In questi giorni sulla riforma pensioni si fa un gran parlare sui social e sui media locali e nazionali, in molti, specie i nostri lettori, si stanno chiedendo cosa ne sarà ora della loro sorte post risultato elezioni? Che abbia vinto il centrodestra é evidente, i numeri parlano chiaro, ma in tanti si chiedono la coalizione che siederà a breve al Governo manterrà gli impegni presi? Ma soprattutto, e qui emerge un’analisi molto più fine che ci arriva dal nostro esperto il Dott. Claudio Maria Perfetto, é davvero così importante chi abbia vinto? Questa la sua considerazione: ‘Prima conclusione: la vittoria del Centrodestra sul Centrosinistra è una differenza che non fa alcuna differenza“.
Riforma pensioni, ultimissime: Governo di Centrodestra o di Centrosinistra non cambia proprio nulla
Vediamo perché non conti tanto il colore politico che salirà al Governo stando al Dott. Perfetto: “Premetto che non sono un politologo, e quindi non mi spingo ad individuare le ragioni politiche che hanno portato il Centrodestra alla vittoria (oppure, per simmetria, il Centrosinistra alla sconfitta).
A mio parere, che ci sia un Governo di Centrodestra o un Governo di Centrosinistra non cambia proprio nulla nella gestione della Politica Economica e Sociale dell’Italia: entrambi i Governi devono rispondere all’Unione Europea, in quanto è l’UE a indirizzare la Politica Economica dei Paesi europei (e quindi anche dell’Italia).
Prima conclusione: la vittoria del Centrodestra sul Centrosinistra è una differenza che non fa alcuna differenza.
Qualcosa potrebbe cambiare se Centrodestra e Centrosinistra riuscissero a formare una Coalizione di Governo di Unità Nazionale, come lo era il Governo Draghi. Ma anche il Governo Draghi doveva rispondere agli indirizzi di Politica Economica indicati dalla UE.
Seconda conclusione: un Governo di Unità Nazionale è una condizione necessaria ma non sufficiente per gestire una Politica Economica Nazionale, che sia al tempo stesso compatibile con gli indirizzi di Politica Economica Sovranazionale indicati dall’Unione Europea.
Riforma pensioni e non solo: cosa potrebbe davvero cambiare le cose?
La condizione sufficiente è rappresentata dall’adozione di misure prettamente nazionali:
– Costituzione del Gruppo I.R.I. (Istituto per la Ricostruzione dell’Italia ─ soprattutto al fine di gestire la transizione digitale) con partecipazione di imprese pubbliche e private;
– Nazionalizzazione di aziende operanti in settori strategici come Energia, Telecomunicazioni e Trasporti da inserire nel Gruppo I.R.I.;
– Moneta digitale di Stato circolante solo in Italia, gestita da una banca governativa (es. Cassa Depositi e Prestiti) e parallelamente all’euro (gestito dalla BCE).
“Ma è un ritorno al passato!” qualcuno dirà. No. È piuttosto un invito ad un Governo di Unità Nazionale di puntare meno sugli aiuti della Unione Europea e della Banca Centrale Europea, meno sui prestiti di investitori internazionali, e più invece sulla produzione nazionale e sui prestiti dei risparmiatori italiani.
I primi risultati si potrebbero ottenere in un tempo ragionevolmente breve: maggiore controllo sui prezzi dell’energia, e maggiore controllo sull’erogazione del Reddito di Cittadinanza e su altri aiuti dello Stato a imprese e famiglie (aiuti che verrebbero erogati parte in euro e parte in moneta digitale di Stato).
In assenza di un Governo di Unità Nazionale, che cosa ci si dovrebbe invece attendere? Esattamente nulla.
O meglio, tutto cambierà (ministri es sottosegretari) senza che nulla cambi (Politica Economica e Sociale).
E per le pensioni? C’è qualche possibilità che si realizzino le aspettative dei lavoratori? Sì, c’è qualche possibilità: dipenderà da quando e come il nuovo Governo riuscirà ad elaborare una buona Riforma del Lavoro“.
Cosa ne pensate delle considerazioni del Dott. Perfetto, a vostro avviso conta chi ha vinto le elezioni per la prossima riforma delle pensioni o in fondo conta quanto questi saranno lungimiranti nel risanare l’Italia, puntando anche e soprattutto sul lavoro? Fatecelo sapere nell’apposita sezione commenti del sito.
