Riforma pensioni 2024, il punto al 16 Marzo: l’intervista a Marino
Pensionipertutti: Recentemente è stata presentata sia sul nostro portale in modo sintetico che ai sindacalisti in modo completo la proposta di riforma pensioni a triplice firma Perfetto-Armiliato-Gibbin ,in cui dato l’ avvento sempre più consistente dell’IA e dei robot nelle aziende, si è proposta la possibilità di tassare i robot e far sì che questi possano pagare i contributi al fine di sopperire alla minore forza lavoro attiva, necessaria chiaramente in un sistema previdenziale come il nostro a ripartizione per poter sostenere le casse dell’inps. Che idea si è fatto della proposte?
Mauro Marino: Ho seguito con molta attenzione ed interesse la proposta a firma Perfetto-Armiliato-Gibbin sulla necessità che in seguito agli enormi cambiamenti che già sono in essere nelle aziende e che già hanno stravolto il mondo del lavoro con l’introduzione dei robot e soprattutto dell’intelligenza artificiale vi sia la necessità di trovare una forma di tassazione che sostituisca, almeno in parte, quanto perso in termini di contribuzione a causa della diminuzione dei lavoratori. Oltretutto questi cambiamenti saranno ancora più repentini nei prossimi anni, con un impatto devastante nelle tipologie di mansioni medio/basse e che quindi questa più che un’opportunità diventerà piuttosto una necessità. Per questo motivo sono assolutamente favorevole alla proposta sopra evidenziata e per quanto mi riguarda nei miei articoli su giornali e nelle interviste faccio sempre riferimento a questa necessità che ritengo col nostro attuale sistema a ripartizione sarà l’unica strada per evitare che intorno al 2050 a causa dell’enorme denatalità che abbiamo in Italia e con l’aumento dell’aspettativa di vita ci siano problemi nel pagamento a tutti delle pensioni. Quello che mi spaventa, oltre alla prevedibile opposizione delle aziende, è il possibile scarso interesse da parte della politica, che troppo interessata alla riconferma elettorale, pur elogiando le varie proposte di possibili riforme previdenziali, non le considera mai in maniera costruttiva. Analogamente le forze sindacali, in questo periodo totalmente assenti e divise, stentano a proporre iniziative che non siano frutto delle loro menti. Tutta la mia considerazione e ringraziamento alla proposta Perfetto-Armiliato-Gibbin che spero possa avere più fortuna ed attenzione da parte di Governo di quella del gruppo UTP che nella sua interezza non è stata presa in considerazione ma che su alcuni punti è stata successivamente accettata come iniziativa del Governo e non come proposta UTP.
Pensionipertutti: Se dovesse in modo critico valutare la recente legge di bilancio 2023 in merito alle misure di uscita anticipata varate, questa valutazione sarebbe positiva o negativa?
Mauro Marino: La mia considerazione su quanto approvato nella recente Legge di Bilancio è assolutamente negativa. Vi è stato un peggioramento considerevole rispetto agli anni precedenti non solo sugli anticipi ma anche sull’eliminazione del contratto di espansione, aumento di finestre d’uscita e ripristino dal 2027 dell’aspettativa di vita e ritengo che l’intenzione del Governo anche per quest’anno sarà solamente la riconferma per un altro anno degli istituti in scadenza con il rimando, ulteriore, al prossimo anno sperando in un possibile miglioramento dei conti pubblici. Miglioramento che non potrà essere sostanziale. Sono convinto che non attuare la riforma previdenziale non sia soltanto un discorso di fondi mancanti, cosa non del tutto vera, ma sia in realtà una scelta politica. La Meloni apprezza la legge Fornero e non vuole disturbare l’Europa aspettando di vedere il responso delle elezioni europee di giugno. Poi, in base all’assetto geopolitico che ne verrà fuori deciderà che direzione prendere, ma temo che quest’anno sarà un altro anno buttato, e al pari dell’ultima legge di Bilancio complessivamente molto negativo per l’ambito previdenziale.
Pensionipertutti: Come si immagina il sistema previdenziale da qui a 5 anni, conta davvero il “colore” di chi Governa o alcune cose, a suo avviso, saranno facilmente prevedibili a prescindere da chi salirà al comando?
