Riforma pensioni 2024: verso IRAUT o ulteriore innalzamento età anagrafica?

Questa settimana visto il grande riscontro che stanno riscuotendo tra i nostri lettori gli elaborati del Dott. Perfetto, che ha fatto gradito ritorno sul portale, proseguiamo nel dare risalto ad alcune domande poste dai nostri lettori all’esperto previdenziale e alle risposte fornite con minuzia di particolari, che permettono certamente di comprendere ancor meglio il discorso relativa alla robot tax ed ai suoi limiti e/o pregi. Quest’oggi proprio grazie alla domanda poste dal Sign MG e ad Sign Franco Giuseppe, scopriremo in che termini il Dott. Perfetto ha pensato a far sì che le tassazioni sulla robotica non divengano un incentivo alla delocalizzazione verso altri paesi non soggetti alla Robot Tax. Dal momento che il commento di risposta era molto accurato abbiamo pensato di trasformarlo in articolo al fine di renderlo visibile anche a quanti non hanno avuto modo di leggere i commenti lasciati dagli altri lettori. Nello specifico oggi verrà introdotta anche una nuova espressione IRAUT (Imposta sul reddito degli automi), coniata dal Dott. Perfetto, che si aggiunge alle specifiche relative al versamento contributivo da parte dei Robot e che ben chiarisce come questo potrebbe essere utile agli umani per evitare di veder continuare incrementare, dai vari Governi che si succederanno in carica, l’eta anagrafica di accesso alla pensione. Unica soluzione, vista oggi da chi legifera, a fronte della denaltalità, per un mantenimento dell’equilibrio del sistema pensionistico. Vi lasciamo alle sue considerazioni:

Riforma pensioni 2024, evitare innalzamento età anagrafica con IRAUT

Così Il Dott. Claudio Maria Perfetto: “Rispondo ai commenti di alcuni lettori, le cui osservazioni mettono in luce molteplici aspetti tra loro strettamente collegati.

Il sig. MG ha postato un interessante commento in data 11 Gennaio 2024 alle 12:47 che è stato pubblicato nell’articolo precedente: “Come evitare che l’introduzione di nuove tassazioni su robotica e automazione determini un incentivo a delocalizzare verso paesi non soggetti a ‘Robot tax’?”

Una domanda analoga a quella del sig. MG l’ha posta il sig. Franco Giuseppe nel commento pubblicato in data 10 gennaio 2024 alle 16:49 sempre nell’articolo precedente: “Se il governo italiano promuovesse una legge che obbliga alle aziende operanti in territorio italiano di pagare contributi sulla base della propria automazione, chi impedisce a quella azienda di portare la propria produzione in altro paese dove quella legge non viene applicata?

OSSERVAZIONE 1. Vorrei richiamare la necessità di applicare nella stessa misura la “Robot tax” a livello globale nella UE, in modo da evitare preferenze di luoghi, ovvero Nazioni, in cui produrre e versare le tasse.

OSSERVAZIONE 2. Le grandi aziende italiane hanno già provveduto a delocalizzare la loro sede fiscale verso altre nazioni dove il pagamento delle tasse è minore. Quindi, il problema da questo punto di vista non si pone.

OSSERVAZIONE 3. Vorrei distinguere tra “tassa” e “imposta”. Una tassa (come la tassa rifiuti) viene versata a fronte di un servizio specifico. L’imposta, invece, come l’imposta sul reddito delle persone fisiche (IRPEF), contempla il versamento dei contributi previdenziali. Pertanto, sostituirei l’espressione “Robot tax” con l’espressione IRAUT (Imposta sul reddito degli automi).

OSSERVAZIONE 4. Un ristoratore che impieghi un robot al posto di un cameriere va soggetto al versamento dei contributi previdenziali proprio come avviene per un cameriere.

Osservazione 5. In Italia ci sono molte piccole e medie imprese, le quali certamente non avrebbero in mente di delocalizzare la produzione. Sarà sufficiente ridurre l’aliquota per il versamento dei contributi- robot a carico del datore di lavoro, mantenendo invariato tutto il resto.

I punti di osservazioni sono molti, e riguardano altri strumenti da fare entrare in gioco qualora non si riuscisse a pervenire in tempi ragionevolmente brevi ad un accordo a livello globale UE circa l’applicazione della “Robot tax” (uso ancora questo termine perché oramai è molto diffuso).

