Pensioni cazzola, l'intervista in esclusiva

Riforma Pensioni 2020 ultime notizie: Cazzola su età pensionamento

Nella rubrica Politically (in)correct pubblicata sul bollettino Adapt  n. 8 del 2020, Giuliano Cazzola torna a parlare di riforma Pensioni e fa un’analisi importate guardando i dati del report della Fondazione Itinerari previdenziali  sulla variazione dell’età media effettiva dei pensionamenti di vecchiaia e di anzianità.

Adapt una associazione senza fini di lucro, fondata da Marco Biagi nel 2000 per promuovere, in una ottica internazionale e comparata, studi e ricerche nell’ambito delle relazioni industriali e di lavoro. Riportiamo il bollettino pubblicato sul sito bollettinoadapt.it.

Riforma Pensioni 2020, le parole di Cazzola su pensioni di anzianità e vecchiaia

Se fossero diffusi e spiegati correttamente i dati statistici dell’età effettiva alla decorrenza del pensionamento, l’opinione pubblica capirebbe di essere stata ingannata; ma terrebbe la scoperta per sé perché in questa materia le bugie sono più confortevoli, nell’immediato, della verità. È la solita storia: lo spettacolo deve continuare. E gli italiani devono continuare a credere in quello che raccontano i talk show e a votare, perché chi accusa le riforme pensionistiche – ed in particolare quella del 2011 – di aver abrogato nei fatti il diritto di andare in quiescenza prima di poter vantare una età veneranda.

La figura sottostante è tratta dalla relazione svolta da Antonietta Mundo, nel quadro delle iniziative riguardanti la presentazione, il 12 febbraio scorso, a Roma, del Settimo Rapporto (2020) sul bilancio del sistema previdenziale italiano della Fondazione Itinerari previdenziali.  In un solo colpo d’occhio si possono osservare le variazioni dell’età media effettiva dei pensionamenti di vecchiaia e di anzianità in un arco temporale che va dal 1997 al 2018.

Prima di compiere ulteriori valutazioni è opportuno tener presente che, prima del 1997, era entrata in vigore la riforma Dini (legge n.335/1995) che aveva introdotto un requisito anagrafico in graduale aumento per il trattamento anticipato (mentre sulla vecchiaia era già operante il dlgs n. 502 del 1992). Da segnalare poi le correzioni apportate nel 1998 dal governo Prodi; la riforma Maroni del 2004, modificata nel 2007 con una rimodulazione del c.d. scalone; l’accelerazione della parificazione di genere dell’età di vecchiaia; l’aggancio automatico all’attesa di vita; e infine la riforma Fornero del 2011 con le successive modifiche apportate.

Poiché il grafico (che trovate a fondo articolo NDR) si ferma al 2018 non vengono considerati gli effetti delle deroghe sperimentali contenute nel decreto n.4 del 2019 (ovvero quota 100 e il congelamento fini al 2026 del requisito contributivo per accedere all’anticipo a prescindere dall’età anagrafica).

Seguendo il diagramma si trova la traccia di queste modifiche, ma nel complesso il trend è riassumibile anche in termini complessivi. La linea dell’età media di vecchiaia, per esempio, ha una crescita sostenuta ma graduale, mentre quella delle donne subisce non solo delle accelerazioni più nette, accentuate nell’ultimo decennio, ma anche un aumento importante (circa 10 anni) del requisito anagrafico necessario.

Per quanto riguarda invece il trattamento anticipato di anzianità sono evidenti i percorsi di crescita sia per gli uomini che per le donne: percorsi che all’inizio del periodo considerato presentato andamenti più irregolari, dipendenti dalle normative che regolano la materia, quasi sempre oggetto di controversie e conflitti, essendo l’istituto dell’anzianità quello più difeso a livello sindacale. Emerge con chiarezza, tuttavia, che l’età media effettiva alla decorrenza – anche dopo alcuni anni di entrata in vigore della riforma Fornero – si attesta, nel 2018, a poco più di 61 e di 60 anni, rispettivamente per uomini e donne.

