Le ultimissime notizie sulla riforma delle pensioni al 28 settembre 2019 ci giungono oggi da un prezioso e costruttivo confronto che abbiamo avuto con la Professoressa Elsa Fornero, spesso chiamata in causa sia dai politici quanto dai nostri lettori. L’ex ministro del Lavoro, che ringraziamo per il lungo tempo dedicatoci, ha risposto alle nostre domande in modo davvero articolato. Ricordiamo, dunque, a chiunque volesse riprendere anche solo parte dell’intervista che, trattandosi di esclusiva, é tenuto a citare il nostro sito.
Di seguito la lunga intervista che ci é stata rilasciata, divideremo per questioni di spazio la stessa in due parti. Vi suggeriamo di leggere con attenzione le parole di una delle persone più preparate in campo previdenziale, e vi chiediamo, per una volta, di partire liberi dai preconcetti e dal sentito dire e di farvi una vostra idea solo dopo aver letto accuratamente le risposte. Perdonate la premessa, ma ci teniamo, data l’opportunità offerta, che l’articolo diventi momento di riflessione, giacché arriva proprio dalla voce della donna che spesso, anche nei commenti che rilasciate sul sito, viene additata come ‘l’origine di ogni male pensionistico’. E’ poi davvero andata così? Apriamo ad un dibattito costruttivo nella sezione commenti, a seguito di un’attenta lettura, non saranno approvati, avvisiamo in anticipo, commenti ritenuti offensivi e fuorvianti. Eccovi le parole di Elsa Fornero.
Riforma pensioni, Elsa Fornero in esclusiva
Durante l’incontro al teatro comunale di Gubbio, Perugia, l’onorevole Salvini ha detto: “Adesso in tv è tornata a ridere anche la Fornero’ e poi ha proseguito “Chi pensa di votare PD a Gubbio il 27 ottobre, è complice del fatto che questi sono pronti a cancellare Quota 100 e a tornare all’infame legge Fornero’. Cosa ne pensa, Professoressa, di queste dichiarazioni e soprattutto le chiediamo, a suo avviso, la legge Fornero è stata davvero abolita con la quota 100, visto che si continua a dire che il rischio è di tornare alla legge Monti-Fornero?
Non so che cosa abbia detto Salvini, evito di seguire i suoi comizi giacché ci trovo soltanto cattiveria, sollecitazione al risentimento, bugie e illusioni a buon mercato. Il contrario di quanto dovrebbe dire, e ancor più fare, un buon politico. Per esempio: la cancellazione della Legge Fornero (ma lui diceva sempre “della Fornero”) è stata promessa mille volte (“non vedo l’ora che arrivi il primo Consiglio dei Ministri per cancellarla”) ma non è stata realizzata. Quota 100 apre una finestra di pensionamento anticipato per tre anni (fino al 2021) ma lo fa senza discriminare tra le diverse situazioni e le diverse caratteristiche anagrafico/contributive dei lavoratori per esempio tra occupati e disoccupati o tra attività con differente grado di fatica. Ho sempre sostenuto l’opportunità di una tale differenziazione (che noi non potemmo fare per la drammaticità della situazione finanziaria del Paese nell’autunno 2011) e penso che misure come l’APE social siano opportune.
Quota 100 invece è costosa, è stata finanziata aumentando il debito (e cioè gravando ancora una volta sulle generazioni giovani e future), non incoraggia l’occupazione giovanile (la tanto auspicata sostituzione anziani/giovani non si è realizzata se non in minima parete) e non favorisce le categorie di lavoratori più deboli, generando anzi iniquità nei confronti di disoccupati, lavoratori precoci, persone che sono costrette a lasciare il lavoro per difficoltà dell’impresa in cui lavorano o per accudire famigliari non autosufficienti.
