Riforma pensioni 2023, oltre quota 41 e via dai 62 anni: una proposta complementare

Quando si parla di riforma pensioni 2023 e di misure idonee per poter accedere alla pensione anticipata si pensa sempre all’importanza del ricambio generazionale e a come finanziare le nuove pensioni per consentire di attuarlo. Molti nostri lettori sottolineano come con la riforma attuale gli anziani restino al lavoro ed i giovani a casa disoccupati fino a tarda età, e ci chiedono affranti: ‘Possibile che non si possa invertire tale meccanismo ‘perverso’, affinché gli anziani possano meritatamente accedere alla quiescenza dopo una vita di lavoro alle spalle?

Questo è il focus di discussione che abbiamo girato al nostro esperto previdenziale Claudio Maria Perfetto che ha redatto in esclusiva per noi un elaborato in cui si punta proprio alla presentazione di una “proposta complementare” che se attuata risolverebbe il problema delle risorse, in quanto in essa viene esplicitata la modalità di finanziamento delle pensioni. In estrema sintesi si tratterebbe di istituire una imposta su robot e macchine intelligenti, visto che queste sempre più hanno sostituito il lavoro dell’uomo in moltissimi ambiti, e proprio grazie al versamento dei contributi da parte delle macchine si potrebbero finanziare nuove pensioni e quindi accelerare il ricambio generazionale. Questa proposta andrebbe ad aggiungersi a quelle tradizionali proposte dai sindacati al Governo.

Riforma pensioni 2023 ultime novità: idea innovativa in ambito pensionistico

Così Perfetto per spiegarci il senso del suo elaborato: ‘Se si volesse attuare la proposta di applicare una “imposta sul reddito da lavoro prodotto dall’automa”, non si introdurrebbe nulla di nuovo (perché già esiste una Proposta di Legge per tassare i robot), ma si introdurrebbe certamente una idea innovativa in ambito pensionistico (e quindi anche un “cambio di prospettiva e un atteggiamento mentale diverso’,  perché nessuno (che mi risulti) ha ancora pensato di far versare i contributi agli automi per finanziare le pensioni dei lavoratori anziani aiutandoli ad andare in pensione in anticipo rispetto ai 67 anninonché per compensare i vuoti contributivi di lavoratori giovani con carriere discontinue. 

Per affrontare una revisione del sistema pensionistico occorre anzitutto un cambio di prospettiva e un atteggiamento mentale diverso. Va da sé che una nuova proposta di riforma pensioni dovrebbe contenere un impianto normativo strutturale, equo e rispettoso dei cittadini italiani. Ma si potrebbe altresì pensare ad una proposta complementare che punterebbe all’attuazione del ricambio generazione, una necessità che va di pari passo con la rapidità con cui avanza l’impiego su scala sempre più ampia delle tecnologie digitali – e al modo in cui poterlo finanziare”. I dettagli di seguito nel suo elaborato che per la lunghezza verrà diviso in due parti, nella prima si indirizza il lettore verso la comprensione del ragionamento che porterebbe verso la proposta complementare, si fa comprendere anche attraverso una mappa concettuale quale meccanismo perverso stia portando ad aumentare sempre più l’età pensionabile costringendo gli anziani al lavoro ed i giovani a casa privi di occupazioni stabili. Nella seconda parte attraverso una seconda mappa concettuale si indirizza il lettore ed il Governo, qualora decidesse di prendere in considerazione il lavoro certosino del Dott. Perfetto, a comprendere come si potrebbero finanziare le pensioni e dare vita al ricambio generazionale tanto richiesto da quanti hanno alle spalle oltre 40 anni di lavoro e più di 60 anni d’età. Vi lasciamo alle sue parole:

Riforma pensioni 2023, ecco come accelerare il ricambio generazionale

Così Perfetto: ‘Le tecnologie digitali stanno lasciando rapidamente i laboratori per entrare nel business canonico, trasformando in digitali l’economia e la società.   

Si sapeva che la trasformazione digitale avrebbe condotto col tempo a sostituire gli uomini con le macchine soprattutto in quei lavori routinari, cioè programmabili, e quindi automatizzabili (come le attività di una catena di montaggio). Si sapeva anche che le vecchie professioni sarebbero scomparse mentre nuove professioni sarebbero emerse: i lavoratori anziani sarebbero andati in pensione lasciando il proprio lavoro in eredità alle macchine, mentre i giovani avrebbero trovato occupazione coltivando nuove professioni. Il ricambio generazionale sarebbe avvenuto in maniera del tutto naturale.

Man mano che la digitalizzazione avanza, il fabbisogno di risorse umane diminuisce, e ciò accade principalmente nei servizi.

Nei servizi è facile applicare la formula “fai da te” (self service): la si applica, per esempio, alla pompa di benzina, al ristorante, alla biglietteria ferroviaria. Il self service è una formula che si basa sulla “disintermediazione fisica”: è assente il personale di contatto, l’intermediario tra la persona fisica che riceve il servizio e il supporto fisico per l’erogazione del servizio. Nell’esempio del distributore di benzina, tra il cliente che deve fare il pieno alla propria automobile e la pompa di benzina non è presente il personale di contatto, ovvero il benzinaio, in quanto è il cliente stesso che “lavora” come benzinaio (e per il suo “lavoro” il cliente riceve come “retribuzione” la differenza tra il prezzo della benzina in modalità “servito” e il prezzo della benzina in modalità “self service”).   