Ultime novità Riforma Pensioni 2020: Cazzola su pensioni donne e anticipate

Il testo del Rapporto, che riportiamo di seguito, chiarisce quali relazioni siano intercorse tra le normative di volta in volta in vigore e l’andamento del requisito anagrafico. Nel 1997, per ottenere la pensione di anzianità era sufficiente avere 35 anni di contribuzione e un’età di almeno 52 anni oppure 36 anni di anzianità con qualsiasi età; l’età media alla decorrenza era di 56,5 anni per i maschi e di 54,4 anni per le donne. Nel 2018, con i requisiti di anzianità richiesti per la pensione anticipata di 42 anni e 10 mesi per gli uomini e 41 anni e 10 mesi per le donne, l’età media alla decorrenza si attesta a 61,2 anni per gli uomini e a 60,4 anni per le donne, in media 61,0 anni.

Se si considera il complesso della vecchiaia (anzianità, vecchiaia e prepensionamenti) si osserva che nel 2018 l’età media effettiva del pensionamento è di 63,7 anni; nel calcolo di tale età media pesa di più l’età degli uomini, pari a 63,9 anni che quella delle donne di 62,9 anni; quest’ultima età media femminile apparentemente bassa deriva da un graduale innalzamento dei requisiti anagrafici iniziato in modo più incisivo dal 2014, che ha provocato una brusca frenata nel numero delle pensioni di vecchiaia delle donne e il prevalere come via di uscita del canale anzianità (nel 2018 l’età legale delle donne è passata dai 65 anni e 7 mesi del 2017 a 66 anni e 7 mesi e nel 2019 per tutti è diventata 67 anni).

Età media effettiva alla decorrenza delle pensioni INPS di anzianità/anticipata e vecchiaia, per sesso – Serie storica 1997-2018

Potendo contare quindi su un doppio canale di uscita: la vecchiaia e la pensione anticipata è ovvio che soprattutto gli uomini, che hanno anzianità più elevate e carriere continue, hanno potuto approfittare di questa seconda opportunità, mentre le donne che in genere hanno anzianità basse ed escono per vecchiaia, sono obbligate a lavorare più a lungo in attesa di maturare l’età legale. Nel 2018, il 74,5% del complesso delle pensioni nuove liquidate di vecchiaia e anticipate sono maschili e solo il 25,5% appartengono a donne; nel 1997 il rapporto tra i generi rispetto al totale delle stesse categorie di pensioni era formato dal 69,1% di pensioni nuove liquidate a uomini e dal 30,9% di uscite femminili.

Se poi consideriamo insieme all’età media effettiva di pensionamento per vecchiaia o anzianità/anticipata anche quella per invalidità previdenziale, ossia l’età media effettiva di tutte le uscite per pensionamento previdenziale diretto, l’età effettiva di uscita per pensionamento nel 2018 è di 62,6 anni per gli uomini e di 61,0 anni per le donne, con una media dei due generi di 62,2 anni (nel 2017 erano 62,5 anni per gli uomini e 60,8 anni per le donne e una media totale di 62,0 anni).

14 commenti su “Riforma Pensioni 2020 ultime notizie: Cazzola su età pensionamento

  1. con quota 100 e reddito di cittadinanza hanno elargito soldi a chi ne ha meno diritto. Poter scegliere di lasciare il lavoro con 36 anni di contributi o poter ricevere il reddito di cittadinanza mentre ci sono persone che hanno già 43 anni di contributi e non possono ancora andare in pensione è la solita pagliacciata all’italiana. Non credo che sia difficile capire che chi ha lavorato di più ha diritto di andare in pensione prima.
    Basta calcoli e discussioni inutili mettete quota 103 , senza decurtazioni e senza finestre ,anche se non è la meta prefissa e poi in futuro si vedrà intanto chi ha già lavorato 43 anni non rimane bloccato.

  2. Neppure questa volta il prof. Cazzola ha avuto l’onestà intellettuale di fare il nome di SACCONI e di scrivere che l’età a 67 anni fu decisa del 2010-11 dalla severissima Riforma SACCONI, ch’egli votò e difese a spada tratta.
    Talmente alta da rendere inevitabile che chiunque ne ha titolo opti per il pensionamento anticipato.