In ogni caso, ho anche sostenuto che non sarebbe opportuno, oggi, abolirla perché questo destabilizzerebbe la vita di molte persone. Ritengo però opportuno limitarne la portata per l’anno 2021, e mi sembra che il governo si stia orientando in questa direzione. Ancora più importante sarebbe una chiara presa di posizione sul fatto che essa non sarà rinnovata dopo i tre anni di sperimentazione. In ogni caso, i numeri sulle adesioni sono molto inferiori a quelli attesi. Forse gli elettori sono più saggi di quanto alcuni politici ritengano“
Pensioni 2019 e Manovra, Fornero: ecco le misure prioritarie
Quali misure vorrebbe vedere inserite come prioritarie dal neo Governo giallorosso nella prossima legge di bilancio? Tra queste il capitolo previdenziale in quale misura dovrebbe rientrarci?
Una buona legge di bilancio dovrebbe anzitutto evitare di concentrare le poche risorse “libere” per finanziare spese correnti di scarso o nullo impatto sui consumi e sulla crescita. Per questo, interventi strutturali sono da preferirsi a interventi di breve termine che non riducono l’incertezza e quindi non inducono le famiglie ad alzare i consumi, né le imprese a investire. Al netto degli interessi sul debito pubblico, la spesa pensionistica rappresenta circa la metà della spesa pubblica corrente, una caratteristica fondamentale del nostro welfare, tradizionalmente incentrato sulla previdenza come principale ammortizzatore sociale, il che non sorprende dato il peso preponderante degli anziani nella società e la loro maggiore propensione al voto.
In una prospettiva di medio termine occorre proporsi un ribilanciamento tra generazioni nella composizione della spesa sociale, la quale dovrà avere un più chiaro obiettivo di riduzione delle diseguaglianze. La crisi economica ha infatti ampliato queste diseguaglianze, rendendo i giovani il segmento più debole della società, con troppi esclusi da lavoro e formazione, troppi disoccupati o occupati poveri, troppi in povertà assoluta, troppi privi di un’adeguata capacità di risparmio per l’età anziana. Gli interventi sul welfare dovrebbero perciò essere intesi in modo ampio verso i segmenti a più alto rischio di disoccupazione, di povertà, di esclusione materiale e immateriale. Ciò significa guardare all’intero ciclo di vita (secondo la prospettiva offertaci da Franco Modigliani), con l’obiettivo di ridurre, se non eliminare, le diseguaglianze nelle opportunità, soprattutto di quelle che hanno maggiori effetti negativi cumulati, in una sorta di “capitalizzazione” degli svantaggi.
Il sistema di welfare dovrebbe – in modo inevitabilmente graduale ma riconoscibile – guardare di più ai rischi e alle chances di vita delle persone nelle varie fasi della loro esistenza. Tali rischi non sono uniformemente distribuiti né individualmente, né geograficamente: il rischio di inadeguata istruzione, a esempio, è inevitabilmente maggiore nelle periferie, dove vi sono più bambini disagiati e, paradossalmente, meno insegnanti di sostegno. In questa prospettiva, bene la promessa di intervento sugli asili nido e sulla scuola, purché queste voci di spesa non corrispondano semplicemente a nuovi disarticolati interventi, ma rientrino in un preciso programma volto all’inclusione e al miglioramento della performance scolastica degli alunni più svantaggiati. E bene anche un ripensamento sul reddito di cittadinanza volto a rendere più nitida la separazione tra gli interventi di attivazione al lavoro delle persone scoraggiate o disoccupate e quelli più specificamente rivolti a sottrarre famiglie alla povertà. Per quanto possa essere impopolare, dovrebbe anche essere chiaro ai cittadini che queste misure non potranno essere finanziate in disavanzo ma, almeno in una certa misura, compensate da correttivi della spesa in altri settori e da una riduzione delle nuove e più generose regole pensionistiche (quota 100 e blocco dell’indicizzazione dei requisiti di età e anzianità del pensionamento).
Parecchie misure volte a rendere più flessibile il pensionamento sono state introdotte negli anni recenti (dall’APE social a quella volontaria, dall’iso-pensione al pensionamento anticipato per precoci e lavoratori impegnati in attività gravose). Tutto ha un senso ma va attentamente monitorato per verificare che queste eccezioni alle regole generali del pensionamento vadano effettivamente nella direzione di quella solidarietà che anche un sistema contributivo deve mantenere. Andrebbe infine ripristinata, magari con qualche allentamento, l’indicizzazione all’aspettativa di vita dei requisiti (età/anzianità) richiesti per il pensionamento.
