Riforma pensioni 2020, Cosentino al Governo: giusta quota 41 e via dai 62/63 anni

Le ultime novità sulla riforma pensioni giungono da Domenico Cosentino, responsabile previdenziale Confsal comparto privato, Intervenuto qualche giorno fa in diretta nella trasmissione Vox Populi su Well Tv, ove ha avuto modo di ricordare quali argomenti sarebbero stati trattati nei successivi tavoli di confronto col Governo, a cui egli stesso presenzierà. Cosentino ha voluto precisare su tutte una cosa, ossia che la prossima riforma della previdenza dovrebbe essere strutturale, non più a scadenza, e soprattutto che dovrebbe essere fatta da quanti hanno davvero a cuore le problematiche delle persone ed hanno fatto ‘L’università della strada‘ ossia sanno di cosa stanno parlando. In caso contrario il rischio é di legiferare essendo troppo distanti dai sentori e dalle esigenze dei cittadini. Eccovi le sue considerazioni, che qui vi riportiamo, qualora invece voleste ascoltarle dal diretto interessato, sotto vi alleghiamo il link all’intervento.

Riforma pensioni 2020: ai cittadini serve certezza

“In premessa, prima di affrontare la tematica riforma pensioni, vorrei dire che il cittadino italiano ha bisogno di una certezza che non c’è più. Vi é Indecisione sul futuro, incapacità di poter programmare il proprio futuro previdenziale, stiamo assistendo dal punto di vista previdenziale e pensionistico ad una sorta di improvvisazione, vi é una mancanza di certezze, una mancanza di stabilità. Anche Quota 100 non è una riforma ma una sommatoria bruttadi due dati età e contributi, poiché non c’è certezza, certezza se ci sarà o meno il prossimo anno, opzione donna parimenti. Prima di parlare dei temi di una riforma previdenziale, é necessario che il Governo ricevendo le indicazioni del popolo e delle parti sociali emani un provvedimento e una riforma pensionistica seria che sia duratura, non sia sempre un rincorrere le scadenze, da qui ad 1 anno, 2 anni, le persone devono poter programmare con certezza la propria vita previdenziale.

Gino Bartoli, lavoratore precoce ospite fisso, presente in studio insieme al presentatore Pierangelo ROSSI affronta il tema della riforma previdenziale, sostenendo che negli ultimi anni si siano sempre messe le mani sulle pensioni, e chiedendo a Cosentino, cosa si sarebbe aspettato dai tavoli di confronto indetti col Governo, a cui avrebbe presenziato invitato al Ministero del Lavoro.

Il responsabile della previdenza Confsal comparto privato, ha così risposto: “Noi siamo presenti al tavolo del 17 e poi al successico del 26 settembre dovremmo nel primo tavolo discutere e proporre correttivi da inserire nella prossima legge di bilancio che è in fase di approvazione, ma vi dico subito per correttezza che non ci saranno grosse novità sulla riforma del sistema previdenziale, se ce lo permetteranno ci saranno al più aggiustamenti e possibilità di uscite anticipate, mi riferisco a opzione donna, o al ripristinare ape sociale con ampliamento beneficiari, pare anche scontata la riconferma naturale al 2021  di quota 100. Poi però bisogna ragionare nei prossimi tavoli su una riforma previdenziale.

Riforma previdenziale 2020: fondamentale eliminare termine quota, giusto andare in pensione dopo 41 anni di contributi

Poi prosegue: “Io personalmente ho detto due cose negli incontri di preparazione ai tavoli: per me bisogna eliminare questa teoria delle quote , basta quota 100, 101, 102, bisogna ripristinare in modo chiaro e secco un doppio sistema di età e contribuzione, sono poi un convinto sostenitore della quota 41 per tutti, 41 anni di contributi sono validi, sono necessari, sono giusti per mandare in pensione una persona, senza riduzione e limitazioni. In aggiunta alla quota 41 occorre un sistema flessibile a partire dai 62/63 anni con un eventuale ricollocazione di queste persone, che vogliono accedere al pensionamento che possono essere riutilizzati come controllo e formazione.