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Rimanendo nel ragionamento e nell’esame di realtà fatto da Perfetto, concordo che senza una riforma più generale e sostenibile che comprenda anche il lavoro, reddito di c., welfare, pensioni per le prossime generazioni ecc. sarà difficile ottenere il via libera da UE.
Prefiguro (con la speranza di sbagliare):
– nuovo rinvio al 2023 di tutta la materia stante altre urgenze da affrontare nell’immediato
oppure:
– proroga quota 102 (o cose simili…) dal 1/1/2023 per tacitare nell’immediato lega e sindacati.
Qualora centrodestra riuscisse a proporre entro 2022 una riforma complessiva cercherà una condivisione con opposizione o andrà avanti da solo? Dico questo perché presentarsi presso UE con proposte a massima condivisione forse eviterebbe bocciature in sede europea.
Saluti
Beh, caro Dott. Perfetto, la differenza per esempio nella sanità è lapalissiana: C’è chi spinge per la sanità privata facendo arricchire pochi e chi spinge maggiormente per la sanità pubblica; La Bindi per esempio fu un’ottima ministra. Vogliamo guardare alla pandemia ? Un’esperienza come quella non l’avevamo mai conosciuta e il secondo governo Conte se lo è trovato tra capo e collo senza informazioni ed esperienza. Ha agito bene o male ? Non lo sapremo mai perchè la controprova non l’avremo mai. Oggi con la pandemia in leggera risalita c’è un nuovo governo che all’epoca contestava i provvedimenti e forse vedremo all’opera quest’ultimi alla prova dei fatti, ma con il vantaggio che sanno già in parte come combatterla, cosa che tre anni fa non sapevamo. Mi auguro che con un’ipotetica riforma del lavoro vadano davvero verso l’equità e giustizia, ma con la Lega e FI la vedo estremamente male la cosa. Spero di essere smentito chiaramente. Saluti.
Sig. Franco Giuseppe, ho assistito al confronto video del 12 settembre 2022 tra Enrico Letta e Giorgia Meloni (li ho citati in ordine alfabetico sia per nome che per cognome) disponibile al seguente link del Corriere della Sera: https://video.corriere.it/letta-meloni-confronto-video/5978343c-32a6-11ed-aa4e-c1e08594c6e6.
Il Direttore del Corriere della Sera, Luciano Fontana, ho posto a Letta e a Meloni una serie di domande riguardanti le alleanze internazionali, il rapporto con l’Unione Europea, il Piano nazionale di Ripresa e Resilienza, le prime misure urgenti per far fronte all’aumento delle bollette, l’evasione fiscale, stipendi bassi e contratti precari, la corruzione, l’elezione diretta del Presidente della Repubblica.
Voglio essere franco, sig. Franco Giuseppe: mi sono piaciute le risposte sia di Letta che della Meloni. Mi sono trovato d’accordo con entrambi e con entrambi in sintonia.
Sono giunto alla decisione di votare sia per la Coalizione di Centrosinistra che per la Coalizione di Centrodestra, una per la Camera, l’altra per il Senato con la speranza che giungendo in pareggio entrambe le Coalizioni potessero aderire ad una Coalizione di Unità Nazionale.
Il Direttore Luciano Fontana ha posto un’ultima domanda a Letta e alla Meloni: “ultima domanda comune ma con una risposta che forse può essere anche un “sì” e un “no”. Si fanno tanti retroscena sulla possibilità che non ci sia una maggioranza, che si possano studiare formule di Governo. Se nessuna delle due Coalizioni dovesse arrivare ad avere una maggioranza, escludete categoricamente di poter fare un Governo di Unità Nazionale in cui ci sono i vostri due Partiti?”.
Questa volta sia Letta che Meloni hanno dato la risposta sbagliata. Sulla quale mi trovo in completo disaccordo con entrambi.
Entrambi hanno risposto quasi all’unisono (se anche lei avrà modo di osservare il video): “Sì, lo escludiamo categoricamente”.
A questo punto ho cambiato la mia decisione di voto.