Domani proporremo la seconda parte dell’intervista e parleremo di opzione donna, ape social e quota 100 in modo più dettagliato, non perdetevi dunque il seguito di questo prezioso intervento, che comprendiamo possa essere più o meno condivisibile nei contenuti, ma da leggere senza meno per avere un’idea chiara ed oggettiva della situazione previdenziale odierna.
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Trovo quota 100 una grande legge di certo la migliore che un governo abbia mai fatto negli ultimi vent’anni grazie Salvini e grazie DiMaio per avercelo regalata
Caro Franco , tutti quelli che conosco e che sono usciti con quota 100 a ancora non hanno ricevuto il TFS (parlo di pubblici). Inoltre tale quota ha favorito solo i lavoratori maschi e neanche tutti. Bell’affare. Un saluto Lilli Reolon
Caro Antonio,il caso di suo fratello è un caso limite dove andrebbero riviste parecchie cose a cominciare dalle invalidità. In effetti aver dovuto penare tanto per raggiungere l’agognata pensione nel suo caso è davvero imbarazzante. Per un caso come il suo ci sono d’altra parte centinaia di casi in cui ad usufruire della quota cento sono persone abili al lavoro e tuttora in attività. Quando parlo di lavoratori in attività intendo chi ha ancora un lavoro certo, uno stipendio certo e pochi contributi versati.
Salverei la quota 100 solo nelle condizioni di chi, ultrasessantenne, è disoccupato da tempo, non ha più possibilità di rientro nel mondo del lavoro e vive con scarse risorse seppur con un elevato numero di contributi, allora si che ha un senso la quota 100, ma chi è in salute, ha un lavoro e un reddito perchè lo mandiamo in pensione con 38 anni di contributi, molto prima di chi ne ha già 42 ? Questo non me lo spiego.
Io ribadisco: allora chi va in pensione a 59/61 anni con 41 di contributi perché “precoci”
Sono solo quelli che hanno avuto il c… di lavorare un po’ prima dei 18 e poi dai 18 in su con la stessa città o ente. Io ho cominciato a 17 anni stagionale, poj in fabbrica artigianale dove mi hanno fottuto 9/10 mesi di contributi e la buonuscita. Non ho potuto riscattarli neanche pagando. E all’ora? Sono in pensione a 65 anni con 41 di contributi, non mi vergogno di certo. Xche INPS non mi ha permesso il riscatto, io ho lavorato.
Sig. Adri Celi, si, davvero un bel culo essere “OBBLIGATI” a lavorare per 43 anni e vedere andare in pensione chi ha lavorato solo 38. Solo che i secondi non sono “obbligati” ma possono “scegliere”.
Io vorrei dire solo una cosa…. a me sta bene andare in pensione a qualsiasi età anagrafica e con qualsiasi anno di contributi scelga il governo…. ma la legge deve valere per tutti compresi i politici che dovrebbero prendere alla stesso modo vitalizio e pensione dopo aver raggiunto gli stessi termini e non dopo pochi anni di governo….utopistico dite!!!!
Gentile “altro Salvatore”,
Le confermo che è pura utopia.
