Pensioni anticipate 2023-2024: Opzione Donna e Quota 41 in stallo, cause e possibili rimedi

In attesa del prossimo incontro tra Governo e sindacati che si terrà mercoledì 28 Febbraio, ci siamo interfacciati con il Dott. Claudio Maria Perfetto, esperto previdenziale e noto ai lettori di pensionipertutti anche per la sua proposta di Legge previdenziale inviata al Governo. Ci siamo confrontati su due dei temi che stanno maggiormente a cuore ai lavoratori, ossia opzione donna e Quota 41, possiamo dire le due grandi promesse in campagna elettorale al momento disattese. Il Dott. Perfetto nella sua analisi spiega come mai al momento si é in una fase di ‘stallo’ e come questa potrebbe essere superta se solo si agisse cambiando prospettiva, ossia non puntando solo l’attenzione alle pensioni ed alle risorse ma anche sul lavoro. Su questo aspetto anche la Prof,ssa Fornero la pensa allo stesso modo pensioni e lavoro sono facce della stessa medaglia, senza investimenti sul secondo difficilmente si potranno fare riforme durature e soprattutto eque per le prossime generazioni, che rischieranno di avere pensioni ancora più basse.

L’elaborato, data la lunghezza, verrà diviso in due parti nella prima si fara un sunto della situazione attuale e si ragionerà sulle motivazioni che hanno indotto il Governo ad agire così, poi nella seconda si fornirà una sorta di soluzione. Ci dice infatti per introdurci il suo scritto: “Il rimedio per uscire dalla situazione di stallo è nell’aumento dell’occupazione, nella creazione di nuovi posti di lavoro, in quanto è il lavoro che genera le pensioni e non altro. Anche qualora fosse possibile reperire risorse al di fuori dell’ambito lavoro (per es., cancellazione del Reddito di Cittadinanza, eliminazione di Istituti inutili, recupero di risorse dall’evasione e dall’elusione fiscale) occorre essere consapevoli del fatto che solo agendo sul mercato del lavoro si potranno trovare le risorse per finanziare nuove pensioni e mantenere il sistema previdenziale in equilibrio strutturale.

E qui si apre il varco sulle considerazioni che il Governo nutre in merito al lavoro, considerazioni che sono state espresse nella conferenza stampa di fine anno 2022 dal Presidente del Consiglio dei Ministri Meloni. Tali considerazioni vengono riproposte e commentate nella seconda parte dell’elaborato” Di seguito la prima parte, domani la seconda

Pensioni anticipate 2023, Pensioni uguale Lavoro: (P=L), questo é il mantra, parla Perfetto

Così Il Dott. Perfetto: “Pensioni uguale Lavoro (P=L). È questo il mantra, la “formula magica” capace di fare uscire dalla situazione di stallo che si è venuta a creare per le pensioni anticipate Opzione Donna e Quota 41″

Per quanto riguarda Opzione Donna, il Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali Calderone ha affermato che “è necessario trovare le adeguate coperture finanziare”,e che pertanto “sono in corso le verifiche degli uffici tecnici della ragioneria”.

Ma dove trovarle queste coperture finanziarie? Uno scatto fotografico mostra il Ministro Calderone mentre parla con il Ministro dell’Economia e delle Finanze Giorgetti. Stanno forse vedendo dove trovare le coperture finanziarie per Opzione Donna?

È un’immagine che richiama alla mente una simpatica storiella che si recupera facilmente sul web. Si tratta di un uomo che una sera incontra un altro uomo, visibilmente ubriaco, intento alla ricerca di qualcosa sotto un lampione. “Che cosa stai cercando?”, disse il primo uomo all’ubriaco. “Sto cercando le mie chiavi di casa”, risponde l’ubriaco. “Ma sei proprio sicuro di averle perse qui?”. E l’altro risponde: “No, non le ho perse qui, le ho perse laggiù”. “Ma scusa, perché allora stai cercando le chiavi proprio qui dove non le hai perdute?”. E l’ubriaco, con logica apparente, risponde: “Le cerco qui, perché laggiù è buio e non ci vedo, mentre qui c’è la luce del lampione”.

