Pensioni quota 100

Riforma Pensioni ultime notizie oggi da Brambilla: uscita a 64 anni con quota 102

Torna ad esser caldo il dibattito sulla riforma delle pensioni 2020, con le parole di Alberto Brambilla, presidente di Itinerari Previdenziali, che intervistato da PMI a margine della presentazione del report sugli investitori istituzionali italiani ha espresso la sua proposta di quota 102. Vediamo nel dettaglio le sue parole e la ricetta dell’economista per modificare l’attuale riforma delle pensioni.

Riforma Pensioni e uscita a 64 anni: Brambilla e i problemi del sistema attuale

Come accaduto in passato anche sulle nostre pagine tramite un editoriale, Brambilla è tornato sulle pensioni e sulla sua ricetta per modificare l’attuale legge, partendo da una interessante premessa: “Le proposte che vedo dovrebbero essere più meditate, anche perché si parla di riformare una riforma che è stata fatta nove anni fa, e che ovviamente ha dimostrato di non funzionare bene, se no non avremmo fatto otto sanatorie, l’anticipo pensionistico, l’APe Social, Opzione Donna, le pensioni per i lavoratori precoci e per i lavori gravosi. Una giungla di norme per non toccare la Riforma Fornero”.

Per Brambilla è necessaria una nuova riforma delle pensioni, anche per evitare lo scalone che dal 2022 arriverà a causa della scadenza della quota 100. “In primo luogo bisogna agire sulla parte di Riforma Fornero che erroneamente ha imposto l’indicizzazione dell’anzianità. I 42 anni e dieci mesi per gli uomini, e 41 e dieci mesi per le donne, devono restare fissi perché non esiste al mondo un sistema previdenziale che indicizzi l’anzianità di servizio. Arriveremmo presto a dover lavorare per 45 anni. Con il paradosso che uno può andare in pensione a 67 anni con 20 anni di contributi ma non può invece ritirarsi se ne ha lavorato 41. Mi pare che anche sotto il profilo costituzionale sia un problema”.

Riforma Pensioni 2020: quota 102 e uscita a 64 la ricetta

Per l’economista è necessario poi “Unificare le due platee rappresentate da contributivi puri e misti. Devono avere le stesse regole, e potersi ritirare alla stessa età o a parità di anni di lavoro. Come si garantisce l’assegno previdenziale? Con un’ integrazione al minimo, che dipende dal numero degli anni lavorati”.La nuova flessibilità in uscita di Brambilla propone “Almeno 64 anni di età e 37-38 anni di contributi“. Senza penalizzazioni sull’assegno, perché ci sono già i coefficienti di trasformazione, in base ai quali prima vai in pensione, meno prendi. Oggi abbiamo aspettative di vita per le femmine di 86 anni e per i maschi di 83. Non si può pensare di avere 30 anni di contribuzione, e 22 anni di pensione. E’ la moltiplicazione dei pani e dei pesci”.

Poi spiega su quota 41: “Potrebbero andare bene per i lavoratori precoci, o per le donne madri. Ma non per tutti. E’ vero che è difficile per le nuove generazioni raggiungere 42 anni di anzianità contributiva. Per questo, bisognerebbe introdurre la possibilità di ritirarsi in anticipo, a 64 anni (qui, applicando gli scatti di aspettativa di vita), con un minimo contributivo di 37 o 38 anni. Una sorta di Quota 102“. Insomma in conclusione ” Per la stabilità dei conti e per fare una riforma che sia definitiva, questa sarà l’ipotesi più praticabile. Perchè i 41 anni di contributi o 62 anni di età non stanno in piedi. Voi cosa ne pensate di queste proposte per la flessibilità pensionistica? Fateci sapere la vostra nei commenti, il dibattito è aperto!

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53 commenti su “Riforma Pensioni ultime notizie oggi da Brambilla: uscita a 64 anni con quota 102

  1. Aggiungo solo un commento a questo articolo, condividendo molte delle cose che vengono dette a favore di un diritto alla pensione che solo questo sito è in grado di evidenziare e che ringrazio. E’ mai possibile che a proposito del rilancio dei consumi e quindi del Pil non si riesce a far capire che con una riforma adeguata 1) alla pandemia 2) alla situazione del paese (disoccupazione etc) permettere alle persone con un’ età di circa 60 anni e con contributi versati intorno ai 40 anni tutti noi avremmo a disposizione 1) il nostro TFR che riverseremmo immediatamente nel mercato, quasi sempre attraverso acquisti di case per i figli o acquisti che da anni procrastiniamo 2) Smetteremmo di “accumulare” chi 50 chi 100 chi 1k ero al mese per la situazione di incertezza in cui ci hanno messo.
    Sono importi molto importanti.

    1. Perché, sig. Vito, vuole mandare i nostri politici al macello e privarli così dell’opportunità di migliorarsi?

      Ci sono esseri umani che si comportano da animali, è vero. Ma ci sono anche animali che si comportano da essere umani.

      Forse un giorno i nostri politici apriranno il giornale (ma che dico?… leggeranno un twitter) e vi troveranno le gesta d’un cane, d’un cavallo, d’una mucca, d’un’orca… E saranno migliori.

  2. Buongiorno semplicemente 41 Per Tutti a Qualsiasi Età Senza Penalizzazioni ….E largo ai giovani dati Istat di oggi 40% dei giovani sono inoccupati Dove si vuole andare se si continua a dire che i conti dello Stato sono messi male per colpa dei pensionati qui ci stiamo mangiando L’Italia Semplicemente largo ai Giovani
    .

  3. Brambilla, dobbiamo sentire chi da giovane ha collaborato alla riforma Dini che ha fatto uno sparti acque tra retrebutivo e contributivo penalizzando pesantemente chi trovandosi con un misto non dal 2011 ma bensì dal 1996 e che già viene penizzato con 15 anni in meno di retributivo che nel calcolo della pensione influisce pesantemente, non ascoltate più questa gente, ridiamo i contributi versati se dobbiamo sentire proposte oscene

  4. Salve, ogni giorno sentiamo proposte su proposte, oggi quella del rag. Brambilla. Propone 64 anni e 38 di contribuzione senza penalità. Ma è possibile che si parli senza pensare? Chi raggiunge alla fine del 2021o del 2022 una contribuzione di 41 anni e 62 anni di età che prospettive avrebbe? Credo, che per una equa riforma pensionistica, bisognerà tenere conto di tutte le variabili in campo ed è arrivato il tempo di dare la possibilità a chi ha raggiunto la meta dei 41 di contribuzione di lasciare senza penalizzazioni e volendo si potrebbe anche affiancare i 62 anni di età. Diventando una quota 103 sempre senza penalizzazioni. Tutte le riforme fatte fino ad oggi sono state un fallimento adesso bisogna cambiare in meglio e in modo duraturo.

