Riforma pensioni, obiettivo sostituire la Fornero: tra il dire ed il saperlo fare

In questi ultimi giorni, con le elezioni alle porte e i tanti programmi politici che hanno inserito nei punti anche la sostituzione della Fornero con le più svariate misure, in molti si stanno chiedendo, soprattutto i lettori più accorti, quanto vi sia di vero e quante delle misure proposte siano solo demagogiche. Perché in fondo, iniziano a pensare in tanti, se sono 10 anni che la Riforma Fornero resta il sistema previdenziale vigente vuol dire che funziona, garantisce risparmi o che comunque non vi é mai stata la volontà o la capacità di superarla garantendo la sostenibilità del sistema stesso. Negli ultimi Governi ci si é dunque accontentati, per ‘tenere buona’ la popolazione, di misure tampone, vedi quota 100, quota 102, opzione donna, ape sociale, ma non si é mai proceduto con una riforma strutturale.

Ecco allora che abbiano provato ad interfacciarci con il nostro esperto il Dott. Claudio Maria Perfetto che ha scritto per noi un lunghissimo elaborato che divideremo in più parti, nella prima, che verrà a sua volta diviso in due, viene presentato con oggettività come funziona oggi il Sistema Previdenziale. In questa prima parte il Dott. Perfetto fa un lavoro enorme, esprime, enunciandoli, i principi sui quali si regge la Riforma Fornero. Per farlo ha riascoltato con attenzione maniacale la conferenza stampa tenutasi in occasione del dicembre 2011, ‘sbobinando’ i principi che la Professoressa enunciò su cui si basa la Riforma Monti-Fornero. A suo dire é fondamentale partire da qui per permettere ai lettori, prima di pensare al modo migliore per superare questa riforma, che ripetiamo perdura da oltre10 anni, di formarsi un quadro più completo della “Legge Fornero” attenuando così il loro livore nei confronti della Prof.ssa stessa. Come a sottolineare che i principi su cui si fonda sono nobili. Nella Seconda parte, invece, seguendo lo stesso schema il Dott. Perfetto elencherà i principi generali sui quali dovrebbe, invece, reggersi oggi una Riforma Previdenziale per superare la Fornero, che in buona parte riprendono quelli espressi nel Ddl 857. Dunque i principi esposti nella proposta di legge 857 presentata da Damiano-Baretta- Gnecchi nel 2013 potrebbero essere, si comprenderà solo nei prossimi elaborati, se ripresi in considerazione, la chiave di svolta perla prossima Riforma Pensioni, seria, equa e soprattutto strutturale. Una riforma che punti alla flessibilità in uscita per tutti ed alla libertà di poter scegliere se e quando lasciare il lavoro. Oggi vi presentiamo, dopo questo lungo incipit, a mio avviso doveroso per darvi un quadro d’insieme, la prima parte dell’elaborato in cui andremo maggiormente a fondo sui fondamenti della Riforma Fornero.

Riforma pensioni, comprendere a fondo la Riforma Fornero per arrivare alla flessibilità

Così Perfetto: “Una delle espressioni più ricorrenti in questo periodo elettorale è: flessibilità nel pensionamento.  

Se è solo una maggiore flessibilità che si vuole ottenere, è presto fatto: basta creare opzioni ad hoc che siano sostenibili per i conti pubblici, affiancarle alla Riforma Fornero, ed ecco la maggiore flessibilità.

Ma le opzioni ad hoc sono piuttosto selettive, accontentano alcuni lavoratori ma ne scontentano altri. E non è questa la flessibilità che si vuole. No. Si vuole ottenere una flessibilità applicabile a chiunque, in modo uguale: una flessibilità equa. Ma, anche, una equa flessibilità, giusta, adeguata, se applicata con penalità.   

L’equità è uno dei princìpi ispiratori della Riforma Fornero. Ma al tempo stesso, le sue norme di pensionamento sono ritenute piuttosto restrittive, rigide, ed è per questo che la si vuole sostituire con una normativa che sia al tempo stesso equa e flessibile.

