Riforma pensioni, ultime Fornero: ‘uscita a 62 anni per tutti é da irresponsabili’

Le ultime novità ad oggi 16 gennaio sulla riforma delle pensioni arrivano dalla Professoressa Elsa Fornero che nelle sue ultime dichiarazioni pubbliche, come riporta La Stampa, ha espressamente detto di essere contraria ad una uscita anticipata generalizzata per tutti a partire dai 62 anni.

Una proposta questa più volte rimarcata negli ultimi giorni dai sindacati che sono stati convocati per il 27 gennaio dal Ministro del Lavoro Nunzia Catalfo, secondo i quali bisognerebe consentire il pensionamento anticipato dai 62 anni con 20 anni di contributi. Per l’ex ministro del Lavoro del Governo Monti, invece, tale scelta non solo sarebbe insostenibile, ma anche da irresponsabili, eccovi le sue parole.

Pensioni 2020, parla Elsa Fornero: le scelte di oggi pesano sui giovani

Così la Fornero su La Stampa : “Non é sostenibile mandare in modo generalizzato in pensione le persone a 62 anni, costerebbe più di Quota 100, a meno che non si intenda applicare un ‘esercizio di irresponsabilità‘, decidendo di accelerare il declino del Paese: allora si può aumentare la spesa per le pensioni, che é già tra le più elevate. Qualcuno non ha chiaro che il debito rappresenta un problema. Queste persone pensano che si possa allargare il debito senza allargare la base produttiva, ma sarebbe una scelta sciagurata. Gi italiani dovrebbero ribellarsi a queste proposte per il bene dei loro figli”

Ci stiamo affannando, ha aggiunto la Professoressa, su scenari di pensionamento facilitato quando la nostra età di uscita effettiva é tra le più basse tra i Paesi dell’Ocse e poi non si investe adeguatamente nella scuola. E’ sulla scuola che si costruisce il futuro del Paese”.

Riforma pensioni, Monti difende la Fornero e si appella a Macron

Sulla questione relativa all’età pensionabile é intervenuto in un’intervista rilasciata al Corriere della Sera anche Mario Monti per ribadire come oggi non ci si possa più permettere di mandare i cittadini in pensione troppo presto.

Poi in difesa della Professoressa Fornero ha fatto notare come sia stata vittima di attacchi vigliacchi che hanno innescato molto populismo: “Quella riforma, per la quale molto si spese Elsa Fornero poi oggetto di tanti attacchi vigliacchi, evitò il default della Repubblica. E passo con una larghissima maggioranza, anche se oggi si dice che sia stata l’austerità a far prosperare il populismo“, poi ha aggiunto ” Se i partiti si fossero intestati il merito di aver evitato il default difendendo le riforme che avevano votato, criticando questo o quell’aspetto ma senza rinnegarle, il populismo non sarebbe stato così prorompente. E anche loro sarebbero oggi più credibili.

Poi l’ex premier del Governo tecnico si é appellato, nel corso dell’intervista, al Presidente francese Macron affinché, nonostante le proteste in piazza, non sospenda, come pare voglia fare, il progetto di innalzare a 64 anni l’età minima di pensionamento, “altrimenti, la sua ritirata, sarebbe un segnale negativo per l’Europa”.

Tornando all’Italia non resta che attendere il 27 gennaio prossimo per comprendere cosa deciderà di fare il Ministro del Lavoro Nunzia Catalfo dopo aver ascoltato le proposte dei sindacati, quel che é certo é che la riforma del sistema previdenziale resta una delle priorità del Governo. I cittadini, dalla loro, invece, sperano che si arrivi quanto prima ad una riforma strutturale ed equa, in quanto vorrebbero poter pianificare la loro vita lavorativa anche in funzione di quella pensionistica, senza dover avere l’ansia di uscire anzitempo per paura che una misura valga oggi, ma non più tra un anno. Sicurezza, continuità e chiarezza sono i capisaldi, che emergono dai commenti lasciati sul sito, a cui i cittadini non vorrebbero più dover rinunciare quando si tratta di pensioni.