  5. Paradossalmente dopo tante critiche ora mi vien da dire:”Giù le mani dalla Fornero” almeno posso smettere dopo 42 e 10 mesi e con 62 anni di età. Leggendo le varie ipotesi sia da parte sindacale che sarebbero propensi verso i 63 anni di età che mi vedrebbe uscire dopo 43 e 10 mesi di lavoro, finendo con questa di Brambilla che mi vincolerebbe a 64 anni di età con 45 anni di contributi.
    Ricordo che fino a qualche anno fa anche Landini predicava che 60 anni di età e 40 di contributi sarebbero stati più che sufficienti, poi col si va più alto e si cambia idea.

  6. Monti, Fornero , eccelsi in Matematica…e Tutti i politici che hanno approvato queste Quote saranno contenti…
    Avete fatto CHIUDERE L ITALIA !!!
    2500000 PERSONE INTERINALI.
    3000000 DISOCCUPATI… E QUI le Persone che Vi vengono dietro a scrivere….38 Anni di Lavoro sono PESANTI…..QUANDO PERDERÒ IL LAVORO A CAUSA DEI TENDINI CHE SI STACCANO DAI MUSCOLI,FACCIO IDRAULICA, ANDRÒ A FARMI MANTENERE DAI Nipoti di Monti e della Fornero e dai politici di allora,P di politici con la minuscola di proposito…Spero arriVi a chi di di re quello che ho scritto…..43 anni di lavoro ???? Ma siete capaci di Intendere e di Volere….

  7. All inizio si parlava 62…poi 63…ora 64…
    E agevoleranno solo una minima parte dei lavori gravosi, logoranti…il meno possibile!!
    Ma non capiscono che ormai a 55/60 anni qualunque lavoro è tutto gravoso, stressante,ecc??
    Non si può aggiungere penalizzazioni su penalizzazioni!!!!….
    Obbligassero almeno sti datori di lavoro precari ad assumere e adattare le mansioni in base all età!!! Non a ritmi e orari stressanti..!!
    Chi ha lavorato per 40/41 anni ha gia dato !!!

  8. Proposta ingiusta. Con 40 anni di lavoro si deve poter andare in pensione senza se e senza ma con nessuna riduzione. I nostri figli non avranno la possibilità di versarne altrettanti.

    Pero’ mi piacerebbe togliermi la soddisfazione di far lavorare il ministro in fabbrica per 35 anni per poi dirgli che non bastano e che ne deve lavorare altri 7 e 10 mesi. E’ che comunque il primo stipendio da pensionato lo prenderà 3 mesi dopo per effetto di una finestra.

    Vero è che chi legifera e chi dovrebbe tutelare i lavoratori, non ha la minima idea di cosa sia il lavoro di un operaio e cosa significa stare chiusi 8 ore in fabbrica.
    Mi piacerebbe rendere obbligatorio uno stage di 1 anno in fabbrica per tutti coloro che vogliono intraprendere la carriera politica, sicuramente cambierebbero molte cose.

    1. concordo in pieno con quello che ha detto Pier, in effetti il vecchio detto provare per credere è sempre valido, e lo ribadisce una che lavora in fabbrica da 36 anni. P.S. oggi l’unica aspettativa di vita che si può calcolare è quella del covid.

  9. Purtroppo in Italia quando si parla di pensioni sono tutti che si sentono toccati in prima persona. Tutti a pensare al loro orticello senza minimamente pensare agli altri. Tutti che si sentono defraudati di qualcosa. Persino chi è andato via qualche anno fa con il calcolo tutto retributivo si lamenta. Per non parlare di quando si propone qualcosa che può stare in piedi dal punto di vista contabile. Apriti cielo!
    Siamo fatti così. Non c’è niente da fare.

  10. Scusate la prolissità, ma questa proposta (che, dico subito, non mi piace) nonostante sia strutturalmente semplice solleva diverse questioni, alla luce di ciò che dice Brambilla.

    Subito mi viene una considerazione spontanea: quindi i “danni terribili” fatti ai conti dell’INPS dall'”inaccettabile, scandalosa, costosissima, discriminatoria e acchiappavoti” Quota 100 si ridurrebbero al “privilegio” di andarci solo 2 (DUE!) anni prima (con lo STESSO minimo di anni di contributi richiesti dalla proposta Brambilla, 38)?
    Sarebbero quei “DUE anni prima” a DISASTRARE i conti del sistema pensionistico, visto che alcuni così descrivono Quota 100?
    Perchè la proposta di Brambilla è una Quota 100 con lieve peggioramento nell’età anagrafica, nient’altro.

    Direi quindi che la proposta di Brambilla innanzitutto rimette Quota 100 nella sua più opportuna luce, che è irrazionale vedere con quella demonizzazione tanto spesso usata sui media.
    Confermandone però anche il LIMITE, i 38 (o magari 37) anni di contributi con NESSUNA FLESSIBILITA’.
    Ed è ciò che non mi convince AFFATTO in questa proposta.

    Nessuna possibilità per il lavoratore di dire (superato un limite minimo di età, diciamo i 60, massimo 62) di SCEGLIERE se andare subito in pensione, prendendo ovviamente MENO!, oppure di rimanere ancora al lavoro (perchè è in salute, perchè non è esaurito, perchè vuole una pensione più alta ecc.).

    Il sig. Carmine Candelmo qui sotto sottolinea, MOLTO OPPORTUNAMENTE, come proposte come questa non tengano MINIMAMENTE conto di chi perde il lavoro a 60 anni o di chi ha perso molti anni di contribuzione, per esempio di chi ha avuto la sfortuna di ammalarsi seriamente e perdere anni di lavoro (grave per tutti ma se sei un autonomo sai ancora meglio cosa vuol dire) ecc.

    Sono proposte RIGIDE (come già Quota 100), non “flessibili”!, che NON tengono conto della REALTA’ di tanta gente nè della REALTA’ di un mercato del lavoro che sempre più porta a carriere frammentate e intermittenti.
    E per ora purtroppo non vedo come questa realtà di carriere spesso interrotte possa cambiare radicalmente anche nei prossimi decenni.
    Per cui, stando allo scenario prevedibile, si parla degli attuali pensionandi ma ANCHE di quelli di DOMANI.