Nei servizi digitali è ancora più facile applicare la formula “fai da te” in quanto l’interazione tra il cliente e il supporto fisico per l’erogazione del servizio viene agevolata attraverso la guida di un software che funge da interfaccia tra la persona fisica e il supporto fisico e che agisce quindi da “intermediario digitale”. È il caso, per esempio, del prelevamento di contanti alle ATM (Automated Teller Machine) del circuito Bancomat, dove il cliente viene guidato da un’interfaccia software (“intermediario digitale”) nell’eseguire le stesse operazioni che farebbe il dipendente della banca (“intermediario fisico”): in pratica, l’intermediario fisico (l’impiegato di banca) viene sostituito da un intermediario digitale (l’applicazione software).

Altro esempio di applicazione della formula “fai da te” nei servizi digitali viene offerto dall’applicazione web denominata “Anagrafe Nazionale Popolazione Residente” (ANPR) che, agendo da intermediario digitale, permette ai cittadini di ottenere in autonomia i certificati, tra cui il Certificato Anagrafico di matrimonio, e il Certificato di stato di famiglia e di stato civile: anche qui, l’intermediario fisico (il dipendente del comune) viene sostituito da un intermediario digitale (l’applicazione web).

Dunque: da un lato, diminuisce sempre più il fabbisogno di risorse umane man mano che si diffondono l’automazione (macchine hardware come i robot) e la disintermediazione fisica (macchine software come le app); dall’altro lato, aumentano sempre più i lavoratori anziani man mano che si alza l’età pensionabile. Risultato: essendo i posti di lavoro già occupati da macchine o da lavoratori anziani, se non emergeranno nuove professioni, i giovani non potranno trovare un lavoro stabile e ben retribuito su cui poter contare per formarsi una famiglia e allevare figli (occorre riflettere con maggiore attenzione sul fatto che solo i giovani potranno alimentare i nuovi consumi che stimoleranno la produzione, l’occupazione e quindi la crescita economica).  

In sintesi, lo scenario che si presenta nel caso di innalzamento dell’età pensionabile è il seguente:

  1. le macchine (robot/app) riducono il fabbisogno di risorse umane: si riduce l’occupazione e di conseguenza diminuiscono il gettito fiscale e il versamento dei contributi che servono per il pagamento delle pensioni;
  2. i lavoratori anziani, a causa della denatalità e dell’invecchiamento della popolazione, e anche a causa della riduzione dei versamenti dei contributi a seguito della riduzione dell’occupazione, sono obbligati a ritardare l’uscita dal mondo del lavoro, mantenendo quindi occupati i posti di lavoro che potrebbero essere occupati invece dai giovani. Si innesca così un circolo vizioso: più anziani al lavoro, meno giovani al lavoro, meno nascite, meno futuri lavoratori, più anziani al lavoro, meno giovani al lavoro, meno nascite, meno futuri lavoratori,… più bassi livelli di consumo, più bassi livelli di crescita economica.

Per evitare di andare incontro a bassi livelli di crescita economica a causa di bassi livelli di consumo e quindi di produzione, si rende necessario accelerare il ricambio generazionale: sostituire i lavoratori anziani (che consumano poco, perché hanno già tutto ciò che loro occorre) con lavoratori giovani (che potranno consumare di più, perché dovranno dotarsi di tutto ciò che occorre per costruirsi una famiglia – casa, elettrodomestici, mobili, prodotti e servizi per l’infanzia).

Veniamo così al secondo punto di questa nostra “proposta complementare”: come finanziare nuove pensioni per accelerare il ricambio generazionale?

Vi invitiamo a leggere domani la seconda parte dell’elaborato al fine di poter comprendere il ragionamento che sta dietro alla proposta del Dott. Claudio Maria Perfetto, al momento, dalla vostra, cosa ne pensate in base a quello che avete letto? Vi torna la mappa concettuale che crea il ‘circolo vizioso’ che lega gli anziani al lavoro e i giovani a casa o con lavori precari? Fatecelo sapere nell’apposita sezione commenti del sito.

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50 commenti su “Riforma pensioni 2023, oltre quota 41 e via dai 62 anni: una proposta complementare”

  1. visto che non si riesce a trovare una riforma per uscire dal lavoro con dignità almeno riduciamo l’orario di lavoro per gli over 60, mantenendo stessa retribuzione, ho 63 anni e 34 di contributi, e la giornata lavorativa è lunga e la pensione lontana!

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  2. Purtroppo c’è anche un forte ricambio generazionale in atto da parte di imprese private (fondi speculativi spesso esteri) che stanno licenziando tutto il personale per abbassare salari e diritti, vedi gli alberghi delle città d’arte.
    Questo, se copiato, porterà a una generale diminuzione dei contributi versati.