14 commenti su “Riforma pensioni, ultime Fornero: ‘uscita a 62 anni per tutti é da irresponsabili’

  1. La professoressa Fornero … ovvero la donna più amata dagli italiani .!!!! Non voglio nemmeno più commentarla perché solo a nominarla provo un senso di profondo disgusto

  2. Ma sentire parlare ancora sta Fornero è orripilante. Si aggiunge pure al coro Monti che pur avendo lauti stipendi fu fatto senatore da Napolitano. Che grande errore. Noi contribuenti lo paghiamo pure per dire ste fregnacce… chiamo Macron…ma chiama chi vuoi ma togliti di mezzo che avete partorito una legge lacrime e sangue creando gli esodati che stanno ancora piangendo. Se questi due continuano a parlare ed il PD non mette nero su bianco un netto miglioramento come 41 per tutti senza se e senza ma, si scordi la vittoria in Emilia. Abbia il coraggio di prendere una posizione netta contro Monti e Fornero. Eliminateli dai palinsesti televisi. Non abbiamo bisogno di Cassandre.

  3. Sig. ra FRANCESCA COLOMBO i suo discorso è prettamente privo di fondamento. L’anziano che percepisce il compenso di 1800/2000 euro mensile vuol dire che ha versato più di quanto percepisce. Se lei ritiene che perciperà inferiore compenso significa che ha versato meno. Ma discorsi del genere non hanno nessun senso, veda di collegare il cervello prima di scrivere.

  4. La Fornero ha aumentato gli anni di lavoro agli ITALIANI proprio per fare avere la pensione di 700 -800 euro all’immigrato fannullone e parassitario senza che costui abbia mai lavorato e mai pagato i contributi gli extracomunitari all’INPS VANNO SOLO PER RISCUOTERE E BASTA

  5. E poi bisogna pensare anche alle pensioni dei giovani ITALIANI, invece con la legge Fornero noi Lavoratori Italiani stiamo pagando la pensione agli extracomunitari FANNULLONI che non lavorano e che non hanno mai pagato i contributi

    1. Sig.ra Francesca Colombo, conosco gli extracomunitari solo per aver letto qualcosa di loro sui giornali. Mi sono fatto un quadro piuttosto triste, direi penoso della loro situazione di vita.
      Gli extracomunitari sono gente che comprano la speranza a caro prezzo vendendo nel loro Paese tutto ciò che hanno. Sono gente che vendono quella speranza a basso prezzo per vivere nel nostro Paese dove ricevono in cambio solo qualcosa.
      Ho incontrato un giorno un extracomunitario, del Senegal, che chiedeva l’elemosina vicino a una farmacia come un “fannullone”. Abbiamo parlato per un po’ e prima di andarmene gli ho dato una somma di denaro che forse non si aspettava. Ha cercato di ringraziarmi tentando di inginocchiarsi, ma l’ho subito sorretto sostenendolo per un braccio e per farlo ho dovuto curvare me stesso in avanti, quasi fossi stato io a inchinarmi a lui.
      “Ci si può inchinare davanti a qualcuno, ma mai nessun uomo deve inginocchiarsi davanti ad un altro uomo”, ho pensato tra me e me. Nemmeno se quell’uomo è un extracomunitario fannullone.