Sapendo che il Centrodestra era in schiacciante vantaggio sul Centrosinistra, ho votato il PD mettendo una ics sul simbolo del PD, sia per la Camera che per il Senato. Ho votato il PD quindi per una semplice ragione: cercare di dare più forza ad una Coalizione perdente.
Sig. Franco Giuseppe, sa come io vedo le due Coalizioni del Centrodestra e del Centrosinistra? Come due sponde del letto di un fiume; come due corde ai lati di una passerella sospesa tra due valli; come due ali “ai lati d’Italia” (una bella frase palindroma, che può essere letta sia da sinistra verso destra che da destra verso sinistra).
Sarà forse perché sono un antico romantico, ma mi auguro ancora che attraverso gli incontri con il Presidente Mattarella si possa arrivare ad un Governo di Unità Nazionale con Centrodestra e Centrosinistra uniti per l’Italia (e già che siamo in tema, pure per le pensioni, va!).
Nella frase pronunciata da Tancredi nel “Gattopardo” di Tomasi di Lampedusa, c’è una verità italiana mai passata di moda e sempre assolutissimamente attuale: il gattopardismo.
“Tutto deve cambiare perché nulla cambi”. Ossia: se tutto cambia esteriormente, tutto rimane com’è; se tutto rimane com’è, tutto può cambiare interiormente.
Data questa consapevolezza, per restare in tema, diventa poi estremamente difficile dar torto alle ragioni degli “astensionisti”, cioè ben il 37% (!!!) dell’elettorato.
Manteniamo ben incrociate le dita…ma temo non basti più nemmeno la scaramanzia!!
Si insomma..: non vedo, non sento, non parlo…
La morale e’:
«tutto deve cambiare perché tutto resti come prima»
un saluto a tutti.
Si, c’è molta differenza tra un governo di cdx e un governo di csx e la differenza aumenta se quel governo potrà contare su una maggioranza ampia oppure risicata. Parto da una considerazione banale; Spesso mi sono chiesto cosa avesse spinto il PD nel lontano 2011 a sostenere il governo Monti fino ad arrivare a mettere la firma sotto la legge Fornero. In effetti dopo il disastro del governo di cdx che ci aveva quasi portato al fallimento, andando ad elezioni, sarebbe stato gioco facile vincerle ampiamente. Invece come ricordiamo è stato fatto un governo Monti con dentro tutti. Quella firma sotto quel testo è stata un’altra perla per il csx che infatti nel 2013 pagò con una vittoria striminzita. Perchè accettò la riforma Fornero penalizzando proprio i suoi elettori ? Perchè il paese viene prima di chi lo abita. Se tutto il paese affonda, affondano anche tutti gli abitanti, che siano lavoratori o imprenditori, banche o piccole imprese etc. La Fornero fu un carissimo prezzo pagato dai lavoratori. La differenza tra le due parti politiche è enorme: C’è una parte politica della spesa pubblica e c’è chi quella spesa pubblica ogni volta la deve risanare. Vi ricordate della multa delle quote latte 30 anni fa ? Chi difendeva quegli allevatori che produceva troppa quantità di latte, e quella multa l’ha accollata a tutti gli italiani. Oggi sempre quella parte politica difende i taxisti o i gestori degli stabilimenti balneari. In pratica si tende a favorire solo una parte di cittadini a discapito degli altri. Se ci fossero più taxi ci sarebbe più concorrenza come a Londra o New York con prezzi più accettabili. I gestori degli stabilimenti balneari sono una piccola categoria che paga pochissimo di gestione, lavora solo per 4-5 mesi, guadagnano centinaia di migliaia di euro e sfruttano i lavoratori. Chi li difende ? Il Papeetaro. Ci sarà una multa dall’europa e pagheremo anche noi tutti. Con la flat tax chi ci guadagnerà ? Chi spinge sempre per i condoni ? Ecco, per quanto sopra esposto vorrei solo ricordare che c’è chi aumenta il debito pubblico e chi come Ciampi , unico ministro del tesoro che riuscì a diminuirlo. C’è differenza eccome tra difendere tutto il paese e difendere solo i propri amici e solo le proprie aziende.
Non ci ho capito niente rispetto alla domanda posta!
Perfetto come ministro per l’economia; grazie; saluti al dott. perfetto e ai gestori del sito