Credo sia inoltre fondamentale ascoltare le Istanze del popolo, perché i telespettatori, chi ascolta non ci invia le proprie riflessioni, considerazioni, su come vedono loro le modifiche al sistema previdenziale, quali le proposte da portare al tavolo? Recepire le istanze inviando un’email a formazione@ilpatronato.it, mi impegno dopo questi due tavoli, a portarvi in maniera diretta cosa è stato deciso.

Le norme devono essere fatte da chi ha fatto l’università della strada, se non sai i bisogni delle persone, non puoi fare una riforma per la gente. Le norme sono satratte proprio perché non hanno più il diretto contatto con le persone. Si deve tornare a parlare con la gente. Ultimamente si è perso questo contatto con la gente ed il bisogno delle persone“.

Per quanto concerne le donne, giacché erano in linea anche Paola Viscovich e Lucia Rispoli, Cosentino ha asserito: ” Opzione donna Dovrebbe essere prorogata al 2023, fino a quando avrebbe senso di esistere, sebbene per le donne voglia dire subire una forte penalizzazione 25, 30% in meno, proprio per questo non può essere l’unica soluzione, dobbiamo anche ragionare sulla rivalutazione della donna, sul suo ruolo, la valorizzazione si manifesta quando viene riconosciuta la cura, oltre alla maternità e al post partum, é necessario attribuire dei contributi per il periodo di cura di assistenza degli anziani e dei bambini”

Riportiamo altresì quanto ha scritto Cosentino al termine dell’incontro con il Governo sulla sua pagina personale Facebook: “Al tavolo di confronto con il Ministero del Lavoro esposte le proposte della CONFSAL relativamente alle possibili modifiche previdenziali da inserire nella prossima legge di bilancio. Necessario ed indispensabile, per il futuro, avere un unico tavolo di confronto“. Cosa ne pensate delle considerazioni di Domenico Cosentino? Condividete le sue proposte, fatecelo sapere nell’apposita sezione commenti del sito, sarà nostra cura inoltrare i vostri pareri al responsabile previdenziale Confsal comparto privato.

DIRETTA VOX POPULI

DIRETTA STREAMING VOX POPULI CON PIERANGELO ROSSI ospiti Gino Bartoli e Domenico Cosentino. GIÙ LE MANI DALLE PENSIONI

Pubblicato da WELL TV Channel su Venerdì 11 settembre 2020

25 commenti su “Riforma pensioni 2020, Cosentino al Governo: giusta quota 41 e via dai 62/63 anni”

  1. Buona parte di ciò che dice il sig. Cosentino mi pare condivisibile come ad esempio fare una riforma che duri nel tempo e non ogni 1 o 2 anni cambiare le carte in tavola, però come in tutte le cose c’è sempre un però. Non si può dire una flessibilità dai 62/63 anni, o sono 62 o sono 63 perché non è la stessa cosa. Lavorare un anno in più non è uno scherzo, non è la stessa cosa, soprattutto quando alle spalle ci sono più di 60 primavere. Quindi mi piacerebbe capire la sua proposta se è per i 62 anni o i 63 perché se per lui è lo stesso già partiamo malissimo.
    Non mi piace questo pressapochismo su un argomento così importante perché riguarda la vita delle persone. Così come quando si dice quota 41 per me è importante ribadire e sottolinearlo con forza che si tratta di 41 anni senza ne finestre o legami con l’aspettativa di vita, ne altre cavolate del genere, perché il non detto non vorrei che porti a partorire ad esempio una quota 41 ma con poi una finestra di 6 mesi, così si vende una quota 41 che in realtà è una quota 41,5 e che poi nel corso di un lustro con l’aspettativa di vita ridiventi una quota 42 e 10 mesi. Basta trucchi e trucchetti, regole chiare e facilmente comprensibili.

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  2. Parlare di anticipata dopo 41 anni e più di contributi versati davvero mi sembra una follia! Credo che nessun’ altra generazione arriverà mai a tanto se non per scelta personale, lavoratori che trovano particolarmente gratificante il loro lavoro o fancazzisti; la maggior parte di lavoratori “normali”, usuranti e non desideriamo soltanto dopo i 60 anni e oltre 41 anni di lavoro goderci qualche anno in salute per noi stessi, cosa che non abbiamo potuto fare a 20 anni o prima. Non è solo giustizia sociale, ma è giustizia umana che traspare quotidianamente dalle pagine di pensionipertutti.

