Pensioni ultimissime oggi: serve alfabetizzazione sociale

Riforma pensioni 2021, Il Covid ‘grazia’ il bilancio dell’Inps: come spendere 11,9 mld?

Le ultime novità sulla riforma delle pensioni giunge da alcune polemiche montate a seguito di un articolo pubblicato su Il Corriere della Sera che concerne l’impatto generato dal Covid sui bilancio dell’Inps. Nell’articolo si evidenza come chiaramente i decessi abbiano portato, avendo soprattutto fatto morti in soggetti prossimi alla pensione o già in pensione, risparmi nelle casse dell’Inps. Una cifra, dato l’elevato numero di morti a causa della pandemia in atto, davvero cospicua, si parla infatti di un ‘tesoretto’ che nei prossimi 10 anni potrebbe raggiungere gli 11.9 miliardi di euro.

Ecco che allora in molti si chiedono se questi risparmi possano oggi essere spesi nella prossima riforma delle pensioni, tante in effetti le richieste spesso rimaste incompiute, si pensi solo alla quota 41, per mancanza di risorse in ambito previdenziale, potrebbe oggi emergere qualcosa di buono sul fronte pensioni da un evento catastrofico come quello a cui si sta assistendo? Le riflessioni sui risparmi e alcune considerazioni sui numeri relativi al rapporto tra Covid e rbilancio Inps, i dettagli al 6 aprile.

Riforma pensioni 2021, record di decessi per Covid: 11,9 miliardi nelle casse dell’Inps

Il Bilancio dell’Inps sarà più leggero di 11.9 miliardi di euro, purtroppo é noto a tutti che il 2020 vanta un record negativo per quanto concerne i decessi, se si tengono in conto tutte le cause di morte si sale a 746.156 decessi, numero mai registrato sal dopoguerra. E’ evidente che ad incidere sia stato il Covid, si stima che nel 2020 rispetto al 2019 vi sia stato un eccesso di mortalità pari al 15.6% in più. Un eccesso di mortalità che ha chiaramente inciso nelel fasce più fragili e più esposte dunque nei soggetti più fragili ed anziani. Per quanto riguarda invece gli under 49 il tasso di mortalità, come evidenziano i dati pubblicati, pare addirittura diminuito, questo é da considerare come un effetto positivo del lockdown in quanto si sono ridotti gli infortuni sul lavoro e gli incidenti stradali.

Chiaro che giacché i morti sono stati quelli in fascia da pensione o prossimi alla stessa, l’impatto sul bilancio dell’Inps é stato ragguardevole. Il Corriere della sera, nell’articolo che ha creato scalpore, punta proprio l’attenzione su come il Covid abbia influito sulle pensioni, tenendo dunque in cosiderazione solo i deceduti che avevano più di 65 anni, ossia i soggetti in età pensionabile o già pensionati. Sono stati presi in esame, quindi, solamente 96.818 decessi e questo macro gruppo diviso a sua volta in due sottogruppi: 20.110 i deceduti tra i 65 e i 79 anni di età, 76.708 gli Over 80.

A questo punto, spiega il Corriere, e qui riportiamo la precisazione sull’analisi dei dati che hanno portato a comprendere a qanto ammontano i risparmi: “per calcolare gli effetti finanziari della minore spesa pensionistica, a questi sfortunati gruppi di anziani è stato attribuito il reddito pensionistico medio annuo lordo pubblicato dall’Inps nel Casellario dei pensionati”; dopodiché si tiene conto anche della probabilità che la pensione decaduta possa comunque aver dato luogo ad una pensione di reversibilità, applicando un’aliquota media di reversibilità nell’ipotesi dell’esistenza di un coniuge superstite“.

Covid e pensioni: quanti soldi ha risparmiato l’Inps?

Dai calcoli é emerso che solo nel 2020 vi é stato un risparmio della spesa pensionistica di circa 1,11 miliardi di euro. Questo risparmio è stato poi proiettato nel prossimo decennio tenendo anche conto delle aspettative di vita rilevate dalle tavole di mortalità Istat del 2019, é dunque emerso che tra il 2020-2029 al netto delle reversibilità, il risparmio sarà pari a 11.9 miliardi di euro.

Il risultato è che nel decennio 2020-2029, al netto delle nuove reversibilità, per l’Inps ci sarà un risparmio di circa 11,9 miliardi di euro. A fronte di cifre così importanti sono in molti a chiedersi quali ripercussioni potrebbe avere sul Governo quando questo dovrà mettere mano alle pensioni. Si spera nel mentre che i sindacati ottengano l’incontro con il ministro Orlando affinché in qualche modo riparta il cantiere previdenziale e si ragioni sul post quota 100.

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9 commenti su “Riforma pensioni 2021, Il Covid ‘grazia’ il bilancio dell’Inps: come spendere 11,9 mld?

  1. l’unica riforma pensioni seria è quella che ti manda in pensione ancora abbastanza in salute, che ti dia uno assegno dignitoso e non “da sopravvivenza” ma che se ti becca a lavorare in nero perchè sei ancora in forze prevede la revoca della pensione fino ai 75 anni con obbligo di restituzione di quanto già percepito…. e pure una multa per l’evaso al fisco.

  2. Si, sono d’accordo, x 41 anni di lavoro,
    x tutti, io ho iniziato a 15 anni, meccanico di veicoli industriali, ma x i nostri politici non è un lavoro usurante……. gli farei provare solo una settimana, niente speriamo bene, saluti a tutti i lavoratori

  3. Ma non bastano 40 anni di lavoro ? Scorporate invece l assistenza e lasciate che Inps si occupi solo di pensioni…..

  4. Un dato che nasconde il sacrificio di centinaia di migliaia di anziani. Non credo che bisognerebbe esserne felici e se c’è da decidere come spendere il “tesoretto” sarebbe giusto destinarlo alla Sanità e al welfare delle persone anziane.

    1. Anche se ho 42 anni di contributi e devo ancora aspettare la benedetta decisione sulle pensioni future sono assolutamente daccordo. Tesoretto da destinare al benessere dei nostri anziani

  5. Sarebbe giusto che approvino la quota 41 per tutti senza vincoli e paletti perche anche il mestiere del cuoco e un lavoro usurante e anche troppo USURANTE come ci sono altri mestieri usuranti che non vengono menzionati pertanto approvate questa quota 41 per tutti grazie

  6. Non ne parleranno, quindi non esiste… per loro tutto questo ben di Dio e’ manna dal cielo che si aggiunge a quelli che i lavoratori versano nelle casse dell’ Inps normalmente, e di cui non hanno un controllo sul loro utilizzo…

  7. Sarebbe giusto destinare una parte consistente della somma alle pensioni delle donne che da sempre si sobbarcano il lavoro di cura senza avere alcun riconoscimento a livello previdenziale

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