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    • 👍 Luciano
      Io ne ho ho un esempio in famiglia per cui confermo.
      Forse nel nostro caso, con qualche mese di cassa integrazione a zero ore, ci si salva con la Anticipata. Altri saranno soggetti a licenziamenti e Naspi col rischio di regole che cambiano per poi finire esodati come nel 2012 in quanto i contratti di espansione non vengono mai contemplati.
      Lo scoppio della guerra produrrà, per l’ennesima volta, una nuova stagione di saldi per l’acquisto di piccole e medie aziende italiane.
      Hai perfettamente ragione.
      Saluti

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  3. Buongiorno,
    direi che l’elaborato del dr. Claudio Maria Perfetto non fa una piega…è appunto PERFETTO!!!
    Spero con tutto il cuore che venga preso in considerazione e che ci sia finalmente un cambiamento!
    Io ne ho 63…e al solo pensiero che devo ancora lavorare altri quattro anni con tutti gli acciacchi che mi accompagnano…mi viene da piangere!!!🥺🥺🥺

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  4. Francamente trovo incongruente che vi siano importi pensione sopra i 1500 euro. la pensione dovrebbe servire per campare non per fare i ricchi. senza pensare a quelle persone che dopo 42 anni vanno in pensione e continuano a lavorare, percependo quindi doppio stipendio. a questi non si dovrebbe versare la pensione. se lavori ti mantieni da solo non hai bisogno della pensione. in questo modo si diminuisce la spesa pensionistica e non si va a gravare sui giovani. meno spesa pensionistica, meno contributi da versare, piu soldi ai giovani. ho 60 anni, 2 figli giovani e andro in pensione il 1/1/2025.

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    • Caro Manrico

      Cosa trovi più in congruente tra:
      Una pensione sopra i 1.500 euro netti mensili dopo più di 40 anni di lavoro.
      Una persona che prenda una pensione sopra i 1.500 euro e poi magari continua a svolgere un lavoro dipendente.
      Un giornalista o un presentatore che guadagni più di 300.000 euro annui.
      Una persona che abbia accumulato da 1 milione di capitale il su.
      Un CEO che guadagni dai 10 ai 20 milioni di dollari annuo.
      Un imprenditore che abbia un patrimonio di alcuni miliardi e dia lavoro a migliaia di persone.
      O forse tra meno di 500 famiglie e multinazionali che governano il mondo.

      Non so cosa aggiungere di altro per farti ragionare e pensare alle pensioni da 1.500 euro.

      Dimmi un poco tu?

      Saluti

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  5. Reputo la proposta del Dott.Perfetto semplicemente “geniale” ed e’ la dimostrazione che ci sono ancora persone che hanno idee innovative, anche se purtroppo non vengono mai prese in debita considerazione in modo serio, tanto sono lontane dal contesto della politica italiana che possiamo definire stagnante, determinato prevalentemente dalla gestione del potere e quantomai sterile in proposte. Se pensiamo che forse l’ ultimo esempio di innovazione e’ stata la Costituzione!

    Forse i tempi non sono ancora maturi, ma la proposta concettuale del Dott.Perfetto, anticipa un tema fondamentale che va oltre le opzioni pensionistiche, per una forma di sostegno sociale che compensa un mondo industriale che punta sempre piu’ sull’ automazione.

    Ma se il lavoro umano si riduce cio’ non e’ di per se un fatto negativo, ma e’ essenziale per iniziare a pensare ad una forma di sussistenza differente. Ed e’ “geniale” il fatto che il Dott.Perfetto propone una tassazione sulle varie forme di automazione per finanziare e favorire il ricambio generazionale, mentre le aziende la sfruttano in modo sempre piu’ spinto per favorire la riduzione del personale e dei costi.

    L’ assioma oggi e’ che il “Lavoratore umano” rappresenta una voce di costo, mentre l’ “Automa” (inteso anche come processo di automazione) genera solo un lauto guadagno per l’ impresa che lo utilizza non tanto per un miglioramento qualitativo, ma per realizzare il cosiddetto “cost saving” sul personale. In questo modo le aziende operano tagli occupazionali licenziando il personale piu’ anziano senza doverlo sostituire con dei giovani.

    Lei Dott.Perfetto ci sta pensando e credo che la sua proposta complementare, degna di essere chiamata “riforma”, sia meritevole di essere discussa tecnicamente e poi valutata a livello politico, perche’ e’ un sistema necessario per riequilibrare questo sbilanciamento dei profitti e del gap lavorativo generazionale. Lo scopo del miglioramento sociale contrapposto allo scopo del profitto di pochi.

    Ma per attuarlo penso che siamo ancora lontani anni luce, e’ presumibile invece che possa essere considerato altrove, forse nei paesi nordici, mentre i nostri politici purtroppo restano piu’ concentrati sulle alleanze di potere, il “tirare a campare” piuttosto che sullo sviluppo di idee innovative come la sua.

    Grazie per la sua proposta e ancora una volta complimenti al sito “pensionipertutti”!