E facile fare i conti hai contributi versati da chi ha lavorato e pagato i gli stessi all inps. Si dimentica poi che questi hanno nome cognome e sono di proprietà, invece si calcola quanto devono vivere ancora questi, mentre nelle casse sono entrati tutti indiferentemente..(. Togliendo chi ha veramente necessità…) .. Ricordiamo gli assegni dati a finti cechi.oad altri mutilati durante il giorno e vispi di notte a tutti quelli che percepisco o senza avere mai pagato, entrati o per una benedizione o per qualche porta politica., o quant’altro ancore, che lo stesso istituto sa e non fevella Allora,invece di limare, gli anni che restano, fate bene i conti, non potete mettere tutti nello stesso calderone, e continuare, ogni qual volta cade un governo a legiferare e parlare sempre di pensioni, cambiando continuamente LO SAPETE BENE E AN TI COSTITUZIONALE….. Ma, entro, non entro forse si.. Ma vediamo. non si sa e cambiata la legge……. Noi si vive così…. ANCHE VOI Giornalisti, fate un grande scrivere, di tutto ciò, mi stupisco de direttori di certi giornali che si sono dimenticati del etica giornalisti a e del garantivismo sociale e culturale del nostro paese
Ripristinare l’aspettativa di vita? Lo sa la Prof.Fornero che non tutte le categorie di lavoratori hanno la stessa aspettativa di vita? Ai gravosi non vengono riconosciuti i periodi di aumento contribuzione (scivoli). Di fatto quota 41 diventa quota 44! Finita l’emergenza finianziaria si doveva varare una quota 41 per tutti.
Cioè mai.
Quando mai finirà l’emergenza finanziaria in Italia? Quando per ragioni contingenti ci sono quattro euro da mettere alla diminuzione del debito, subito i nostri “illuminati” governanti, li elargiscono per le loro mire elettorali!
Non sento mai parlare di coloro che hanno meno di vent’anni di contributi. Che fine fanno i loro versamenti…?!! In Svizzera in base agli anni versati anche “pochi” ti retribuiscono, in Italia vanno nel “dimenticatoio”. Non mi sembra “corretto”. Ogni individuo ha una storia personale che a volte non permette il “LUSSO” di un lavoro. Luciana
Con meno di venti anni non hai diritto a nessun assegno pensionistico.
I contributi finiscono nel calderone generale, esattamente come quelli versati nella gestione separata se non raggiungi almeno tre anni.
Peraltro con venti anni di contributi ti spetterebbero sì o no cento Euro al mese di pensione…
Beh, in Italia non funziona così ma qui molti pensano che 1=2=3 (concetto metafisico) e noi quando andavamo a scuola se l’avessimo scritto cosa ci avrebbero fatto? L’imprecisione nasce da quella cosa mistica e no POLITICA. Lilli Reolon
Mi dispiace leggere contrasti tra i vari comitati nati per OD. Non vi sembra di esagerare? Poiché tutti i comitati vogliono in sostanza la medesima cosa perché non cercare di collaborare anziché criticare sempre l”operato dell’altro?.
Credo che la massa dei cittadini non arriverà mai a comprendere le ragioni ultime del decreto “Salva Italia” del 2011. Si continua a parlare di errori dimenticando che quel decreto è figlio della famigerata lettera della BCE dell’agosto dello stesso anno. Si sorvola sulla, oserei dire provvidenziale caduta del governo che, osservando i fatti nudi e crudi, si puó dire cedette l’ingrato compito ad un anonimo “governo tecnico” presieduto da un senatore a vita di tempestiva nomina.
Per altro verso, oggi la Prof. ssa fornero non fa altro che guardare al futuro sulla base di una visione sistemica che le è notoriamente propria da almeno un ventennio.
Sarebbe quindi ora che si smettesse di parlare di errori ma sarebbe anche ora che si smettesse di usare la Prof. ssa Fornero come capro espiatorio. Il decreto Salva Italia è frutto del lavoro di un Consiglio dei Ministri retto dal se. Mario Monti e sua è la firma in calce al decreto, così come è del Presidente della Repubblica Giorgio Napilitano la firma in calce alla Legge di conversione, approvata da una votazione bulgara da parte di tutte le forze politiche, Lega esclusa nonostante le si dovessero imputare enormi responsabilità per la fallimentare gestione della precedente legislatura.
Potrebbe la mia apparire come una difesa di parte dell’operato della Prof. ssa Fornero ma non lo è se non per quanto riguarda lo stretto ambito di una corretta attribuzione delle effettive responsabilità, che vede la designazione di un capro espiatorio come una facile via per intorbidire e governare la ragione dei cittadini.