Ma per sostituire la Riforma Fornero, la cui integrità è rimasta intatta per un decennio ─ a testimonianza del fatto che i princìpi sui quali si regge sono validi e solidi ─,  occorre conoscere i princìpi che l’hanno ispirata, in modo da poterli sostituire con altri princìpi altrettanto validi e solidi, e flessibili nella loro attuazione.   

Occorre anche tenere conto che la Riforma Previdenziale è parte di un disegno, di una “Manovra” a più ampio spettro sociale, e pertanto è un tassello che deve integrarsi con altri tasselli sociali (con il lavoro, per esempio), in modo armonico, dando e ricevendo valore aggiunto derivante da interazioni sinergiche.

I princìpi sui quali si fonda la Riforma Fornero li spiega la Prof.ssa Fornero stessa in occasione della conferenza stampa tenutasi in dicembre 2011. Ecco cosa disse in quella occasione, quasi parola per parola (con aggiunte di note, tra parantesi quadre, dove c’è un richiamo a normative e documenti, o commenti)”.

Riforma pensioni: su quali principi si basa la decennale e tanto criticata riforma Fornero?

Così la Fornero: “PRINCIPIO 1: Per fare le pensioni occorre il lavoro (lavoro principale meccanismo)

Io credo che questa riforma previdenziale che presentiamo sia (o possa segnare) la fine di un periodo nel quale le pensioni sono state viste essenzialmente come un trasferimento dello Stato (deciso nominalmente secondo criteri di giustizia, secondo criteri di equità, ma spesso in maniera un po’ arbitraria e sicuramente nascondendo molti privilegi) a un periodo in cui tutti, ma proprio tutti, devono capire che il principale meccanismo per fare pensioni è il lavoro”.

Riforma delle Pensioni (Riforma del Lavoro subito dopo)

“Quindi questa è la riforma delle pensioni ma la riforma del mercato del lavoro completerà questo primo pezzo, [che] viene prima, per necessità, per vincoli finanziari”.

PRINCIPIO 2: Equità (‘entro le generazioni’ e ‘tra le generazioni’)

Allora, ad ispirare questa riforma sono esattamente i criteri di equità tra, ma anche entro, le generazioni. ‘Tra generazioni’ vuol dire essenzialmente evitare la vecchia pratica di promettere a qualcuno presente oggi trasferendo l’onere di questa promessa a qualcuno che oggi conta poco o magari che non c’è ancora, cioè le generazioni future. Vogliamo l’equità ‘entro le generazioni’, e quindi vi posso assicurare che abbiamo passato al setaccio il sistema pensionistico nel suo complesso per cercare di individuare delle posizioni differenziate ─ che però potevamo chiamare ‘privilegi’ ─ e attenuare, o eliminare, questi privilegi”.

PRINCIPIO 3: Metodo contributivo (in pensione prima, la pensione si abbassa)

“Ma volevamo anche affermare il principio (vi ho detto) della pensione come risultato del lavoro, e questo vuol dire un metodo uniforme di calcolo della pensione. Vuol dire che la pensione si calcola grosso modo per tutti secondo la stessa formula. Questa formula, che ormai sapete si chiama ‘metodo contributivo’, dice due cose fondamentali: che nessun euro di quelli che il lavoratore contribuisce al sistema deve essere perso. Quindi c’è un implicito, forte richiamo a eliminare il lavoro nero, e gli euro versati da giovani contano di più, perché stanno di più, ‘capitalizzano di più’, come si può dire in gergo tecnico. E la seconda cosa è che, se si va in pensione prima, la pensione è un po’ più bassa. E qui mi lego all’altro principio (metodo contributivo, vi ho detto), l’altro principio, che è la flessibilità nel pensionamento.