Tornando al Ministro Calderone e al Ministro Giorgetti, essi cercano le coperture finanziarie per Opzione Donna alla luce del bilancio statale invece di cercarle lì dove le coperture finanziarie si sono perse, al buio del lavoro sommerso, del lavoro sottopagato, del lavoro sfruttato, del lavoro a chiamata, del lavoro in generale, insomma. Se il Ministro Calderone e il Ministro Giorgetti continueranno a cercare le coperture finanziarie tra le pieghe del bilancio statale, pensando a spostamenti tra voci di spesa già stanziate anziché a nuove entrate, Opzione Donna rimarrà nella forma in cui oggi è. È molto probabile che il Governo non riuscirà a trovare le risorse necessarie per ripristinare Opzione Donna con i vecchi requisiti, per cui le lavoratrici farebbero bene a prepararsi ad accettare la situazione di un nulla di fatto, per non incorrere in una nuova amara delusione alimentata da speranze che il Governo, visti i continui rinvii nell’affrontare l’argomento, non è realisticamente nelle condizioni di poter soddisfare, non riuscendo a trovare nemmeno un centinaio di milioni per Opzione Donna tra le decine di miliardi di euro che intende spendere.

Pensioni anticipate 2023, quale sorte per Quota 41?

Per quanto riguarda invece Quota 41, il Sottosegretario al Ministero dell’Economia e delle Finanze Freni afferma che Quota 41, che non è uno slogan elettorale ma un nuovo sistema previdenziale, potrà garantire la tenuta del sistema previdenziale e, al contempo, il rispetto delle esigenze di bilancio. Non serve la fretta degli annunci, ma la concretezza del fare: abbiamo di fronte 5 anni e il programma di governo in materia è chiarissimo”.

Quota 41 non è uno slogan elettorale? Viene evocata ad ogni elezione politica, a cadenza annuale o biennale, e non è uno slogan elettorale? Passate le elezioni viene lasciata decantare in attesa di essere riesumata in occasione di successive elezioni politiche, perché, come oramai i lavoratori si sono resi conto, illudere gli elettori è tanto facile quanto rubare le caramelle ad un bambino.

Il giovane Federico Freni dice “abbiamo di fronte 5 anni” per attuare Quota 41: alla sua età si è lontani dalla pensione, e la pensione può di certo attendere. Ma per i lavoratori anziani la pensione non può attendere. A differenza degli ignari bambini a cui vengono rubate le caramelle, i lavoratori anziani sono consapevoli di venire scippati dei loro voti con promesse elettorali aventi la consistenza di una bolla di sapone.

Se non ci sono risorse per Opzione Donna, a maggior ragione non ce ne saranno per Quota 41. Ma più delle risorse, sono le parole del Presidente Meloni a porre una pesante ipoteca su Opzione Donna e Quota 41″

Quali? Ne parleremo nel prossimo elaborato, vi invitiamo dunque a dirci cosa ne pensate delle considerazioni del Dott. Perfetto, io, dalla mia, ho trovato molto interessante il confronto tra la ricerca di risorse dell’attuale Governo e la storiella dell’uomo ubriaco, davvero evocativa.

Ringraziamo il Dott. Perfetto per queste interessanti considerazioni, e per la seconda parte vi rimandiamo a domani, certi che la troverete attrettanto interessante come quella odierna, perché il nostro esperto previdenziale é solito stupirci per la propria capacità riflessiva, che mi affascina sempre molto.

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28 commenti su “Pensioni anticipate 2023-2024: Opzione Donna e Quota 41 in stallo, cause e possibili rimedi”

  1. bene, bene … dopo il contributivo, dopo le quote .ecco le formule e i robot.
    non e’ piu semplice riassume il tutto con recuperare i fondi per la copertura di spesa?
    Tutti gli interventi effettuati sul sistema previdenziale hanno creano sempre disuguaglianze e cambiamenti delle regole a chi in gioco c’era già..
    Siamo passati da 35 a 40, da 40 a 43 e10 mesi e poi a breve, ogni due anni aggiungiamoci 3 mesi automatici per l’aspettativa di vita (che non e’ cmq uguale per tutti) rischiando fra l’altro che questo meccanismo in certi casi venga calcolato due volte l’aumento!
    Non si poteva assorbire l’aspettativa di vita continuamente dell’assegno cosi si e’ pensato di aggiungere mesi e allungare il traguardo… fino a renderlo irraggiungibile per qualcuno.(vedere i dati relativi ai decessi per incidenza di età delle malattie)
    Perche nella stessa nazione possono esserci cittadini che si godono la pensione per 46 anni (ad es. persone che sono in pensione tutt’ora con i 35anni) e cittadini che dovranno lavorare per 44/45 anni non ne godranno neppure della metà e magari questi ultimi hanno versato piu contributi e tasse ?
    I lavoratori e contribuenti sono diventati tutti benefattori? (con il massimo rispetto di questi ultimi). Facile fare pagare il conto a solo chi viene dopo!
    Bisogna chiedersi .. ma anche per le pensioni vale l’articolo 53 ??? che prevede :
    tutti i cittadini sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva. Il sistema tributario è informato a criteri di progressività.
    Per progressività si intende anche anni di obbligo al lavoro… ?
    Quindi hanno esteso il principio dell’art. 53 che non vale solo il sistema tributario… ma anche quello previdenziale!!!
    Altro che soluzioni scientifiche …. la regola e’ che l’ultimo che arriva paga il conto! (e fa niente se ha gia pagato tanto)
    Assurdo.