  6. Gli anziani prendono troppo di pensione 1800 2000 euro perchè hanno ancora in vigore la vecchia legge delle pensioni, il 40 enne e il 50 enne che lavora prendera’ una miseria 500, 600 euro allora bisognerebbe togliere la legge Fornero che ha aumentato gli anni lavorativi e togliere anche la vecchie riforme sulle pensioni agli anziani e fare un unica riforma che dia piu’ soldi al lavoratore 40 e nne e 50 enne e meno agli anziani, anche perchè è antieconomico dare cosi tanto a un 80 e un 90enne che consumano poco sarebbe piu’ giusto dare piu’ soldi ai 40 e 50 enni che lavorano

    1. Gentile Francesca, visto che è antieconomico perchè non li eliminiamo direttamente gli ultraottantenni ( e gli extracomuntiari ) al raggiungimento degli 80 anni,
      Non ha mai sentito parlare di autosufficienza e che le ‘ricche’ pensioni servono per pagarsi la badante e che molti anziani che queste rendite mantengono componenti della famiglia in difficoltà. Però mi scusi penchè penso che il suo fosse solo uno scherzo

  7. Con le regole attuali quest’anno potranno andare in pensione le persone nate tra il 1953 e il 1965. Le prime perché raggiungeranno il limite dei 67 anni per la pensione di vecchia e le altre (ovviamente non tutti i nati nel 65) perché tra di loro ci sarà qualche beneficiario della quota 41 che potrà avere la pensione anticipata. Infatti è possibile che tra di essi qualcuno dopo aver terminato le scuole dell’obbligo nel giugno del 1979, abbia iniziato a lavorare e dunque abbia i contributi sufficienti per accedere a quota 41, ancorché limitata ad alcune situazioni particolarmente gravose o usuranti. Nel 2021 toccherà ai nati tra il 54 e il 66, quando terminerà la “cosiddetta quota 100” e bisognerà predisporre una nuova regolamentazione.
    Se prendiamo in esame chi nei successivi 5 anni avrà la possibilità di pensionarsi, dobbiamo necessariamente pensare ai nati tra il 1955 e il 1971. Secondo i dati dell’ISTAT oltre il 41% di loro hanno la licenza media, circa il 7% una qualifica professionale, il 35% il diploma di scuola media superiore e meno del 17% la laurea o corsi post-laurea.
    Queste persone sono entrate nel mondo del lavoro tra il 1969 e il 1995 a seconda del percorso di studio scelto, quando certamente le condizioni erano molto diverse da quelle attuali, perché il lavoro era più stabile e si trovava più facilmente rispetto agli ultimi 3 o 4 lustri, quando siano precipitati in una grandissima crisi che non si è ancora risolta.
    In questo periodo si sentono decine di idee sul da farsi, una peggio dell’altra, poiché non improntate sull’equità ma solo su come far cassa per quadrare i conti, come se le persone fossero dei bancomat da cui spremere soldi o peggio boutades pubblicitarie, tipo tutti in pensione con 20 anni di contributi a partire da 62 di età. Tra poco saremo il paese con più “quote” pensione al mondo. Abbiamo la quota 100 (62+38 ma solo fino al 2021), poi la quota 87 (la pensione di vecchiaia a 67 anni con almeno 20 di contributi), la quota 93 contributiva ma solo per le donne (58+35), la quota quasi 43 per le pensioni anticipate con 42 anni e 10 mesi di contributi e quella 82 proposta dai sindacati, più forse altre che non ricordo nemmeno.
    Considerato tutto ciò è assolutamente da respingere l’idea di un’età di uscita fissata a 62 o addirittura più anni per tutti, perché oltre l’83% dei lavoratori non ne trarrebbe nessun beneficio, sarebbe una possibilità esclusiva per chi ha frequentato l’università tagliando fuori tutti gli altri che rappresentano oltre 4/5 dei lavoratori. Chi dopo la scuola dell’obbligo è andato a lavorare, senza modifiche alla fornero, si pensionerà a 56 anni e 10 mesi, chi ha scelto di studiare e ha conseguito un diploma di scuola superiore e ha iniziato a lavorare a 19 anni, avrà la possibilità a 61 e 10 mesi di andare in pensione, quindi quale flessibilità avrà in più rispetto ad oggi? Certamente nessuna.
    Sicuramente bisogna mettere un tetto agli anni di contributi necessari a raggiungere la pensione e i 41 in discussione rappresentano certo un miglioramento per tutti e andrebbero introdotti il più presto possibile. Sarebbe anche auspicabile magari a ridurli a 40 o meno. Ma supponiamo di scegliere una quota 41 per tutti e ragionare su questa.
    E’ altresì vero però che chi si è laureato anche con quota 41potrà pensionarsi ad almeno 65 anni di età, che è molto elevata e quindi certamente bisogna studiare altre forme di flessibilità.
    Io penso che studio, lavoro e pensione siano strettamente correlati, quindi si potrebbe considerare gli anni di studio come fattore da valutare in un’ottica di flessibilità.
    Posto che tutti abbiamo frequentato la scuola dell’obbligo, appunto perché era obbligatoria, fino ai 14 anni siamo tutti uguali sotto questo profilo e quindi io considererei ciò che accade oltre questa soglia.
    Chi ha iniziato a lavorare subito dopo la scuola dell’obbligo con quota 41 a partire dai 55 anni potrà godersi la pensione ad un età tutto sommato accettabile.
    Chi invece ha frequentato le medie superiori e ha ottenuto un diploma ha speso 5 anni studiando per avere un lavoro più qualificato, che non sarà certamente faticoso come lavorare in fabbrica ma non è senz’altro come andare in spiaggia a prendere il sole quindi potremmo ad esempio valutare i 5 anni di studio come 2 di lavoro, dunque tenendo conto che potrà accedere alla pensione in età più avanzata, e lavorare avanti negli anni è sicuramente molto più faticoso (lavorare 3 anni tra i 40 e i 43 è certamente meno faticoso che tra i 55 e i 58 ad esempio), nel computo dei 41 anni si possono considerare 2 anni virtuali dovuti allo studio più 39 di contribuzione effettiva per raggiungere la quota 41 e così già a partire dai 58 anni potrà pensare di lasciare il lavoro.
    Secondo questa logica chi ha frequentato l’università avrà 10 anni di studio pari a 4 virtuali di lavoro e ne necessiterà 37 di contribuzione effettiva per totalizzare i 41 anni necessari alla quiescenza che nei casi più fortunati (cioè se l’impiego è stato trovato subito dopo la laurea e in presenza di una carriera continua) porterebbe al pensionamento attorno ai 61 anni che è un’età sicuramente più ragionevole.
    Tutto ciò mi sembra più ragionevole di un 62+20 che non potrà che scatenare le ire di chi avrà lavorato il doppio degli anni.

