Riforma pensioni 2023, meglio sistema a ripartizione o a capitalizzazione?

L’8 febbraio vi sarà il nuovo incontro tra Governo e sindacati, le donne hanno già annunciato che saranno presenti sotto il ministero del Lavoro con un nuovo presidio per chiedere i vecchi requisiti di opzione donna, mentre gli altri lavoratori confidano in una misura differente dalla quota 103 che ha ridotto la platea di quanti potranno accedere alla quiescenza. Sono in tanti i lavoratori che provando a cercare ‘una quadra’ tra la questione pensione anticipata e il nodo risorse si interrogano su cosa sarebbe cambiato se il nostro sistema previdenziale avesse funzionato come un sistema a capitalizzazione piuttosto che a ripartizione come quello attuale. Avrebbero inciso gli aspetti demografici, il lavoratore si sentirebbe comunque dire che non vi sono i fondi per anticipare l’uscita o ognuno potrebbe andare in pensione semplicemente grazie a quanto maturato a livello contributivo e dunque versato? Su questa tematica riportiamo un interessante dibattito costruttivo avvenuto tra il Sig. Aldolivio ed il nostro esperto il Dott. Claudio Maria Perfetto.

Pensioni anticipate 2023, sarebbero possibili con un sistema a capitalizzazione?

Cosi il Sign Aldolivio rivolgendosi direttamente al nostro esperto:  La mia domanda è la seguente, chiedo aiuto al prof. Claudio Maria Perfetto, esperto in materia: Se l’italia avesse adottato fin dall’inizio, il sistema pensionistico a capitalizzzazione anzichè scegliere il sistema a ripartizione cosa sarebbe cambiato? Mi faccio questa domanda perchè trovo illogico pensare che io lavoro per pagare la pensione ad altri e non so se poi gli altri faranno lo stesso…

Così Il Dott. Perfetto: “La risposta alla sua domanda rimane incerta. Non è possibile saperlo. Ciò che sappiamo è che entrambi i sistemi sono validi, e presentano entrambi dei rischi. Glieli descrivo brevemente. SISTEMA A CAPITALIZZAZIONE, FUNZIONAMENTO: Funziona come un SALVADANAIO dove mettiamo i nostri risparmi che poi ci verranno restituiti come pensione.

RISCHI

1) Inflazione: l’inflazione svaluta i risparmi;

2) Investimenti: i risparmi non rimangono inattivi nel salvadanaio, ma vengono investiti. I rendimenti degli investimenti dipendono molto dall’andamento delle borse;

3) Gestione: iI gestore dei risparmi potrebbe essere disonesto o incapace, per cui i risparmi potrebbero essere perduti o diminuire di valore.

SINTESI: Il Sistema a capitalizzazione potrebbe fornire una buona pensione se i risparmi verranno ben rivalutati attraverso buoni investimenti.

SISTEMA A RIPARTIZIONE. FUNZIONAMENTO Funziona come una CASSA COMUNE: chi è giovane versa i suoi risparmi, chi è anziano ritira la pensione dalla stessa cassa, la quale rimane sempre vuota, perché quello che viene versato viene anche ritirato (questo è il sistema adottato in Italia).

RISCHI

1) Invecchiamento della popolazione: i pensionati diventano più numerosi dei giovani lavoratori e potrebbero diventare persino più dei lavoratori;

2) Aumento disoccupazione: meno lavoratori che versano i loro risparmi nella cassa comune;

3) Politica: chi controlla la cassa è il potere politico, e il politico per ricevere voti può promettere più di quello che il sistema riesce a mantenere.

SINTESI: L’unico modo perché questo sistema funzioni, sia sostenibile ed equo è che le pensioni siano commisurate ai risparmi, ovvero ai contributi versati nel corso della carriera lavorativa e alla durata media della vita da pensionati. Mi permetta, sig. Aldolivio, di rimandarla ad una ottima trasmissione televisiva di Superquark dell’indimenticabile e ineguagliabile Piero Angela. È un ottimo video che si trova su youtube e descrive molto semplicemente le caratteristiche principali del sistema a capitalizzazione e del sistema a ripartizione del sistema pensionistico (che è proprio quanto ho provato a sintetizzare in forma scritturale nella presente mia risposta alla sua domanda). Superquark, demografia e pensioni in Italia https://www.youtube.com/watch?v=bcRwgQVTjfk

Pensioni 2023, cosa cambierebbe con un sistema a capitalizzazione anziché a ripartizione?