Capire che non si trattó di errore significa capire che ci stiamo dirigendo a grandi passi in direzione di un welfare di stampo ultraliberista, significa comprendere anche che l’attuale groviglio di soluzioni estemporanee e mal escogitate è funzionale al passaggio da una previdenza di stampo solidaristico ad una di stampo esclusivamente finanziario, quindi strettamente individuale, per il quale i valori della solidarietà rischiano seriamente di restare dei semplici proponimenti, delle perfette chimere.
Il mondo globalizzato offrirà sempre minori opportunità di lavoro e men che mai di lavoro stabile e continuativo. Fin dagli anni ’80, nessuna riduzione di personale, nessun prepensionamento ha mai costituito incentivo a nuove assunzioni se non nella formula di un precario in sostituzione di tre lavoratori anziani e stabili. Creare scivoli pensionistici per favorire nuove assunzioni non è quindi altro che una leggenda popolare, utile unicamente alle grosse aziende e a quelle pubbliche per informatizzare e robotizzare i loro cicli produttivi. Per quanto concerne i lavoratori, vero che qualche anno in più di riposo sia anche legittimo pretenderlo, ma non è e non sarà a costo zero e qui le donne, prima ancora di tutti, prima ancora dei “quota 100”, già ne sanno qualcosa.
Comprendo la logica della Prof. ssa Fornero e, qualora ne condividessi il pensiero, dovrei riconoscerne la lucida coerenza e razionalità. Da parte mia ritengo invece che il modello liberista abbia già evidenziato i suoi catastrofici limiti e che sia più che mai tempo di rivalutare la nostra bistrattata Costituzione per puntare, in tempi ormai non certo brevi, al ripristino di quei valori umani e sociali accantonati con eccessiva leggerezza nei decenni trascorsi.
Quello che succede oggi è vergognoso a dir poco, mandano in pensione chi ha lavorato di meno (38 di contributi., con 62 di eta’ anagrafica),mentre chi ha lavorato di più (42 di contributi,con 60 anni di eta’),continua a marcire sui posti di lavoro,superando di gran lunga la famigerata quota 100.E’ ora di dire basta a queste pulcinellate,voglio un governo serio e competente !!!!
Signor Luigi,
il suo è un discorso lungo che contiene molte tesi, alcune contrastanti e perciò arduo da seguire.
Lasciando perdere le capacità previsionali degli economisti che di fatto sono auto-celebrative, come dimostrano le comparsate giornaliere dell’ex ministra, rimane il fatto che lasciare che sia l’Europa delle finanze a governarci equivale di fatto ad abdicare la nostra sovranità sull’altare degli interessi delle lobbies finanziarie.
Vede, l’errore clamoroso del famigerato governo Monti (che con il cavolo che ha sanato il bilancio italiano) è stato quello di prendere i soldi dove era più facile scippando il futuro (in certi casi l’intero futuro) a tutta la popolazione italiana attiva (escusi i politici, ovviamente).
Per questo Monti, Fornero e compagnia cantando non meritano rispetto ma al contrario essere richiamati a rispondere dei loro errori.
Lei dirà che mica tutti la pensano così e ci sono persone che le danno ragione e credono nelle sue tesi. E’ vero, ma in qualsiasi fatto di cronaca troverà gente che non crede all’evidenza, che sta dalla parte dell’assassino (per così dire). Fa parte della natura umana: se il vicino pensa A, noi pensiamo B perché mica vorrà dimostrarsi d’accordo con quel cretino di suo vicino, vero?