  8. Sento la Fornero parlare di FIGLI e di SCUOLA.
    Certo ci vuol coraggio a parlare di aumenti dell’età pensionabile per salvaguardare l’avvenire dei figli che,così resteranno disoccupati fino ai 50 anni e per parlare di scuola e di istruzione dove il nostro governo, così come i nostri precedenti governi,non investono un euro da almeno 30 anni, anzi tagliano inesorabilmente.
    Ma tutto fa brodo , pur di infinocchiare la gente con sogni, chimere,fandonie e BUGIE !
    Spettacolo desolante e deprimente!

  9. Certo signora Fornero: l’uscita a 62 anni è da forse da irresponsabili, ma la sua riforma è certamente da criminali!

  10. DAL VANGELO SECONDO MONTI- FORNERO:I PADRI AL LAVORO FINO A 70 ANNI, I NIPOTI A 35 ANNI AL BAR A GIOCARE ALLE SLOT MACHINE , SE NON SI LIBERANO I POSTI DI LAVORO OCCUPATI DAI NONNI. I NIPOTI A QUANTI ANNI ANDRANNO IN PENSIONE ????? GRADITA RISPOSTA DA MONTI E FORNERO.

  11. Da sempre ho apprezzato le idee di Einstein, da subito, e ne sono rimasto letteralmente affascinato.
    Le idee di Einstein erano nuove, per il suo tempo (fine Ottocento inizi Novecento). Erano pertanto incomprensibili per i suoi contemporanei.
    Fu Max Planck, autorità indiscussa nel campo della fisica, che favorì lo sviluppo delle idee di Einstein pur prendendo da queste le debite distanze.
    Eppure, fu lo stesso Planck ad affermare: “Una nuova verità scientifica non trionfa perché i suoi oppositori si convincono e vedono la luce, quanto piuttosto perché alla fine muoiono, e nasce una nuova generazione a cui i nuovi concetti diventano familiari!”
    Credo che l’affermazione di Planck sia altrettanto vera se applicata anche alle idee sulle pensioni, sul lavoro, e più in generale sui principi economici della società di oggi.
    Credo che i politici, i sindacati, gli economisti debbano parlare, ai rispettivi tavoli, non solo di Riforma Pensioni e di Riforma Lavoro; ma anche di Riforma dell’Economia (intesa come disciplina economica).

  12. Citazione: “Quella riforma, per la quale molto si spese Elsa Fornero poi oggetto di tanti attacchi vigliacchi, evitò il default della Repubblica.

    Si tratta di una BUFALA gigantesca.
    Io ho scritto un saggio sulle manovre finanziarie (incluse le riforme delle pensioni SACCONI e Fornero) della XVI legislatura (governi Berlusconi e Monti) e contrasto la DISINFORMAZIONE ormai mondiale su di esse (v. anche il mio blog, cliccando su Vincesko), alimentata anche da Monti e Fornero. Il risparmio al 2060 dalla Riforma Fornero è stimato da RGS in circa la metà di quello dalla Riforma SACCONI, mai citata da nessuno e lui cui misure vengono da TUTTI attribuite a Fornero (si veda, da ultimo, l’articolo di Alberto Brambilla presente sul Corriere da una settimana o quello di Davide Colombo sul Sole 24 ore di ieri, in calce al quale ho appena lasciato un commento). Dal mio saggio traggo (scusandomi della lunghezza):

    «1. Manovre finanziarie correttive varate nella XVI legislatura
