Salario minimo e pensioni, l’intervista a Cosentino: ‘Non é uno spot da campagna elettorale’
Sulla tematica particolarmente spinosa del salario minimo che sta tenendo banco quest’estate oltre a quella previdenziale, abbiamo deciso di interfacciarci direttamente con Domenico Cosentino, esperto di previdenza, che moltissimi lettori già conoscono perché abbiamo più volte ospitato sul nostro portale. Una delle questioni primarie su cui ci siamo interrogati e se effettivamente si possa ‘uniformare’ per tutte i settori lavorativi lo stesso salario minimo, perché forse bisognerebbe tenere conto anche del lavoro che uno svolge. Si è sempre detto anche parlando di previdenza che i mestieri non sono tutti uguali, per la gravosità, la pesantezza degli stessi, ora torna difficile, per quanto esista un fondo nobile nell’aumentare il minimo salariale, che si possa omologare tutti i mestieri a quella cifra ‘base’. Inoltre il salario minimo potrebbe risolvere davvero la questione della precarietà lavorativa e dei lavoratori poveri o sarebbe solo risolvere la ‘punta dell’icerberg’? Chiaro che il salario incide sull’importo della pensione futura, dunque i due aspetti restano correlati, stipendi bassi porteranno inevitabilmente a pensioni ‘povere’. Tutti questi punti li affrontiamo in questa interessante intervista in esclusiva:
Salario Minimo: l’intervista esclusiva a Domenico Cosentino
Pensionipertutti: Domenico lei dall’alto della sua esperienza ritiene che alla luce dei Dati Istat, che evidenziano l’aumento dei lavoratori poveri, il salario minimo, questione che ancora non trova accordo tra il Governo Meloni e le parti sociali, possa essere comunque utile ed un primo step nella risoluzione della precarietà e come tutela nei confronti di questi lavoratori che lavorano con salari da ‘fame’ al limit della sopravvivenza?
Domenico Cosentino: “Vede Erica, i dati ISTAT di cui lei parla effettivamente scattano una fotografia affatto rosea e confermano che in Italia esistono tre milioni di lavoratori poveri. Cio’ significa che pur svolgendo le loro mansioni lavorative, tre milioni di italiani hanno un tenore di vita che non può definirsi “soddisfacente”, ma al limite della sopravvivenza. E’ una triste realtà ed, sicuramente già conosciuta da tempo, ma oggi i riflettori si sono nuovamente puntati sulla necessità di fare qualcosa. L’argomento è tornato ad assumere rilievo mediatico in quanto è ripresa in Aula la discussione in merito alla necessità di imporre “per legge” un salario mimino tuot court. La questione salariale è diventata nel recente periodo motivo di discussione politica ma ancor più, e di questo me ne dispiaccio, strumento di propaganda elettorale. L’introduzione, per legge, di un salario minimo, sembra essere una sfida della politica ai sindacati ma più in generale alle parti sociali. Invece dovrebbe essere una misura da perseguire ‘uniti’ al fine di dare dignità ai lavoratori tutti. Ad oggi invece mi pare più una “misura bandiera” che era già stata proposta nel lontano 2014 quando alla presidenza del Consiglio sedeva Matteo Renzi, ripresa a gran voce nel 2019 dall’allora ministro Di Maio, salvo poi concludersi con un nulla di fatto. Oggi assistiamo di nuovo a questa ennesima rappresentazione con una serie di proposte che nei fatti non risolvono il problema della povertà lavorativa”
Pensionipertutti: A suo avviso quindi che cosa si dovrebbe fare per ridare dignità ai lavoratori, più che puntare o diciamo oltreché puntare al salario minimo, che apre non risolvere in toto il problema ‘lavoratori poveri’?
Domenico Cosentino: “Guardi io credo che sia necessario in primis intervenire complessivamente su tutte le componenti retributive della paga dei dipendenti e penso agli scatti di anzianità, alle maggiorazioni, alle varie tutele per malattia, infortunio, per maternità.
Poi bisogna rivedere e modificare le condizioni di pensionamento e ancor piu’ guardare con attenzione alla previdenza complementare.
