et nunc” da applicare in Italia nel 2024.

          Abbiamo già, invece, la soluzione “hic et nunc” a portata di mano: utilizzare la forza lavoro robotica (che è già in mezzo a noi nei ristoranti) e applicare l’imposta da cui prelevare i contributi con i quali finanziare le pensioni.

          Perché, mi domando, non attuare tale soluzione, se non altro in fase prototipale (così come agiamo con le pensioni anticipate)?

          Sono d’accordo con lei, sig. Salvatore, che dobbiamo perseguire la strada nel creare quelle condizioni che rendono l’Italia appetibile per attirare professionalità, cominciando, per esempio, ad attirare chi sta per prendere la decisione di trasferirsi all’estero (forse la competizione cui accennavo prima è già cominciata).

          Mi sentirei di aggiungere che dovremmo creare anche nuovi Insegnamenti, come l’Economia Informatica che sto proponendo a varie Università italiane.

          Nuovi Insegnamenti in grado di fare evolvere i “vecchi” insegnamenti in linea con l’evoluzione digitale della Nazione.

          Nuovi Insegnamenti STEM in grado di attirare allo studio studenti italiani e di altri Paesi.

          Perché sono gli studenti il vero futuro della Nazione.

    2. Caro Salvatore primo, ottima la tua analisi ma………… e ti spiego il ma: l’inverno demografico è presente e non è un falso problema; intanto sono arrivate ad età da pensione le nostre classi e nascevano 1 milione di persone all’anno; ora sotto i 400 mila; gli immigrati sopperiranno a questa mancanza ma non saranno sufficienti; l’unica strada percorribile è la proposta di riforma Perfetto e altri firmatari; speriamo in bene; saluti a te e ai gestori del sito

    1. Articolo molto interessante. Anch’io ritengo, come viene riportato nell’articolo, che “i mercati dei capitali sono troppo rischiosi”.

      Se fossi il Consigliere del Cancelliere Olaf Scholz, gli consiglierei di stare ben lontano dai mercati finanziari al fine di finanziare le pensioni.

      Gli consiglierei (come peraltro si potrebbe immaginare) di applicare l’imposta sull’automazione. Gli suggerirei di prendere contatti con l’Italia dove tale questione viene già affrontata da tempo.

    2. certo wal che non è più sufficiente; al di là che gli incentivi per le nascite in Germania e in Italia sono 2 cose molto diverse purtroppo per noi ma anche lì sono arrivati allo snodo, come da noi, le classi con più nati e cioè noi baby boomers; la Germania ha una storia diversa da noi; e lì la pensione integrativa , a quel che ho capito, è molto più presente che da noi; più che rivolgersi ai mercati meglio la tassa sull’automazione; saluti a te e ai gestori del sito

  6. ma è possibile che nessuno riesca a capire che
    il prodotto “di consumo” che viene prodotto dall’automazione e che viene destinato al consumo… da chi viene consumato se questo (uomo sostituito dalla macchina) non lavora e non ha i soldi per comprare il prodotto (?), inoltre, una piccola/media o grande azienda che sia e che deve già pagare le quote/rate del finanziamento e/o dell’investimento che ha aperto per poter migliorare la sua produttività, dovrà pagare ulteriori tasse per poter lavorare con tali macchine e continuare a pagare la stessa macchina che sta già pagando…
    SCUSATE MOLTO se non capisco …
    grazie se qualcuno mi spiega meglio quanto ho letto oppure dove sbaglio….. !!!

