Riforma pensioni 2020, novità Cuppi a Tridico: ’41 anni di lavoro usuranti per tutti’

Le ultime novità sulla riforma pensioni 2020 continuano a ruotare intorno alle dichiarazioni del Presidente Inps Pasquale Tridico, da un lato alcuni hanno visto come positiva l’apertura nei confronti della quota 41, almeno menzionata ed individuata come un’opzione da Tridico, mentre ad altri non è sfuggita l’insidia insita potenzialmente nei coefficienti di gravosità proposti dal Presidente Inps.  

La questione ha fatto a lungo discutere e si è aperto un bel dibattito sia con i precoci, ricordiamo l’interessante intervista che ci ha rilasciato nei giorni scorsi Roberto Occhiodoro, amministratore del gruppo precoci , quanto con le parti sociali, Domenico Proietti, segretario confederale della Uil, ieri nell’intervista che ci ha rilasciato in esclusiva ha ribadito con convinzione che 41 anni di contributi devono bastare a prescindere dall’età e dal lavoro svolto, tutti i mestieri, ha sottolineato, sono ugualmente usuranti dopo 41 anni. Sulla questione ha aggiunto la sua, in esclusiva per il nostro sito, anche Cristian Cuppi, altro precoce noto al gruppo per i suoi commenti precisi e mai banali. Ve lo riproponiamo certi che anche il suo pensiero possa rendere bene l’idea di quanto i più accorti in materia previdenziale inizino ad essere basiti da idee che rischierebbero di segmentare ulteriormente i lavoratori precoci. Tutti concordano sul fatto che i lavori siano differenti e che meriti attenzione lo studio dei coefficienti di gravosità dei mestieri, ma a patto che questi coefficienti, come ha suggerito Proietti, vengano al più applicati ad altre forme di flessibilità in uscita senza intaccare la quota 41 che deve invece valere per tutti.

Pensioni 2020, stop categorie, quota 41 deve valere per tutti

Così Cristian Cuppi rivolgendosi al Presidente dell’Inps Tridico:Su quota 41 sarebbe opportuno che si smetta di parlare di categorie ma si vada verso una progressiva uscita dopo 41 anni di lavoro. Perché di “indici” abbiamo già sulle spalle quelli relativi ai coefficienti di calcolo delle nostre rendite mensili che penalizzano i lavoratori precoci. Se si deve parlare di uscire dopo 41 anni lo si faccia ponendo attenzione a tutti i lavoratori precoci, che in questi anni sono stati penalizzati da provvedimenti che non hanno tenuto conto minimamente dei lavoratori precoci.

Ma quali indici di gravosità? Ma stiamo scherzando? Ma lo sa Tridico cosa vuol dire aver lavorato per 41 anni ? Ma si tenga conto di tutto il periodo lavorativo, se proprio vogliamo parlare di lavori gravosi ed usuranti  e non degli ultimi anni. Tridico non ha messo avanti una buona idea con i lavori gravosi. Politicamente le scelte sulla previdenza e non del Presidente INPS il quale dovrebbe portare studi e proiezioni di spesa reali e future, lasciando alla politica il compito di decidere

Riforma pensioni, Cuppi a Tridico: “41 anni possono e debbono bastare per uscire”

Poi Cuppi prosegue rivolgendosi alla proposta dei coefficienti di gravosità: La proposta di Tridico interpone di nuovo Lavoratori e lavori ,con aspetti disgreganti da un punto di vista sociale. Il rituale di andare a colpire o meglio segmentare i lavori dopo 41 anni non porta benefici a nessuno. Si vada a guardare altrove per eventuali risparmi di spesa.

Questa litania sulle divisioni dei lavori dopo tanti anni è veramente stonata e non certo indicativa di un pensiero riformista di una Legge che sappiamo tutti deve essere rivista studiata revisionata perfezionata. Poi un appello da un lavoratore stanco che preferirebbe il nulla all’ennesima riforma ingiusta e segmentata Per favore, lascino stare le cose come stanno. In attesa di idee migliorative e lineari”.

Cosa ne pensate delle parole di Cuppi, le condividete? Fatecelo sapere nell’apposita sezione commenti del sito, saremo lieti, qualora il dibattito si facesse interessante, di pubblicare anche il vostro parere nei prossimi articoli.

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19 commenti su “Riforma pensioni 2020, novità Cuppi a Tridico: ’41 anni di lavoro usuranti per tutti’

  1. Ma la cosa ridicola e che si parla di quota 41 come se fosse un regalo fatto a dei previlegiati.. Ma lor signori sanno cosa vuol dire lavorare 41/42 anni e che devi essere pure fortunato che li hai potuti fare tutti di seguito.. Perché capita che magari per fallimenti per chiusure varie uno resta a casa e per qualche anno non ha contributi perché nell’arco della sua vita c’è stato chi non ha pagato i suoi contributi.. Allora per favore signori politici ben pensanti smettetela di far passare come un regalo 41 anni di lavoro..perché Sono una vita e qualsiasi lavoro e usurante quando hai fatto così tanti anni.. (41 per tutti da gennaio 2020)