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  2. Personalmente credo che l’equazione P=L non abbia alcun senso se prima non si fà una riforma del lavoro direi che oggi dovremmo parlare di L=S(schiavitù) quasi tutti contratti precari e a termine senza alcuna prospettiva, credo che questo sia il male maggiore di questo paese.Saluti

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  3. Ciao , secondo me l’equazione P=L non è esatta, diciamo che è una grossa semplificazione .
    Un equazione un pò più esatta sarebbe P=KL cioè il lavoro deve produrre una quota per pagare le pensioni . Tutti quelli che hanno lavorato fin’ora hanno prodotto una quota che è il loro montante contributivo che è servito per pagare le pensioni ad altri . Ora definire K è difficile ma non impossibile . K dipende sia da P che da L.
    SE L aumenta cioè più lavoratori allora a parità di P, K cala ottimo !
    SE P aumenta cioè più pensionati allora a parità di L , K aumenta male!
    SE aumenta P cioè i pensionati e diminuisce L cioè i lavoratori cosa succede ? che il povero K aumenta in maniera non sostenibile malissimo !!!!!!!
    E ora cosa sta succedendo ? proprio che aumenta P vedi baby boomer e cala L crisi economica e quindi siamo messi malissimo . Quindi che si fa ? qualcuno ha promesso quota 41 per tutti nei prossimi 5 anni ma allora per forza deve aumentare L ! Ma nei prossimi 5 anni aumenterà L in Italia.? Se l’automazione e l’organizzazione aziendale basata su nuovi software farà calare L cosa possiamo fare ? tassare il progresso che cala L cioè l’automazione e i nuovi software può essere l’ idea del dottor Perfetto ma può anche essere molto difficile . E’ come tassare Google o Amazon ma penso che sia ancora più difficile conoscendo le aziende e come ragionano gli imprenditori . Potrei continuare il ragionamento e scriverci un libro sopra ma la sintesi è che siamo messi male in tutta europa perchè P aumenta e cala L , ma in Italia siamo messi ancora peggio ! La vedo male per la riforma ma forse qualcuno che sa fare i conti una soluzione la potrebbe trovare senza fare propaganda politica .

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    • P=L o P=KL questo è il dilemma.
      Per me che HO lavorato professionalmente nel campo della fiscalità, sarebbe più giusto considerare la tassazione nel suo complesso. Oltre che l’ evasione fiscale enorme, bisogna riequilibrare le entrate, spostandole un minimo dalle imposte dirette e sui consumi, alla tassazione dei patrimoni e sul finanziario. Anche quello che si paga in Italia sulle successioni e sui patrimoni in genere è poco o nulla.
      Pagano di più pensionati e lavoratori dipendenti. Mio padre, commercialista in auge negli anni ’60, già allora diceva che si poteva ridurre considerevolmente l’evasione fiscale, avendo la volontà politica di farlo.
      Per essere breve, in sintesi, se uno guadagna non col lavoro ma col finanziario, finisce per pagare magari meno di un operaio.E magari guadagna di più. SE NON CAMBIAMO QUESTA MENTALITÀ NIN RISOLVEREMO MAI I PROBLEMI RELATIVI ALLE ENTRARE ERARIALI.
      È EVIDENTE CHE È UN SISTEMA STUDIATO DEI RICCHI PER PAGARE MENO TASSE…..

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    • Certamente, sig. Paolo1959, l’equazione P=L è semplificata al massimo. Vuole solo indicare che le “pensioni sono in funzione del lavoro”. L’espressione più generale potrebbe essere “pensioni proporzionali al lavoro”, e in tal caso si potrebbe utilizzare il fattore di proporzionalità “K” che lei introduce.