Tra questi altri strumenti c’è la mia proposta di utilizzare la moneta digitale di Stato, emessa dalla Cassa Depositi e Prestiti, circolante solo in Italia e parallelamente all’euro. Una proposta simile alla mia l’ha rivolta a Mario Draghi il Vice Presidente Emerito della Corte Costituzionale Paolo Maddalena (https://www.affaritaliani.it/economia/paolo-maddalena-a-draghi-serve-una-moneta-di-stato-723187.html).

Pensioni e lavoro: proposta già inviate a chi ha potere decisionale, ma la volontà politica al confronto c’é?

Questa (la proposta di utilizzare la moneta digitale di Stato) è una tematica che ho illustrato in diverse presentazioni sintetiche che ho inviato, modificandole in funzione del ramo di competenza dei destinatari, via PEC al Governatore della Banca d’Italia Fabio Panetta, al Direttore Generale dell’INPS Vincenzo Caridi, al Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio per l’Innovazione Alessio Butti, al Direttore Generale dell’Agenzia per l’Italia Digitale Mario Nobile.

Ho anche altre iniziative in corso, come quella, per esempio, di estendere la nuova visione della Economia Digitale nelle Università, istituendo il nuovo Corso di Studi universitari che ho chiamato “Istituzioni di Economia Informatica con esercitazioni di laboratorio” in grado di fornire agli studenti universitari competenze sia di economia che di informatica pratica e di trovare subito lavoro in aziende di grosse dimensioni come Banche, Assicurazioni, Aziende ICT. Per questo ho contattato il Ministro dell’Università e della Ricerca Anna Maria Bernini, il Ministro dell’Innovazione e del Merito Giuseppe Valditara, l’Università La Sapienza, Bocconi, Università di Chieti-Pescara, Cattolica di Milano, LUISS di Roma, Roma Tre, Università di Torino, Engineering, IBM, Regione Piemonte, e ce ne saranno ancora molte altre, tra cui anche Centri di Ricerca.

Ho reso partecipe, sempre via PEC, delle mie iniziative in campo universitario, anche la Presidenza del Consiglio dei Ministri e la Presidenza della Repubblica Italiana.

Il Progetto che ho in mente per la diffusione delle nuove competenze di Economia Informatica nelle Università italiane riflette in pieno quanto viene descritto nel documento citato nell’articolo “Progetto di Relazione recante raccomandazioni alla Commissione concernenti norme di diritto civile sulla robotica

“I sistemi di istruzione e formazione devono adattarsi all’evoluzione delle professioni e delle modalità di produzione, dedicando maggiore attenzione agli impieghi dai contenuti creativi e non ripetitivi, allo scopo di preservare il valore della manodopera umana e offrire a tutte le generazioni l’intera gamma di strumenti necessari per la miglior preparazione possibile al mercato del lavoro, in un mondo che cambia costantemente per effetto della robotizzazione e dell’automazione” (Parere della Commissione per l’occupazione e gli affari sociali, Suggerimenti, comma 5, destinato alla Commissione giuridica, Relatore: Ádám Kósa , 9.11.2016).

Come i lettori di Pensionipertutti potranno rendersi conto, la questione delle pensioni non è affatto banale. Ma banale per niente. Riguarda l’Istruzione scolastica, la Formazione lavorativa, l’Occupazione, la Natalità, l’Invecchiamento della popolazione, le Famiglie, le Imprese, la Fiscalità, il Debito pubblico.

Non si può certo pretendere dal Governo in carica, di qualsiasi colore esso possa essere, di sistemare tutti questi tasselli senza aver maturato una VISIONE digitale dell’economia e della società”.

Auguriamo al Dott. Claudio Maria Perfetto di riuscire nel suo intento, crediamo che qualsiasi proposta di ‘spessore’, indipendentemente dal fatto che l’auditore la consideri più o meno concretizzabile, andrebbe quanto meno ascoltata, il confronto é alla base della crescita già in famiglia figuriamoci per chi guida un Paese.

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38 commenti su “Riforma pensioni 2024: verso IRAUT o ulteriore innalzamento età anagrafica?