Bisogna inoltre intervenire complessivamente sulla tutela dei lavoratori ricordandoci che sempre più sono le forme di lavoro ibride con scarsa tutela normativa: i cosiddetti lavori non-standard. Non possiamo girare la testa dall’altra parte quando i dati ISTAT in merito evidenziano come dagli anni ’90 al 2019 i lavoratori a tempo determinato sono raddoppiati, divenendo oltre 3 milioni nel 2022, inoltre sempre l’analisi ISTAT evidenzia come nel 2022 ben il 46,7% dei dipendenti a termine abbia un’occupazione di durata pari o inferiore a 6 mesi, evidenziando tutta la precarietà lavorativa che portano questi tipi di contratti che non danno certezza del futuro, e manco a dirlo i giovani rappresentano la categoria più penalizzata, per i quali il contratti di lavoro non standard sono la forma in uso frequente. Quattro giovani su dieci, di età inferiore ai 34 anni si ritrovano in questa situazione. E non dimentichiamoci dei falsi stage utilizzati per camuffare forme di lavoro nero.
Pensionipertutti: Certo che la fotografia ISTAT che ne è emersa è davvero preoccupante, cosa si augura possa avvenire ai tavoli di confronto, spera che la discussione sia più complessiva e che vada già oltre il salario minimo vista la gravità del problema? Quanto resta importante, a suo avviso, il confronto tra sindacati, associazioni datoriali e Governo per arrivare alla giusta soluzione? E soprattutto il salario minimo può essere ‘generalizzato’ a tutti i lavori?
Domenico Cosentino: “ Beh va da sé che una tale fotografia di precarietà e vulnerabilità lavorativa depone inesorabilmente per una scarsa tutela dei lavoratori, sia sotto il profilo di maggiore sicurezza lavorativa che sotto il profilo economico. E,’ dunque necessario intervenire in modo ampio affinché concretamente si possa pensare di intervenire sul lavoro povero, che sicuramente non si risolve con un anacronistico salario minimo di 9 euro posto per legge.
E’ auspicabile un tavolo di concertazione ampio dove Governo, Sindacati e Associazioni datoriali in modo sinergico affrontino la questione ponendo le basi per una nuova contrattazione, condivisa e rispondente alla nuova realtà economica del paese. Evitando inopportuni ostruzionismi, o muro contro muro, ma ponendo ad obbiettivo la tutela dei lavoratori.
Lei affronta un’altra questione importante, Il salario minimo legale non può essere applicato in modo generalizzato, ma è necessario che lo stesso tenga conto dei contratti collettivi di settore. Se 9 euro possono essere giusti per determinati settori probabilmente per altri non lo sono. Ecco dunque che ritorniamo all’origine. Riportiamo le cose ai fatti e affidiamo alle parti sociali il compito di individuare, per ogni settore lavorativo il salario minimo di riferimento”
Ringraziamo Domenico Cosentino per queste importanti specifiche e questi interessanti spunti di riflessione su un argomento di cui si sta sentendo moltissimo parlare, ma sul quale forse era opportuno soffermarsi di più con un esperto per poterne sviscerare a fondo pro e contro della misura stessa. Ricordiamo a chiunque volesse riprenderne parte che è tenuto a citare la fonte, trattandosi di esclusiva per il nostro portale.
Voi cosa ne pensate del salario minimo? Utile, necessario, prima misura ma non sufficiente? Fatecelo sapere nell’apposita sezione ‘commenti’ del sito.
Salario minimo? Per poter parlare di salario minimo occorre che ci sia per lo meno il salario.
Per quanto riguarda il salario, direi di dare maggiore impulso al Programma Nazionale per la Garanzia Occupabilità dei Lavoratori (GOL) come previsto dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.
Per quanto riguarda il salario minimo, direi di lasciar fare alle Organizzazioni Sindacali con le Organizzazioni Aziendali (incluse quelle che gestiscono i rider).
Il lavoro da schiavi, non è dignità, sei proprietà di qualcuno.Non capisco perché un quadro di van gogh deve valere 3 miliardi, un essere umano 1200 euro al mese se li va bene…Questa società passerà alla storia per il più basso livello di evoluzione sociale, abbiamo la conoscenza le tecnologie l intelligenza per costruire una civiltà completamente nuova , e quello che scegli di fare che determina un futuro.vi invito alla visione del venus project di Jacque Fresco un alternativa in questo mondo senza coscienza.