    1. Caro Pietro, il tuo ragionamento fila ma……… e ti spiego il ma; vista la denatalità e l’invecchiamento della popolazione il governo ha trovato questa strategia: mandiamo in pensione sempre meno persone, teniamo le persone a lavorare molto di più (direi oltre misura); questo stravolge la fisiologia umana: c’è l’età in cui si va a scuola, l’età in cui si lavora e l’età in cui si finisce di lavorare e si va in pensione; la proposta del dott. Pefetto e altri firmatari è semplice: vista la denatalità, visto l’invecchiamento della popolazione, vista la continua sostituzione in molti ambiti dell’uomo con il macchinario (pensiamo ad esempio al bancomat) pensiamo ad un’imposta da far pagare al macchinario; come il lavoratore versa i contributi perchè non far versare i contributi al macchinario che a tutti gli effetti sostituisce il lavoratore? io l’ho capita così e credo che sia l’unica strada logica, percorribile ; saluti a te e ai gestori del sito

    2. Buongiorno.
      Bisogna focalizzarti sul rapporto lavoratori pensionati. Se questo non soddisfa la sostenibilità del sistema e in presenza di Robot e A.I. questi necessariamente dovranno versare almeno i contributi.
      A mio parere, la produttività dovrà in futuro essere combattuta a colpi di dazi. Altrimenti non se ne esce perché gli stipendi non potranno essere incrementati vista la ampia disponibilità di manodopera a basso costo presente sul globo.

    3. Sig. Pietro, lei in pratica domanda: se un robot produce un prodotto, chi può consumare questo prodotto se ci sono sempre più disoccupati che non possono comprare il prodotto?

      La sua domanda è corretta. Ma chi assume i robot non si pone tale domanda. Chi assume il robot vede grossi risparmi nell’immediato e non si rende conto che potrebbe essersi messo in casa un “Cavallo di Troia”, che in un tempo più o meno lontano gli farà chiudere i battenti perché ci saranno sempre meno persone che compreranno i suoi prodotti in quanto disoccupati. In pratica, l’esercente vede il suo presente felice e non il suo futuro, proprio come chi lavora ed è giovane non pensa minimamente che andrà in pensione a 71 anni di età.

      Oggi tutti i ristoratori che utilizzano i robot sono allegri, perché con 15.000 euro una tantum comprano un robot che non chiede aumenti, non va in ferie, non fa sciopero, non prende il TFR, e per il quale il ristoratore non deve nemmeno versare i contributi. Inoltre, la produttività di un robot cameriere è tale che potrebbe fare benissimo il lavoro di due camerieri.

      Con la sua seconda domanda lei in pratica dice: ma se un’azienda (piccola, media o grande che sia) deve pagare già le rate per l’investimento che ha fatto, perché tassarlo ancora con un’altra tassa?

      Anche questa sua domanda è corretta. Se, però, consideriamo il robot non come una macchina ma come un lavoratore, allora la domanda da porsi è un’altra, ed è la seguente: se un robot fa lo stesso lavoro di un lavoratore umano, perché non deve pagare le tasse come le paga un lavoratore umano?

      Tornando al ristoratore di prima che assume un robot che gli è costato 15.000 euro una tantum, ebbene, un cameriere umano gli costerebbe almeno 2.000 euro lorde al mese, pari a 26.000 euro lorde all’anno (contando 13 mensilità).

      In pratica, il ristoratore ha un guadagno netto di 11.000 euro all’anno.

      Domanda finale: perché non prelevare una parte di questi 11.000 euro in termini di contributi per mandare in pensione un lavoratore anziano in modo che gli subentri un disoccupato giovane?

  7. Sig.ra Delfina, l’applicazione delle imposte (proprio perché vengono “imposte” dallo Stato) non richiede il consenso delle imprese o dei lavoratori. Importa che riescano a coprire i costi sociali (disoccupazione e pensioni).

      1. Infatti sig.Prefetto aspetto,incrociando le dita,i 67 anni nel 2026.Peccato che dopo 5 anni persi e 40 di contributi mi manchino ancora 3 anni.Spero che tutto cambi in meglio almeno per i miei figli.Cordialmente.Fac59

    1. Ie “imprese”?
      Si metteranno a piangere…
      Ci diranno che cosí non si fa impresa…troppi costi…bla bla bla…
      Fosse per loro manco esisterebbe ,13cesime,Rol,ferie ecc.

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