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  6. Io sono dell’ idea che dovremmo andare in pensione a 60 anni,per qualsiasi categoria di lavoro(lavoro FISICO e MENTALE con il passare degli anni diventa pesante e stressante).Lasciare la libertà a chi vuole andare avanti a lavorare,in quanto ci sono persone che hanno ancora l energia psico-fisica,per continuare il percorso lavorativo.Lasciamo il posto ai giovani,hanno bisogno di costruirsi un futuro e noi di goderci la nostra meritata pensione.Oggi ci siamo e domani ? È smettiamola di dire che la vita si è allungata,non tutti ARRIVONO a 90 anni e passa…

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  7. Ho 62 e invalidità del 100% e secondo lo stato devo tornare a scuola dove ho 9 classi pollaio ma non assisto un familiare disabile

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  8. Buonasera
    La situazione pensione é uno scandalo mio marito ha 58 anni e quasi 43 di lavoro (precoce) e ogni giorno pensa alla pensione..perché non ne può più….e poi penso a chi può andare in pensione con 38 anni di contributi e 62 anni di età non mi sembra molto equo ..chi è più giovane perche ha iniziato prima è stato penalizzato e la pensione sarà comuunque bassa …é assurdo
    .

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    • Vero!!!!! è incomprensibile che dopo 43 anni di lavoro e con contributi tutti versati e con militare obbligatorio con contributi solo figurativi ,avendo avuto l’esigenza di dover cominciare a lavorare da (ragazzi ora li chiamiamo ancora bambini)magari potrei capire se dopo tutte le riforme parziali effettuate si fosse arrivati alla situazione attuale partendo dall’obbligo dello studio oltre le medie inferiori ,ma chiedere di dover continuare a lavorare per non essere penalizzati di una % della propria pensione maturata attraverso 43 e 1 mese di contributi versati ,sicuramente non è equo, giusto e democratico dopo aver passato anni a versare e sentire di tutto…..chi andava con 18anni 6 mesi e 1 giorno ,26 anni 6 mesi e1 giorno,35anni , 40 anni ,41 anni ora 42,10 + 3 mesi di finestra per non parlare di quelle dei nostri governanti a tutti i livelli con vitalizio ecc.ecc. e di quelli che facevano straordinari gli ultimi anni per aumentare il calcolo della pensione, forse tuo marito ha ragione per tutti i motivi che ho elencato e per la precocità con cui abbiamo dovuto entrare nel mondo del lavoro con tutti i sacrifici che comporta a quella età……

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  9. Sono d’accordo con il Dott. Perfetto, aggiungerei anche che chi va in pensione non può più lavorare. Nell’azienda dove lavoro io (da 22 anni), c’è un collega che è in pensione da 24 anni e continua a lavorare, un’altro è in pensione da 6 anni e continua a lavorare, altri 2 sono in pensione da 3 anni ed entrambi continuano a lavorare in azienda….ai posteri l’ardua sentenza.

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  10. Sono molto d’accordo con la proposta del Dr. Perfetto (proposta di cui se ne parla già da alcuni anni).
    Propongo un’ulteriore riflessione circa la ripartenza dei consumi che, se favorito un accesso più flessibile alle pensioni, sarebbe innescata oltre che dai giovani, anche dai neopensionati, che potrebbero finalmente “rilassarsi” e concedersi maggiori consumi soprattutto nei settori turismo, benessere, cura della persona e cultura, oltre a dedicarsi, grazie alla maggior disponibilità di tempo, al volontariato.
    Ma politici e Confindustria saranno pronti a recepire la portata di questa proposta? Auguriamocelo!

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  11. Analisi perfetta, infatti solo il ricambio generazionale può mettere a posto le cose, noi vecchi lasciamo e facciamo posto ai giovani, che la finiranno finalmente di sbarcare il lunario in attesa di lavoro che arriverà solo a pochi …. ed aggiungo ben protetti- lo scoglio da superare è purtroppo questo esecutivo cieco e incosciente, che non si rende conto che la bomba sociale prima o poi scoppierà….. noi vecchi oltre i 60 anni siamo alla frutta e abbiamo il diritto di uscire massimo a 62 anni e senza penalizzazioni, ma abbiamo anche il dovere di far entrare i giovani che avranno la forza e la testa per produrre meglio di noi- ma questo parlare, parlare e parlare di tutti noi a niente serve, vista la posizione soft dei Sindacati che ormai non si mettono contro Draghi e company, pur sapendo che noi lavoratori ce ne accorgiamo e protestiamo…. ma tanto a loro cosa frega di noi, l’importante è che si faccia il volere di Draghi e dei partiti che devono arrivare alla fine della legislatura per salvare le loro succulente pensioni -ora cè la scusa della guerra per dire che non si può fare la riforma …. ma intanto si tirano fuori miliardi per le altre riforme, sottovalutando il peso di questa mini riforma da fare , per la quale , se vogliono si fa in pochi giorni , stanziando una manciata di soldi-uscita a 62-63 anni , anche con una piccola penalizzazione, ma rispettando il calcolo misto … ma andrebbe bene anche la proposta Tridico con l’anticipo della quota contributiva a 63 anni e poi a 67 o 66 se fanno scendere l’aspettativa di vita, visti i soldi che hanno risparmiato con quota 100 non utilizzata e i morti del covid e poi ,la vergogna dell’ape social misera per gli invalidi col 66% in su…. mentre sarebbe opportuno farli uscire a 63-64 anni massimo senza penalizzazione e con tutto quello che spetta – non aspettiamo più nessuno, facciamo rumore anche in piazza, con o senza i sindacati, tanto non servono più a niente.