    Brambilla poi dice “non si può pensare di avere 30 anni di contribuzione, e 22 anni di pensione”.
    Non si capisce perchè, a maggior ragione con il sistema contributivo in vigore e ormai largamente predominante (anche chi ricade ancora nel misto ha ormai la maggior parte dei versamenti a contributivo) che comunque non ti da più di quanto tu hai già dato.

    E qui c’è un discorso più generale da fare.

    Ora, Brambilla dice che l’assegno previdenziale dovrà essere garantito con un’INTEGRAZIONE al minimo.
    Che è quello che penso anch’io accadrà, anzi penso che ci sarà un’integrazione COMUNQUE, perchè non si può pensare di mandare in pensione un giovane di oggi, pensionando fra quarant’anni, con 900 euro perchè il “meraviglioso” (per alcuni) meccanismo contributivo di più non gli può dare.
    Non si può pensare a future generazioni di pensionati POVERI IN MASSA, non fosse altro, se anche mancasse il senso di umanità e solidarietà, che per il danno sull’economia.

    Ci sarà necessariamente un’integrazione delle pensioni (o un nuovo sistema più “generoso” del contributivo attuale), che si appoggerà alla FISCALITA’ GENERALE: le “famigerate” TASSE serviranno anche per far avere pensioni dignitose agli anziani. Che mi sembra uno degli usi più lodevoli delle tasse.
    Del resto, già oggi le pensioni sociali e di invalidità sono pagate di fatto dalle nostre tasse, non dai contributi.

    A questo punto la mia domanda è: se (come si sta già cominciando a parlare) un domani ci saranno integrazioni agli assegni pensionistici dei giovani attuali, pagate dalla fiscalità generale, e quindi giustamente si pensa ai giovani, perchè mai OGGI ci si accanisce contro le ATTUALI generazioni di pensionandi, volendo negare loro la benchè minima “agevolazione” ad andare in pensione, addirittura fosse pure con penalizzazioni (tipo la proposta Damiano)?

    Perchè queste riforme (o proposta di riforma) RIGIDE, fatte apposta per NON consentire ai pensionandi di oggi di andare effettivamente in pensione un pò prima della vigilia del decesso?

    Quali “colpe storiche” abbiamo, se non quella di aver tirato la carretta in decenni dove l’andamento del PIL lo facevamo ancora correre parallelamente a quello della Germania e certo non è colpa di chi sta in basso se nell’ultimo ventennio siamo invece diventati il fanalino di coda (non siamo certo diventati “più sfaticati”, solo più precari e non per scelta nostra ma per scelta della politica, di Destra come di Sinistra, che ha ascoltato le miopi richieste delle imprese italiane).
    Non è colpa nostra, ma colpa di chi faceva scelte che passavano sopra la nostra testa, se il PIL nell’ultimo ventennio si è abbassato tanto che il famigerato rapporto “spesa pensionistica” / PIL si è alzato rispetto agli altri paesi UE e, no, la maggior parte di chi è andato ultimamente in pensione non nuota nell’oro “disastrando le casse INPS” nè sono tutti privilegiati o falsi invalidi.

    Credo che la proposta di Brambilla si basi su un modo di pensare VECCHIO e non adeguato nè al momento che stiamo vivendo nè a ciò che verrà nei prossimi decenni, dove credo si lavorerà di meno, anche a causa dell’automazione crescente, e le carriere lineari e continue, il “posto fisso e sicuro per la vita”, saranno ancor più un ricordo degli anni ’70.
    Se Quota 100 era un provvedimento imperfetto ma dichiaratamente temporaneo, la proposta Brambilla rischia di istituzionalizzare, peggiorandola, tale imperfezione.

    1. Caro Carlo, se è ai miei commenti che si riferiva, visto che sono io che li definivo così, vuol dire che Lei non ha seguito questo sito da subito dopo la nascita della quota 100. Ora le spiego il mio pensiero che è rimasto sempre immutato: Non ho MAI criticato la quota 100 in quella parte che offriva la possibilità a chi, ultrasessantenne, disoccupato e ormai anche dequalificato in mansioni ormai diventate inutili e non più richieste, di potersi pensionare con qualche anno di anticipo, anzi la trovavo una proposta razionale. Il vero problema della sconcezza della quota 100 è che si è data l’opportunità di pensionarsi in anticipo rispetto alla restante platea di lavoratori con più anni di lavoro e versamenti, a chi il lavoro lo aveva ancora e anche uno stipendio. Quindi è avvenuto che alcuni lavoratori in attività ( non disoccupati), hanno avuto la facoltà e libertà di scelta di risparmiarsi fino a 5 anni di lavoro e di versamenti contributivi e come qualcuno ha detto, ricominciare a godersi un po la vita e la libertà.
      Mi sono appena pensionato con la Fornero 43,2 anni ma con la stessa età di un quota 100 (62), quindi quota 105,2. Io non ho potuto scegliere. Nemmeno altri lavoratori hanno potuto scegliere e mi riferisco a chi magari aveva “solo” 37 anni di contributi ma già 66 di età. Questi ultimi sono andati in pensione con i 67 della vecchiaia raggiungendo i famosi minimi di 38 anni e anche qui siamo a quota 105. Come vede ci sono in entrambi i casi 5 anni di più o di età o di lavoro. Noi non abbiamo avuto la libertà di scelta se ritirarci in pensione pur con un assegno inferiore. Noi non abbiamo avuto la libertà di scelta di goderci con un po di anticipo la vita e la libertà. Noi abbiamo visto andare in pensione gente più giovane di noi o con meno lavoro sulle spalle. Per noi quelli che Lei chiama “privilegio di 2 anni ” erano diritti, dignita della persona, giustizia sociale. La quota 100 ha lasciato una lunga scia di iniquità, ingiustizie e un caos da risolvere per ben tre lunghi anni e non ha risolto nulla. Per questo ho definito la quota 100 inaccettabile, scandalosa, costosissima, discriminatoria e acchiappavoti.
      Finisco ripetendo ( perchè so già che ve lo siete dimenticati) che la quota 100 era cosa giusta ma solo per gli ultrasessantenni disoccupati.

      1. La mia osservazione sui “due anni” è legata specificamente alla critica a Quota 100 di “essere costata troppo”, critica che ho visto da più parti (lei compreso, è vero) ma che ritengo non sostanziata da fatti.

        Premessa: io sono uno di quelli “fregati” da Quota 100, nel senso che avendo buchi contributivi (per vicissitudini lavorative e di salute) i 38 anni di contribuzione a 62 anni me li sognavo e ancora adesso la mia prospettiva più probabile è dover arrivare ai 67 anni della Fornero (salvo che governo e sindacati si inventino ora qualcosa e/o che decida di svenarmi per riscattare anni di laurea).
        Per cui sarei proprio uno di coloro che dovrei “odiare” più di altri Quota 100!