  3. Cosa vogliamo fare, purtroppo in Italia siamo un branco di pecore e per giunta senza pastore. I nostri sindacati complici della politica ci prendono per il c… , E a noi basta che facciano vedere una partita e il grande fratello e vai siamo a posto.
    Viva l’Italia.

  4. Se le cose starebbero effettivamente così, e faccio finta di voler credere a quanto scritto, non si capisce proprio il motivo per il quale costoro si scaldano così tanto di fronte a Quota 100 dal momento che l’età “agevolata” di uscita prevista di 62 anni sarebbe pari alla attuale età effettiva di uscita di tutti i pensionamenti.
    Dove sta allora il danno per cui tanto di accalorano?
    Non si è mai vista una agevolazione corrispondere alla norma: che agevolazione sarebbe mai??
    Anzi, di più: con Quota 100 è certo che ci sono dietro almeno 38 anni di contributi, nella media effettiva invece assolutamente no!
    Verrebbe quindi da reclamare vigorosamente per i requisiti “penalizzanti” previsti che, trattandosi appunto di una “agevolazione” (a dire di costoro) dovrebbero quindi essere tosto rivisti in non più di 60 anni anagrafici con 36 anni di contributi: contento signor Cazzola??

  5. Bisogna partire ragionando anche su chi sta andando oggi in pensione abbastanza presto ad un’età media di 60-62 anni. I nuovi pensionati di oggi provengono da quella schiera e moltitudine di persone che hanno iniziato a lavorare negli anni del boom delle nascite e del boom economico. Erano la fine degli anni 50 e primi anni 60 per le nascite e fine 70 primi 80 per il lavoro. All’epoca trovare lavoro era cosa possibile e molti giovanissimi, i precoci di oggi, a 16-17-18 anni avevano già il posto fisso con conseguenti contributi. Ecco che, nel 2020, questi si trovino ad avere 60-61 anni con già il massimo dei contributi richiesti.
    Noto comunque che, tra sindacati, esperti di pensione, governo, presidente INPS ed economisti, c’è una totale discordanza su come intervenire per risolvere il caos creato dalla norma quota 100. Se è vero che ha avuto il merito di smuovere le acque, è anche vero che la sua temporaneità ha bloccato per un triennio qualsiasi intervento immediato. Nel frattempo, in questo triennio, migliaia e migliaia di lavoratori sono costretti a ” godersi” ancora la Fornero tutta e fino in fondo.
    Se l’intenzione finale era quella di abbassare il limite di età o di contributi, sarebbe stato più logico, equo e giusto, che in questo famoso triennio di sperimentazione si diminuisse per tutti, 6-8 mesi per ogni anno a venire, in modo che si sarebbe scesi a 65 anni per la vecchiaia e ai 41 per anzianità. Invece la dannosa quota 100 così come erroneamente formulata, ha lasciato al lavoro 66enni e lo stesso dicasi per chi ha molti più anni di contributi. Una follia di difficile e costosissima soluzione. Oggi poi con il dramma sociale ed economico che il coronavirus ha creato, trovare delle risorse è impossibile e lo sarebbe stato anche per i geni della quota 100, Salvini e Durigon. Sono loro che hanno speso uno sproposito ed hanno creato iniquità ed ingiustizie tra lavoratori..

  6. Io credo che a tutti questi economisti non c’è ne frega nulla del popolo che lavora duramente per potersi godere quella misera pensione che ci spetta perché tanto loro il portafoglio c’è l’hanno pieno ma andate in malore tutti quanti cazzola fornero ecc ecc.

  7. Ma volete capire che almeno a 62 anni tutti devono avere possibilita di di scegliere di andare in pensione cari politici . Poi ogniuno si fa i suoi conti se si o no voi invece ci volete condannare. Pero’ abbiamo politici con il vitalizio addiritura all’eta’ di 42 anni . Questo piccolo particolare e’ sfuggito al sig. cazzola ? vedi lombardo, pecoraro scanio, pivetti ecc.

  8. Caro cazzola spiegti meglio, perche’ io devo andare in pensine a 67 anni e 44 anni di contributi ? ma ci sei o ci fa ? ma si puo’ sapere perche ci dobbiamo ancora incazzare ? ma perche non sparite tu la fornero e il sig. spred ? (monti). Ci avete rovinato la vita ladri.