PRINCIPIO 4: Flessibilità nel pensionamento (incentivi al proseguimento)

Io trovo abbastanza paradossale che lo Stato, che non ci dice quando dobbiamo comprare la casa, quando dobbiamo sposarci, quando dobbiamo fare figli, però ci debba dire quando dobbiamo lasciare il lavoro! Noi vogliamo reintrodurre una flessibilità, e a questa flessibilità accompagnare incentivi al proseguimento dell’attività lavorativa, incentivi che per qualcuno varranno, per altri, magari per considerazioni familiari, personali, non varranno ma sarà libero, sarà libero al pensionamento a partire da un’età minima.

Età minima per il pensionamento (62 le donne, 66 gli uomini [nel 2012], inglobando le finestre)

Quindi questo vuol dire che c’è un pensionamento dettato da un’età minima e da una fascia di flessibilità che induce al proseguimento, che incentiva al proseguimento. L’età minima ─ dobbiamo però tener conto del fatto che l’Europa ci chiede oggi un innalzamento dell’età media di pensionamento, quindi l’età minima ─ non può essere troppo bassa, perché altrimenti la riforma tutta non sarebbe credibile sul piano europeo. Questo vuol dire che noi abbiamo dovuto alzare l’età minima per le donne, e l’abbiamo portata a 62 anni con una fascia di flessibilità che va fino a 70. Questa età 62 incorpora le finestre [nota: le finestre furono introdotte dal Governo Dini nel 1995; sono state reintrodotte dal Governo Conte 1 nel 2019], un bizantinismo che abbiamo cancellato. Non ci sono più finestre e non ci sono più quote [nota: le quote sono state reintrodotte dal Governo Conte 1 nel 2019]. Non ci sono più… c’è trasparenza e uniformità nel sistema. Quindi l’età minima per le donne è 62 e la flessibilità è fino a 70. L’età minima degli uomini oggi è 65 ma attenzione! 65 + 1 fa 66! non fa 65: noi inglobiamo la finestra e quindi partiamo da 66. Attenzione ancora perché le donne innescano un processo di adeguamento all’età maschile, e questo processo termina nel 2018”.

Adeguamento alla speranza di vita (a cadenza biennale dal 1° gennaio 2019)

“Nel 2018, perciò, l’età minima per accedere al pensionamento sarà 66. E questo di nuovo è coerente con l’impegno preso dal precedente Governo [nota: il riferimento è al Governo Berlusconi IV che nel 2010 ha portato a cadenza triennale l’adeguamento dei requisiti di accesso al sistema pensionistico agli incrementi della speranza di vita] di portare l’età media di pensionamento a 67 entro il 2026. Noi anticipiamo [nota: dal 1° gennaio 2019 vengono portati a cadenza biennale gli adeguamenti dei requisiti di accesso al sistema pensionistico agli incrementi della speranza di vita. Nota: gli adeguamenti alla speranza di vita vengono congelati dal 1° gennaio 2019 al 31° dicembre 2026, solo per le pensioni anticipate, dal Governo Conte 1 nel 2019], ma la crisi finanziaria non si è allentata anzi si è aggravata”.

PRINCIPIO 5: Convergenza contributiva (commercianti e artigiani alla pari di dipendenti pubblici e privati)

Introduciamo poi il principio della convergenza, quindi vuol dire che alcuni regimi che sono stati finora privilegiati, in termini di trattamento o in termini di aliquote, convergeranno verso il regime generale applicato ai lavoratori dipendenti, pubblici e privati. Questo vuol dire qualche aumento di aliquota contributiva per i commercianti, per gli artigiani, per i coltivatori diretti e imprenditori agricoli. Sappiamo anche che ci sono i giovani con le loro partite Iva: non abbiamo potuto fare molto, l’aliquota loro è già abbastanza convergente, ma abbiamo esteso un minimo di tutela, che vuol dire le maternità e paternità, cioè i congedi ─ che noi incoraggiamo sia per le donne sia per gli uomini ─ e abbiamo dato qualche tutela di salute in più. Abbiamo chiesto un contributo di solidarietà alle pensioni più ricche e avvantaggiate”.