È ora di finirla di dire che i pensionamenti anticipati verranno pagate dalle future generazioni, io lavoro da 40 anni,se invece di uscire dal lavoro a 43 anni e 8 mesi come da riforma fornero ,uscissi a 41 anni di lavoro, anche se sono nel sistema mista,prenderei 150€ nette in meno ogni mese ,questo significa ,1950€ l anno che per i miei 30 anni restanti di vita sono 60’000€ in meno che prenderei e che lo stato risparmierebbe, quindi se andando due anni prima con la quota 41, è vero che in quei due anni lo stato mi versa circa 50.000€ ,è vero che fopo 30 anni lo stato von.me ci ha guadagnato 10.000€ e fra 30 anni i giovani di,adesso non ci pagheranno proprio un bel niente,glielo dica alla prof. Fornero che i conti li sappiamo fare anche noi, e quando dice che noi faremo pagare le nostre pensioni dice quindi due volte il falso, primo,per il discorso che ho appena fatto e secondo perché dopo 41 anni di versamenti i 600’000€ che ho versato ,tenendo conto di coefficienti del pil,sono un debito che lo stato ha nei nostri confronti, l inps, non i giovani,i giovani a noi non ci devono proprio niente,è lo stato insolvente che invece di vendersi i beni immobili o parte dell oro della banca d italia perché insolvente preferisce fregare i giovani e poi li mette contro di noi dicendogli guarda quei brutti vecchi e cattivi che vi rubano i soldi,scontro generazionale voluto e a cui molti giovani intelligenti tra cui mia nipote non abboccano,
Contributivo per tutti anche ed in primo luogo retroattivo per chi percepisce già. Poi libera scelta di andare in pensione sulla base del capitale versato, anche solo dopo 20 anni di contributi. Meglio farlo subito, tanto quando il nostro debito arriverà al punto di farci fare la fine della Grecia, gli intoccabili diritti acquisiti (o disparità ed inique pensioni acquisite) saranno drammaticamente toccati, come appunto è successo in Grecia.
Ho 58 anni , 41 di contributi, quando andrò in pensione?
La professoressa fornero ci snocciola un grande vocabolario e concetti accademici con prospettive catastrofiste che si fondano su dati eterei, accetterò quanto afferma quando mi garantirà che camperò un altro trentennio; durante la mia vita lavorativa ho pagato in parte i contributi a mio padre, a mio zio, al vicino di casa e così via come milioni di altri lavoratori ma mai mi sono sentito “tutelato” come giovane lavoratore (altra pagliacciata mediatica) e ora dopo quarant’anni di contributi devo ancora sentire queste eresie da una persona che continua a ricevere un immeritato spazio mediatico con il solo scopo di non pagare quanto stabilito in precedenza. Quando ho iniziato a lavorare ho stipulato un accordo con l’ufficio di collocamento che mi ha garantito che dopo trentacinque anni di lavoro sarei andato in pensione, è questo ha influito in modo determinante su una serie di scelte personali, non ultima il tipo di lavoro che tutt’oggi faccio. Ora dopo anni di lavoro fatto in più devo sentire ancora parlare di “anticipo” della pensione?
Quando affronto un problema per individuarne la soluzione, mi torna alla mente la riflessione di Einstein: “Non si può risolvere un problema usando la stessa mentalità che l’ha creato”.
I problemi che oggi abbiamo sono il frutto dei vari Governi che hanno preceduto quello attuale. La Professoressa Elsa Fornero apparteneva a uno di quei Governi e, pertanto, non può fornire soluzioni ai problemi che ella stessa, con la sua mentalità, ha contribuito a creare.
È tempo che i sessantenni si ritirino per cedere il passo a chi sa dove andare. Lasciamo che siano i giovani stessi a crearsi il loro futuro.
Ci vogliono i 41 x tutti e anche x i precoci . Abbiamo iniziato a lavorare a 15-16-17 anni ed è giusto che andiamo in pensione,dopo 41 di lavoro in fabbrica non se ne può più.
Insopportabile. Ha fatto più danno lei che buona parte dei politici. Rifugiandosi dietro il momento di crisi la Sig.ra Fornero ha distrutto la vita di molti Italiani, ricordo gli edodati, privilegiando le banche e aumentando la spesa pubblica. Il buon gusto le consiglierebbe di tacere e sparire dalla scena. La prego lo faccia
Ma laFornero dopo i disastri che ha fatto ha ancora il coraggio di parlare. Professoressa un po’ di decenza.
La quota 100 è ingiusta e costosa, perché permette a persone giovani ( oggi a 62 anni si è giovane ) di maturare il diritto per più anni e con conseguenti maggiori costi, la pensione, lasciando a lavoro, anziani di 66 anni fino ai 67 semmai con 37 anni contributivi anche per quelli che hanno fotto lavori per alcuni anni usuranti.