Mauro Marino: Purtroppo in Italia il colore politico conta e assistiamo sempre ad una eccessiva polarizzazione degli schieramenti piuttosto che analizzare un problema e risolverlo indipendentemente da chi l’ha proposto. La proposta di Tridico, per esempio di operare una flessibilità in uscita con un taglio dell’assegno fino al raggiungimento della pensione di vecchiaia godendo poi per sempre della pensione piena era assolutamente praticabile e non troppo costosa, ma essendo essendo formulata da un economista di area diversa della maggioranza ovviamente non è stata nemmeno presa in considerazione. E’ questo che dobbiamo assolutamente modificare se vogliamo veramente fare quel salto di qualità che l’attuale classe dirigente non è in grado di attuare. Tra cinque anni, temo, che saremo quasi al punto di partenza. Sarà sicuramente implementata la previdenza complementare con una diminuzione della tassazione finale e forse aumentato l’importo della detrazione, sarà attuata una flessibilità in uscita con i costi però addebitati solo sui lavoratori (tutto contributivo) e saranno confermate le forme anticipate di uscita dal lavoro solamente per le categorie svantaggiate. Mi auguro che tra cinque anni ci possa essere un reale cambiamento, sia attuata una equa e strutturale riforma previdenziale e ci sia una almeno parziale tassazione dei robot e dell’I.A ma non sono così ottimista.
Gentile Dr prof. Perfetto, certo che uso mie parole, scrivo io. Penso che anche Lei usi le sue parole. Ci mancherebbe!!!!. Non consideri le donne over 70 povere di mente. HO sottinteso male?? Saluti. Delfina
Sig.ra Delfina, io non giudico le persone, mi concentro sulle idee.
Per quanto mi è dato di capire, leggendo i bilanci dell’INPS, osservo che è tutto in ordine, e cioè che le entrate che derivano dai contributi versati dai lavoratori vengono impiegate per pagare le pensioni, non vanno a sostenere l’assistenza, la quale viene finanziata con la fiscalità generale. Se poi l’INPS ricorre a qualche tecnica per finanziare l’assistenza utilizzando i contributi dei lavoratori, questo non riesco a individuarlo.
Io penso che si insista nel voler separare la Previdenza (cioè le pensioni pagate con i contributi) dall’Assistenza (pensioni pagate con la fiscalità generale, reddito di cittadinanza, e quant’altro) per poter presentare alle Istituzioni europee un quadro più chiaro di come è formata la spesa pensionistica, che, a detta dei Presidenti che si sono succediti all’INPS, è perfettamente in linea con la media europea.
il Prof. Cazzola, nel suo libro “La guerra dei cinquant’anni. Storia delle riforme e controriforme del sistema pensionistico”, alle pagine 18 e 19, parlando della separazione tra previdenza e assistenza, afferma che “ancora oggi continua a circolare tra i luoghi comuni che distorcono il dibattito sulle pensioni” la questione che “i conti delle pensioni sarebbero in ordine se non dovessero sopportare l’onere dell’assistenza. Era (ed è) vero esattamente il contrario”.
Stando alle parole del Prof. Cazzola, sembrerebbe, sig.ra Delfina, che separando l’Assistenza dalla Previdenza, sarebbe ancora più difficile andare in pensione.
Importante è che sia chiaro. Se uno ha diritto a pensione di 300 € deve avere 300. Se uno ha versato contributi per 600 avrà 600. NON 600 con contributi per 300. Se in base ALL’ISEE farà domanda d’assistenza, avrà 300 aggiunti come sostegno sociale. La PENSIONE è frutto di contributi versati.