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  12. C’è un terribile concetto di base che è sbagliato !! Leggo : “si riduce l’occupazione e di conseguenza diminuiscono il gettito fiscale e il versamento dei contributi che servono per il pagamento delle pensioni;” !!!
    NO cari ragazzi, io i miei contributi LI HO GIA’ VERSATI !!!
    LI VOGLIO INDIETRO, nessuno dei giovani deve versare contributi per me !!
    Voglio SOLO I MIEI soldi !!
    Facciamo cosi, mi date il montante che ho versato finora all’ INPS e me lo verso su un fondo privato e vado in pensione quando decido io !!

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  13. L’articolo ci spiega che tra le soluzioni ai nostri problemi, detto in due parole, vi sarebbe la tassazione dei “robot” e tutta quella “automazione o intelligenza artificiale” che distrugge il numero fisico dei dipendenti in fabbrica, negli uffici e nei servizi ecc. ecc. e le regole che bloccano vecchi lavoratori ritenuti inadatti e costosi al nuovo mondo del lavoro.
    Proponendo delle soluzione che è bene si faccia carico il governo Italiano.

    Non è che ci siamo dimenticati delle ragioni che ora ci portano a chiedere questo.
    Non vogliamo ammettere che forse il mondo del lavoro occidentale è stato distrutto più che dalla tecnologia dalla globalizzazione; dalla deindustrializzazione a favore dei paesi emergenti, dalle scelte di integrazione di cui, senza scomodare Cina, estremo oriente, India o sud America, i paesi dell’est Europa sono stati l’eclatante esempio.

    Sembra evidente che, da almeno 25 anni, gli unici del blocco europeo dei 28 che hanno goduto di un incrementato del PIL assoluto e individuale sono stati quelli orientali, mentre i restanti lo hanno visto fermo o in calo.
    Aggiungici: crisi, Covid, costo dell’energia e guerra e la frittata è servita.

    Questo cosa significa se non vivere la conseguenza di una deindustrializzazione delle aree storiche occidentali a favore dei paesi emergenti; questi paesi, ammettiamolo, sono stati per anni i “Robot d’Europa” non tassati.
    Abbiamo usato “Robot umani” e ora che siamo nei guai si pensa di tassare “Robot tecnologici” per salvare le pensioni degli Italiani.
    “Robot umani”, la forza lavoro alla quale l’industria occidentale Italia compresa ha fatto ricorso con il plauso della politica nazionale ed europea prona a soddisfare riforme del lavoro e richieste varie pervenute dal potere economico vigente a sfavore dei lavoratori nostrani.

    L’Italia si è deindustrializzata seguendo l’onda della globalizzazione, della internazionalizzazione dei capitali del delocalizzare o del preferire partecipazioni all’estero per non investire da noi.
    Altro che occupazione e produttività, mentre ora con la guerra ci si accorge che ci siamo avvitati sulla strada del suicidio.
    Viva il made in Italy si diceva, la moda del lusso, quella prodotta altrove a ¼ del costo di manodopera italiana.
    Viva l’alimentare nostrano, da nelle mani delle multinazionali, viva il turismo mentre poi abbiamo visto quanto poco basti per renderlo inefficace.
    Ma la manifattura, l’industria meccanica, quella chimica, quella farmaceutica, informatica, quella no, la abbiamo devoluta ad altri mentre stiamo a guardare paesi Europei come: Olanda, Lussemburgo e Inghilterra papparsi le sedi delle nostre poche multinazionali perché loro si che garantiscono imposizioni contenute.
    Va beh, aspettiamoci ora l’arrivo dell’Euro digitale sperando nella fine dei conflitti e poi se ne riparlerà.

    Saluti

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  14. Caro sig. Bruno non succederà nulla perché chi uscirà dalla porta rientrerà dalla finestra. Purtroppo tutti i propositi non vengono nemmeno presi in considerazione. Finché ci sarà fieno nella mangiatoia te li ritroverai sempre appollaiati nella greppia a muovere senza ritegno le mandibole. È una vita che mi ritrovo sempre le solite facce di pseudo sapientoni ed il loro sapere ci ha portato pandenie, crisi e guerra. C’è altro a cui pensare dicono. Altro che pensioni Ma le loro vengono garantite. Vergogna

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    • Sono salvatore strippoli finisco 63 anni a giugno devono mandare in pensione a 62 63 anni in base ai contributi che si aa dare spazio ai giovani creare sviluppo di lavoro a tutti i settori di lavoro bisogna cambiare politica questi politici si aumentano i loro stipendi loro stessi e a loro chi li controllano togliere un po di marciume accumulato

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  15. Purtroppo cari amici la Fornero non è d’accordo con voi. Questa signora invece dice che devono lavorare vecchi e giovani, lo vede negli altri paesi europei.