Pensione anticipata (ex pensione di anzianità)

“Abbiamo, per quanto riguarda il capitolo che so essere il più dolente per molte persone ─ le pensioni di anzianità ─ abbiamo deciso di, sempre incorporando la finestra, lasciare l’anzianità per le donne a 40 + 1 (che c’è già, c’è già, è già dentro) che fa 41 più 1 mese che è già scattato. Quindi il numero oggi è 41 e 1 mese, e partiamo di lì per le donne. Per gli uomini chiediamo un sacrificio; ma abbiamo alzato l’età delle donne, quindi per gli uomini l’anzianità si acquisisce con 42 e 1 mese, a partire dal 1° gennaio 2012.

Pensione anticipata con penalizzazione (se si esce con meno di 62 anni)

Sarà possibile andare in pensione anche prima dell’età minima stabilita per le donne [nota: 62 anni], ma bisognerà pagare una piccola penale. Non escludiamo che qualcuno vada prima, ma dovrà pagare una piccola penale. [nota: andando in pensione anticipata (42 anni e 1 mese nel 2012) prima di aver compiuto 62 anni di età, si incorre in una penalità: “Sulla quota di trattamento relativa alle anzianità contributive maturate antecedentemente il 1° gennaio 2012, è applicata una riduzione percentuale pari a 2 punti percentuali per ogni anno di anticipo nell’accesso al pensionamento rispetto all’età di 62 anni” ─ Decreto Legge 6 dicembre 2011, pag. 29. In altre parole (se l’interpretazione è corretta) se con la pensione anticipata si va in pensione a 60 anni ─ e questo vale anche nel 2022 ─ cioè con 2 anni di anticipo rispetto a 62 anni, si paga 2% × 2 = 4% di penalità sulla quota retributiva dell’importo della pensione maturata antecedentemente il 1° gennaio 2012].

Manovra senza promettere ciò che non può essere mantenuto

Abbiamo cercato di fare tutto questo in maniera non rituale, non semplicemente come omaggio a princìpi sempre dichiarati e spesso disattesi, abbiamo avuto a cuore l’equità. Sappiamo bene che richiediamo sacrifici ma speriamo che questi sacrifici siano compresi proprio in nome di quella possibilità di crescita che si accompagnerà a un rafforzamento del lavoro senza il quale (e la quale) anche questa riforma del sistema previdenziale rischia di essere vanificata in un impoverimento collettivo. Ma questo impoverimento collettivo è esattamente il rischio che questa Manovra vuole evitare.

Manovra nel rispetto di vincoli finanziari severissimi

C’è un’ultima cosa che forse per molti è la più dolorosa. Questa è la riforma pensionistica con questi princìpi, e poi ci sono i vincoli finanziari. I vincoli finanziari oggi sono severissimi. Allora, nessuna riforma pensionistica dà nell’anno successivo alla sua introduzione (o nell’anno della sua introduzione) risparmi, perché il sistema pensionistico è un meccanismo lungo tra le generazioni, e allora abbiamo dovuto ─ e questo sì, che ci è costato anche psicologicamente ─ chiedere un sa…”. A questo punto la Prof.ssa Fornero si interrompe ─ sopraffatta dalla enorme responsabilità che la Riforma Fornero trasferisce al Ministro Fornero ─ e non riesce a completare la frase. Credo che stesse per dire ‘sacrificio’, come avete capito” (completa la frase al posto suo il Presidente del Consiglio Mario Monti che sedeva di fianco al Ministro Fornero).”

Nella seconda parte, a completamento di questo discorso il Dott Perfetto inizierà il suo elaborato con la frase: ‘ Sono 10 anni che la Riforma Fornero è in vigore. E questo la dice lunga sulla sua validità“. Per poi procedere col suo ragionamento che fa intendere come però possa essere cambiata da una riforma altrettanto valida: ‘ Ma la soluzione ‘Riforma Fornero’, se da un lato risolve il problema della sostenibilità del sistema pensionistico (messa a rischio dall’invecchiamento della popolazione della nazione), dall’altro diventa essa stessa il problema della sostenibilità del sistema pensionistico (messa a rischio dall’invecchiamento della popolazione dei lavoratori). Sì, perché l’obbligo di restare più a lungo al lavoro da parte degli anziani impedisce ai giovani di entrare nel mondo del lavoro, e di mantenere quindi quell’equilibrio tra flusso entrante e flusso uscente di lavoratori sul quale si fonda proprio la sostenibilità del sistema pensionistico“.