Delfina, ma sai quante volte hanno cambiato le regole per il calcolo della pensione? tante; ricordo quando il riferimento erano gli ultimi 5 anni, poi 10; per non parlare cosa hanno combinato nel 1995; chi aveva più di 18 anni di contributi L’hanno salvato fino al 2011; noi invece a mare; detto questo Delfina il separare assistenza da previdenza ci può stare ma il problema è un altro; il governo, di fronte alla denatalità, dice: teniamo a lavorare di più gli anziani oltre misura; io sono uno sportivo: è cose se dicessero: in tutti gli sport teniamo validi i record mondiali di chi ha meno di 20 anni e oltre i 30 anni; forse in qualche sport ci entrerebbero ma nella stragrande maggioranza dei casi sarebbe contro fisiologia umana dato che le migliori prestazioni si hanno in quella fascia (20-30 anni); sulle pensioni stanno esagerando tenendo i vecchi al lavoro; la strada maestra è la proposta del dott. Perfetto e degli altri firmatari; speriamo in bene; saluti a te e ai gestori del sito
È importante separare assistenza da pensioni, non contano le cifre.
Sig.ra Delfina, noto che più volte lei richiama l’attenzione sul separare l’assistenza dalla previdenza. Potrebbe chiarire, con sue parole, perché occorre separare l’assistenza dalla previdenza?
Inoltre, come dovrebbe avvenire questa separazione? Facendo gestire la Previdenza dall’INPS (Istituto Nazionale della Previdenza Sociale) e l’Assistenza dall’INAS (Istituto Nazionale dell’Assistenza Sociale)?
l’inps ha speso 26 miliardi nel 2022 in assistenza, a fronte di una spesa di 322 miliardi
https://servizi2.inps.it/servizi/osservatoristatistici/4/29/o/416
Sig. Walter, i dati dell’INPS fanno riferimento all’Anno 2022, ma la data di pubblicazione e la data di aggiornamento dei dati fanno riferimento al 29/10/2020. Non sembra anche a lei che ci sia una incongruenza temporale? Non è la prima volta che noto nelle pagine dell’INPS l’incongruenza temporale.
buon giorno Dott. Perfetto
credo che non abbiamo semplicemente modificato la data della pagina, l’allegato https://servizi2.inps.it/servizi/osservatoristatistici//api/getAllegato/?idAllegato=1007
riporta la data del Ottobre 2023
Ricomincia il mistero dei pezzi non pubblicati
La proposta Tridico era una gran riforma.Fac59
Probabilmente non era “una gran riforma” ma almeno era una possibilità. Non averla voluta prendere in considerazione per motivi politici è una emerita porcata.
La verità è che il comunismo ha fallito e il capitalismo è un flop se non ci sono controlli adeguati e se non viene attuata una giusta redistribuzione dei redditi come previsto dalla Costituzione. Chi ne fa più le spese sono proprio i poveri e i pensionati.
Fa comodo alla politica fare un tutt’uno tra previdenza e assistenza….
Fa troppo comodo alla politica fare un tutt’uno tra previdenza e assistenza…
Anch’io penso che rimarremo in fase di stallo ancora per un po’ dal punto di vista pensionistico. Non hanno convenienza nel cambiare la Fornero in barba a tutti i proclami pre elezioni.
Ringrazio sempre comunque i portatori di idee nuove per cercare di smuovere queste acque stagnanti in cui ci troviamo.
Personalmente spero ormai solo che non tocchino la Fornero anticipata ordinaria l’anno prossimo, dove raggiungerei i requisiti.
l’articolo è perfetto; i punti critici sono la nostra classe politica e la nostra rappresentana sindacale; speriamo in bene ma……..; saluti al dott. Marino, Perfetto, Gibbin , Armiliato e ai gestori del sito
Anche io condivido l’articolo tenuto conto che il sito nel quale ci confrontiamo è quello che ha per argomento l’atto finale di una “vita lavorativa”.
Ma ritengo sia comunque necessario uno sforzo maggiore e lo faccio a partire da una affermazione del noto miliardario Warren Buffett, rilasciata nel corso di una intervista del 2006 <>.
Affermazione ribadita in anni successivi passando dal: “stavano vincendo”a: “l’avevano già vinta”»; una asserzione che ci fa capire da dove tutto è partito mentre noi ci limitiamo incolpare qualcuno di: mancata volontà ad attuare una riforma pensionistica o di non aver mantenuto una promessa elettorale.
Alla radice della crisi attuale non sono pochi coloro che la imputano alla: <>; alla realizzazione del mercato globale necessario all’assorbimento di quella “produzione in eccesso” necessaria al capitale e a buona parte di quegli strumenti studiati a tavolino per la libera circolazione di beni e capitali.