  2. L’età da 62 anni in poi sarebbe idonea per andare in pensione e l’assegno pensionistico in proporzione dei contributi versati pagando così una percentuale di penale che andrebbe a contribuire per la spesa pensionistica

    1. Forse per lei sig. Santino 62 anni è l’età idonea per andare in pensione, per chi ha cominciato a lavorare a 14 o 15 anni vorrebbe dire farsi 47/48 anni di lavoro, nemmeno la Fornero è arrivata a tanto. Per garantire i diritti a tutti bisognerebbe che si vada in pensione o per vecchiaia o per anzianità contributiva, quindi smetti di lavorare perché ormai hai un età che non te lo permette più e questo già c’è infatti lasci il lavoro a 67 anni oppure perché hai lavorato un numero di anni elevato e già se venisse approvata la famosa quota 41 sarebbe una miglioria ancorché 41 anni non sono certo uno scherzo in termini di tempo passato sul luogo di lavoro.

  3. Condivido pienamente che 41 anni bastano.
    Io ho 59 anni lavoratore precoce con 41 anni e mezzo di contributi,ma non posso andare in pensione , perché fortunatamente non sono disoccupato, non sono invalido oltre il 74% , non sono caregiver, e poi mi viene da ridere perché non svolgo attività usuranti o particolarmente gravoso, essendo impiegato ad uno sportello. Ma credetemi che diventerà gravoso quando comincerò a mandare a fanculo il cliente che avrò davanti.

    1. Signor Franco.come la capisco…anch’io sono una precoce..mando avanti una famiglia con 2 figli.e sono fuori casa 10 ore al giorno complessive fra ore lavorate e 4 viaggi al giorno per raggiungere il posto di lavoro…si arriva a sera stremate…e gli anni fatti pesano sulle spalle..perché a noi precoci devono farci lavorare tanto anni in più rispetto ad altri?.come possono pensare di prenderci in giro con questa storia dei paletti?gente svegliatevi…questa non è più vita..è una galera…ci hanno derubato di tutto…anche della nostra dignità…e poi penso con tanta preoccupazione ai nostri giovani…

  4. APE VOLONTARIO – Leggo in giro che forse non sarà prorogato. Non capisco quale sia il problema, nella riforma pensionistica in vigore è l’unica possibilità tra le tante che non grava sul bilancio dello stato, essendo totalmente a carico del lavoratore e a favore delle banche… L’Ape volontario andrebbe adottato in via definitiva, per sempre! Se qualcuno non lo ritiene uno strumento valido non ne usufruisce, tutto qui… Ma lasciatelo soprattutto per chi si trova tra i 63 e i 67 anni e non ha altro reddito, pur avendo versato 20 anni o più di contributi… Alla fine è un prestito regolamentato dall’INPS e dalla banca, niente di più, niente di meno. Non si possono fare leggi usa e getta. Arriva uno e propone una cosa valida, diventa legge… Poi dopo due anni si siede al suo posto un altro e la elimina. Ripeto, se fosse un ulteriore costo per lo stato potrei capire la necessità di rivedere il tutto, ma non è certo questo il caso.

  5. Ma è così difficile da far comprendere? tre scelte libere da fare
    1- 41 anni di lavoro indipendentemente dall’età e dal tipo di lavoro sono più che sufficienti per andare in pensione. DEVE VALERE PER TUTTI I LAVORATORI questa scelta !! ( privati, pubblici, scuola, forze dell’ordine militari ecc ecc)
    2- Per chi ha svolto o svolge lavori gravosi secondo la classificazione che verrà definita si avrà la possibilità di andare PRIMA di aver fattoi 41 anni di lavoro e sicuramente prima di un’età anagrafica che non è certo quella di 67 anni( chiaramente dopo un minimo di contributi versati)
    3- per chi lo desidera continuare a lavorare fino all’età di 67 anni

    1. Quota 41 per tutti dal 2022 non ne faccio nulla visto che nel 2022 io vado con la Fornero con oltre 43 anni di contributi io ne ho bisogno ADESSO!!!!!!!!!! Mi costringono a lavorare malato visto che sono invalido al 75% per qui quota 41 per tutti SUBITO SUBITO SUBITO SUBITO Non sto bene 41 anni di servizio e invalidità non BASTANO!!!!!!

  6. ..41 anni di contribuzione dovrebbero bastare per tutti…ma a maggior ragione per lavori che si svolgono su 3 turni (h24) e 7 /7…dopo 41 anni che lavori, fare turni, di notte è massacrante…
    p.s. l’oss è stato inserito nei lavori gravosi ma in realtà il codice inail non corrisponde ai lavori riconosciuti…UNA BEFFA ULTERIORE!!!