Nella speranza di avervi incuriosito circa il proseguo del suo ragionamento, nella giornata di domani pubblicheremo il secondo elaborato su cui il Dott. Perfetto bene spiegherà come si potrebbe fare e da dove partire per superare la Riforma Fornero con raziocinio e non con misure ad hoc temporanee. Fateci sapere nel mentre, nell’apposita sezione commenti se al di là della rigidità della Monti-Fornero ne conoscevate i principi cardine su cui é fondata e se li condividete, pensando che questi, i principi intendo, debbano comunque essere presenti in una prossima riforma sebbene la desideriate più flessibile.

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Riceviamo e pubblichimo un errata corrige del Dott. Perfetto:

Mi corre l’obbligo di precisare che quanto da me affermato al punto “Pensione anticipata con penalizzazione (se si esce con meno di 62 anni)” va corretto.

Chi va in pensione con la pensione anticipata Fornero con uscita prima del compimento di 62 anni non è soggetto a penalizzazioni.

La circolare INPS N. 74 del 10/04/2015 afferma testualmente: “Alle pensioni anticipate nel sistema misto aventi decorrenza dal 1° gennaio 2015, liquidate in favore dei soggetti che maturano il previsto requisito di anzianità contributiva entro il 31 dicembre 2017, non si applica la riduzione percentuale prevista per i soggetti con età inferiore a 62 anni. (https://www.inps.it/Circolari/Circolare%20numero%2074%20del%2010-04-2015.htm)

Inoltre, la penalizzazione del 2% in merito alla pensione anticipata per chi non ha raggiunto il 62° anno di età (espressa nella Riforma Fornero) è stata definitivamente soppressa dalla legge 232 dell’11 dicembre 2016 (Art.1 comma 194) che esplicita: “Con effetto sui trattamenti pensionistici decorrenti dal 1º gennaio 2018, le disposizioni di cui all’articolo 24, comma 10, terzo e quarto periodo, del decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 dicembre 2011, n. 214, in materia di riduzione percentuale dei trattamenti pensionistici, non trovano applicazione” (https://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2016/12/21/16G00242/sg).

18 commenti su “Riforma pensioni, obiettivo sostituire la Fornero: tra il dire ed il saperlo fare”

  1. Mi corre l’obbligo di precisare che quanto da me affermato al punto “Pensione anticipata con penalizzazione (se si esce con meno di 62 anni)” va corretto.

    Chi va in pensione con la pensione anticipata Fornero con uscita prima del compimento di 62 anni non è soggetto a penalizzazioni.

    La circolare INPS N. 74 del 10/04/2015 afferma testualmente: “Alle pensioni anticipate nel sistema misto aventi decorrenza dal 1° gennaio 2015, liquidate in favore dei soggetti che maturano il previsto requisito di anzianità contributiva entro il 31 dicembre 2017, non si applica la riduzione percentuale prevista per i soggetti con età inferiore a 62 anni”. (https://www.inps.it/Circolari/Circolare%20numero%2074%20del%2010-04-2015.htm)

    Inoltre, la penalizzazione del 2% in merito alla pensione anticipata per chi non ha raggiunto il 62° anno di età (espressa nella Riforma Fornero) è stata definitivamente soppressa dalla legge 232 dell’11 dicembre 2016 (Art.1 comma 194) che esplicita: “Con effetto sui trattamenti pensionistici decorrenti dal 1º gennaio 2018, le disposizioni di cui all’articolo 24, comma 10, terzo e quarto periodo, del decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 dicembre 2011, n. 214, in materia di riduzione percentuale dei trattamenti pensionistici, non trovano applicazione” (https://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2016/12/21/16G00242/sg).