Ivi compresa la finanziarizzazione dell’economia e la necessità di una continua compressione salariale a sostegno della produttività.
L’incombenza non è di ieri ma parte, seppur gradualmente, dagli anni 60 e alcuni passaggi le persone di un certa età li ricorda più che bene come la: “cancellazione della scala mobile del 1984” che garantiva il potere d’acquisto generato dal lavoro soprattutto in periodi di elevata inflazione.
Le riforme in fatto di pensioni quali la Dini, quelle del lavoro e le delocalizzazioni o le minacce di un aumento della disoccupazione se il costo del lavoro non fosse stato competitivo hanno fatto il resto.
Questo mentre ci hanno concesso la <> (parole di N. Roubini) col la quale indebitarci per sopperire al gap in cu ci hanno portato tra reddito da lavoro e spesa.
Concludendo, dove è stata la Politica, dove stanno ora quelli che in quegli anni si professavano di sinistra e che ora si mascherano sotto termini quali progressisti riformisti o socialdemocratici.
Ora, lungi da me sostenere che le persone con il loro lavoro non debbano godere di una vita più che decorosa e di poter creare un futuro migliore anche per i loro figli; tutt’altro, perché quello che sta accadendo è una aggressione a quella che era considerata la classe media nata attraverso il reddito da lavoro.
Ben vengano idee quali quelle sostenute dal dottor Perfetto al fine di contrastare il calo demografico e la supremazia di un possibile mondo nelle mani di una intelligenza artificiale proprietaria di pochi e foriera di quella catastrofe generazionale sulla quale sembra si sia incamminati.
Questo mentre nuove o meglio vecchie abitudini bussano alla porta e mi riferisco al ritorno a quegli anni dominati dalla “guerra fredda” ora divenuta calda e al monito espresso da un altro studioso quale il professor Orsini.
Quindi se quello che al momento ci resta ancora nelle mani è il voto, la riflessione deve essere più ampia che il fermarsi alla imprecazione nei riguardi di chi attualmente ci governa (governanti, ricordo, scelti comunque da un voto non impedito a nessuno di noi).
Saluti a te Paolo Prof.
Non comprendo la ragione per la quale il contenuto tra i simboli riportati non compaiano.
Grazie per la eventuale precisazione.
Il primo passo è dividere assistenza da previdenza ma purtroppo sembrano tutti sordi su questo argomento….poi ascoltare e tenere in considerazione le proposte fatte dal dottore.Perfetto riusciranno quei bugiardoni e ipocriti politici a recepire questo messaggio? Difficile essere ottimisti
Cinque anni fa la quota 100 completamente mista. Cinque anni dopo la paura della Fornero totalmente contributiva. Davvero un bel salto di qualità in negativo. Far pagare la robotica in Italia ? Allora aveva ragione Grillo, quel comico che diceva che gli italiani avrebbero dovuto vivere di reddito di italianità e di sopravvivenza. Un paese allo sbando che vive alla giornata. Il domani non sai cosa ti riserva. Beato chi ha avuto la fortuna di non dover vivere la passione pensionistica, di cristiana memoria, di questi ultimi 5 anni, vero Marino ?
Non svegliamo i can che (forse, si spera) dorman ancora per un po’….
Concordo, mi dispiace per i giovani ma qui siamo arrivati al si salvi chi può…
Tra cinque anni saremo malconciati. Sarà peggiorata anche la sanità pubblica…
Il punto vero e proprio è sempre quello.
Il dott. Marino lo ha esplicitato nitidamente con la solita chiarezza, e allora uso le Sue parole: “Quello che mi spaventa, oltre alla prevedibile opposizione delle aziende, è il possibile scarso interesse da parte della politica, che troppo interessata alla riconferma elettorale, pur elogiando le varie proposte di possibili riforme previdenziali, non le considera mai in maniera costruttiva”.
Ergo, sbattiamo continuamente contro un muro di gomma che ci rimbalza in un limbo frustrante e indefinito.
Detto questo, mi sovviene una curiosità: dov’è finito Durigon, che è un po’ che non si sente?