  7. Il Sig. Cuppi parla per esperienza vissuta, e quindi sa quello che dice, a differenza di altre persone che parlano senza aver avuto esperienza di ciò dicono.
    Vorrei soffermarmi sulla frase del sig. Cuppi in cui egli afferma che il compito di decidere spetta alla politica, mentre al Presidente dell’INPS spetta il compito di fornire alla politica informazioni tecniche (come “studi e proiezioni di pese reali e future” cui il sig. Cuppi accenna). Su tali informazioni si baseranno poi le decisioni politiche. L’osservazione del sig. Cuppi è valida: le decisioni spettano alla politica (per esempio, al Governo).
    Anch’io, come tecnico, presento studi e proiezioni al management di un’azienda cui spetterà poi il compito di prendere una certa decisione. Spesso mi sento dire: “Lei, come risolverebbe il problema?”. Il management ha necessità di verificare se quanto ha in mente di realizzare viene supportato dai dati (e qui è autosufficiente); ma al tempo stesso ha la necessità di sapere se con “quei dati” è possibile costruire un “percorso” che permetterà di arrivare al “fine” desiderato (e qui viene chiesto un “parere” al tecnico). Alla fine, quello che accade è questo: 1) presento la fotografia della situazione attuale; 2) presento i punti di criticità; 3) presento “suggerimenti” per rimuovere i punti di criticità per arrivare allo scopo desiderato. Il management analizzerà il piano e lo attuerà (spesso con qualche variazione) in modo che risulti compatibile con la capacità di spessa (budget) dell’azienda.
    Mi si perdoni per questa mia divagazione personale, ma il mio intento era quello di mettere in evidenza che l’approccio a “problemi e soluzioni” è lo stesso sia che riguardi l’azienda sia che riguardi lo Stato. Per lo Stato l’analisi di “problemi e soluzioni” e di “costi e benefici” è certamente più complicata e più complessa.
    Tornando al Presidente dell’INPS, io penso che Tridico abbia chiaro in mente quale sia il suo perimetro di interventi, e che stia ben in guardia dal non sconfinare in ambiti che “non sono di sua competenza”. Io penso che le segnalazioni di Tridico vadano accolte come “suggerimenti” e non come “decisioni” (e questo Tridico come tecnico lo riconoscerà), perché le decisioni, come il sig. Cuppi correttamente afferma, spettano solo e soltanto alla politica.

    1. Sig. Perfetto ( di nome e di fatto) mi congratulo con Lei per il modo di argomentare. Una persona di alto livello intellettuale sarebbe ben vista come il paladino del popolo dei lavoratori contro ingiustizie e soprusi. Seguo sempre i suoi salutari commenti perché fanno stare bene. Perché non si propone in programmi Tv ?Quando giornalisti e politici faziosi si schierano tutti contro Q 100 senza avere come controparte un vero lavoratore? Allora si ci vorrebbe uno come Lei ! Ritengo,infatti, che la Tv rimane il canale informativo che più distorce le menti e sentire argomentazioni come le sue farebbe bene a tutti.

      1. Sig. Giuseppe, le sue parole mi lusingano.
        Forse ricorderà la trasmissione televisiva “Tribuna Politica” di Jader Jacobelli dove il politico di turno esponeva le proprie argomentazioni in maniera composta senza interruzioni a gamba tesa da parte di altri politici seduti allo stesso tavolo. Oggi ci sono trasmissioni televisive come “Otto e mezzo” di Dietlinde Gruber (detta Lilli) dove il “personaggio” di turno si cimenta a difendere se stesso più che la propria idea in maniera animata con interruzioni a gamba tesa da parte di altri personaggi seduti in video da una locazione remota.
        Vede, sig. Giuseppe, in “Tribuna Politica” potrei anche riuscire ad esporre il mio pensiero; ma ad “Otto e mezzo” verrei letteralmente massacrato. Nella televisione di oggi non c’è spazio per i pensieri lenti e profondi, ma per quelli veloci e superficiali.
        Sig. Giuseppe, io non sono un veliero che sfreccia veloce sulla superficie d’un mare di parole; sono un sommergibile che esplora il profondo dell’animo umano per dare al silenzio le parole non dette.
        Non sono un centometrista della parola che scatta veloce e vince dopo pochi secondi dalla prima parola; sono un maratoneta della parola che procede a passo moderato sapendo che si vince all’ultimo giro di parola.
        Ai giorni nostri c’è bisogno di velieri e di sommergibili, di centometristi e di maratoneti. L’importante è sapere quale sia il proprio ruolo nella società in cui viviamo. Il ruolo che a me si adatta lo conosco molto bene. Lo conosco perché, in fondo a me stesso, conosco chi sono.

        1. Sig. Perfetto concordo, ma non pensavo al programma della Gruber che Lei ha giustamente inquadrato. Recentemente anche altri giornalisti come Floris e Formigli pare abbiano intrapreso altri percorsi ( che delusione ). Ogni tanto mi capita di scrivere a politici e sindacalisti ma ahimé…che si può fare? Forse rimane Giletti?

  8. VEDETE DI PROROGARE APE VOLONTARIO PRIMA DI TUTTO E OTTAVA SALVAGUARDIA…CHE È MEGLIO, INVECE DI GIRARE SEMPRE INTORNO A STA QUOTA CENTO, POI DIVENTA QUOTA 41, POI DIVENTA QUOTA 42…E BASTA! FATE LE COSE CONCRETE CHE SERVONO ADESSO!!

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