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  2. Signora Fornero sono disoccupato da anni e ho già 41 anni di contributi ! Per inseguire “LA SUA” RIFORMA E “LA SUA” PENSIONE ANTICIPATA fino ad oggi ho dovuto sborsare 130000 euro ! Ripeto CENTOTRENTAMILA euro di contributi volontari ! Grazie a questo “suo capolavoro”, avendo finito serenità, denaro e lacrime vere, ho qualche difficoltà a seguirla nei suoi ragionamenti ..

    PIUTTOSTO ATTENDIAMO ANCORA UNA RISPOSTA CHE FACCIA CHIAREZZA SU QUOTA 41 “SENZA PENALIZZAZIONI” DA CHI PRESUMIBILMENTE SARÀ AL GOVERNO DAL 25 SETTEMBRE !

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  3. Io mi chiedo e chiedo agli “esperti” ma i lavoratori oltre i 60 anni possono essere produttivi come un giovane di 20/30???
    Potrà avere l’esperienza e su questo non ci piove, ma ci sono settori velocizzati dalla globalizzazione dove della tua esperienza non sanno che farsene, vedi il trasporto aereo.
    E allora in virtù di quello che è diventato il mercato non sarebbe giusto dare spazio ai giovani???
    E’ su questo che dovrebbe puntare un Paese che vuole ripartire, i “bizantinismi” hanno affossato il paese.
    Ci vuole una sostituzione generazionale e lasciare liberi di decidere se continuare a lavorare o godersi la pensione che gli italiani si sono guadagnati con anni di duro lavoro.

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  4. Spero che monologhi di questo tipo la professoressa non gli abbia detto anche sui banchi di scuola.Se così fosse povere generazioni future.
    1 per fare le pensioni serve creare lavoro.
    Cosa ha fatto il governo.Nulla anzi lavoro c e ne di meno e sottopagato vedi la classifica degli ultimi 10 anni dove si trova il nostro paese.
    2 Equità.Bene io ho 41anni di lavoro e ho visto negli ultimi anni andare in pensione gente con meno anni.
    3 Metodo contributivo.Come detto sopra abbiamo gli stipendi più bassi d Europa quindi in automatico pensioni più basse.Orz addirittura calcolo contributivo.Uguale pensioni misere aumento della povertà
    4 Flessibilità.Se chi ha versato per 41 anni e ormai e alla frutta perché non si può mettere in atto una flessibilità di uno o due anni?
    Morale
    Sono stufo di sentire leggere vedere i commenti di chi è stata presa e pagata profumatamente per inculare una generazioni di lavoratori che negli anni 80 a contribuito a fare crescere il paese nel mondo

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  5. Sarebbe una buona idea, ma c’è anche il requisito dell’assegno pensionistico pari almeno a 2,8 la pensione sociale. Penso che chi abbia non molti anni di contribuzione difficilmente riuscirebbe a raggiungere un simile importo mensile, sia con il contributivo puro che con il misto. E dunque, ancora una volta, fatta la legge e trovato l’inganno. E come sempre sarebbero solo i più ricchi ad essere avvantaggiati.

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  6. Dalle argomentazioni lette ne scaturisce che la parola chiave di tutto il problema della riforma da farsi è Equità, quella che manca da quando la Fornero ha messo mano rovinando intere generazioni- equità che è mancata ancora con le quote 100 e poi 102, che hanno penalizzato tantissimi che le hanno rincorso senza mai raggiungerle- quindi per attuare una vera e strutturale flessibilità in uscita, la parola chiave è Equità, dando a tutti indistintamente la possibilità di uscire a partire dai 63 anni, magari con piccole penalità come dice Damiano, oppure con la doppia quota come dice Tridico, oppure con penalizzazioni a partire da 63 anni come dice Marino, lasciando libera scelta per proseguire fino a 70- l’importante è che trionfi la parola Equità una volta per sempre, agevolando tutti democraticamente senza distinzione