    Premessa. L’attacco al debito sovrano italiano – come risulta dai dati – cominciò nel secondo trimestre 2011 e si accentuò nell’estate 2011, con una prima impennata del differenziale BTP-Bund, poco dopo la comunicazione del 26 luglio[22] – improvvisa, parziale e di fatto manipolatoria del mercato – della vendita al 30.06.2011 di sette miliardi di titoli di Stato italiani da parte della Deutsche Bank,[22] degli otto che possedeva l’1.1.2011; ma già in luglio risaliti da uno a tre miliardi, dato che, invece, fu tenuto nascosto. L’attacco della speculazione continuò e determinò, a fine agosto, l’intervento della BCE, che era stato ‘negoziato’ a certe condizioni col Governo italiano (si veda, appresso, il paragrafo 4; e il capitolo 3). Ma, poi, la quasi latitanza della stessa BCE o, almeno, l’inefficacia del suo intervento limitato (ai mercati finanziari era noto che fosse tale) avevano portato, il 9 novembre, lo spread BTP-Bund ad un picco di 574 punti base,[23] che faceva temere il default. Esso causò le dimissioni del Governo Berlusconi,[24] ritenuto dall’UE – e forse dai mercati finanziari, che in realtà avevano scommesso sulla rottura dell’Euro – inadeguato e renitente ad adottare i provvedimenti necessari suggeriti dalla stessa UE, e la sua sostituzione, quasi a furor di popolo e con la benedizione dell’UE, con il Governo tecnico Monti,[25] che appariva quindi, in quelle circostanze drammatiche, un salvatore dell’Italia.
    Questo duplice giudizio – renitenza del Governo Berlusconi ad adempiere le prescrizioni dell’UE e decisività del Governo Monti -, fatto proprio da quasi 60 milioni di Italiani, inclusi i docenti universitari, è del tutto falso, poiché è molto lontano dall’essere confermato da un’analisi obiettiva ex post dei dati.
    Berlusconi, non Monti. L’importo totale delle manovre finanziarie correttive del Governo Berlusconi, in un quasi equivalente lasso di tempo (circa un anno e mezzo), è stato ben il quadruplo di quelle del Governo Monti, come risulta dalla sintesi dei loro valori:
    Riepilogo delle manovre correttive XVI legislatura (valori cumulati)
    – Governo Berlusconi-Tremonti 266,3 mld (80,8%)
    – Governo Monti 63,2 mld (19,2%)
    Totale 329,5 mld (100,0%)
    I decreti e le cifre. Le manovre correttive, dopo la crisi greca, sono state: Governo Berlusconi: • 2010, DL 78/2010 di 24,9 mld (valore cumulato dichiarato dal Governo per il biennio 2011-12); • 2011 (a parte la legge di stabilità 2011) DL 98/2011 e DL 138/2011, di 80+65 mld cumulati, con la scopertura di 15 mld[26][27] che Tremonti si riprometteva di coprire – la cosiddetta clausola di salvaguardia (DL 98/2011, art. 40) – con la delega fiscale. […]
    Governo Monti: • 2011, DL 201/2011 (c.d. decreto salva-Italia), che per l’anno 2012 cifra 32 mld «lordi» (10 sono stati «restituiti» in sussidi e incentivi); e • 2012, DL 95/2012 di circa 20 mld (ma il saldo entrate-uscite è quasi nullo).
    Quindi in totale sono, rispettivamente: – Governo Berlusconi: 25+80+65 = tot. 170 mld; – Governo Monti: 22+0,6 = tot. 22,6 mld.
    Se si considerano gli effetti cumulati da inizio legislatura, fonte un articolo de Il Sole 24 ore (che confronta i dati omogenei), sono: – Governo Berlusconi-Tremonti 266,3 mld; – Governo Monti 63,2 mld. Totale 329,5 mld. […]