  1. Nonostante alcune idee innovative, credo che la grave situazione pensionistica, ci sta ponendo di fronte al fatto che ormai non si potrà più prescindere dal ricalcolare tutte le pensioni in essere e riparametrarle ai contributi versati, con buona pace dei PARTITI, dei SINDACATI e anche degli attuali PENSIONATI. Un saluto a tutti e grazie per la pubblicazione

    1. Cara Anna, soluzione logica ma…….. e ti spiego qual’è il ma…….. non si può fare; riparametrare tutte le pensioni alla situazione attuale? quando una persona è andata in pensione, facciamo un esempio, 15 anni fa (ai tempi delle quote prima della legge fornero), ha usufruito di situazioni di legge di quel periodo; adesso come adesso, facciamo un’altro esempio, in base a quanto una persona percepisce, rivalutano la sua pensione con percentuali diverse in base al reddito; ce l’ha spiegato molto bene il dott. Perfetto che ringrazio; saluti a te e ai gestori del sito

  2. Buonasera Doc, intravvedo nell’osservazione 1 un errore di ragionamento. Premesso che, se anche la robot-tax fosse instaurata solo nel continente europeo per non agevolare qualche stato rispetto ad altri, nulla osta che le aziende potrebbero comunque trasferirsi in paesi extraeuropei (Asia). Per quanto riguarda l’errore, intendo che, non è la parità di tassazione ad evitare una delocalizzazione verso altro paese europeo ma il costo del lavoro e della vita in ognuno dei paesi dell’UE. Quando la ex Fiat si trasferì in Polonia un operaio di quel paese guadagnava 300 euro al mese rispetto ai 1000 di un operaio italiano, il pane costava 1/5 rispetto all’Italia e via discorrendo. Stessa cosa per il trasferimento in Serbia, dove un operaio costava 180 euro al mese, nazione più vicina ma ugualmente con costo del lavoro molto basso. Non sono certo ma credo che anche i sistemi pensionistici fossero diversi e di conseguenza con contributi minori. Quindi non è la parità effettiva della robot- tax, adeguata al costo del lavoro di ogni nazione europea a fare la differenza ma proprio il costo della produzione: ( costo lavoratore + costo materia prima ). E’ per questo motivo che molte aziende italiane si sono trasferite a Timisoara in Romania, Bielsko Biala in Polonia, etc. Solo in Serbia sono presenti 1200 aziende italiane. Secondo Lei lo hanno fatto solo per pagare meno contributi ai lavoratori ? Anzi, mi stupisco del come mai ancora non hanno pensato a qualche paese africano, dove il reddito di una famiglia, badi bene, non ho detto di una persona ma di una famiglia, è di 10 dollari all’anno, ripeto all’ ANNO !!!!!! Forse si vergognerebbero troppo a venderci una vettura a 20.000 euro quando a loro a produrla è costata 500 euro. Distinti saluti, Franco Giuseppe.

    1. Se le aziende delocalizzano gli impianti di produzione è per i motivi che lei cita, sig. Franco Giuseppe, è perché il costo della manodopera è più basso ed anche le materie prime possono essere meno costose. Se a questo aggiungiamo che si può produrre con livelli di sicurezza inferiori ai nostri, il costo del prodotto risulta più basso e quindi l’azienda potrà commercializzarlo realizzando profitti maggiori.

      Io non punto affatto sul concetto di “tassa”, ma su quello di “imposta.

      Un’azienda potrebbe benissimo avere gli impianti di produzione in Italia, produrre in Italia e pagare le tasse all’estero, spostando semplicemente la sede fiscale. Le tasse non sono nel mio obiettivo.

      Però, è vero, le aziende utilizzano l’automazione per risparmiare sul costo del lavoro. Quindi, un’imposta applicata ai robot potrebbe innescare il meccanismo della delocalizzazione per ridurre il costo del lavoro.

      Ma diciamo la verità, chi è che delocalizza? Chi possiede un ristorante che assume un cameriere-robot? O chi gestisce un bar impiegando un barista-robot? O chi possiede una pizzeria ed ha tra il suo personale pizzaioli-robot? O un farmacista che fa lavorare un farmacista-robot? O un primario di ospedale che impiega infermieri-robot per prendere la temperatura degli ammalati? O un proprietario di stazione televisiva che fa leggere le notizie ad una giornalista-robot?

      In tutti i documenti che ho letto ho sempre e solamente letto di “robot tax”, e perciò credo di essere il solo ad avanzare l’ipotesi per i robot di applicare non una tassa (che colpisce la ricchezza dell’impresa che utilizza i robot) ma una imposta (che si applicherebbe al reddito del robot). Poiché per essere percettori di reddito occorre avere una personalità, dal punto di vista giuridico e fiscale occorre attribuire al robot una personalità. Esperti di diritto tributario avrebbero individuato la possibilità di attribuire al robot la “personalità elettronica”.