      La relazione che lega le pensioni P al lavoro L (ovvero ai contributi versati dal lavoro) è assai più articolata, perché dipende anche dal tasso di natalità, dalla speranza di vita, dal tasso di mortalità.

      Solitamente io penso in formule, e con le formule costruisco i modelli, il cui scopo è di mettere in evidenza gli elementi che caratterizzano la realtà che si vuole studiare. E l’elemento che io voglio evidenziare è che è il lavoro che genera le pensioni e questo significa una cosa precisa: non si può andare in pensione quando si vuole, ma si può andare in pensione solo se c’è un volume di occupazione sufficiente a finanziare le pensioni da erogare.

      Per quanto riguarda l’automazione, io non penso ad una “tassa” da applicare agli automi (la cosiddetta “robot tax”) ma ad una “imposta” da applicare agli automi.

      La tassa si applica a fronte di un servizio che si riceve, per esempio, dal Comune (esempio la TARI – Tassa Rifiuti) oppure dallo Stato per servizi generali (Difesa, Istruzione, Sanità).

      Io sostengo che se un automa (robot o software che sia) contribuisce con un certo grado di autonomia e di “intelligenza” al processo di produzione, allora l’automa va considerato non più come “fattore di produzione capitale” ma come “fattore di produzione lavoro” e come tale va equiparato al fattore di produzione lavoro umano.

      Se l’uomo versa contributi derivanti dal proprio lavoro, allora anche l’automa deve versare contributi derivanti dal lavoro che svolge.

      I contributi da lavoro versati dall’automa non penalizzerebbero l’imprenditore che comunque disporrebbe con l’automa di una forza lavoro h24, 7 giorni su 7, 365 giorni l’anno, senza ferie, senza permessi retribuiti, senza malattia (se non per qualche giorno di manutenzione).

      I contributi da lavoro versati dall’automa servirebbero sia a colmare i vuoti contributivi dei lavoratori che andranno incontro a periodi di disoccupazione, sia a finanziare nuove pensioni per consentire l’ingresso nel mondo del lavoro da parte di giovani disoccupati (in tal caso varrebbe la funzione L=P, ovvero, le pensioni “generano” lavoro).

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      • Dott. Claudio Buongiorno, approfitto delle sue conoscenze per porle alcuni quesiti:
        prendo spunto dalla sua frase..
        “non si può andare in pensione quando si vuole, ma si può andare in pensione solo se c’è un volume di occupazione sufficiente a finanziare le pensioni da erogare” che trovo corretta se consideriamo l’attuale sistema pensionistico italiano basato su un sistema “a ripartizione”, ma non certo veritiero se consideriamo il sistema pensionistico a capitalizzazione.
        “Se l’uomo versa contributi derivanti dal proprio lavoro, allora anche l’automa deve versare contributi derivanti dal lavoro che svolge”. Condivido pienamente quanto scritto, ma ora mi sorge un dubbio, proviamo a considerare cosa succede se da oggi in poi inseriamo sempre + macchine automa e per le stesse vengono versati i relativi contributi, fra 60 anni (periodo medio lungo) cosa succederà, pochè avremmo tutte macchine al lavoro (che versano contributi) per chi andrà in pensione, ma non ci saranno uomini che vanno in pensione, e quindi cosa si fa di questi fondi (problema non mio ne suo poichè penso che fra 60 anni non saremmo più in vita. Quanto sopra mi convince sempre più che l’errore di fondo è stato fatto all’inizio quando si è adottato il sistema a ripartizione rispetto al sistema a capitalizzazione. Lei cosa ne pensa?

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        • Sig. Pietro62, sono d’accordo con lei quando osserva che la mia espressione vale per un sistema a ripartizione. Su tale sistema si basa il nostro sistema pensionistico, e di tale sistema a ripartizione occorre tenere conto.

          Resta inteso che una persona può andare in pensione quando vuole se ritiene di poter vivere con l’importo che è riuscito a maturare costruendosi una pensione complementare fondata sul sistema a capitalizzazione.

          Se, per ipotesi, il Governo decidesse di convertire il sistema a ripartizione nel sistema a capitalizzazione, sono dell’opinione che verrebbe introdotto anche in tale sistema a capitalizzazione un limite minimo di età, per evitare che vengano lasciate sguarnite talune professioni ritenute “professioni-chiave”, di una certa importanza.