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  16. Il ricambio Generazionale c’è sempre stato,,la famigerata legge Fornero lo ha semplicemente bloccato hanno aggiunto 10 anni dal giorno alla notte ,,a pensare che i giovani dovrebbero essere loro i protagonisti nel mondo del lavoro,, speriamo che il governo ascolti…

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  17. Basterebbe la staffetta
    familiare, esce dal lavoro un genitore anziano per fare entrare in servizio un figlio, rinunciando al tfs.
    Ci guadagnano tutti, il datore di lavoro in primis, in quanto risparmia sul tasso e si avvale di prestazioni di un giovane, sicuramente più motivato e più propenso ad avvalersi delle nuove tecnologie

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  18. L’analisi che hai fatto é corretta infatti con il siero/vaccino over50 risolvono il problema riducendo la popolazione anziana o prossima alla pensione e così lo stato risolve la sua spesa pubblica. C’è poca trasparenza sui dati dei decessi pubblicati, ma sono convinto che le morti per fascia di età riguardano soprattutto gli over 50. Poi i dati li nascondono sotto “altre patologie”. Con 4 dosi di vaccini c’è una media di 150 morti al giorno e chiara la riduzione della popolazione anziana in modo lento ma costante.

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  19. Finalmente avete capito che se non ci lasciate andare in pensione le cose non cambieranno e andrà sempre peggio. Intorno ai 60 anni, stanchi e stressati, incominciano a subentrare le più disparate malattie e quindi c’è molto assenteismo per malattia e il lavoro ricade tutto su quelli che rimangono, che si ammaleranno a loro volta per troppo lavoro e troppo stress. I giovani stanno diventando vecchi a furia di aspettare un lavoro e intanto vivono sulle spalle dei genitori anziani che devono continuare a lavorare e sostenere i figli con le loro famiglie. Bastaaa è l’ ora del cambiamento. Niente potra’ ritornare come prima. Ben vengano idee nuove. I giovani ne hanno tantissime. Anche ai vertici devono andare in pensione per lasciare spazio ai giovani, prima che sia troppo tardi anche per loro. Godiamoci tutti la pensione e largo ai giovani

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    • Carissima hai ragione e io sono con te anche ai vertici dovrebbero andare in pensione e appunto lasciare il posto ai giovani e, anche se non hanno esperienza sono molto bravi e hanno molta dimistichezza ad approcciarsi con le nuove tecnologie e l’esperienza ci mettono poco a farsela xche’ sono motivati ma il problema è un’altro ai vertici fin che non li cacciano via non vanno xche’se lasciano il loro posto poi sono più nessuno infatti a questi signori gliene può fregar de meno della riforma delle pensioni, vedi i nostri governanti finche morte non li separa sono sempre li.

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  20. Finalmente avete capito che se non ci lasciate andare in pensione le cose non cambieranno e andrà sempre peggio. Intorno ai 60 anni, stanchi e stressati, incominciano a subentrare le più disparate malattie e quindi c’è molto assenteismo per malattia e il lavoro ricade tutto su quelli che rimangono, che si ammaleranno a loro volta per troppo lavoro e troppo stress. I giovani stanno diventando vecchi a furia di aspettare un lavoro e intanto vivono sulle spalle dei genitori anziani che devono continuare a lavorare e sostenere i figli con le loro famiglie. Bastaaa è l’ ora del cambiamento. Niente potra’ ritornare come prima. Ben vengano idee nuove. I giovani ne hanno tantissime. Anche ai vertici devono andare in pensione per lasciare spazio ai giovani, prima che sia troppo tardi anche per loro. Godiamoci tutti la pensione e largo ai giovani

    Rispondi
  21. Sono un lavoratore precario da 32 anni ,sempre nella stessa azienda ,lavoro 9/10 mesi l’anno automaticamente vengo licenziato per un paio di mesi ,percepisco la disoccupazione adesso mi sono stati tolti gli 80 euro di renzi perché supero i 15 mila euro ,,per la prima casa non ho potuto percepire il mutuo ,quindi ho dovuto rare un prestito personale 25.000 euro ,ne ho dovuto restituire 38.000 ,13.000 di interessi ,questa è la situazione ,per la pensione:,chi lo sa ho 62 anni e già accuso i primi dolori alle ginocchia m devo rendere lo stesso altrimenti mi fanno fuori..