      Una volta sciolto il nodo della personalità del robot, ed una volta che si è deciso che il robot può essere percettore di reddito, il robot potrà versare l’imposta sul reddito prodotto dall’automa (IRAUT) alla pari di un lavoratore umano.

      Per evitare il rigetto da parte delle imprese, a mio avviso occorre far versare ai robot contributi digitali in una moneta locale italiana circolante solo in Italia e parallelamente all’euro.

      L’Italia non può emettere moneta (ci ha provato tempo fa con i cosiddetti mini-bot senza successo), perché l’emissione di moneta costituirebbe un debito per lo Stato italiano e, come sappiamo, l’Italia non può aumentare il suo debito pubblico.

      Ma se lo Stato italiano convertisse in moneta digitale di Stato parte del suo patrimonio statale (ipotecandolo alla Cassa Depositi e Prestiti), non ci sarebbe emissione di moneta “a debito” in quanto si tratterebbe non già di creazione di moneta dal nulla ma di “trasformazione” di un “capitale-immobile” in un “capitale-mobile”, cioè moneta.

      La moneta digitale di Stato italiana circolerebbe parallelamente all’euro e solo in Italia. Ciò non violerebbe i trattati europei, né urterebbe la BCE. Non sono il solo a pensarla così. Il Vice Presidente Emerito della Corte Costituzionale Paolo Maddalena ha proposto nel 2021 a Mario Draghi la doppia circolazione in Italia della moneta: l’euro e la moneta italiana circolante solo in Italia per uscire dalla “gogna del debito”.

      I Paesi partner europei sarebbero contenti che finalmente l’Italia ha trovato il modo per ridurre il debito pubblico. Le imprese italiane avranno capito che se i robot sostituiscono i lavoratori e si creeranno sempre più disoccupati, sempre meno persone potranno comprare i loro prodotti e quindi fallirebbero. Pertanto, le imprese sarebbe d’accordo nel versare l’imposta sul reddito da lavoro prodotto dagli automi.

      Quando l’Italia avrà raggiunto il rapporto “debito pubblico/PIL” ai livelli stabiliti dal Patto di Stabilità e di Crescita, se lo vorrà, potrà eliminare la moneta digitale di Stato e utilizzare pienamente l’euro (questa è un’idea che ho preso in prestito dall’economista Joseph Stiglitz, Premio Nobel per l’Economia, il quale già nel 2016 ha proposto per l’Europa l’adozione di due monete: Euro 1 per i Paesi più forti e l’Euro 2 per i Paesi più deboli, per poi approdare alla moneta unica Euro quando i vari Paesi saranno riusciti a far convergere i loro parametri verso quelli del Patto di Stabilità e di Crescita).

      Vorrei fermarmi qui, perché credo di essermi lasciato andare oltre il dovuto.

  3. Non so perché il mio precedente post non sia stato pubblicato…
    Provo a riformularlo…
    Mi rivolgo soprattutto al dottor Perfetto, che ringrazio di cuore per le sue argute e intelligenti proposte e osservazioni…
    “La ritengo condivisibile in astratto ma difficilmente realizzabile in solido perché le aziende si opporrebbero strenuamente e molto difficilmente sarebbero disposte a pagare ulteriori contribuiti oltre a quelli già previsti e soprattutto non realizzabile nei tempi stretti di cui necessita la riforma se solo si riflette sul fatto che sono oltre venti gli anni di cui si parla di provvedimenti necessari ma mai realizzati come per esempio la separazione tra assistenza e previdenza, la riclassificazione del catasto urbano o una seria lotta all’evasione fiscale cominciando dal famoso “contrasto di interessi” che farebbe immediatamente incassare all’Erario oltre trenta miliardi di euro l’anno”.
    Queste le testuali parole del dottor….
    Ecco, il problema è proprio questo…
    Di “soluzioni tecniche” per consentire si cittadini di non dover lavorare fino all’ ultimo
    giorno di vita c’è ne sarebbero tante, anche quelle del signor Giorgio…
    Per esempio io pensavo alla proposta Tridico…
    Ma se manca la volontà politica di fare le cose serie per questo malandato sistema previdenziale e per il bene della nazione e del
    popolo italiano, nessuna soluzione sostenibile sarà mai davvero presa in considerazione…
    Saluti alla redazione…