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  7. La riforma Fornero è nata oltre 10 anni fa perchè il governo di cdx dell’epoca era alla canna del gas, sia per la crisi economica del 2008 ma soprattutto per aver già allora promesso di tutto e di più a tutti, dal taglio delle tasse fino alle dentiere gratis. Va da se che, se arrivò la Fornero fu per il disastro economico che provocò altrimenti sarebbe rimasta la legge Sacconi-Brunetta nata appena 2 anni prima. Nel 2011 il debito pubblico era di 1700 miliardi di euro, oggi abbiamo superato abbondantemente i 2000 miliardi. Il giornale FT ha appena ammesso una grossa speculazione in corso sul nostro debito pubblico. Virus vari, guerra in corso e emergenza energetica fanno si che ci aspettano anni amari. Non fatevi illusioni e non fidatevi di facili promesse elettorali. Preferisco chi non fa promesse ma che tiene i conti a bada perchè quei debiti prima o poi andranno pagati e li pagheremo con aumenti delle tasse o minor servizi. Altro che flat tax. Siete avvisati.

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  8. Grazie per queste chicche di ragionamento contestualizzati sulla storia previdenziale degli ultimi dieci e più anni, ma noi del 1960 attendiamo lumi sulla quota 41… Nella speranza che le domande incalzanti a Salvini e Durigon abbiamo risposta vera, senza giri di parole e arzigogolati arrampicamenti sugli specchi… Quota 41 sarà penalizzata col solo contributivo oppure no?

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    • Esatto: tutti propongono la cosiddetta quota 41, ma c’è ne fosse uno che dica chiaramente se calcolata con il contributivo o con il misto: calcolata con il contributivo se la possono anche tenere, meglio l’anticipata Fornero

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    • Buongiorno.

      Scusi Giuseppe, prendo lo spunto rispondendo a Lei, ma vedo che sono molti coloro che la pensano in questo modo.
      Quale risposta le/ci deve Salvini?
      Misto o contributivo!
      La risposta è misto fino al 2026 o giù di li, per la sola anticipata.
      Per il resto, con 41 i due personaggi che Lei cita hanno detto più volte che il costo previsto da loro è di 1,3 miliardi, anno 2023.
      A questo punto o Lei, o Noi, o Voi, sa/sappiamo far di conto e ci facciamo un’idea, oppure dopo la filippica del tandem Monti-Fornero del 2011 che non ha agito solo sulle pensioni ma anche su molto altro, meglio chiedere al dottor Perfetto di farli partendo dagli 1,3 miliardi previsti.

      Perché non si/ci premuriamo di chiedere a: Letta, Calenda, Renzi, Della Vedova, Bonino, Di Maio, Bonelli ecc. ecc. cosa pensano di fare … oppure già lo sappiamo!
      Non comprendo quelli che subordinano il voto a Salvini o ad altri leader solo guardando alle pensioni; certo è importante ma non è l’unico problema … ora tutti i giorni parlano in TV di: gas, inflazione, sanzioni, guerra e armi … questi argomenti non contano per una decisione così importante ????

      Saluti

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      • Le ricordo che questo sito si chiama ” Pensioni per tutti” e sarebbe il caso che ci manteniamo sull’argomento in questione. Poi noi cittadini non subordiniamo il nostro voto solo alla questione pensioni, guardiamo anche alla credibilità di chi promette e non mantiene. Lei si è già dimenticato chi ci ha portato sull’orlo del default nel 2011 ? E già ! In quel governo c’era proprio quel partito che non riesce nemmeno a mantenere le promesse fatte. Vogliamo parlare di gas ? Chi è quel partito che ha fatto accordi segreti con il governo russo per petrolio e gas ? L’inflazione in corso non è anche causata da quel partito della spesa pubblica ? Le sanzioni non sono anche quelle delle quote latte di antica memoria difese da quel partito ? Guerra e armi ? Ma se Salvini spesso e volentieri si è fatto fotografare con armi in mano e vuole sparare ai clandestini !!! Politici come questi sono il problema e la causa della pessima situazione dello Stato. Morale: Se una seria e nuova riforma delle pensioni non si può fare è proprio perchè questi politici vivono alla giornata e fanno di tutto perchè queste giornate durino all’infinito per il bene loro, non certo per i cittadini.