Correzione: al contributivo non all’integrativo a breve
Buongiorno! Anch’io ritengo che sia necessario introdurre, per legge, un salario minimo, al fine di dare dignità a tutti i lavoratori. Ringrazio tutti infinitamente.
“Nel 2022, il 20,1% delle persone residenti in Italia risulta a rischio di povertà (circa 11 milioni e 800mila
individui) avendo avuto, nell’anno precedente l’indagine, un reddito netto equivalente, senza
componenti figurative e in natura, inferiore al 60% di quello mediano (ossia 11.155 euro). A livello
nazionale la quota di popolazione a rischio di povertà rimane uguale all’anno precedente (20,1%). (www.istat.it/it/files/2023/06/REPORT-REDDITO-CONDIZIONI-DI-VITA2022.pdf). Un lavoratore con 1.300,00 €/mese netti in busta quale netto porta a casa? Non a caso si era introdotto il contributivo in modo graduale e in modo altrettanto graduale si era determinata la fine del retributivo. La gradualità serviva all’implementazione del complementare per evitare di transitare i lavoratori in una condizione di povertà pensionistica. Non si è fatto nulla e pertanto ci sono ancora circa 15 anni per recuperare. Il totalmente contributivo ora come allora significa la povertà. Poi, per inciso, quando il sottoscritto ed altri criticavamo i baby pensionamenti oltre ad altre forme di assistenzialismo, ci si chiudeva la bocca dicendo che liberavano posti di lavoro per i giovani. Tempi nuovi ragionamenti vecchi.
“Introdotto il contributivo in modo graduale”? Il sistema contributivo è partito in modo immediato nel 1996, ma solo per due categorie quelli che avevano meno di 18 anni di contributi prima del 1996 (sistema misto) e quelli che iniziavano dal 1996 a versare contributi (totale contributivo). La terza categoria che aveva i 18 anni di contributi poteva andare con il sistema retributivo fino al 2011 (è intervenuta la legge Fornero). Quale gradualità vede in questo?
La gradualità che tutte le categorie da lei menzionate non hanno iniziato nel 1996 a percepire la pensione ma avevano il tempo di implementare una integrativa. Poi tutti i propositi dell’epoca di legiferare per rendere l’integrativo una realtà diffusa sono rimasti lettera morta. Oggi si ipotizza di andare all’integrativo a breve per la stabilità del sistema. Io mi preoccupo della stabilità del sistema se il sistema si preoccupa della mia.
Correzione: al contributivo a breve non all’integrativo
certo Barbara, fu graduale; sai qual’è il problema? fu posto un punto di confine; il mio calcolo fu per i fortunati del 1957; entrando a circa 20 anni e aggiungendo 18 arriviamo al 1995; noi del 1960 diciamo che ci buttarono a mare; ora giocano sul principio: legge fornero e se vuoi prima magari ti do l’opzione del tutto contributivo tanto per fregarti gli anni di retributivo che sono circa 1/ 3; cosa vuoi farci? non decidiamo noi ma altri; speriamo in bene; saluti a te e ai gestori del sito
Mi scusi sig. Domenico Cosentino provi a immaginare, solo per un attimo, un capo famiglia con lavori precari a 3-4-5 euro l’ora!!!
Adesso provi ad immaginare un lavoratore che dopo 20 – 30-35 anni di lavoro viene data una pensione di 400 – 500 euro mensili!!!!
Adesso se si e dato la risposta risposta, rifletta se è il caso che di fronte ad un governo con le fette di salame sugli occhi e le parti sociali che trovano un muro di gomma, se non è il caso che intervenga la politica a spingere per queste problematiche che dovrebbero essere l’a,b,c, di un paese civile.
un saluto a lei ed i gestori del Sito.
La maggioranza dei paesi dell’ UE hanno il salario minimo per legge paesi come Francia, Germania, Olanda, Belgio, Spagna. Non vedo quale difficoltà ci sia per i lavoratori. Credo sia solo un problema per i Sindacati e per chi vuole tenere i salari bassi.
Si al salario minimo stabilito per legge. Ma chi vogliamo imitare? In Francia 10,03 euro, Regno Unito di 9,54, in Belgio di 9,41,euro, in Olanda di 9,33 euro, in Germania è di 9,19, in Spagna di 6,09 euro, in Bulgaria il salario minimo più basso d’Europa, solo 1,62 euro.