        Senza voler di nuovo discuterne, riconosco invece all’imperfettissima Quota 100 l’essere stato un benefico sasso gettato nello stagno, che ha reso palese l’assurdità dei 67 anni e dello scalone che si creerebbe alla sua scadenza, oltre ad aver effettivamente beneficiato alcuni pensionandi.
        Alcuni, certo pochi, ma come tante altre forme di anticipo, penso ai prepensionamenti aziendali, che beneficiano alcuni e lasciano fuori quasi tutti gli altri ma non per questo sono sbagliati e da demonizzare.

        E, senza volerne di nuovo discutere di Quota 100 in generale, rilevo ora che la proposta di Brambilla è, nella sua essenza, una Quota 100 peggiorata, con 2 anni in più, e che quindi se Quota 100 fosse stato quel disastro epocale per le casse INPS che molti dicono bisognerebbe spiegare come SOLO due anni di differenza potrebbero aver causato il disastro (del quale tra l’altro non v’è traccia nei conti INPS) rispetto all’ipotesi di Brambilla.
        Naturalmente si può sempre sostenere, anzi chi critica Quota 100 dovrebbe farlo!, che anche la Quota 102 di Brambilla sarebbe pure essa “disastrosa”, irresponsabile e costosa, oltre che iniqua, perchè tutte le argomentazioni contro Quota 100 si possono applicare a questa Quota 102, anzi di più.

        Rilevo che probabilmente Brambilla non dovrebbe aver visto Quota 100 come un disastro, dato che ne sta proponendo un clone peggiorativo ma non tanto peggiorativo da pensare che siano i due anni in più a “salvare” le casse INPS.

        Per quel che mi riguarda, Quota 102 di Brambilla è SBAGLIATA nella combinazione 64+38 ma non solo.

        Ma non sarebbe un disastro per i conti INPS come non lo è stata Quota 100, sarebbe invece piuttosto disastrosa per i pensionandi e per i giovani disoccupati e dannosa per la ripresa di questo paese, per quello che ho scritto e per quanto hanno scritto altri, compreso l’ottimo intervento del Dott. Perfetto.

      2. Caro sig. Franco Giuseppe, io ho seguito questo sito sin da subito dopo la nascita di quota 100. Cercando nel 2018 con i motori di ricerca le parole chiave “Quota 100” compariva sempre Pensionipertutti. Ho quindi potuto, sig. Franco Giuseppe, leggere i suoi commenti, e riconosco che il suo pensiero riguardo a Quota 100 è rimasto immutato nel tempo.

        Non mi sono mai trovato in disaccordo con lei, che disapprova Quota 100; ma nemmeno in disaccordo con coloro che approvano Quota 100. Non è una contraddizione la mia: semplicemente comprendo le ragioni sia di quelle persone che disapprovano Quota 100 sia di quelle che invece l’approvano.

        Comprendo anche le ragioni del sig. Carlo (al quale lei indirizza il suo commento), come pure quelle di Brambilla, di Damiano, di Fornero, di Cazzola (il body guard della legge Fornero – detto con simpatia).

        Il punto non è fare una legge pensionistica che sia “giusta ed equa” (cosa che vorrebbe lei, sig. Franco Giuseppe, e credo anche il sig. Carlo, e forse tutti i lettori di questo sito e, più in generale, “il popolo”).

        Il punto è fare una legge pensionistica che sia “quanto più giusta ed equa possibile” dati i vincoli di budget dello Stato (e qui il cerchio di persone si restringe a Brambilla, Damiano, Fornero, Cazzola, Governo e Parlamento – con il supporto esterno dei sindacati).

        Si potrà mai fare una legge sulle pensioni che sia “giusta ed equa” (come vorrebbe lei, sig. Franco Giuseppe) e “al tempo stesso nel rispetto dei vincoli di budget” (come chiedono Brambilla, Damiano, Fornero, Cazzola)?

        La mia risposta è sì: spostando più in avanti i vincoli di budget, attraverso maggiori entrate nelle casse dello Stato derivanti da maggiori consumi e maggiore produzione, determinati da nuovi lavoratori occupati grazie a nuovi investimenti, effettuati dallo Stato, in cooperazione con le imprese private applicando la ricetta economica di Keynes e superando le ricette economiche di Hayek (il quale, al contrario di Keynes, metteva in guardia dall’interventismo statale) le quali ricette ispirano ancora oggi la Comunità europea ma sono incompatibili con l’attuale condizione di recessione economica e l’elevata disoccupazione causate dalla pandemia.

        1. Grazie sempre Claudio Per le belle riflessioni e per la stima tra le righe al nostro sito :-), bello sapere di essere un punto di riferimento ed ‘apparire sempre’ nelle ricerche

        2. Salve Sig. Claudio Maria. Mi attirerò una serie di contumelie per quello che sto per dire. Incredibile ma vero, la riforma Sacconi e la riforma Fornero sono state due riforme eque, penalizzanti è vero, ma eque. Tutti i lavoratori, nessuno escluso, hanno visto posticipare la loro uscita dal lavoro. Nessuno l’ha scampata, quindi equamente penalizzante.
          Ora, visto che tra persone con un po di logica si può parlare serenamente e quindi anche con Carlo, ritengo che una riforma delle pensioni dovrebbe sempre essere equa e sostenibile. Ancora oggi attendo che qualcuno mi spieghi cosa è la quota 100, perchè sarà anche sostenibile ma non certamente equa. Quando io più volte ho affermato che si poteva, con le stesse risorse, scendere gradualmente, nell’arco degli stessi tre anni, sia di età che di contributi ma per tutti, allora non ero quel pazzo visionario che molti hanno visto. L’equità c’era ed era anche sostenibile . Magari io mi sarei risparmiato solo sei mesi, quelli dopo 1 anno, quelli dopo ancora 2 anni, ma sarebbe stato tutto più lineare, accettabile e comprensibile. Ma la quota 100 …per favore !!!

    2. Brambilla con le sue proposte si dovrebbe vergognare. Sopratutto per la penalizzazione sulle donne. Incomincino a fare le riforme sulle loro pensioni. Così i conti dell’INPS vanno subito in attivo com’era prima che convogliassero l’indap nell’inps. Sono le loro pensioni e i loro privilegi che rovinano i conti e il paese.

  11. Semplicemente vergognoso, in poche parole viene confermato lo scalone,più detrazioni sulla pensione, in pratica di nuovo la legge Fornero, con pensioni da fameeee… Intanto regaliamo soldi ad extracomunitari con assistenza medica ospedaliera a carico di tutti gli italiani, ma la cosa che non capisco, se noi andiamo fuori del nostro paese, dobbiamo farci un assicurazione per accedere ad un eventuale problema sanitario….. .