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  3. Da quanto si legge in questi giorni mi pare che ci sia da sperarare che non venga toccata la legge Fornero (altro che superare la Fornero) chi è vicino a quota 41 o addirittura l’ha già raggiunta penso debba spaventarsi per quelle che sono le proposte del Governo.
    Tra l’altro i dubbi sull’accoglimento di quota 41 per tutti (ironia della sorte) vengono prorio ad essere rapprentati dal ministro Catalfo del Movimento 5 stelle che nel proprio programma politico del 2018 aveva proprio quota 41 per tutti come traguardo pensionistico e chissà quanti voti di quel 35% ha preso proprio per questo.
    Parlare di precoci e non precoci nel traguardo dei 41 anni non ha nessun senso se non quello del risparmio economico, 41 anni di lavoro sono 41 anni lavorati per tutti. Altro discorso è quello dei lavori gravosi che è giusto ricevano un congruo anticipo pensionistico.
    Io credo che si debba fissare un dato di fondo che sia certo il numero di anni minimo di contributi per andare in pensione e da li costruire tutte le altre deroghe per chi non è potuto arrivare a questo numero minino di annualità contributive.
    Vorrei chiedere dunque ai sindacati di tenere duro su quota 41 per tutti.

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    • Puntare a quota 41 per tutti senza penalizzazioni !
      Ma teniamoci l’anticipata Fornero, non abroghiamola per favore, perché alla fine vista la delusione, sarà quella a far legge. E nemmeno peggio di tante strane idee che si preannunciano.

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  4. 62 è già un età più che accettabile. 63 NO poi con finestre varie e altro è facile arrivare a 64
    L’età dovrebbe essere COMPRESA tra 60 e 62 Noi tutti stiamo pagando da anni il passaggio da quando si poteva andare con i 35 anni di contributi e 57 di età. Non venitemi a dire che negli ultimi 10 anni viviamo in media 5 anni di più !

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    • Sono d’accordo.
      62 anni uscita flessibile. Oppure:
      41 anni di contributi! (In fondo 10 mesi in meno per le donne, 1anno e 10 mesi per gli uomini).
      Nel marasma totale non abrogate però l’anticipata Fornero. Non si sa mai

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  5. Mi sembra che le idee principali espresse da Cosentino, in sintesi “Quota 41” e “flessibilità a partire da 62/63” siano analoghe o forse proprio uguali a quelle degli altri sindacati (CGIL, CISL, UIL), almeno in linea di massima.
    Se sindacati confederali e autonomi fossero davvero sulla stessa lunghezza d’onda su queste proposte e le portassero assieme al tavolo col governo, sarebbe decisamente una BUONA COSA.

    Cosentino ha ragione a sottolineare che ogni riforma deve essere fatta innanzitutto ascoltando i bisogni della gente e non, aggiungo io, ascoltando primariamente quelle dei contabili, come è stato fatto negli ultimi decenni.
    Dalla riforma Sacconi del 2010 si è sempre più cercato di rafforzare e istituzionalizzare l’inasprimento del trattamento pensionistico e se ciò era IN PARTE comprensibile subito dopo la grande crisi del 2007 ormai non è più possibile continuare con quell’atteggiamento “austero” che, deprimendo grandemente il ricambio generazionale, ha danneggiato non solo i pensionandi ma anche i giovani disoccupati e, alla fine, l’economia.

    Bene l’idea di non avere “quote” che impongano un numero minimo di anni di contribuzione in relazione all’età.
    Trovo comprensibile che si vogliano imporre numeri minimi, ma non legarli tra di loro.

    I 20 anni di CONTRIBUTI minimi per accedere alla pensione già sono un minimo esistente, al massimo penserei ai 30 della Ape Sociale (non certo ai 36/37/38 di cui si parla sempre).
    I 62/63 anni minimi di ETA’ possono essere un altro dei due minimi.
    Ma non ci dovrebbe essere un legame vincolante tra età e contributi, visto che comunque “minore età = meno contributi = minor assegno” e in caso di anticipo pensionistico il “sollievo” per le casse INPS è implicito.