    1. La pensione a 67 anni è stata decisa da SACCONI nel 2010-11. E fu votata da CAZZOLA.
      Relativamente ai 42 anni e 10 mesi della pensione anticipata uomini, dei 2 anni e 10 mesi in più rispetto ai 40 del 2010, 1 anno e 3 mesi sono dovuti a SACCONI e 1 anno e 7 mesi a Fornero.
      Relativamente ai 41 anni e 10 mesi della pensione anticipata donne, dell’anno e 10 mesi in più rispetto ai 40 del 2010, 1 anno e 3 mesi sono dovuti a SACCONI e 7 mesi a Fornero.

  9. Concordo pienamente sia il pensiero di Salvatore e di Carlo.
    Io, FORTUNATAMENTE, ho iniziato a lavorare a 14 anni ed a 63 avrò versato 49 anni di CONTRIBUTI, ma soprattutto l’importo della mia pensione sarà pari a quella di mio padre che ha avuto accesso alla pensione lavorando 35 anni di contributi ed avvicinandosi all’importo pensionistico di una mia concittadina (ex infermiera) che ha raggiunto l’età pensionabile avendo lavorato pensate BEN 17 anni.
    LAVORERO’ 14 ANNI IN PIU’ per avere una pensione da fame UN BEL REGALO DA PARTE DELLO STATO!!!!!!!!!!

  10. Io credo che Cazzola, come del resto altri economisti Fornero compresa, ragionino con un foglio Excel davanti.
    Sono capaci tutti di tirare il ragionamento nella direzione che si vuole dimostrare, in questo caso che tutto sommato una minoranza va in pensione con la vecchiaia, mentre la maggioranza arriva all’anzianità prima dei 67 anni.
    Il ragionamento non fa una grinza, statisticamente. Però bisogna metterci anche il cuore oltre al cervello e al foglio Excel!
    Mi spiego: se il dato di fatto è quello mostrato da Cazzola, lui ha ragione statisticamente, ma non è tollerabile chiedere a quella che lui chiama “minoranza” di sacrificarsi sul lavoro per ripianare i conti che i politici stessi (categoria alla quale Cazzola aderisce) hanno distrutto nei decenni prima.
    Se vogliono fare questi ragionamenti “asettici” varino una vera riforma del sistema pensionistico (che non può prescindere da una analoga e radicale riforma del mondo del lavoro) e non si limitino a sostenere le loro tesi contro una parte del popolo che essi rappresentano!

    Questa è la mia idea.

  11. Sono francamente stanco di sentire queste FROTTOLE che gli italiani avrebbero “di fatto” un’età di pensionamento molto più bassa rispetto agli indecenti 67 anni previsti dalla Fornero (che sono uno dei limiti più alti d’Europa).
    Chi lo dice, SPIEGHI allora a me ed agli italiani COME FARE per essere così “fortunati”, come fare ad evitare le catene della Fornero, perchè … noi non lo sappiamo!

    Perchè se ci mettiamo anche, per esempio, i prepensionamenti per crisi aziendali allora ne dobbiamo concludere che in Italia si può pensare di andare in pensione “presto” a patto … di perdere il lavoro.
    E, cosa indispensabile, di essere in una di quelle aziende che, per importanza, possono fare accordi di prepensionamento con lo Stato. Per gli altri, “ciccia”.

    Gente come Cazzola fa del male al prossimo ed ogni volta che parla si sa già cosa sta per dire.
    Fa parte di quelle lobby ideologiche che prima hanno massacrato il lavoro ed ora massacrano le pensioni.

    1. La pensione a 67 anni è stata decisa da SACCONI nel 2010-11. E fu votata da CAZZOLA.
      Relativamente ai 42 anni e 10 mesi della pensione anticipata uomini, dei 2 anni e 10 mesi in più rispetto ai 40 del 2010, 1 anno e 3 mesi sono dovuti a SACCONI e 1 anno e 7 mesi a Fornero.
      Relativamente ai 41 anni e 10 mesi della pensione anticipata donne, dell’anno e 10 mesi in più rispetto ai 40 del 2010, 1 anno e 3 mesi sono dovuti a SACCONI e 7 mesi a Fornero.

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