          Prendiamo, per esempio, la Sanità. Al momento il Governo ha intenzione di incentivare i medici a proseguire l’attività fino a 70 anni ed oltre, su base volontaria. Ma questo, a mio avviso, è il primo passo per procedere verso l’obbligatorietà. Attualmente l’obiettivo – non dichiarato dal Governo italiano ma presente nelle previsioni dell’OCSE – è di innalzare progressivamente l’età pensionabile a 71 anni per tutti. Personalmente opterei per incentivare i medici ad andare in pensione a 65 anni di età e farei entrare in ruolo i medici giovani precari.

          Quando i robot e le macchine-automa strariperanno per le vie della città per consegnarci la posta, o per fare da dog sitter ai nostri cani, o per raccogliere i rifiuti urbani, o per venirci a prendere col taxi, avremo acquisito una tale familiarità con loro che non ci meraviglieranno affatto, proprio come oggi non ci meravigliamo della lampadina che si accende, del fax, del telefono, del televisore, del PC, del cellulare. I contributi che i robot verseranno, qualora non servissero per finanziare le pensioni perché, stando alla sua ipotesi, non ci saranno persone che andranno in pensione, serviranno invece a finanziare la cassa integrazione dei lavoratori che attraverseranno periodi di disoccupazione, e di questi ce ne saranno tanti se il tasso di crescita di nuove professioni (che i robot non saranno ancora in grado di svolgere) non sarà maggiore del tasso di sostituzione dei robot con gli umani.

          Per quanto riguarda la sua ultima affermazione in merito all’errore di fondo che si è fatto all’inizio optando per il sistema a ripartizione piuttosto che per il sistema a capitalizzazione, ritengo che il sistema a ripartizione sia un sistema più orientato alla “collettività” (l’uno per l’altro) che all’“individuo” (ognuno per sé) come avviene col sistema a capitalizzazione. Ciò non lo vedrei quindi come un “errore”, ma come una “scelta”.

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      • Intanto la ringrazio della risposta e del fatto che concordi sull’introduzione di un fattore di proporzionalità. L’automazione è entrata nelle aziende diminuendo la forza lavoro ed incrementando l’utile delle imprese. Sono quindi daccordo con lei ad una forma di ” contributo da lavoro ” dall’automazione . Sono altresì convinto che nella mente degli imprenditori italiani questa sia una utopia . L’imprenditore vede nella atomazione un guadagno ed investe cosi’ in macchine automatiche , l automazione è stata incentivata dallo stato con il superammortamento promosso dalla industria 4.0 . Un contributo da lavoro da automazione disencentivare l’imprenditore . Comunque è un idea la cui attuazione è molto complessa ma potrebbe essere una buona idea in un mondo meno avido e più giusto . La ringrazio ancora per la risposta .

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  4. Il vero problema scandaloso è che il sistema è a ripartizione. Con i ns. soldi hanno pagato pensioni altrui, comprese baby e d’oro. Ognuno deve avere quello che ha pagato. In Inghilterra hanno sancito il principio che i soldi accumulati SONO TUOI.
    Alle pensioni che non sono contributive ci deve pensare l’Erario.
    E qui torniamo all’evasione fiscale, agli sprechi, ai privilegi.
    Bisogna tornare al lavoro a tempo indeterminato con maggiore possibilità di licenziamento indennizzato.
    E, come ho già detto molte volte, ridurre al minimo il lavoro precario e a tempo determinato, dove non sia giustificato da stagionalità o cicli produttivi.
    Da ultimo, i salari e gli stipendi italiani, sono tra i più bassi in Europa, in proporzione al costo della vita.
    QUI CI VUOLE UNA POLITICA SERIA, CHE FACCIA PIANI A MEDIA/LUNGA SCADENZA CHE NON SIANO DETTATI DALLE LOBBY, LOGGE, GRANDI BANCHE D’AFFARI E…….DAI NIPOTINI DEI TEMPLARI…….

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  5. Perchè non rimodulare tutte le pensioni in essere con il calcolo contributivo mantenendo la sociale per chi andrebbe sotto?

    lo so che i diritti acquisiti non si toccano , tuttavia anche quella è una storia raccontata da chi fa parte di quel gruppo di persone.

    In Grecia lo hanno fatto e credo non sia più sopportabile che una parte di lavoratori finanzi con la propria vita quel gruppo di fortunati e alla fine si trovi così altamente mazziata come anni di lavoro e assegno percepito.

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  6. Ma per favore! quota 96, quota 101, quota 102, quota 103 che il prossimo anno potrebbe diventare quota 105 (41 anni di contributi e 64 anni di età). Questi gran signori hanno capito come prenderci continuamente per i fondelli, ma che lascino tutto com’e, almeno abbiamo qualche certezza!! poichè a me pare che, più rimestano più la cosa puzza!