  12. In realtà anche quei coefficenti di trasformazione della parte di assegno pensionistico contributivo sarebbero da rivedere; 1° perchè legati ad una speranza di vita che pone oggi il coefficente massimo ad un’età di pensionamento a 71 anni e non a 67. quindi intanto bisognerebbe fissare l’età per la pensione di vecchiaia ad un max di 67 anni(oltre questa età far rimanere le persone al lavoro, se non per spontanea volontà è veramente ignobile), poi fissare quei coefficenti e parametrarli a quello massimo da riferire ai 67 anni, infine porre le flessibilità sopra descritte e cioè contributive(41 usuranti, 42 e 10 uomini e 41 e 10 donne) e la flessibilità sull’età da 64 anni come evidenzia Brambilla e come esiste in altri paesi europei che cercano di dettarci imposizioni. questa per me sarebbe una corretta definizione di una riforma pensionistica.

    1. Ciao Cosimo

      scusami, quanti anni hai? e da quanto lavori?
      Perchè devi permettere di andare in pensione magari con 64 anni e 37 di contributi ed io invece devo andare con 43 anni (6 anni + degli altri)?
      Inoltre io metteri una tassa all’80% per quelli che continuano a lavorare pur essendo in pensione

      1. Perché se esiste una flessibilità per contribuiti versati che sono 42 e 10 mesi non 43 è giusto che ci sia una flessibilità sull’età anagrafica per non arrivare a 67 anni e quindi 64 anni che è media europea sono sufficienti. Non è una mia convenienza perchè ancora lontano da una o altra opzione

  13. Non si può vedere il futuro con gli occhi volti indietro.

    La Riforma delle pensioni incontrava già grossi ostacoli prima del Covid: perché la popolazione invecchia, le nascite sono insufficienti, i conti pubblici sono in sofferenza.

    Nell’epoca post-Covid la situazione economica e sociale si è ulteriormente aggravata: Pil in picchiata, disoccupazione in aumento, impennata del debito pubblico.

    Fare oggi la Riforma pensioni con lo stesso modo di pensare di prima che scoppiasse la pandemia non può che portare ad un Riforma delle pensioni peggiorativa in tutti i sensi.

    Ma c’è un’altra cosa di cui dover temere.

    Il Ministro Gualtieri a Cernobbio ha inteso rassicurare tutti che il Pil 2020 è in caduta ma non sarà a due cifre (cioè a -10%). Se il Pil fosse, per esempio, a -10,5%, allora non si potrebbe più parlare di recessione, ma si sarebbe “tecnicamente” in depressione (quella simile al 1929 in America, per intenderci, tutti in fila per un pezzo di pane).

    Solo allora si riuscirà a vedere il futuro con gli occhi volti in avanti (forse).

    1. Dunque Claudio pro o contro la proposta di Brambilla? QUali i punti di forza, eventuali, e quali quelli di debolezza? Grazie sempre per gli spunti interessanti di confronto

      1. Questi liberisti Renzi, Calenda, Cottarelli, Bonino, Draghi, Brambilla, compresi alcuni esponenti del PD e Forza Italia dovrebbero sentire la mano pesante (scioperi generali alla francese) della classe operaia per comprendere la differenza tra comandare e lavorare.
        60 anni bastano, senza penalizzazioni.

      2. Sono contrario alla proposta di Brambilla. Ne elenco i punti di forza, i punti di debolezza e le motivazioni.

        Punti di FORZA della proposta di Brambilla:

        – blocco dell’indicizzazione dell’anzianità (42 anni e dieci mesi per gli uomini, e 41 anni e dieci mesi per le donne, altrimenti, come dice Brambilla, “arriveremmo presto a dover lavorare per 45 anni”);
        – flessibilità in uscita senza penalizzazioni sull’assegno pensionistico (ci sono già i coefficienti di trasformazione che sono tanto più bassi quanto prima si esce. Però, attenzione: tali coefficienti di trasformazione sono oggetto di revisione ogni tre anni e quindi potrebbero venire ulteriormente ridotti col passare degli anni).

        Punti di DEBOLEZZA della proposta di Brambilla:

        – uscita a 64 anni di età anagrafica.

        Certamente non sono contrario alla proposta di Brambilla per il fine che egli si propone di ottenere (la stabilità dei conti); sono contrario alla sua proposta per via della premessa sulla quale Brambilla fonda la sua proposta: uscita a 64 anni.

        A Brambilla sfugge che col suo approccio, proprio per cercare di garantire la stabilità dei conti dello Stato, la stabilità dei conti salta.

        Per frenare il flusso in uscita dalle casse dello Stato (attraverso il freno sulle pensioni con l’uscita a 64 anni di età) Brambilla frena anche il flusso in entrata nelle casse dello Stato (attraverso il freno sui maggiori introiti che deriverebbero dai maggiori consumi e dalla maggiore produzione qualora nuovi lavoratori potessero subentrare ad altri lavoratori che uscissero).

        Lo scambio tra un 60enne che va in pensione e un 30enne che comincia (o continua) a lavorare è necessario, perchè siamo in una economica stagnante, anzi in recessione, e pertanto nuovi lavoratori possono entrare nel mondo del lavoro solo se altri ne escono.

        Quali consumi potrebbe fare un 60enne? Pochissimi, solo quelli per tirare avanti, in quanto una parte dei soldi gli occorre per finanziare il figlio 30enne disoccupato o in difficoltà economiche a causa della pandemia (i cui strascichi si protrarranno purtroppo per diverso tempo).

        Quali consumi potrebbe fare invece un 30enne? Moltissimi: comprare una casa, dei mobili e degli elettrodomestici per arredarla, comprare forse un’auto più funzionale per la famiglia che ha deciso di costruirsi, e (perché no?) permettere ai propri genitori di pensare meno a lui e più a se stessi godendosi una vacanza (e quindi consumando) che fino ad allora hanno forse solo vissuto in maniera surrogata scorrendo depliant.

        Non saprei dire se la legge Fornero verrà superata oppure no. Ma se malauguratamente dovesse rimanere, mi piacerebbe che venisse perfezionata introducendo l’obbligo di pensionamento per chiunque abbia raggiunto l’età di 67 anni, sia nel pubblico che nel privato, a qualsiasi livello, sia in ruoli operativi che manageriali che istituzionali.