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    • Penso che quota 41 sarà tutta col contributivo, altrimenti avrebbero già sbandierato il conteggio col misto…invece tutti zitti, quindi…ennesima inc. per tutti quelli nel misto

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      • esatto, stefania; attualmente 41 anni non bastano salvo pensione integrativa; oppure maturazione requisiti entro l’anno scorso e quota 100 o 102 con i 64 anni; forza e coraggio; saluti ai gestori del sito

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    • Il commento non sarà lunghissimo ma corposo: parliamo di noi del 1960: diciamo che ci hanno sacrificato sul discorso del debito pubblico che come dice il dott. Perfetto è, a parte la Grecia, il peggiore; sono arrivati a quelli dell’anno prima su quota 100 e poi basta; ormai si ragiona su età superiori; in questa fase sono tutte proposte elettorali per convincere la gente a dare il voto ad un partito invece che all’altro; quota 41 meramente impossibile; flessibilità dai 63 anni: come sopra; qualche probabilità ha la proposta tridico ma anche lì non è chiaro se dai 63 anni o dai 64 anni proprio perchè ti danno solo una parte della pensione e il resto ai 67 anni; io tra 4 giorni concludo e sto preparando le carte per la RITA; a un commento a scuola ho detto: riesco ad andare in pensione perchè ho fatto quella integrativa: è una goccia ma è meglio farla; vedremo tra novembre e dicembre cosa verrà fuori dal cilindro di chi governerà ma le prospettive sono brutte anche perchè la legge Fornero in qualche modo garantisce i conti pubblici italiani che piaccia o no; saluti ai gestori del sito

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  9. La flessibilità in uscita è diventata assolutamente necessaria, si tratta di trovare soluzioni che vadano bene a tutti.
    Sono molto curioso di conoscere nei prossimi giorni il pensiero del Dottor Perfetto, anche se un’idea c’è l’ho per i suoi ottimi articoli precedenti.
    Un piacere leggere le sue proposte.

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  10. Anche se la stessa Legge Fornero aveva già introdotto una sorta di flessibilità, rispetto ai numeri ‘categorici’ sopra esposti:

    ” la pensione anticipata da ricevere a 64 anni, riservata ai lavoratori il cui accredito contributivo è interamente successivo al 31.12.1995: servono almeno 20 anni contributi effettivi e che abbiano maturato un assegno minimo pari a 2,8 volte l’assegno sociale ”

    Quindi mi sembrerebbe normale (ed anche semplice, in quanto già prevista) estendere questa flessibilità anche ai contributivi misti, portando il limite a 30 anni dei contributi versati.
    (i 10 anni in più di contributi, dovrebbero compensare il fattore ‘contributivo misto’)

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  11. Così la Fornero: “PRINCIPIO 1: Per fare le pensioni occorre il lavoro (lavoro principale meccanismo)”. Qualcuno mi può spiegare allora perchè ci sono lavoratori e lavoratrici che ancora oggi si pensionano con 38 anni di contributi mentre chi ha lavorato versando 40/41/42 e oltre anni di contributi non può andare in pensione? E perchè tutte le proposte di flessibilità finora avanzate premiano solo chi ha lavorato di meno? E’ questa l’equità di cui tanto parlano politici e sindacati?
    PRINCIPIO 4: “le finestre un bizantinismo che abbiamo cancellato. Non ci sono più finestre e non ci sono più quote Non ci sono più… c’è trasparenza e uniformità nel sistema”. Ma se è vero allora perchè nessun partito e nessun sindacato ne ha mai proposto o ne propone l’abolizione visto che oltre che un bizantinismo sono probabilmente anche incostituzionali?

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