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    • Caro Giuseppe, lasceranno tutto come da Riforma Fornero, tutto il resto- quote varie e assurde, proposta Tridico per non dire di OD devono essere considerate trattamenti previdenziali provvisori inadeguati. Chi non sa cosa significhi lavoro dipendente non sa nemmeno che siamo tutti vincolati dal sostituto d’imposta e quello che prendiamo è al netto di tutte le tasse e delle ritenute previdenziali ed assistenziali e diventa come una paghetta adolescenziale, come fossimo tutti minorenni!!!. Un caro saluto. Lilli Reolon

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  7. Buonasera.
    A me piacerebbe che il dottor Perfetto, a valle della “uguaglianza” (L=P) che da fisico ci dimostrerebbe essere corretta in un baleno; ci fornisse anche un parere considerandola semplice “legge” in grado di reggere o non reggere calata nel sistema economico vigente.
    Ovvero che non possa essere dimostrata in quanto si fonda su di sistema economico maturo, superato perché non sa crescere a tassi più elevati di quello del debito che contrae.
    Quello per cui noi italiani siamo costretti da tempo a pagare con il costo di (L) e le conquiste di (P) un “dazio” al mercato globalizzato.
    Per cui ora ci si trova costretti al confronto con il costo del prodotto cinese o vietnamita, che un domani lo saremo con quello africano poco cambia. La prospettiva rimane quella di ritrovarsi con un paio di generazioni costrette sempre più ad impoverire.
    Quanto sta accadendo con il rifiuto di un mondo unipolare ha qualche relazione con tutto questo? Dove sta la soluzione.

    Saluti

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    • Sig. Wal52, l’uguaglianza P=L potrebbe essere chiamata “Principio Fornero”, sul quale si regge la “Legge Fornero” che noi tutti conosciamo.

      Il Principio Fornero (il “Principio 1”) è proprio quello che la Prof.ssa Fornero enunciò nella sua conferenza stampa di dicembre 2011 per illustrare la Riforma Fornero: “…tutti, ma proprio tutti, devono capire che il principale meccanismo per fare pensioni è il lavoro. Quindi questa è la riforma delle pensioni ma la riforma del mercato del lavoro completerà questo primo pezzo, [che] viene prima, per necessità, per vincoli finanziari”.

      Un “principio” è valido per definizione, non deve essere dimostrato. Il “principio” è più di una “legge”.

      P=L vale sia per un sistema a capitalizzazione (ovvero: con i soldi del mio lavoro “L” mi pago la mia pensione “P”), che per un sistema a ripartizione (ovvero: con i soldi del mio lavoro “L” pago la pensione “P” ad altri, e con i soldi del lavoro “L” di altri viene pagata la mia pensione “P”).

      Stabilito il principio “P=L” (ovvero: P dipende da L) è possibile ricavare la “legge” “L=P” (ovvero: L dipende da P) la quale afferma (mio pensiero): “per poter creare lavoro “L” in una società con bassi tassi di crescita (come l’Italia) occorre favorire il pensionamento “P” di lavoratori anziani”. Tale “legge” può, ovviamente, essere messa in discussione ed essere dimostrata fallace.

      I lavoratori anziani hanno già tutto ciò di cui hanno bisogno per vivere: casa, elettrodomestici, mobili.

      I giovani disoccupati hanno poco o nulla e sono quindi loro che potranno stimolare la crescita, ovvero consumi, produzione, investimenti, occupazione e… pensioni.

      Il debito elevato (come quello italiano) è una grossa palla al piede per la crescita, perché nessuno ti presta soldi per effettuare investimenti se non dimostri di essere in grado di saperli spendere bene (se qualcuno te li presta, lo fa chiedendo tassi di interesse elevati per coprire il maggiore rischio di non vedere restituiti i soldi prestati).

      Basta guardare, per esempio, al PNRR: notizie di giornali riportano che su 200 miliardi a disposizione dell’Italia, appena 20 miliardi sono stati finora spesi. È vero, c’è tempo fino al 2026, ma una piccola riflessione sulla capacità dell’Italia di fare investimenti occorre farsela.