Così il Sign Aldolivio, proseguendo nella discussione: “La ringrazio per la grande disponibilità dimostrata. Mi pare di aver capito che entrambi i sistemi sono validi e che i rischi esposti siano equivalenti. Ora però osservo che: se si fosse adottato il sistema a capitalizzazione, immagino che il lavoratore all’atto dell’assunzione firma un contratto con il quale conosce già da subito i termini dell’accordo e sa quando potrà accedere alla pensione, ritirando quanto versato (totale cifra) e/o alternativa con una rata mensile chiamata pensione. Pertanto un lavoratore che raggiunge quegli anni stabiliti diciamo 35 o 40, si fa fare un calcolo di quanto gli spetta e può decidere liberamente se ritirarsi oppure proseguire. Seguendo l’esempio, se ho ben capito, sarà ininfluente il fatto che ci sia qualcuno a lavorare o meno. Volendo estremizzare anche se non ci fosse 1 un rapporto 1 a 10 ossia 1 lavoratore attivo e 10 pensionati, in ogni caso lui si ritirerebbe con quanto da lui versato. E sempre seguendo il ragionamento non ci sarebbe alcun politico che può porre un veto o alzarsi al mattino e decidere che non ci sono i soldi? O capito bene?

Così il Dott. Perfetto concludendo: “Sig. Aldolivio, lei ha compreso bene, quando afferma che:

1. Con un sistema a capitalizzazione il lavoratore potrebbe andare in pensione quando vorrebbe, ritirando quanto ha versato (maggiorato con gli interessi maturati sul capitale versato), o in alternativa con una rata mensile chiamata pensione;

2. Un lavoratore fa i suoi calcoli dopo 35-40 anni e decide se rimanere al lavoro oppure lasciare;

3. Volendo estremizzare, anche con 1 lavoratore attivo e 10 pensionati, in ogni caso il lavoratore che va in pensione si ritirerebbe con quanto da lui versato;

4. Non ci sarebbe alcun politico che può porre un veto o alzarsi al mattino e decidere che non ci sono i soldi.

Perché tutto ciò non accade? La risposta va trovata nell’analisi della evoluzione demografica della popolazione italiana.  Quando si parla di pensioni non è possibile non tenere conto degli aspetti demografici (numero di nascite, allungamento della vita, invecchiamento della popolazione).

A tal proposito la inviterei caldamente a prendere visione del seguente video disponibile su youtube in cui, in una trasmissione di La 7, la Prof.ssa Elsa Fornero (che personalmente ritengo tra le maggiori esperte in ambito pensionistico e che stimo profondamente per la sua onestà intellettuale) illustra il rapporto tra demografia e pensioni

La Prof.ssa Fornero non specifica, però, che stiamo applicando una “terapia” al sistema pensionistico e non invece una “cura” al sistema pensionistico: una “terapia” che porta inevitabilmente ad allungare l’attività lavorativa e quindi ad andare in pensione sempre più tardi.  In pratica, si propone una “terapia” del tipo “più attivi e meno pensionati”, e non si propone invece una “cura” del tipo “più attivi e più pensionati”.