    Se poi si vuole (o si è costretti) a mettere una MODERATA penalizzazione per ogni anno di anticipo (1,5% ?) io personalmente non mi opporrei, a fronte della possibilità di SCEGLIERE se andare in pensione oppure no dopo i 62 anni. So bene che altri non la pensano così, considerando comunque ingiusta ogni penalizzazione (e non riesco davvero a dar loro torto), quindi questa è solo la mia opinione personale.

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  6. Condivido la proposta dei 41 anni necessari x accedere alla pensione. L’Inps fornisce dati drogati , ci sono in Italia 16.000.000 di pensionati ma solo 8.000.000 hanno versato i rispettivi contributi gli altri dovrebbero essere a carico dello stato non dei lavoratori idem x l’assistenza sanitaria !!!

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  7. Si parla sempre di ‘uscire dal lavoro’. Ma non si parla quasi mai di chi dal lavoro è già uscito, nonostante la sua volontà. Di chi il lavoro l’ha perso e a 61 anni, dopo aver usufruito della Naspi, non ha nessuna certezza sul proprio futuro, non può fare nessuna previsione, se non quella terribile di ritrovarsi senza lavoro, senza assegno di disoccupazione, senza pensione.
    Sto parlando del sottoscritto: ho 61 anni e mi trovo in quella situazione; ho vinto la repulsione e rischiando il senso del ridicolo ho inviato curriculum ovunque, come se fossi un giovanotto; nessuno mi ha mai neppure risposto, credo che io avrei fatto altrettanto, se fossi stato un responsabile alle candidature.
    Sarebbe ridicolo far lavorare uno di 61 anni togliendo l’opportunità ad un giovane.
    Quindi secondo me la soluzione definitiva potrebbe essere la pensione a partire dai 62 anni, accettando pure le penalizzazioni dovute per l’anticipo sull’età e per gli anni di contributi non versati; penalizzazioni che sarebbero via via minori per ogni anno di anticipo in meno e per ogni anno di contributi in più. Ritengo che 62 anni siano un’età accettabile per entrare in una pensione ‘anticipata’.

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    • La lista dei lavori usuranti mi lascia Perplessa gli operai in linea di montaggio non sono nominati certo che una maestra di scuola materna che si usura specialmente durante i 15 giorni a casa a Natale e i tre mesi estivi. Gli operai pur lavorando anche a luglio sudano correndo dietro la linea, ma si divertono mica si usurano nonostante la tendinite. Le maestre poverine sotto l’ombrellone si usurano spalmando la crema solare. Chissà se la classe operaia andrà in paradiso.

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  8. Leggevo nel Sole 24 ore di oggi la proposta di pensione anticipata per i lavori gravosi con almeno 62 anni di eta’ mentre per tutti gli altri un’eta’ anagrafica di 64. Mi auguro sia uno scherzo e tra l’altro anche di cattivo gusto per non usare altre espressioni. Un suggerimento ai sindacati: bene distinguere i lavori usuranti ma ritengo che le basi riguardo l’eta’ anagrafica vengano portate a 60 anni per i gravosi e 62 per tutti gli altri. Ritengo inoltre che coloro i quali hanno 41 anni di contributi versati abbiano il sacrosanto diritto di poter andare in pensione a prescindere dall’eta’ anagrafica.
    Un trattamento diverso andrebbe riservato alle donne con un ulteriore abbassamento dell’eta’ anagrafica per poter accedere alla pensione.