      La soluzione al “problema Italia”, alla sua scarsa capacità di crescere, di creare occupazione, di creare posti di lavoro, è l’autofinanziamento. Ma non offrendo “BTP Italiani” agli italiani, invece che agli investitori esteri, in cambio dei risparmi italiani. L’autofinanziamento di cui parlo consiste nel “dare in pegno” alla Cassa Depositi e Prestiti il proprio patrimonio di Stato (su questo punto credo di essermi sufficientemente espresso nell’Art. 2. della mia “Proposta Individuale” https://www.pensionipertutti.it/pensioni-anticipate-2023-news-ecco-dove-prendere-le-risorse-per-cambiare-la-fornero/).

      Rispondi
      • Buongiorno dottor Perfetto.

        Mai sostenuto qualcosa di diverso sulla necessità di Lavoro.
        Tutto chiaro o quasi anche quanto a suo tempo letto riguardo la “monetizzazione delle proprietà immobiliari dello Stato”.
        Io la troverei “una nuova specie di cartolarizzazione” attraverso moneta digitale parallela ma di proprietà dello Stato, paritetica in valore e dunque convertibile, ma NON TROPPO in Euro, (e qui nutro qualche dubbio).
        Ma in definitiva un modo per toglierci dall’impiccio di essere un paese mediterraneo inguaiato vuoi per il debito, vuoi con la scarsità di lavoro necessario per aprire le porte alle pensioni, a nuovi posti di lavoro e dunque a nuovi consumi.
        Questo perché i vecchietti “come noi due”, o si ritirano in convento o al massimo useranno una manciata di Lid per andare un poco in crociera.

        Ma io miravo a farle dire altro; detto in modo netto: Lei condivide il sistema economico globale vigente, il neo-liberismo, perché il lavoro che cerchiamo poi viene da li più che da questa “cartolarizzazione” che, nei fatti e certamente le riconosco, non sarebbe lo spostare un nuovo “pacco” a terzi.

        Saluti

        Rispondi
        • Vede, sig. WAL52, la “monetizzazione delle proprietà immobiliari dello Stato” non si configura come “cartolarizzazione”. Si configurerebbe come “cartolarizzazione”, invece, l’intenzione da parte del Governo italiano di cedere i crediti di imposta delle aziende alla Cassa Depositi e Prestiti a seguito dello stop del superbonus del 110%.

          Qualora si scoprisse che talune aziende hanno agito fuori dalle regole e pertanto non hanno diritto ad alcun credito di imposta, la Cdp si ritroverebbe con della “carta straccia”, con crediti non esigibili, proprio come è accaduto con le banche americane (ma non solo quelle) nella crisi finanziaria del 2007 (le banche, come ricorderà, avevano concesso mutui a famiglie che non potevano garantire la restituzione del credito, e quando i tassi di interesse aumentarono, ecco che le famiglie non potevano più pagare la rate del mutuo e quindi le banche si ritrovarono con crediti non esigibili).

          La “monetizzazione delle proprietà immobiliari dello Stato” è altra cosa dalla cartolarizzazione, perché gli immobili sono già di proprietà dello Stato, tanto è vero che lo Stato già applica la “monetizzazione delle proprietà immobiliari dello Stato” vendendo gli immobili ai privati per incassare euro al fine di ridurre il debito pubblico.

          La “monetizzazione delle proprietà immobiliari dello Stato” non si configura nemmeno come “monetizzazione del debito pubblico” in quanto lo Stato non emette titoli che poi vengono comprati dalla Banca Centrale Europea al fine di ricevere denaro, ma dà, in cambio di euro, gli immobili che sono già “denaro” ma denaro non circolante, denaro, appunto, “immobile”, cioè “immobilizzato”.

          La “monetizzazione delle proprietà immobiliari dello Stato” fatta in moneta digitale circolante solo in Italia serve per evitare di cedere gli immobili (soprattutto porti e spiagge demaniali) alle multinazionali estere, oltre al fatto che non può avvenire in euro perché lo Stato italiano non può emettere l’euro (prerogativa riservata alla BCE e alle banche commerciali tramite erogazione di prestiti mediante moneta scritturale).

          Per quanto riguarda il neo-liberismo, inteso come libertà da parte delle aziende di produrre e commerciare in un mercato libero da vincoli imposti dallo Stato, mi dichiaro propenso per un neo-liberismo “a libertà vigilata”, per così dire, dove la libertà di produrre e di commerciare avvenga nel rispetto di regole che tutelino l’interesse pubblico da tentazioni predatorie da parte dell’interesse privato.

