Nei giorni scorsi post Rapporto della Corte dei Conti sulla prevdienza italiana, abbiamo avuto modo di interfacciarci con molti esperti e politici, tra cui il Professor Giuliano Cazzola e l’onorevole Claudio Durigon, sottosegretario al MEF, nonché con i segretari Confederali di Cgil, Roberto Ghiselli, e Uil, Domenico Proietti. Oggi abbiamo l’onore di ospitare sulle stesse tematiche l’elaborato del segretario confederale della Cisl, Ignazio Ganga, che ringraziamo per il prezioso contibuto in esclusiva per il nostro sito. Dallo stesso emergono le criticità relative alla quota 100 e le prossime misure che potrebbero essere prese in considerazione se il Governo riaprisse il tavolo di confronto con i sindacati al fine di arrivare entro il 1 gennaio 2022 pronti per varare una ‘vera’ riforma delle pensioni. Le sue parole:
Riforma pensioni 2021, Ganga: adesione a quota 100 è del 40% in meno rispetto alle aspettative
Così Ganga, Cisl: “Il Rapporto della Corte dei Conti sul coordinamento della finanza pubblica presenta dati e valutazioni molto interessanti sulla spesa sociale e sulla previdenza. Per effetto delle misure di sostegno sociale a fronte del dilagare della pandemia, la spesa sociale per prestazioni in denaro è cresciuta nel 2020 del 10,6% mentre il balzo della spesa per pensioni sul Pil, al 17% secondo la Ragioneria Generale dello Stato, è fortemente condizionata dalla crisi economica conseguente alla crisi sanitaria. Allo stesso tempo, però la spesa per pensioni è stata contenuta da un lato per effetto della contrazione della dinamica inflattiva e dall’altro per effetto, purtroppo, dell’aumento dei decessi a causa della pandemia.
Per quanto riguarda le pensioni vengono sfatati alcuni miti. Intanto, è interessante scoprire che l’età di pensionamento medio per vecchiaia è 67 anni e 2 mesi, cioè in media chi va in pensione di vecchiaia ci va un po’ dopo rispetto ai requisiti di legge oggi pari a 67 anni. Per quanto riguarda in particolare quota 100 a cui la Corte dedica una lunga analisi, si conferma un dato che al sindacato era già chiaro: il tasso di adesione a quota 100 è del 40% in meno rispetto a quanto era stato ipotizzato dal legislatore. Ciò significa due cose: la prima è che ci sono dei risparmi significativi rispetto alle risorse stanziale, la seconda è che le persone ponderano bene la situazione prima di fare una scelta così importante come la pensione”.
Riforma pensioni 2021, Ganga: si parta da flessibilità in uscita dai 62 anni, dai lavori gravosi e dalle donne
Così prosegue Ignazio Ganga: “Questo è confermato dal fatto che nel 2020 solo il 9% del totale delle domande riguardano il raggiungimento dei requisiti minimi: 62 anni di età e 38 anni di contributi, erano il 3% nel 2019, e questo incremento – che comunque è contenuto – dimostra che sono l’incertezza delle regole e le norme “a scadenza” a determinare la corsa alla pensione. Corsa che, invece, non ci sarebbero se la flessibilità nell’accedere alla pensione fosse un dato acquisito dal sistema. Inoltre, oltre il 65% di coloro che vanno in pensione con quota 100 ha oltre 41 anni di contributi.
Quindi, come sottolineato dalla Corte dei Conti, i dati pensionistici devono essere oggetto di analisi e ponderazione molto attenta. Questo è anche il nostro obiettivo nel lavoro che si sta svolgendo nella Commissione di studio della spesa previdenziale e assistenziale. Sui numeri e sugli impatti della spesa per pensioni è necessaria una chiarezza che ancora non c’è, se si pensa che oggi una parte del Tfr è calcolato nella spesa per pensioni, quanto pensione non è.
Il Rapporto della Corte dei Conti rafforza per la Cisl l’idea che il faro della prossima riforma deve in ogni caso rimanere puntato su: flessibilità a partire dai 62 anni, tutela della previdenza delle donne che sono particolarmente penalizzate, attenzione a lavori usuranti e gravosi, e al lavoro di cura, recupero del potere di acquisto delle pensioni, sviluppo della previdenza complementare“
Ringraziamo Ignazio Ganga per l’interessante contributo che ci ha permesso di forniere ai nostri lettori una panoramica a 360° relativamente alle considerazioni da parte di Cgil, Cisl e Uil rispetto al Rapporto della Corte dei Conti sulla previdenza e sulle mosse necessarie da mettere in campo post quota 100. Ricordiamo altresì a chiunque volesse prendere parte dell’elaborato che é tenuto, data l’esclusività dello stesso, a citare la fonte. Fateci sapere nell’apposita sezione commenti se condividete o meno le considerazioni del segretario confederale della Cisl.