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  9. Sig. Cosentino, complimenti per le sagge e belle parole e grazie!
    …..”la prossima riforma della previdenza dovrebbe essere strutturale, non più a scadenza, e soprattutto che dovrebbe essere fatta da quanti hanno davvero a cuore le problematiche delle persone ed hanno fatto ‘L’università della strada‘ ossia sanno di cosa stanno parlando”….
    Leggere queste parole e le altre da Lei pronunciate, fà proprio bene al cuore, ce ne fossero persone che ragionano così…
    Per fare un esempio e se ho capito bene, anche di ape sociale prima si proponeva di renderla strutturale ed ora invece si parla solo di una proroga per il 2021(!?)…
    E sì, ha ancora e di nuovo ragione quando dice:
    “é necessario che il Governo ricevendo le indicazioni del popolo e delle parti sociali emani un provvedimento e una riforma pensionistica seria che sia duratura, non sia sempre un rincorrere le scadenze, da qui ad 1 anno, 2 anni, le persone devono poter programmare con certezza la propria vita previdenziale.”
    È vero! Troppe persone sedute al tavolo del potere però non tengono conto di questo.
    Lei dice anche di essere un sostenitore convinto della quota 41 per tutti senza riduzioni e limitazioni e come dicevo in un altro mio commento, io alle persone che hanno lavorato tutti quegli anni, darei anche una medaglia oltre che la pensione, invece ci sono ancora politici che si permettono di pensare di mettere dei paletti, delle penalità…
    Per quanto mi riguarda però, sono direttamente interessata a
    “In aggiunta alla quota 41 occorre un sistema flessibile a partire dai 62/63 anni” senza i paventati paletti dei 36/38 di contributi, ma dando almeno la scelta se rimetterci o meno qualcosa in base agli anni di anticipo.
    Quello che non ho ben capito e mi ha incuriosita, è la parte in cui si dice
    “con un eventuale ricollocazione di queste persone, che vogliono accedere al pensionamento che possono essere riutilizzati come controllo e formazione.”…
    In ogni caso, solleva l’animo sapere che al tavolo delle trattative siederanno anche persone come Lei, voglio sperare che sia in buona compagnia, che ci siano altre persone che come Lei ragionano anche con il cuore, e che riusciate a portare a casa dei buoni risultati. Ci sono tante persone, proprio stanche, che li aspettano.

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  10. Buongiorno 41 Anni di contributi sono sicuramente giusti e necessari per andare in pensione speriamo che questo governo ne prenda atto i cittadini i Lavoratori hanno bisogno di certezze dopo la riforma 100 ,e 41 sarebbe un Segnale importante.

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  11. Come un raggio di sole indora la cima chiara d’una nuvola scura, così la Speranza con regalità lucente rischiara la nostra vita avvolta da pensieri di tenebra.

    La faranno o no una Riforma pensioni che sia migliore del pot-pourri fatto di legge Fornero, Quota 100, Opzione Donna, Ape Social, Ape Volontaria e quant’altro noi conosciamo?

    Le proposte di Domenico Cosentino (responsabile previdenziale Confsal comparto privato) sono certamente condivisibili:

    – fondamentale ascoltare le Istanze del popolo (riconoscere cioè – mia interpretazione – i reali bisogni della gente)
    – riforma pensionistica seria che sia duratura, non sia sempre un rincorrere le scadenze (che debba durare cioè – ancora mia interpretazione – almeno una decina di anni)
    – rivalutazione della donna, sul suo ruolo (mia considerazione: questo è un debito verso la donna alla pari del debito pubblico. Come il governo si preoccupa del debito pubblico, così dovrebbe preoccuparsi del debito verso la donna. In concreto: una Opzione Donna senza la forte penalizzazione del 25, 30% in meno)

    Altre proposte di Domenico Cosentino sono condivibili solo in parte, nello spirito di “piuttosto che niente, meglio piuttosto”:

    – occorre un sistema flessibile a partire dai 62/63 anni con una eventuale ricollocazione di queste persone (mia considerazione: i lavoratori devono poter andare in pensione a 60 anni e senza penalità. Un sessantenne non è ricollocabile)

    Lo spirito di lealtà che anima Domenico Cosentino verso le persone, lavoratori e pensionati, gli fa dire:

    – “vi dico subito per correttezza che non ci saranno grosse novità sulla riforma del sistema previdenziale” (mia considerazione: e come sarebbe potuta esserci una novità sulla riforma pensioni?! Se una buona riforma pensioni non è stata fatta in tempi migliori (pre-Covid), come potrebbe essere fatta in tempi peggiori (post-Covid)?)

    Il governo ascolta la voce della gente, ma non sempre opera come la gente si aspetta. E questa apparente disarmonia è presto spiegata: l’aspettativa della gente nasce dall’accesa speranza che ciò che va male possa volgere al bene, mentre il governo proprio per far volgere al bene ciò che va male è spesso indotto a spegnere la speranza della gente.

    C’è la possibilità di fare in modo che il governo ascolti la voce della gente e realizzi ciò che la gente si aspetta? La mia risposta è: sì, c’è.