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  22. Sarebbe giusto e auspicabile che le categorie protette ( mi riferisco
    agli invalidi), avessero la possibilità di uscita massimo 62 anni, con un minimo di 25 anni contributivi, vogliamo una volta per tutte che i giovani entrano a fare parte del mondo lavorativo, basta girarci sempre intorno…i sindacati stessi dovrebbero definire questa incresciosa situazione…

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  23. Sicuramente idee innovative per risolvere questi problemi, che per il nostro governo paiono impossibili.
    Quello che serve è un cambio di mentalità dei decisori a 360° , ed è questo che mi preoccupa.
    Abbiamo a che fare con politici miopi ed inconcludenti, se non solo per loro tornaconto, per cui, purtroppo, dubito che dalle Idee buone, si passerà ai fatti!
    Però ben vengano anche queste proposte!

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  24. Molto interessante…una finestra al futuro del Paese che i nostri politici non hanno. Purtroppo la loro visione è orientata al presente della legislatura di cui fanno parte. Un mordi e fuggi assolutamente personalizzato visto quanto guadagnano. Il loro futuro è garantito, cosa importa della collettività?

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  25. Ciao Erica perchè ripeterci, sappiamo bene entrambi che l’età anagrafica non troverà consensi a sessantadue anni perchè continuerà ad essere bocciata dall’esecutivo di Draghi, se potessi sedermi al tavolo delle trattative proverei a chiedere sessantatrè e quarantuno di contributi male che vada sessantaquattro ma senza penalizzazioni in quanto dopo quarant’anni provare anche a ridurre ulteriormente un’assegno medio di milleduecento euro lo trovo poco democratico e irrispettoso nei confronti dei lavoratori facendo leva e argomentando la sperequazione abnorme tra quelli dei “politici” e quelli dei lavoratori. Certo è che se i sindacati non si danno una svegliata saranno destinati a perdere ulteriori consensi, possibile che siano così rincitrulliti da non capirlo? potresti cara Erica farti portavoce di queste sollecitazioni? Certo mi rendo conto che la battaglia da sostenere non sia per nulla facile e se continuerà ad esserci una situazione di stallo e nessuno scenderà in piazza per manifestare questa situazione insostenibile allora basta ripeterci teniamoci questi presuntuosi al governo e rimaniamo muti.

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    • Buongiorno Luigi,
      io ho 62 anni (nata nel 1960) e come tutti quelli di questa generazione l’ora di andare in pensione continua a scivolare in avanti di anno in anno, non trovo giusto dover abbassare ancora una volta i pantaloni e accettare 63 o 64 anni di età per poter andare in pensione senza penalizzazioni, ho iniziato a lavorare mentre studiavo quando avevo meno di 14 anni, purtroppo ai tempi così giovane non capivo l’importanza di essere in regola con i contributi, quindi avevo compiuto 19 anni quando ho iniziato a versarne i primi ininterrottamente fino ad oggi che continua ancora a lavorare, quindi ad oggi ho versato più di 40 anni di contributi e sono davvero molto stanca, ritengo che la proposta di avere 41 di versamenti per poter chiedere la meritata pensione, senza alcuna penalizzazione, sia la richiesta più onesta per tutti a prescindere dall’età anagrafica, per il resto sono pienamente d’accordo con le tue affermazioni e ringrazio tutti quelli che fanno sentire la loro voce

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  26. Se posso, aggiungerei che a questo circolo imperfetto dobbiamo sommare anche il reddito di cittadinanza che, purtroppo, spinge i giovani a non avere necessità impellente di entrare nel mondo del lavoro.

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  27. Il circolo vizioso ben rappresentato dalla mappa concettuale sopra esposta è quasi lapalissiano tant’è che si tratta di uno di quegli argomenti di cui parlo, magari non così efficacemente, con amici e colleghi più o meno nelle mie stesse condizioni (62 anni e 38 anni di contributi… sì, sono uno dei trombati del 1960…). Un ragionamento insomma che faccio fatica a comprendere come non sia stato finora recepito dalla classe politica, atteso che qui nessuno deve fare favori a qualcuno ma piuttosto intraprendere percorsi virtuosi per sanare il baratro generazionale in cui stiamo precipitando.
    Non sono in grado di valutare l’impatto economico realizzabile da questa tassa che, con terminologia alla Asimov, è chiamata “sui robot”, ma è chiaro che non si dovrebbe trattare comunque di un balzello che possa in qualche modo ridurre ulteriormente la nostra competitività produttiva. Ciò che intendo è che, al di la dell’origine degli introiti fiscali, si dovrebbe considerare il turn over occupazionale come un vero e proprio investimento per il futuro; insomma un investimento equiparabile a quello che il nostro Presidente del Consiglio chiama “Debito buono” in quanto a lungo termine (una volta tanto) e che possa produrre effetti positivi una volta si sia superato questo decennio “complicato”.
    Riguardo al problema delle nascite, non vorrei andare fuori tema, ma ritengo che dovrebbe centrale ed essere alla base delle politiche economiche espansive superando una volta per tutte le logiche infruttuose dell’assistenzialismo. Purtroppo non ho avuto figli (non per scelta), ma ritengo che la famiglia dovrebbe essere sostenuta e incoraggiata a procreare. Almeno 3 figli dovrebbe essere il traguardo, incentivando economicamente in progressione quasi esponenziale le nascite e investendo in efficaci servizi di sostegno alle famiglie anche logistico… sperando di non dover di nuovo citare Asimov ricadendo in aspettative fantascientifiche.