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e ci risiamo con il 17% sul pil del costo delle pensioni. MA QUEI RAGIONIERI DELLO STATO HANNO CAPITO CHE DEVONO FARCI VEDERE UN DATO GIUSTO E NON CAMUFFATO PERCHE’ CONTIENE ANCHE TUTTI I SOLDI DATI PER LA PARTE DI ASSISTENZA.
POSSONO UNA VOLTA PER TUTTE , FARCI VEDERE UN BILANCIO GIUSTO DOVE CONCORRE SOLO LA PREVIDENZA NEL CALCOLO? Non è difficile.
Avete separato assistenza da previdenza .no sono in letargo anche le due commissioni?questi ci prendono per fessi e ci spremono come limoni.tutte le cazzate della politica le paga solo e soltanto il lavoratore che dopo anni di schiavitù ci rimette pure la pensione che bravi che siete.
I sindacati dovrebbero venire in piazza il 24 giugno.ma so gia che non verranno perché a loro piace fare annunci e poi piombare come sempre in letargo.
Volevo condividere con tutti voi una proposta:
per tutti i diplomati che hanno completato il proprio ciclo di studi di maturità (della durata di 5 anni), la possibilità di poter riscattare i contributi pensionistici (ripeto, solo a titolo oneroso con la stessa modalità degli studi universitari) dell’ultimo anno ovvero quello conseguito all’età di 19 anni (1 ANNO)
Ovviamente tale riscatto non potrebbe essere richiesto da chi ha già riscattato altri periodi di studio (es. riscatto di titoli universitari).
Sarebbe un modo anche per ricompensare i diplomati.
Chissa’ se qualche legislatore potrebbe perorare questa causa?
Non male come proposta.
Fra l’altro mi risulta che alcune scuole professionali già applicano una cosa del genere e nell’ultimo anno (il terzo, se ho capito bene) lo studente viene dotato di libretto di lavoro (almeno una volta si chiamava così) e il periodo vale come periodo pensionistico con contributi figurativi.
I soldi non dati ai prossimi pensionati: magari fossero trattenuti dallo stato, che cosi’ li investirebbe nella scuola, sanita’, trasporti, ecc… ;leggere il libro sempre attuale per capire i metodi della polotica sulla gestione dei soldi dei contribuenti: “Petrolio e Politica”.. dell’ allora pretore di Genova, Mario Almerighi… narra le vicende e scandali del petrolio anni 70…
Gentile max … I soldi non dati, ovvero decurtati ai prossimi pensionati, come dice Lei, se esistono dove vuole che vadano … restano allo stato.
Ma poiché sono frutto di versamenti di chi ha LAVORATO … LAVORATO … LAVORATO … (non di chi sta in attesa su di un divano) è giusto che vadano al pensionato che ha VERSATO … VERSATO … VERSATO!
Lo stato, per quanto Lei sostiene, ha altri introiti che si chiamano TASSE … TASSE … TASSE.
Quindi non serve al momento leggere libri, basta seguire ragionamenti logici.
Concordo che l’uscita a 62 anni sia un’ esigenza INDEROGABILE e URGENTE come l’avvio CERTO E IMMEDIATO di un tavolo di confronto Governo e sindacati al fine di arrivare in tempi DECENTI al post quota 100 che ricordo essere a gennaio prossimo!
Aggiungo che assieme all’uscita a 62 anni devono essere chiare, sul tavolo di un confronto serio, quali sarebbero le penalizzazioni (accettabili) qualora non fosse possibile l’assenza di penalizzazioni.
E lo scivolo di Brunetta del quale ha tanto parlato in occasione del suo insediamento, che fine ha fatto? E’ da considerarsi la solita boutade della quale si è reso protagonista anche in passato? C’è tanto bisogno di CREDIBILITA’ a proposito di incertezza delle regole della quale si legge nell’articolo.
.ma scusate la quota 41. Per tutti pensate che una persona che ha lavorato 41 anni di contributi sia un giovincello e stanco e specialmente come il mestiere del cuoco che non e considerato lavoro usurante ma lo sapete che un cuoco sta in piedi piu di 16 ore al giorno e le responsabilità che ha lo immaginateper questo 41 ANNI SONO PIU CHE SUFFICIENTI GRAZIE E PENSATECI
Le conclusioni di Ganga non sono le stesse alle quali perviene la Corte dei Conti (ben più rilevanti) che in pratica indicano una equiparazione tra sistema misto e contributivo puro a 64 anni ma in danno del primo, ovvero, ahi noi!, tutto contributivo.