    Se mi si perdonano l’ardire e la presunzione (che nasce proprio dal mio ardente ardire), dispongo di una soluzione “che non può essere contenuta nel margine troppo stretto della pagina”.

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      • Sarebbe?

        La soluzione di cui parlo è descritta nelle 176 pagine del mio libro L’economista in camice pubblicato da Aracne nel 2019 (sulla soluzione stavo già lavorandoci dal 2015).

        Non è che ci vogliono 176 pagine per descrivere la soluzione: questa è riportata in “sole” 11 pagine (dalla pag. 138 alla pag. 148). Per descrivere la soluzione ci vogliono così tante pagine, perchè occorre dimostrare che è una soluzione che sta in piedi e che, soprattutto, può essere sperimentata con esperimenti reali di laboratorio senza perturbare l’economia.

        La soluzione dà il titolo al paragrafo 7.3: “Contromisura n.2: reddito da lavoro equilibrando il flusso in entrata e in uscita dalle aziende (proposto dall’economatica)”

        Piccola nota: l’economatica è la “nuova scienza economica” (la “new economics” – cosa diversa dalla “new economy”) alla quale sono giunto attraverso la fusione delle due discipline economia e informatica. Allo stato attuale il mondo accademico è totalmente ignaro della sua esistenza. Il lancio ufficiale dell’economatica avverrà al Congresso Internazionale di economisti su “Decision Economics” che si terrà all’Università degli Studi dell’Aquila Dipartimento di Scienze Umane dal 7 al 9 ottobre 2020 (Covid permettendo – Event status cannot be confirmed).

        Smorzo subito sul nascere eventuali obiezioni come questa: “tra il Mef che ci pensa, la Banca d’Italia, Confidustria, la Bce, l’Fmi, l’Ocse, tu sei quello che c’ha la soluzione in mano?”

        La mia risposta è semplice: sì. E il motivo è presto detto: loro non hanno in mano la soluzione che ho io.

        (tra parentesi, nel mio libro si parla anche di come la pensano Banca d’Italia e Bce e quindi sono il primo a verificare che la mia soluzione rientri nei vincoli imposti dalla Bce).

        Tentando di spiegare qui la mia soluzione in poche righe, sono del tutto consapevole di correre il rischio di dire cose talmente semplici al punto da farle apparire banali. Ma corro il rischio.

        A pagina 141 ho scritto:

        “La soluzione andrebbe trovata rendendo compatibile il flusso della forza lavoro con le pensioni (la cui erogazione dovrà essere endogena, cioè avvenire senza l’intervento dello Stato). I nostri tempi recano l’impronta del digitale: dunque è nel digitale che bisognerà trovare la risposta per stimolare l’occupazione. Poiché l’economia si basa sullo scambio e lo scambio avviene tramite moneta, è nella “moneta digitale” la soluzione del problema della disoccupazione attuale.”

        Seguono le descrizioni sulla moneta elettronica, moneta virtuale, criptovaluta che ne danno Bce e Banca d’Italia. Segue il pensiero di Yanis Varoufakis (ex ministro delle finanze greco del governo Tsipras) e del premio Nobel per l’economia Joseph Stiglitz.

        La descrizione della mia soluzione prosegue così:

        “A differenza di Stiglitz che propone l’adozione di un “euro flessibile” (per cui ogni Stato appartenente all’eurozona crea il proprio euro elettronico), l’economatica propone l’adozione di “una moneta digitale parallela all’euro” avente validità esclusivamente entro i confini nazionali. L’adozione di una moneta digitale in luogo dell’euro flessibile sarebbe di più facile e immediata attuazione in quanto, rivelandosi una pratica nazionale, non richiederebbe il consenso da parte degli Stati dell’eurozona [omississ].
        L’adozione di una moneta digitale di Stato (gestita e controllata dallo Stato) – in Appendice C ne viene presentato un modello di gestione –, di forma digitale e scritturale, utilizzata per la riscossione delle tasse, per il pagamento delle pensioni, per la compensazione di debiti e crediti tra Stato e imprese e tra Stato e famiglie, permetterebbe allo Stato di reperire le risorse necessarie per finanziare il maggiore esborso di pensioni derivante dall’uscita anticipata dalle aziende di lavoratori con più di sessant’anni di età a favore dell’entrata in azienda di giovani”.