Compio 58 a novembre e 41 di contributi, quando andrò in pensione?
Come già detto tante volte le varie quote accontentano qualcuno e scontentano qualcun’altro: l’unico modo per consentire un prepensionamento uniforme per tutti è consentirlo con il contributivo puro; chi vuole andare via prima prende un po’ di meno e non va a gravare sui nostri figli. In merito all’aspettativa di vita ritengo che vada bloccata per qualche tempo trovando risorse tra sprechi e privilegi (e ce ne sono tanti). Ricordo che il salto enorme operato nel 2011 è stato necessario in buona parte per fare cassa e non per adeguamento all’aspettativa di vita.
Come no ,dopo 41 anni di lavoro anziché prendermi i miei 1800€ al mese me ne devo prendere 1100€, tanto a casa mia con lo stipendio che già prendo ora non arrivoval 20 del mese,dovrebbe provare la fornero af andare a lavorare in una fabbrica davanti ad un tornio per 8 ore al giorno a cspo chino con trucioli e lubrificante che ti srrivano in faccia e il caposquadra dietro chevti controlla i tempi,non resisterebbe una,settimana ,comodo fare le leggi non sapendo come si lavora nel privato,
Sono tra i più penalizzati dalla riforma Fornero sto versando il 42 esimo anno di contributi e ho 60 anni, ritengo comunque la riforma se non giusta, quantomeno necessaria, faccio un lavoro gravoso ma non mi viene riconosciuto per un codice (troppo specializzato è non facchino)per i nostri giovani vado avanti volentieri, ma servirà se tutto il sistema italia non viene adeguato al continuo calo delle nascite e ai salari sempre più bassi?
sono malata devo lavorare fino 67 ani di eta non sono i grado da caminare avuto icidenti di lavoro vergonja
Nonostante io sia una vittima della Fornero, devo ammettere che la sua riforma è stata si grandemente penalizzante, ma equamente penalizzante per tutti. Il suo unico errore è stata la vicenda esodati. Del resto, la situazione economica di quel momento era grave e ancor più grave è che a crearla è proprio quel partito che da sempre la critica. La lega è stata infatti l’artefice di quel governo che ci ha portato al quasi fallimento.
Vorrei comunque fare un intervento sulla quota 100:
Nell’anno corrente 2019, la quota 100 è stata usufruita da chi aveva entrambi i requisiti, 62 e più anni di età e 38 e più anni di contributi. Chi è rimasto fuori dalla quota 100 è quindi un lavoratore a cui manca uno o entrambi i requisiti. Detto questo, chi sono quei lavoratori che chiedono che la quota 100 finisca la sua sperimentazione nel 2021 ? Sono lavoratori che oggi hanno 60-61 anni o che hanno solo 36-37 anni di contributi. Peccato però che ci dimentichiamo che oggi ci sono lavoratori che hanno già 61-42 e di cui sia il governo che i sindacati se ne fregano. Ci si preoccupa di chi deve ancora raggiungere la quota 100 ma non di chi detta quota l’ha già superata da un pezzo, anzi non gli viene nemmeno concessa la possibilità di scelta. Trovo la cosa assurda e di cattivo gusto.
No amici,non è stata penalizzante per tutti. Mi ricordo benissimo quando gli fu contestato alla sig.ra fornero che non riguardava tutti. I politici, gli imprenditori con pensioni da fva non venivano toccati. La sua risposta fu “quelli dono diritti acquisiti”. Quelli, quelli dei lavoratori ed esodati no. E chi ha potuto studiate con la laurea? Cominciano a lavorare a 27/28 anni sicché la riforma li riguarda comunque poco o nulla. Quanto ai giovani, io ho cominciato a 17 anni e ora a 65 ne ho 41 di contributi, la mia pensione me la sono pagata. Finiamola di direche la pagheranno i giovani, non è vero, ognuno se la paga.
Compio 62anni a marzo è farò 40 anni di lavoro il 2 agosto2020 posso andare in pensione?
Lucia con Quota 100 bastano 38+62. Quindi i requisiti li ha almeno in questo caso.