        Il mondo post-Covid, il mondo della società post-post-industriale, della società digitale e dell’economia digitale appartiene ai giovani nativi digitali. È giusto che siano essi stessi a costruirsi quel mondo digitale in cui hanno il pieno diritto (come lo abbiamo avuto noi 60enni) di vivere da protagonisti e non da comparse. Questo è ciò che io chiamo “ricambio generazionale”.

      3. 36 anni e 3 mesi dal 1 gennaio 2021 avrò 64 anni , fermo con il lavoro da diversi anni e nemmeno con l’ape riesco ad andare in pensione… non vedo vie di uscita fino a 67 anni…

    2. Gentile Claudio, Lei continua ad essere un inguaribile ottimista. La invidio, sinceramente. Lei riesce a trovare qualcosa di positivo anche nelle cose fatte con i piedi. Il problema sa qual’è ? Che il tempo passa e la vita non è poi così lunga e ci sarà sempre la maggioranza delle persone che subiranno iniquità e ingiustizie e pochi avranno qualche privilegio. Lei si accontenta del sasso lanciato nello stagno per smuovere qualcosa in un prossimo futuro ( lo ha fatto anche con la quota 100 ) ed oggi invece, CVD, tutti i maggiori esperti di dinamiche previdenziali, ritengono impossibile, per una “Vera” riforma della Fornero, riproporre una soluzione pari, se non addirittura più favorevole, della quota 100. Ma questo lo sapevamo tutti e anche Lei nel suo animo sapeva che sarebbe stato impossibile. Si liberi dai sogni e torni sulla terra. Quota 100 è stata solo una orribile, iniqua, ingiusta perdita di tempo.

  14. ma ci stiamo predendo in giro????
    Dopo la mia generazione che ha iniziato a lavorare a 15/16 anni (parlo di 41 anni fa) quanti hanno fatto la stessa cosa?
    La maggior parte ha studiato fino a 19/20 anni di età ed adesso molti finiscono di studiare a 25/26 anni.
    quindi se consideriamo 25 anni + 41 di lavoro arriviamo 66 anni pari a quota 107(un pò troppo) , se consideriamo 20 anni di età + 41 di lavoro arriviamo 61 anni di età pari a quota 102.
    Secondo me potrebbe essere una cosa abbastanza giusta
    41 anni di lavoro oppure quota 102, non mi sembra giusto che uno dopo aver lavorato 41 anni non possa andare in pensione mentre uno che ne ha lavorati 38 lo possa fare, in fondo 64 anni con 38 di lavoro sono sempre meglio di 67 anni che è l’età della pensione di vecchiaia.
    Inoltre quelli come me sono già stati bastonati abbastanza, da 35 anni è stata portata a 40, dal sistema retributivo è stata portata al sistema misto, da 40 anni è stata portata a 43 mi sembra di aver già dato abbastanza, intanto loro i priviliegi se li tengono

    1. Signor Lastrucci, il suo discorso non farebbe una grinza se partisse da una pensione CONTRIBUTIVA. Possibile che dopo 25 anni non lo si voglia ancora capire? Il problema pensioni nasce tutto da lì: persone che hanno contribuito per una vita, 35-40-45 anni, ma fino al 2011 il conteggio si fa con il vecchio sistema delle quote A e B basate sull’ultimo stipendio, che – considerato gli anni e gli scatti – vale come minimo il doppio rispetto. Ovvero, una pensione RETRIBUTIVA.
      facile parlare solo di anni lavorati, dimenticando che chi oggi ha cumulato 40 anni prenderà una pensione doppia se non tripla rispetto ad un giovane che magari avrà lavorato “solo” 30 anni: d’accordo che 30 anni sono il 75% di 40, ma che per questo motivo debba prendere una pensione del 25% soltanto mi pare un sopruso bello e buono, soprattutto quando i suoi 30 anni di contribuzione li ha pagati in proporzione di quanto prenderà (appunto, CONTRIBUTIVO).
      Per la cronaca: non sono un giovane, ho 58 anni, ma dalla riforma del 1995 mi hanno dato fastidio coloro che protestavano perché Dini li voleva mandare in pensione dopo 37-38 anni invece di 35 (con il sistema RETRIBUTIVO): i lavoratori all’epoca prossimi alla pensione hanno pensato solo a loro stessi, invece dei loro colleghi che avevano magari 20 anni di contributi e oggi si lamentano perché dovranno andare con una pensione MISTA (non CONTRIBUTIVA!) a 42-43-44 anni di contributi. In conclusione: evitiamo di fare discorsi di parte, pensando sempre e solo al proprio orticello.
      Luca Lanciani

      1. Buonasera Luca

        io non stò pensando solo al mio orticello e di fatti non ho parlato di andare in pensione con sistema retributivo o contributivo ho solamente detto che non mi sembra giusto che uno debba lavorare 43 anni ed altri 38 o addirittura meno.
        Manda in pensione tutti con lo stesso numero di anni di contributi e poi se uno vuole continuare a lavorare è liberissimo di farlo

      2. Sig. Lanciani, lei parte dall’idea che quando andranno in pensione gli attuali ventenni e trentenni, ovvero fra una quarantina di anni, sarà ancora in vigore il CONTRIBUTIVO PURO che c’è dal 1996 per quasi tutti e dal 2012 per tutti (con qualche ingiustificato privilegiato che ha assurdamente beneficiato del retributivo fino al 2011, stoppare quell’indecenza è l’unica cosa buona che abbia fatto la Fornero).

        Bene, qui glielo dico e sono pronto a scommetterci: NON SARA’ COSI’, per il semplice fatto che la società e l’economia NON POSSONO PERMETTERSI che sia così.
        Non possono permettersi pensionati regolarmente a 900-1000 euro pur avendo carriere piene e continuative.
        Perchè non possono permettersi PENSIONATI POVERI IN MASSA, per motivi sociali ed economici.
        Con l’invecchiamento della popolazione, la quota di consumi nella terza età è destinata a crescere e sarà importante per sostenere l’economia.
        E quanto potrebbe consumare un pensionato che con 1000 euro deve pagarci anche l’affitto?
        E come potremmo permetterci di avere quasi tutti i pensionati in quella situazione?

        Quindi ci sarà una qualche forma di INTEGRAZIONE che andrà OLTRE i contributi versati e sarà perciò basata sulla fiscalità generale, ovvero le TASSE, ovvero TUTTI pagheranno per consentire ai pensionati di avere pensioni più alte e decenti (e secondo me è anche GIUSTO che sia così).

        Per cui, perchè ora ACCANIRSI (praticamente e pure “moralmente”) con chi (gli attuali pensionandi) ha ancora una PARTE calcolata a retributivo, ovvero non coperta da contributi, quando lei può stare CERTO che fra trenta o quarant’anni la STESSA cosa varrà per gli attuali giovani, ovvero avranno una parte di pensione NON coperta dai contributi che hanno versato?