        Nelle Conclusioni si dice:

        “L’utilizzo della moneta digitale di Stato permetterà il tracciamento automatico delle transazioni a livello centrale (cioè di Stato), e pertanto la possibilità di evasione fiscale verrà vanificata. Con il recupero delle entrate fiscali lo Stato potrà erogare nuove pensioni ai lavoratori che hanno oltrepassato da poco la sessantina ai quali subentreranno giovani “nativi digitali” aventi caratteristiche più in linea con le richieste per la costruzione del futuro digitale delle imprese e della nazione. I nuovi lavoratori stimoleranno la nuova domanda di consumi che invoglierà le imprese a produrre e quindi a mantenere il livello occupazionale”.

        Ma non tutto ciò che luccica è oro:

        “Le soluzioni ai problemi di oggi alimenteranno i problemi di domani, come conseguenza causata dall’automazione e dalla disintermediazione che i nuovi occupati, i nativi digitali, avranno contribuito a implementare. Quella che vediamo oggi è solo la punta dell’iceberg. Le generazioni future si troveranno dinanzi l’intero iceberg, e dovranno esplorare soluzioni ben più difficili di quelle descritte in questo libro. Ad ogni modo. Qualunque sarà il corso degli eventi, una soluzione verrà trovata. Poiché (come l’esperienza ha insegnato all’autore) ogni problema reca “sempre” in sé la propria soluzione”.

        Dott.ssa Erica Venditti, non so se ho risposto alla sua domanda: “sarebbe?”

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        • Ammetto di averla dovuta leggere più volte la sua soluzione. E’ interessante e anche fattibile, ma purtroppo i tempi e i soggetti interessati non sarebbero celeri. In Italia ci vorrebbero leggi idonee solo per avviarsi in quella determinata direzione e in Europa quanti ci seguirebbero o approverebbero ? Capisco che da qualche parte bisogna pure partire, ma in Italia, con la situazione politica traballante che abbiamo e i politici che abbiamo la vedo francamente dura. Ci vorrebbe una maggioranza ampia e soprattutto duratura, cosa mai vista da noi che cambiamo governo ogni spiffero di vento. Purtroppo ci vuole tempo, troppo tempo e nel frattempo ?

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    • Buongiorno Sig. Claudio. Credo che OD, Ape social, Ape volontaria e aggiungo, lavori gravosi, siano appendici, opzioni che potrebbero venire ancora utili a molti, in una vera ma ormai complessa cancellazione della legge sulle pensioni. La vera sfida attuale è come lenire la legge Fornero senza però garantire gli stessi privilegi di quota 100. L’ho sempre detto: ” Quota 100 è una misura troppo vantaggiosa , non replicabile ed economicamente insostenibile”. Tutte le proposte vere o presunte che si leggono, sono tutte peggiorative rispetto alla quota 100 e non poteva essere altrimenti. Quota 100 è stata una boiata pazzesca che ha bloccato per tre anni una seria discussione, iniqua e moralmente ingiusta. Solo il fatto che ancora oggi e in tutto il triennio ci sono migliaia di lavoratori che ogni mese si pensiona con la vecchiaia o con l’anticipata, quindi con 5 anni in più sul groppone, da il senso di assurdità.
      Noto con piacere ( almeno non li leggo più) che alcuni utilizzatori della quota non scrivono più; Forse sono ancora in vacanza ma probabilmente non sono più interessati alla questione pensioni. Hanno incassato l’agevolazione ed adesso la cosa non gli interessa più, quello che verrà dopo non sono più fatti loro. Io oggi sono in pensione, ma Lei sa che ho dibattuto moltissimo in questo anno e mezzo e non per interessi personali ma proprio perchè ho reputato quota 100 una opzione scandalosa, di un modo di fare politica ignobile. Il sasso gettato nello stagno ha creato un’onda anomala che ha colpito la dignità di persone in carne ed ossa. Quello che resta e che verrà ricostruito, sarà si nuovo, sarà probabilmente leggermente meglio della Fornero , ma nascerà dal caos, dai privilegi e questa non è mai una cosa buona, perchè i privilegi per alcuni …. qualcun altro li dovrà pagare.

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