          Mi trovo d’accordo col Presidente Meloni quando afferma che il Governo ha intenzione di “togliere alcuni cavilli, eliminare alcuni vincoli” (immagino intendesse di natura burocratica) che sono controproducenti per le attività di produzione e di commercio delle aziende. Trovo giusto che le aziende perseguano il profitto, grazie al quale potranno effettuare maggiori investimenti e quindi creare occupazione.

          Mi trovo invece in disaccordo col Presidente Meloni quando afferma che “non è lo Stato che genera lavoro, […] perché il lavoro lo creano le aziende con la loro capacità”. Trovo che sia giusto che sia lo Stato a generare lavoro quando le aziende, in una prospettiva di mancata realizzazione di profitto, non sono in grado di generare lavoro.

          Infine, mi trovo in disaccordo con tutti i Governi precedenti che hanno premuto l’acceleratore sulla privatizzazione del patrimonio dello Stato, dando libero sfogo ad attività predatorie da parte dell’interesse privato su quello pubblico.

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  8. Il mio mantra è sempre flessibilità e criteri facoltativi per tutti. Sistemazione urgente dei disoccupati ultra60enni con ragionevoli decurtazioni. Unificazione dei criteri tra INPS e altre casse obbligatorie. Graduale superamento della Fornero.
    OD da valutare con criteri di equità, anche perché le donne vivono mediamente 5 anni più degli uomini.
    Abolire ogni altra possibilità di pensionamento ad eccezione dei lavori usuranti. A me sembrano punti irrinunciabili.

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    • Concordo.
      La flessibilità in uscita con penalizzazioni ragionevoli risponderebbe a molte esigenze, come quelle dei lavoratori anziani con carriere discontinue, disoccupati over 60 e lavoratori con problemi di salute che non riescono a reggere fino ai 42 anni e 10 mesi.

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      • Grazie della solidarietà. Si fa fatica oggi a teorizzare il ragionevole.
        La politica ha perso il suo scopo.
        E le persone comuni non sanno cosa pensare. Ci vuole una rivoluzione culturale. Essere più vigili e curiosi
        Non lasciarsi trasportare ma essere consapevoli protagonisti.

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  9. Dott.Perfetto buongiorno.In Italia L=P è e resterà una utopia.Non abbiamo nessun in grado di attuare la sua proposta.Quindi nulla di fatto ed in pensione ci andremo da morti.Distinti Saluti.Marco

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    • Capisco la tua considerazione e forse perchè una parte di me la condivide. Però siccome so di essere un incoerente poi mi viene da pensare ad esempio al mutamento climatico, tutti a disquisire su quali cause ma adesso che iniziano a prospettarsi problemi reali, carenze idriche, alimentari e fenomeni meteo violentissimi, molti di più a considerare quantomeno atteggiamenti più consoni in modo scomposto, con notevoli tracce di opportunismo, ma più consono. Si poteva fare prima. Ma la natura è una maestra certa, inesorabile ed ineludibile e non necessariamente democratica, lo è solo se sei adattivo. I ragionamenti del Dott. Perfetto, a mio avviso, essendo razionali e non dettati da manipolazioni opportunistiche, hanno la natura quale efficacissimo alleato. Ora mi si consenta una eresia economica. Anche in economia nulla si crea e nulla si distrugge ma tutto si trasforma e il trasformato alla fine è coerente con gl’input manipolativi della trasformazione, io ne sono convinto, questione di tempi ma gli esiti non possono che essere coerenti e ci troveremo davanti a L=P o al default. Del resto anche gli anglosassoni , a proposito delle organizzazioni, dicono: garbage out if garbage in (spazzatura in uscita se c’è spazzatura in entrata) . Prima se ne convincono anche lor signori “allo governo” e meglio è per tutti, anche per i ladri che se dura così non sapranno più su cosa mettere le mani. Argentina e Grecia e un sacco di aziende private fallite con il portafoglio ordini pieno insegnano su cosa vuol dire la gestione economica irrazionale.

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  10. Siamo alle solite…..promesse non mantenute e scusate se è poco,parliamo della vita e salute di donne che fanno maratone tutti i giorni!Si prendono cura di tutta la famiglia e anziani!Siamo sempre nell’ombra, ma CI SIAMO CO I NOSTRI CONTRIBUTI GIÀ VERSATI!Opzione donna strutturale,a noi la scelta della vita che ci resta!Buona serata

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  11. Si ormai anch’io penso che se per caso faranno qualcosa non potranno che peggiorare le cose, per cui, secondo me, è meglio che non facciano nulla!
    Ringrazio il dott. Perfetto per le sue sempre illuminanti considerazioni.

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