        Mi spiace, ma come esponente di una generazione che ha tirato efficacemente la CARRETTA anche negli anni in cui il nostro PIL andava bene quanto quello tedesco e che oltretutto non si sente affatto in colpa degli ultimi vent’anni massacrati da scelte politiche economiche miopi da parte dei vertici politici e imprenditoriali, che ci hanno portato ad essere tra i fanalini di coda della UE (PIL, ricerca, innovazione, istruzione, …) con tutte le conseguenze immediate sulla competitività, RIFIUTO l’idea che la MIA GENERAZIONE, quella dei pensionandi degli ultimi anni, debba rassegnarsi ad essere quella più “MAZZIATA E CORNUTA”.

        Le generazioni PRECEDENTI ci sono andate a condizioni molto favorevoli, quelle SUCCESSIVE ci andranno a condizioni certo non peggiori di quelle che ad oggi si prospettano per la mia.
        Non vedo perchè i 60-65enni di adesso dovrebbero accettare di essere LA GENERAZIONE PIU’ PENALIZZATA da 50 anni a questa parte e per i 50 anni successivi.

        Se lei penalizzato lo vuole essere, e magari si lascia pure COLPEVOLIZZARE da narrazioni interessate, scelta sua, non certo mia.

        E questo non è “egoismo” o “il proprio orticello”, è semplicemente RAZIONALITA’ e vedere le cose da una PROSPETTIVA più ampia e lungimirante, non da quella MIOPE prospettata da forze e lobby interessate, che in questo momento sono più che mai al lavoro per cercare di cambiare poco o nulla della Fornero.

      3. Il problema principale è che con qualsiasi riforma si fanno figli e figliastri, pertanto quando si cambiano i sistemi di calcolo devono valere per tutti (ovvero anche a chi gode di pensione devono venire applicati i nuovi sistemi)- 2° ogni pensionato dovrebbe aver diritto ad una sola pensione, sommando ovviamente tutta la contribuzione (compreso le reversibilità, a scelta la pensione più alta), ed ovviamente in primis anche ai politici che vergognosamente percepiscono la pensione su un lavoro che non fanno e per gli stessi anni percepiscono quella da parlamentari che è pure esente da IRPEF, 3° un maggior controllo su invalidità civili e accompagnamenti vari per almeno un 30% concessi per conoscenze politiche, ect, potrei aggiungere che il sistema attuale a ripartizione è completamente sballato in quanto basato su aumenti demografici assurdi (sul tipo di avere 200 milioni di abitanti fra 3 generazioni) quando al massimo fra 20 o 30 il lavoro sarà svolto dalle macchine, robot o automi che siano

        1. Sig. Luigi55, le do la mia personale opinione sull’ultimo punto che lei giustamente tocca e che va anche oltre al problema specifico delle pensioni.

          Premetto che secondo me è INEVITABILE che l’AUTOMAZIONE prenda piede.
          Conviene alle aziende che con essa risparmiano e perciò ci spingeranno a fondo, ancor più di oggi.
          Se ben gestita conviene anche alla gente, come è stato conveniente automatizzare l’agricoltura e non avere più il 60% dei lavoratori italiani che si spacca la schiena nei campi come era ad inizio del Novecento, e avere invece come oggi il 4%, che fa molta meno fatica e ciò nonostante produce molto di più.
          E converrà anche lavorare meno come orario, che è una tendenza positiva che è andata avanti tutto lo scorso secolo.

          Come si concilia tutto ciò (meno lavoratori o almeno meno ore di lavoro) con stipendi e pensioni?
          TASSANDO l’automazione, in modo da REDISTRIBUIRE nella società la RICCHEZZA creata dalle macchine.

          Le aziende comunque ci guadagneranno, quindi useranno l’automazione, ma parte della ricchezza prodotta non finirà in profitti bensì in tasse che andranno ad integrazione degli STIPENDI e delle PENSIONI.
          In questo modo anche le PENSIONI saranno in buona parte “pagate dalle macchine”, per cui il sistema a ripartizione dovrà tenere conto anche dell’apporto dei robot.

          Come in generale io sono certo che il sistema contributivo come è oggi non potrà bastare ai futuri pensionati, perchè non si può pensare di avere gli assegni bassi oggi previsti da quel sistema, ovvero pensionati POVERI IN MASSA anche se hanno lavorato 40 anni senza buchi contributivi.
          Perciò ci vorrà un’INTEGRAZIONE anch’essa basata sulla fiscalità generale, ovvero sulle TASSE.
          Che sia fatto in modo diretto, ovvero sussidii, o indiretto, ovvero un meccanismo contributivo con parametri correttivi più favorevoli rispetto ad oggi, poco importa: i soldi in più verranno dalla fiscalità.

          Io credo che anche questo sarà INEVITABILE, perchè se non lo fosse ci sarebbero decine di milioni di POVERI (sia lavoratori che pensionati) e ciò deprimerebbe terribilmente l’ECONOMIA, una crisi permanente.
          Una situazione INSOSTENIBILE sia dal punto di vista sociale che economico.

          Per cui, lei ha perfettamente ragione a sottolineare che il sistema a ripartizione COME E’ OGGI, ovvero basato solo sui lavoratori “umani”, non sarà sostenibile.
          Occorrerà cambiarlo integrandovi in esso l’automazione, così come l’automazione deve diventare un fattore generale di creazione di ricchezza con meno tempo di lavoro e meno fatica.

          Una delle cose che andranno fatte sarà il far capire, opponendosi ad una certa mentalità “liberista” che impera da trent’anni almeno e che descrive l’imposizione fiscale unicamente come “il diavolo”, che per fare ciò occorrerà usare le TASSE a fini di redistribuzione della ricchezza e di equità sociale.

          Secondo me prima lo si capisce meglio è, e d è meglio farlo prima che la REALTA’ dello sviluppo impetuoso dell’automazione, in mancanza di contromisure legislative e sociali, faccia troppi danni e vada SOLO a vantaggio dei profitti delle aziende.
          Per farlo c’è bisogno di politici ed economisti lungimiranti, due categorie oggi non molto affollate.
          Incrocio le dita.