    Ciò significa che per i sacrifici imposti agli Italiani e gli effetti recessivi, detto sinteticamente in linguaggio calcistico, Berlusconi ha battuto Monti 4 a 1, mettendo le mani ampiamente nelle tasche degli Italiani: 148 miliardi solo di maggiori tasse in 4 anni. Per l’iniquità e le variabili extra-tecnico-contabili (immagine, scandali e cattivo rapporto con i partner europei, che incisero sul rating[29] dell’Italia al di là dei fondamentali macroeconomici), è stato anche peggio.
    È tale la dimensione del rapporto quali-quantitativo tra le manovre finanziarie dei Governi Berlusconi e Monti (267 miliardi cumulati contro 63, 81 per cento contro 19, ancor più per l’iniquità) che è del tutto infondato attribuire a Monti – come fanno quasi tutti (nel mondo) – il risanamento severo, perfino feroce dei conti pubblici, gli effetti recessivi, il calo del Pil (meno 10 per cento), la moria di imprese (meno 22 per cento della produzione industriale) ed il calo dell’occupazione, oltre ad alcune centinaia di morti suicidi. Per giunta obliterando completamente Berlusconi. Il quale, come vedremo, ha eseguito quasi tutte le imposizioni di UE e lettera BCE del 5.08.2011, tranne, per l’opposizione del ministro leghista Bossi, la revisione delle pensioni di anzianità[30] (concentrate soprattutto al Nord, bacino elettorale della Lega Nord) e l’accelerazione dell’allineamento a tutti gli altri dell’età di pensionamento delle donne del settore privato.
    I dati economici negativi, invece, sono in gran parte gli effetti delle mastodontiche manovre correttive molto inique e recessive del Governo Berlusconi-Tremonti, fatte in buona parte di misure strutturali (cioè permanenti, quindi che valgono tuttora), almeno in un rapporto di 4 a 1 rispetto al Governo Monti e che cominciarono a dispiegare i loro effetti dal 1° gennaio 2011, ben prima che arrivasse Monti.»

    La mia è una fatica di Sisifo. Vi prego di prenderne buona nota e di divulgarlo.

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