    1. Sign Diridero i commenti non passano tutti in modo diretto, alcuni vengono ‘fermati’ e dunque serve la moderazione a mano, nel weekend o in ore tardi non approvo commentiperché non sono fisicamente al pc, quindi può capitare qualcosa sfugga o resti in standby. Se non é passato mi spiace, nessuno censura nulla! Vengono eliminati solo i commenti offensivi e vengono bannate le persone che intasano la posta con inutili lamentele. Credo lei sia nuovo o sono io che non ricordo il suo nome tra i lettori, ed in questo caso me ne scuso, mi sono permessa di spiegarle il sistema di approvazione commenti almeno non se la prenderà a male se qualche volta per un commento servono più ore per l’approvazione, così non devo poi ripetermi.
      Grazie mille per la comprensione, Erica

  4. Lei ha chiesto soluzioni e io le ho date in maniera precisa e puntuale. Altro discorso è se sono nuove o vecchie, se Lei non le capisce e se i governi non le attuano.

    1. Non serve postare il commento 3 volte se non lo vede approvato Sign Giorgio é perché non é passato in approvazione diretta e nessuno é al pc per potyerlo approvare manualemnete, come sto facendo ora alle 23:39 di domenica sera. Vi pregherei di avere maggiore pazienza, inutile inasare la messaggistica. Non credo inoltre che il Dott. Perfetto non abbia capito le soluzioni da lei indicate, le ha semplicemte spiegato il suo punto di vista sul fatto che al momento a poco sono servite

    2. Sig. Giorgio, se è a me che si riferisce (come suppongo) le sue soluzioni le ho capite bene, altrimenti non avrei potuto risponderle punto per punto. Ma non basta dire “cosa” occorre fare, occorre anche dire “come” fare. Ma, soprattutto, occorre costruire un puzzle, armonizzare tra loro pensioni, lavoro, formazione.
      Lei dice che occorre “sistemare la sanità”? Lei pensa davvero che il Governo non stia pensando a sistemare la seconda voce più onerosa del bilancio statale, forse privatizzandola? È certamente vero, come dice lei, che noi cittadini siamo degli “utili idioti” ovvero, che siamo persone ingenue e, proprio per questo, utili al Governo per raggiungere i suoi scopi. E allora, sig. Giorgio, la soluzione va trovata in noi cittadini: diventare più “utili” (proponendo soluzioni innovative, in linea con la trasformazione digitale dell’Italia) ed essere meno “idioti” (essere meno ingenui nel credere a ciò che ci viene promesso).

  5. Buonasera! Desidererei, cortesemente , sapere dal Dottor Perfetto , cosa pensa del walfare. Ringrazio infinitamente Lei , gentilissimo Dottor Perfetto, e la Redazione di Pensioni per Tutti.

    1. Gentile sig.ra Teodora Moira, alla voce “welfare” corrisponde un progetto di convivenza solidale, tollerante, civile. Tale progetto mira a garantire il benessere sociale dei cittadini (BES).

      Garantire il benessere dei cittadini vuol dire “Sviluppo economico”, una cosa diversa dalla “Crescita economica” che significa aumento del PIL pro capite dei cittadini, ovvero aumento della ricchezza pro capite dei cittadini.

      PIL (Prodotto Interno Lordo) e BES (BEnessere Sociale) sono due percorsi che dovrebbero procedere insieme. Tuttavia, non sempre ciò accade. Spesso si tende a privilegiare il PIL rispetto al BES. Alcuni indicatori economici vengono definiti in rapporto al PIL, come il debito pubblico e la spesa pubblica. L’espressione tra le più usate dal Governo è “crescita” ovvero PIL, proprio perché importanti indicatori economici sono riferiti in rapporto al PIL.
      Il “welfare” che abbiamo in Italia si regge su tre grandi pilastri: previdenza, assistenza, sanità. Questi tre pilastri vengono finanziati tramite imposte (per es., tramite l’IRPEF – l’imposta diretta, che interviene direttamente sul reddito – e tramite l’IVA – l’imposta indiretta, che interviene direttamente sui consumi e indirettamente sul reddito). Tramite l’IRPEF vengono finanziate le pensioni attraverso il versamento dei contributi; la rimanente parte dell’IRPEF e l’IVA fanno parte della fiscalità generale. Occorre precisare che IRPEF e IVA sono tecnicamente chiamate “imposte”, e non “tasse” (le tasse sono esborsi finanziari a fronte di servizi ricevuti, come la TARI, Tassa Rifiuti).