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    • Cro Bruno( mi chiamo anche come te)ho paura che la sorpresa sarà x noi e non per i politici xche’ escono dalla porta e entrano dalla finestra,facci caso promesse e Bla bla bla e poi?tutti d’accordo xche’lobbiettivo è stato raggiunto:la mitica POLTRONA!!È triste ma ai noi è così. Saluti e buona vita

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  28. Caro Dottor Perfetto.

    I concetti corretti che Lei esprime, che ho letto e riletto più volte, vanno bene.
    Ma c’è un mah.
    Siamo in 8,5 miliardi di persone su questa Terra e forse più 8,5 miliardi di teste che la pensano e agiscono in modo diverso.
    Ormai sembra si sia giunti a un punto critico, tutti i giorni ci parlano (non i complottasti, sono discorsi che ormai girano anche sulle TV di Stato) di un Nuovo Ordine Mondiale; che il nostro, quello occidentale, sta arrivando al capolinea.
    Non aggiungo altro, ma i presupposti sono non sono buoni e ormai si vedono; altro che leggina depositata in parlamento per tassare i Robot, purtroppo.

    Saluti

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  29. Scusate se insisto. L’ aumento delle povertà, triplicate negli ultimi 15 anni, sono la vera emergenza. Di ultrasessantenni disoccupati e malconci come me, ce ne sono tantissimi. E magari coll’handicap discriminante del sistema misto (INPS e Casse Private Obbligatorie). Invece che buttare soldi a fondo perduto, tipo RDC, bonus, esenzioni che il Governo faccia una riforma poco costosa che accontenti tutti. Io ho già presentato il mio progetto, bello o brutto che sia, a costo zero.
    Se mi danno una pensione con i miei contributi, torno contribuente e consumatore. Non ci vuole Leonardo da Vinci per capirlo. Invito tutta l’intellighenzia, politici, giornalisti, sindacalisti e intellettuali che siano, a non soffermarsi su singoli aspetti, ma a teorizzare una vera e propria riforma.
    Se il Governo non ci arriva a capire che non serve spendere soldi, dobbiamo farglielo capire noi. In quasi tutti i Paesi del mondo, I soldi che hai versato per la previdenza SONO TUOI. Diamoci da fare concretamente per smuovere questa sonnolente opinione pubblica.

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  30. Opzione donna potrebbero allungare di qualche anno l’età 61/62 e scendere di contributi 32-33 anni…Perché chi ha avuto figli in giivane età ha carriere discontinue e i ricongiungimenti sono onerosi..e vista la penalizzazione, ridurre la lunghissima ” finestra”. Grazie saluti

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    • Il governo non aiuta le donne che hanno il lavoro triplicato,moglie,mamma ,lavoro e accudire i genitori , arriviamo alla pensione già morte, opzioni donna è uno schifo prende di più chi non ha mai versato un contributo.grazie

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  31. Grazie Dott. Perfetto, finalmente proposte innovative che guardano al futuro! Ma è inutile farsi illusioni: gli attuali dinosauri della finanza al governo e le lobby affaristico-sindacali che li sostengono non consentiranno alcun cambiamento. Sono ferocemente legati a un passato che ha consentito loro di raggiugere potere e privilegi ai quali non rinunceranno mai! Forse solo un travolgente movimento dal basso con una adeguata sponda politica nuova e di cui al momento non vi è traccia potrebbe avviare un cambiamento così radicale ma necessario per contrastare un altrimenti inesorabile declino.

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  32. BUONGIORNO SONO COMPLETAMENTE D’ACCORDO SULL’ ELABORATO DEL DOTT. PERFETTO E’ NECESSARIO AVERE QUESTO BENEDETTO RICAMBIO GENERAZIONALE COSA CHE ATTUALMENTE IL NOSTRO AMATO GOVERNO NON LO PRENDE NEANCHE IN CONSIDERAZIONE L’ IMPORTANTE E ‘ SPENDERE POCO NON E’ GIUSTO PERCHE’ IO LAVORATORE DA 41 ANNI COME MOLTI ALTRI ABBIAMO VERSATO I NOSTRI CONTRIBUTI CHE NEL BENE O NEL MALE SONO SOLDI NOSTRI E NON DEL GOVERNO CHE PER QUARANT’ANNI LI HA UTILIZZATI A SUO PIACIMENTO E POI TI SENTI DIRE CHE I SOLDI NON CI SONO E CHE DOBBIAMO LAVORARE DI PIU’ ( PER I LORO STIPENDI E PENSIONI BELLE CONSISTENTI NON MANCANO MAI SE POI ANDIAMO ANCHE A VEDERE GLI ANNI DI CONTRIBUTI ….. ) E NOI CON LE NOSTRE FUTURE REDICOLE PENSIONI CHE IL PIU’ DELLE VOLTE NON TI PERMETTONO DI VIVERE UNA VITA DIGNITOSA DOBBIAMO ACCETTARE LA LEGGE IN ITALIA NON E’ UGUALE PER TUTTI

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