Quota cento…. due considerazioni.
Ganga :”oltre il 65% di coloro che vanno in pensione con quota 100 ha oltre 41 anni di contributi”.
Cassola: “età media alla data di decorrenza del beneficio 64 anni, durata media del beneficio 24 mesi”.
Ganga: “sono l’incertezza delle regole e le norme “a scadenza” a determinare la corsa alla pensione”.
Ma di cosa parliamo … è chiaro che gli interventi sulle pensioni servono solo alla stato per fare cassa.
Ora quota cento morirà per sua natura, chi ha 41 anni di versamenti si presume difficilmente riuscirà a spuntarla nella lotta sindacato governo, forse rimarranno le regole della anticipata ordinaria… si preannuncia proprio un bel risultato per i picconatori qualora fissassero nuovi limiti ma a 64 anni.
Condivido pienamente con Ganga per la flessibilità a partire dai 62 anni. Io ho perso 4 anni di contributi tra fallimento della ditta in cui prestavo servizio e maternità. E poi non dimentichiamoci dell’assistenza ai genitori anziani e chi vive queste realtà sa bene cosa significa: tempo, pazienza, salute ed energia. Ben venga l’uscita a 62 anni!
Buongiorno a tutti, assolutamente giusto a 62 anni PENSIONE, aprile 2022 avrò 62 anni e 40 di contributi credo di meritare una pensione con il misto e senza finestre di mesi……..quota 102 mi prendete iin giro? Con la fornero sono 42 e 1 mese….con i 64 anni avrò i 42….un’interessante anticipo !!! I contributi sono più importanti dell’età……
Sono in pensione (quota 100 con sistema misto) da aprile 2019… 41 anni di contributi e 63 di età (65 adesso)… era impossibile non accettare visto il lavoro gravoso… penso che la flessibilità in uscita sia indispensabile… rapportando ovviamente anni di età con anni di contributi…con pensione minima uguale almeno al reddito di cittadinanza… 62 anni di età per tutti… massimo contributi 42 anni… massimo 2500€ per tutti POLITICI compresi… questo sarebbe giustizia
vedo chiaramente che volete sentire solo belle parole nei commenti e appena una persona dice qualcosa che non vi va non lo pubblicate; complimenti; i sindacati: li aspetto sui fatti; delle parole ne abbiamo le palle piene; ci saranno il 24 giugno a roma ?; forse io si ma non è certo; mentre loro aspettano la gente muore; e non dobbiamo essere incazzati? ma forse aspettano che se non rompono le scatole qualche partito li candida alle elezioni? non conoscevo epifani ma l’opinione nei suoi confronti era positiva; imparino da lui
Condivido la linea dei sindacati di poter andare in pensione a partire da 62 anni.
Basta rinvii, se i politici non ascoltano indire una serie di scioperi generali. Siamo stati chiusi in casa per un anno è ora di farsi sentire anche nelle piazze.
Marcello
Speriamo che la “tutela della previdenza delle donne che sono particolarmente penalizzate” passi anche attraverso la proroga di Opzione Donna
Penso che in Italia non siano molti i 62 enni che abbiano 38 anni di contributi, lo stato non faccia lo gnorri, solo chi ha i requisiti scappa specialmente i dipendenti delle microaziende che minacciano di continuo licenziamenti a causa della crisi.
Condivido pienamente con Ganga che l’uscita a 62 anni sarebbe molto coerente con certe dinamiche legate alla salute,ai rischi ed ai problemi delle famiglie per assistere i genitori anziani .Uscire a 62 è quindi un’esigenza inderogabile.Bravo Ganga!
Il massimo rispetto per i lavori gravosi, usuranti, opzione donna. Ma noi che non apparteniamo a queste categorie?
Sento proporre una uscita a 62 anni, conteggiando solo gli anni con regime contributivo…e gli anni precedenti abbiamo lavorato per perdere tempo?
Mi dispiace, ma non mi sento né rappresentato , né tutelato.
Bravo Ganga,
E i tanti come me (61 anni e 42 di contributi) si ritroveranno a 62 con 43 di contributi (pari a quota 105) …Mi ricorda vagamente l’anticipata Fornero!!
E quindi tante parole per nulla.
Un piccolo sforzo di vera comprensione del mondo del lavoro no eh?
62 ANNI SONO DETERMINANTI ANCHE PER I DISOCCUPATI CHE NON TROVERANNO PIU’ UN LAVORO E CHE CHIEDONO SOLO DI UTILIZZARE I CONTRIBUTI VERSATI PER IL CONTEGGIO DELLA PENSIONE .