      Nel documento che si riferisce alla Legge di Bilancio 2024 e che è pubblicato sul sito web del Ministero dell’Economia e delle Finanze, alla Misura “Taglio del cuneo fiscale” si legge testualmente: “Circa dieci miliardi sono destinati al rinnovo nel 2024 del taglio del cuneo fiscale-contributivo: 7% per i redditi fino a 25 mila euro, 6% per i redditi fino a 35 mila euro”.

      La parola “rinnovo” significa che il taglio del cuneo fiscale-contributivo è stato effettuato in passato anche dai Governi precedenti (es. dal Governo Draghi, come pure dal Governo Renzi a favore delle imprese).

      L’espressione “taglio del cuneo fiscale-contributivo” è per il 2024 a favore dei lavoratori (non è a favore delle imprese) e significa che il lavoratore non versa una quota parte di contributi perché li versa, al suo posto, lo Stato. Questo significa anche che il lavoratore riceverà nel 2024 (la Misura vale solo per il 2024) una busta paga più pesante, avrà più soldi. In altre parole, aumenterà la ricchezza pro capite dei lavoratori. In un’intervista, il Presidente del Consiglio dei Ministri Giorgia Meloni affermò che gli italiani arriveranno ad avere fino a 100 euro in più (immagino che volesse riferirsi a 100 euro netti mensili in più).

      Con il taglio del cuneo fiscale il Governo ha voluto, aumentando le paghe dei lavoratori, fare in modo di contrastare l’inflazione, sostenendo quindi il potere d’acquisto dei salari. Ma, per fare ciò, il Governo ha dovuto attingere a 10 miliardi dalla fiscalità generale (appunto perché i lavoratori non verseranno una parte contributiva dell’IRPEF), togliendo quindi risorse ad una parte del welfare, ovvero ad assistenza e a sanità.

      Si potrebbe dunque affermare che l’Assistenza finanzia le Pensioni. Ma non solo nel 2024. Anche in passato.

      In conclusione, con la Legge di Bilancio 2024 il Governo, essendo forzato a considerare la Legge di Bilancio in termini contabili di entrate ed uscite, ha voluto dare un peso maggiore alla tutela della “ricchezza” dei cittadini, e un peso minore alla tutela del “benessere” (ovvero “welfare”) dei cittadini.

      Gentile sig.ra Teodora Moira, se è riuscita a sopportarmi sin qui, non posso che apprezzare la sua pazienza per aver letto questo prolisso (e forse tedioso) commento.

      1. Buonasera Illustrissimo e Gentilissimo Dottor Perfetto. Il Suo commento è molto chiaro ed esaustivo. Ringrazio vivamente Lei, la Redazione di Pensioni per Tutti e tutti i lettori.

  6. Ottima idea quella della IRAUT…
    È anche giusto ricordare sempre che robotica,automazioni,etc..sono sempre frutto di investimenti maturati grazie alle braccia umane stesse…che ora sono viste come una spesa,un peso…veritá scomoda e antipatica per molti imprenditori…

    1. Sig. Giovanni E, le soluzioni più concrete e pragmatiche le sta adottando già il Governo.

      Sono soluzioni concrete, perché rispondono ai bisogni della sostenibilità dei conti pubblici italiani.

      Sono soluzioni pragmatiche, perché vengono studiate durante l’anno in corso e attuate nell’anno successivo.

      Ma tali soluzioni concrete e pragmatiche non soddisfano, purtroppo, le aspettative dei lavoratori e delle lavoratrici.

      Qui ci voglio soluzioni nuove. Soluzioni che salvano “capre e cavoli”, cioè che soddisfino le aspettative del Governo e, al tempo stesso, le aspettative dei lavoratori e lavoratrici.

      Lei, per esempio, che soluzioni “capre e cavoli” avrebbe da proporre?

      1. Non pagare le dosi dei farmaci acquistate dalla Von Der Lyden vuoto per pieno, tassare gli extra profitti delle banche e delle società energetiche, tornare ad acquistare il gas russo a 19 euro al metro cubo e fare quota 41 per tutti e sistemare la sanità.

        1. Gli extraprofitti non solo delle banche ma di tutte le aziende che si sono arricchite con il ladrocinio del superbonus.