Se lei, sig. Aldolivio, è interessato ad approfondire l’argomento su come “curare” il nostro sistema pensionistico, potrà trovare la soluzione al seguente link https://www.pensionipertutti.it/pensioni-anticipate-ultime-ecco-la-strada-per-superare-la-riforma-fornero/ in cui propongo:

1. Supplire al calo delle nascite con l’impiego di lavoro robotico;

2. Equiparare il lavoro robotico al lavoro umano;

3. Associare al lavoro robotico una imposta (che io chiamo IRAUT) simile all’imposta associata al lavoro umano (IRPEF);

4. Con i contributi versati dai robot/automi si pagherebbero le pensioni.

Con un tale impianto del sistema pensionistico, ovvero facendo lavorare i robot al posto degli uomini, si potrebbe attuare in concreto un sistema pensionistico misto del tipo Capitalizzazione-Ripartizione (capitalizzazione per quanto versato dal lavoratore, e ripartizione tra robot e lavoratore).- Concludendo, si potrebbe realizzare quanto da lei, sig. Aldolivio da Palermo, è stato espresso: “il lavoratore che va in pensione si ritirerebbe con quanto da lui versato, e non ci sarebbe alcun politico che può porre un veto o alzarsi al mattino e decidere che non ci sono i soldi”.

Ringraziamo il nostro lettore per aver sollevato la piacevole discussione ed il Dott. Perfetto per la solita disponibilità al confronto, dote non comune.

Voi, dal canto vostro, cosa ne pensate, sareste per un sistema a capitalizzazione? Fatecelo sapere nell’apposita sezione commenti del sito.

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2 commenti su “Riforma pensioni 2023, meglio sistema a ripartizione o a capitalizzazione?

  1. Mi scusi ma lei legge quello che scrivo o lo immagina? Non ho parlato di patrimoniale sui conti correnti. Non ho parlato di patrimoniale sulla prima casa. Anzi mi sono dimenticato di citare una piccola patrimoniale sulle transazioni di importi rilevanti, aliquota tipo 0,20. Erano tutte ipotesi per riequilibrare la tassazione e non strozzare lavoratori e pensionati.
    La ricchezza non si misura solo col reddito.

  2. Sul tema Entrate, che è molto importante ai fini pensionistici, vorrei dire una cosa. Spero di essere seguito perché è molto importante. In SCIENZA DELLE FINANZE, che poi una materia che mi ha accompagnato nella vita, vengono descritti molto bene i comparti erariali.
    Lo stato incassa, essenzialmente, per i consumi, per i patrimoni e per i redditi.
    Il problema è che ci dovrebbe essere un equilibrio tra questi sistemi. Ovviamente le aliquote devono essere diverse.
    IL GRAVE PROBLEMA ITALIANO È CHE LA TASSAZIONE VIENE QUASI ESCLUSIVAMENTE OPERATA SUI REDDITI E SUI CONSUMI.
    NON SOLO MA SU QUESTI C’È UNA GRANDISSIMA EVASIONE.
    l’Italia è sempre stata descritta come un paese disastrato. Ma se confrontiamo tutti gli indicatori importanti, vediamo che le cose non stanno così. Ne dici solo uno, cioè che in Italia c’è un grandissimo patrimonio immobiliare privato che copre di molte volte il debito pubblico.
    È questione di mentalità. Se tu chiedi €1000 di ICI ad una seconda casa che vale centinaia di migliaia di euro si grida allo scandalo. Se invece su un reddito lordo di 40000, solo di irpef ti portano via 10000, allora va tutto bene. Non ho le tabelle sotto mano per cui i valori sono indicati in maniera fantasiosa ma realistica. Tanto per rendere l’idea.
    Uno studio di qualche anno fa di Altroconsumo, aveva calcolato che una patrimoniale piccolissima dello 0,….. copriva perfettamente l’IRPEF e l’evasione fiscale.
    Invece i governi, per giustificare l’austerità, ti vengono a dire che non ci sono i soldi e che devi morire povero.
    Alla fine poi di tutto questo ragionamento, le imposte le pagano praticamente solo i lavoratori e i pensionati. Anzi i pensionati italiani sono quelli che pagano di più al mondo. Chiaro che al TG1 o TG5 non te le dicono di certo queste cose.
    I padroni del vapore non vogliono pagare tasse patrimoniali.
    Se vi interessa prossimamente vi racconterò lo scandalo dell’imposta di successione. Altro regali ai ricchi.
    Grazie dell’ascolto! La parola d’ordine è sempre quella “se si vuole i soldi ci sono”

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