    2. verissimo signor Mauro! Anche a me (classe 1959) è stata assicurata la pensione a 55 anni con 35 di contributi e metodo retributivo. Ora mi ritrovo a dover avere 43 anni di contributi 63 anni e prendere meno con il sistema contributivo, ma di quanto ancora mi devono “punire”?. Inoltre questo scienziato, non contento, vuole alzare l’asticella a 64 anni. Ma avrà mai lavorato? Giustamente come dice Lei, magari a 64 anni c’è chi come noi che di anni ne avrà lavorati 44, e qualche altro solo 38. Deve funzionare il contrario!!!! Inoltre in 2 mesi, 470 mila nuovi disoccupati, di cui la massima parte under 35… ecco appunto, teniamo gli stanchi e demotivati over 60 nei posti di lavoro. Usate le vostre lauree e master per trovare altri modi per fare cassa, non solo e sempre sui poveri cristi. Datevi da fare luminari che così sono capace anche io.

  15. Con queste proposte si fa sempre riferimento a chi un lavoro lo ha ancora e tutto sommato non vive in condizioni precarie. Mi dispiace che non si parla mai di quella platea di uomini e donne che dai 57-58 anni di eta’ fino ai 62-63 hanno perso il lavoro e non hanno alcuna possibilita’ di rientro. Si capisce che se hai perso il lavoro a 60 anni e hai 30-35 anni di contributi versati, non rientri in nessuna categoria protetta

    1. Grazie di aver sottolineato un punto dolente e solitamente trascurato.
      Molte proposte, compresa quella di Brambilla, sembrano partire implicitamente dall’assunto che il mondo del lavoro sia ancora quello fertile e lineare degli anni ’70-80, cosa che PURTROPPO non è e temo non sarà neppure nei prossimi venti anni almeno.

  16. 100 miliardi di evasione pensioni sociali pensioni di invalidità’ reddito di cittadinanza ecc.che pagano i lavoratori dipendenti con aggiunta di anni di lavoro.il diritto da me aquuisito 35 anni fa è diventato carta straccia vergognatevi sindacalisti politici e vertici imps

  17. Una quota 102 composta liberamente da qualsiasi età e numero di anni di contributi senza penalizzazioni, potrebbe quasi andare. Es; 60 + 42
    60,5 + 41,5
    61 + 41
    Poi 62 con contributi più bassi
    59 + 43 sono già l’anticipata fornero

    1. Comunque:
      Dal gennaio 2021:
      proposta:
      1. Dove c’è scritto 67……….leggasi 65
      2./3. Dove c’è scritto 41+10 mesi+ 3….. e dove c’è scritto 42+10 mesi +3…..leggasi 41 (non capisco tenere differenziate le cose quando poi al punto 5 equipara uomo e donna) senza penalizzazioni.
      4. Via quota 100….leggasi quota 100 comunque raggiungibile. (senza penalizzazioni)
      5. Opzione donna = anche uomo
      6.particolari disposizioni per disoccupati over55
      7. Separazione previdenza / assistenza
      8. Futura flessibilità a 62 anni a discrezione lavoratori
      9. Dopo 41 anni, per chi continua, contributi in tasca al lavoratore
      Paolo e emilio

    2. lui ha premesso e precisato che Q102 con 64 anni e 38 di contributi deve essere un’aggiuntivo ai già previsti 42 anni e 10 mesi per uomini e 41anni e 10 mesi per donne già esistente e che non deve più adeguarsi a speranze di vita come prevede la fornero. Così sarebbe coperta l’intera platea, tutto senza penalizzazioni come lui dice perchè già i coefficenti della parte contributiva e riferiti all’età lo fanno naturalmente. Mi sembra una buona proposta in aggiunta a ciò che manca oggi a chi dovrebbe aspettare sino ai 67 anni. Sulle pensioni prima di esporre commenti occorre bene informarsi e ben leggere

        1. Ma come si fa ad essere più o meno d accordo ad una proposta simile? In base a cosa si dovrebbe sì..è una bella proposta . Siamo tutti esperti in questi conteggi complicatissimi e abbiamo in mano tutti i dati reali per capire se ci fregano per la terza volta o se veramente andrebbe tutto in crisi con soluzioni più vivibili?? Siamo sicuri che simili proposte tengono conto anche del fatto che TUTTI i comparti si adeguerebbero a questi famigerati 64, o 42.3 compreso i militari!! o si sparano continuamente cifre al ribasso per tanti altri motivi compreso il mantenere privilegiati alcuni settori?

    3. Ottima proposta (equa e, nello stesso tempo, solidale).
      Ma, purtroppo, non la accetteranno mai visto che l’intento politico dell’argomento a quello di mandarci in pensione il più tardi possibile oppure con forti tagli all’assegno.

      1. Sperate che la gente muoia, così vi mangiate anche i contributi vergognatevi e soprattutto andate a lavorare, invece di fare solo bla bla bla , voi potete lavorare fino a 100 anni , visto che non fate un jazz, provate andare a picconare , invece di mangiare pane a tradimento, vergognosi

        1. Quando si ha una poltrona comoda sotto e’ facile parlare a vanvera….Ma vi rendete conto ? Di quale aspettativa di vita parlate? Con tutto lo schifo che stiamo vivendo? La realta’ e’ che state facendo di tutto per fare arrivare alla pensione meno persone possibili.Ma cosa pensate che tutti hanno cominciato a lavorare presto? Prenderei a campione dieci dei nostri politici ( o presunti tali) e li manderei in fabbrica oppure ad asfaltare le strade o ancora sulle impalcature sotto il sole o altro per un po’ di tempo…..sicuramente durerebbero niente. Diminuite l’eta’ pensionabile…..! Chissa’ perche’ quando si tratta di cose estranee ai problemi italiani i soldi ci sono sempre.Sono gli sprechi della politica che bisogna eliminare…..ai voglia quanti soldi risparmieremmo.

          1. Il dott. Brambilla continua a non capire che le aspettative di vita sono la più grande fake creata ad arte affinché la gebte non si gida la pensione. Vorrei proprio sapere chi arriva a 83 anni, quale categoria di essere umano e in che modo. Ma non capisco a 65anni si è fragili per un virus ma per il lavoro no? Dott. Brambilla ma quanti operai a 64 anni hanno 38 di contributi, quanti??!!?? Ma che rifacciamo come quota 100?Creiamo un altra piccola elite privilegiati? Occorre creare forme volontarie di flessibilità con penalizzazioni in uscita intorno ai 63/64 anni con un minimo di contributi sui 30/32 anni, sulla falsariga dell’ape volontario che era un ottimo sistema e che andrebbe immediatamente ristabilito e reso strutturale. Chi non fosse intenzionato, rimarrebbe con la scelta di 67 anni. Altro che quota 102, copia sbagliata di quota 100. Non cambierebbe quasi nulla se non per pochi, solo un maquillage politico, l’ennesimo! Roba da matti!

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