        2. Sig. Giorgio, lei sta proponendo soluzioni nuove?

          1) Non pagare le dosi dei farmaci acquistate dalla Von Der Lyden vuoto per pieno? Su questa soluzione non mi sentirei di esprimere alcun parere, confesso di essere impreparato. Ma non so cosa potrebbero pensare della sua soluzione le persone che hanno bisogno proprio dei farmaci acquistati da Ursula Gertrud von der Leyen.

          2) Tassare gli extra profitti delle banche? Il Governo ci ha provato, ma non mi pare che abbia ottenuto buoni risultati, altrimenti non avrebbe fatto una Legge di Bilancio 2024 così restrittiva.

          3) Tornare ad acquistare il gas russo a 19 euro al metro cubo? Nella legge di Bilancio 2024, alla voce “Altri interventi” si legge testualmente “Rifinanziate le spese indifferibili, tra cui “strade sicure”, gli aiuti all’Ucraina e le missioni internazionali”. E come ci si fa a mettersi in mezzo a due contendenti, il signore di Kiev e il signore di Mosca? Lei saprebbe mica spiegarmelo, sig. Giorgio?

          4) Fare quota 41 per tutti? Vogliamo ancora dare credito agli imbonitori elettorali? Va bene. È stato detto e stradetto che si potrà andare con Quota 41 entro fine legislatura! Crediamoci pure (comunque, rimane il fatto che è una soluzione vecchia).

          5) Sistemare la sanità? Su questo lei arriva in ritardo, sig. Giorgio, il Governo ci ha già pensato, esternalizzando alcune strutture ai privati.

          6) Tassare gli extra profitti delle società energetiche? Qui la vedo davvero dura, sig. Giorgio. Prendiamo l’ENI, per esempio. Sul sito dell’ENI si legge che l’azionista di maggioranza relativa dell’ENI è il Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF) con il 32% delle azioni (il 4,7% è del MEF, mentre il 27,7 è di Cassa Depositi e Prestiti. Ma CDP è posseduta per l’83% dal MEF). Testate giornalistiche riportano che la sede fiscale dell’ENI è in Olanda. L’ENI paga le tasse in Olanda. Sig. Giorgio, lei saprebbe mica spiegarmi come sia possibile che lo Stato Italiano rappresentato dal MEF (azionista di maggioranza relativa dei ENI) paghi le tasse in Olanda? Ma non voglio metterla in difficoltà, sig. Giorgio, so bene che non ha la risposta pronta. Questa è materia per la bravissima giornalista Milena Gabbanelli che già una volta ha svolto l’inchiesta sulle società italiane che versano le tasse in Olanda perché lì hanno la sede fiscale. Si sappia, comunque, che se l’ENI paga le tasse in Olanda è certamente a norma di legge. È autorizzata a farlo. Non c’è nessun problema.

          Per concludere, sig. Giorgio, mi pare proprio che le soluzioni che lei propone non sono né nuove, né innovative. E quindi non possono mutare lo status quo.

          Per riprendere le parole del Ministro Giorgetti espresse a seguito dell’approvazione della Legge di Bilancio 2024 da parte del Parlamento, si potrebbe dire, adottando le sue soluzioni, sig. Giorgio: “Avanti così”.

          1. Infatti, avendo a che fare con dei farabutti, la risposta sarebbe unicamente quella del noto detto reso celebre da Sandro Pertini: “A brigante, brigante e mezzo!”

          2. L’ENI paga le tasse in Olanda? E questo è norma di legge? E grazie di averci risparmiato l’ammontare! Alle prossime elezioni voto Alì Babà. Almeno tra lui è i suoi sono solo 41!. Questa è sovranità contro il popolo.

          3. Dottor Perfetto, buongiorno!
            Molto interessanti e argute le sue proposte.
            Mi permetta però di evidenziare che di proposte sensate, oltre alle sue, ce ne sarebbero tante (pensavo alla proposta di Tridico, per esempio), comprese quelle del signor Giorgio.
            Il problema vero è uno e uno solo…
            La volontà politica di fare qualcosa che
            soddisfi anche le legittime richieste dei cittadini, per un sistema pensionistico che non li costringa a lavorare fino all’ ultimo giorno di vita e che garantisca una tenuta dei conti previdenziali e quindi il pagamento stesso delle pensioni.
            Tutto questo, ahimè, vale anche per le sue raffinate e competenti proposte.
            Grazie mille per il suo prezioso contributo e per la sua attenzione.
            Cordiali Saluti!

          4. Sig. Bernardo, se l’ENI paga le tasse in Olanda vuol dire che le legge italiana glielo consente. Personalmente non sono d’accordo che aziende “a partecipazione statale italiana” versino le tasse oltre i confini italiani.

          5. Sig. Giorgio, l’unica cosa che traspare nel mio commento è l’aderenza alla realtà. La realtà non è mai in mala fede. l’interpretazione della realtà può essere in mala fede. Ma io non interpreto la realtà, la osservo e la descrivo (o comunque ci provo, in buona fede).

          6. Mi riferivo al fatto che non mi avete pubblicato la mia replica e questa è malafede.

          7. Giorgio iL dott. Perfetto non fa parte della redazione é un esperto previdenziale, solo che essendo troppo gentile e rispondendo ai vostri commenti spesso capita che taluni lo credano uno di noi. In realtà é un atto di gentilezza estremo, perché molti altri che intervistiamo si guardano bene da interagire con i nostri lettori nonostante le domande, quinbdi direi chapeau al Dott. Perfetto per la passione che mette nel promuovere le sue idee e per il tempo che dedica ad ogni songola domanda e quindi ad ogni lettore che si interfaccia con lui.

          8. Il lavoro “sporco” si fa fare sempre agli altri e la colpa è sempre degli altri.

          9. In questo, sig. Giorgio, devo darle purtroppo ragione. Anche a me è capitato di fare il lavoro “sporco” per conto di altri. Ma vi ho rimosso il sudiciume e l’ho reso pulito. Non c’è nulla di sporco nel mondo che non possa essere ripulito. A cominciare da se stessi.

          10. L’unica cosa certa è che non avete pubblicato la mia replica, a questo punto per me finisce quì. Buona vita con gli utili idioti.

          11. Io non ho nessun altro suo commento pending, lo riposti se lo desidera, poi se crede che il mondo cospiri contro di lei libero di farlo, noi siamo un sito di informazione e forse uno dei pochi che lascia davvero voce ai singoli. Non comprendo invece il suo saluto ‘ buona vita con gli utili idioti’ che vorrebbe dire?

      2. Sig Perfetto, non ci può essere confronto con persone che si spacciano per salvatori della Patria e poi di fatto se la stanno mangiando….compresi capre e cavoli ……
        Io non sono un economista, però capisco che la proposta di tassare i robot è roba da fantascienza.
        Basterebbe a questo punto tassare le banche per gli extraprofitti di recente e passata memoria.
        Purtroppo servirebbero STATISTI e non politici da strapazzo con la faccia di cuoio che arraffano a mani basse !!!!
        Cordiali saluti.

        1. Sig. Giovanni E, lei dice (sue testuali parole) “la proposta di tassare i robot è roba da fantascienza”. Lei propone di “tassare le banche per gli extraprofitti”. Volendo ridurre all’osso la mia proposta, lei ed io diciamo la stessa cosa. La mia proposta contiene anche l’applicazione di imposta su ATM (bancomat) e APP (home banking), entrambi sostituiscono i cassieri bancari. Riflettendoci bene, la mia proposta non equivale alla sua proposta di tassare gli extraprofitti delle banche?

          1. Aggiungo che la domanda alla quale gli esperti tributari provano a dare risposta è la seguente: occorre tassare la ricchezza o la tecnologia? La mia proposta è di “tassare” la tecnologia e non la ricchezza, equiparando il lavoro robotico al lavoro umano, attribuendo al robot la “personalità elettronica”.

        2. Come spesso ripeto nel weekend purtroppo non riesco a stare dietro ai commenti avendo famiglia e mi ritrovo a moderarli ora a tarda serata ed a leggere quelli che passano in approvazione diretta, io credo caro Giovanni che il lavoro del Dott. Perfetto sia non solo fatto in buona fede ma un lavoro di pregio, nessuna fantascienza perché altri prima di lui, e gli studi sono stati anche abbondantemente citati, hanno proposto idee analoghe. Quindi può non piacerle, può trovarla difficilmente irrealizzabile per la politica che abbiamo, ma la pregherei di portare rispetto per il lavoro svolto dal nostro esperto. Grazie!

  7. Anche se alcuni passaggi non sembrano così immediati, è davvero interessante la proposta studiata dal dott. Perfetto. Sicuramente ha dovuto dedicare ad essa tempo, impegno e passione. Spero non abbia faticato invano!

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