Pensioni e Smart working, anche per l’app immuni le donne curano ‘solo’ i figli

Rischi e benefici dello smart working, penalizzazione sui salari e sulle pensioni future, doppio peso per le donne, su questi argomenti si é acceso un dibattito interessante ed articolato in questo periodo caratterizzato dal Covid 19, di cui spesso vi abbiamo parlato. Il lavoro agile é diventato per alcuni un’ancora di salvataggio, per altri un ‘cappio al collo’, ma comunque un’alternativa per molte famiglie che hanno potuto continuare a lavorare da casa, preservando la propria salute e cercando di conciliare impegni lavorativi e famigliari divenuti ancor più gravosi a causa della chiusura delle scuole.

Oggi torniamo a parlarvi dello smart working per segnalarvi l’ennesima beffa ai danni delle donne questa volta inferta, però, dal Ministero dell’Innovazione, che ha pensato bene di enfatizzare attraverso l’immagine app immuni, che dovrà monitorare la diffusione del Coronavirus nella Fase 2, i ruoli differenti tra generi all’interno della famiglia, dipingendo la donna come ‘angelo del focolare’, mentre l’uomo ‘al lavoro’. Era davvero necessario? E nel caso allora perché non riconoscere alle donne, anche ai fini previdenziali, questo lavoro di cura aggiuntivo, giacché tutti ne sono a conoscenza e ne vanno fieri?

Pensioni e Smart working, rischi per donne e uomini

Nei giorni scorsi vi avevamo parlato, riportando anche le considerazioni di Orietta Armiliato, amministratrice del CODS, e di Titti di Salvo, direzione nazionale Pd, dei rischi del ‘lavoro agile’ specie per le donne che hanno visto moltiplicare il peso delle proprie mansioni dentro le mura domestiche. Lo scopo era quello di evidenziare che dietro al ‘lavoro agile’ vi é in realtà una mole di mansioni molto meno agili che le donne devono aggiungere al loro lavoro abitualmente svolto in ufficio. Il dubbio di Armiliato e di Titti di Salvo é quello che senza misure specifiche si rischi di sminuire ulteriormente la donna facendo passare per panacea una modalità di lavoro che di vantaggioso non ha poi molto. Il rischio é quello di poter fare meno carriera, essere escluse dalle dinamiche aziendali, essere tagliate fuori dal contesto di socializzazione, avere dunque stipendi più bassi e pensioni altrettanto basse un domani.

Poi vi avevamo parlato delle considerazioni dell’esperto Claudio Maria Perfetto , già autore del libro l’Economista in Camice, che si era detto preoccupato non solo per le donne, ma in generale anche degli uomini. Non tutti sono all’altezza di svolgere un lavoro da casa, serve organizzazione, saper lavorare per obiettivi e avere una grande stima di sé. Il rischio é quello di divenire tutti potenzialmente lavoratori autonomi, con più committenti, che hanno maggiori vantaggi e pagano meno, ragione per cui anche per gli uomini le pensioni potrebbero poi essere più basse. Oggi torniamo a parlare del tema in quanto anche l’app Immuni riporta la condizione della donna in Italia indietro di un secolo. Tutto sta nella rappresentazione grafica dell’app stessa, che divide, stigmatizzando, uomini e donne. Lui al pc, intento a fare smart working appunto, lei invece con un bimbo in braccio e una piantina sullo sfondo, a prendersi cura dei figli.

App immuni, immagine inappropriata: sconcerto di Armiliato (Cods)

Fa tristezza davvero come dice il collega Valerio Berra, Open, vedere che anche in un’app del ministero del Lavoto il posto della donna sia ancora quello. “Lei con un bambino, lui con un pc. Certo non é un insulto, ma é triste”.

Sconcerto per la scelta dell’immagine usata anche da parte di Orietta Armiliato che da tempo, pur senza ricevere risposte concrete da parte del Governo, si batte per la valorizzazione del lavoro di cura delle donna ai fini previdenziali e per la quota 100 rosa che prevedrebbe proprio uno sconto di 2 anni rispetto ai canonici 38 anni di contributi previsti per la quota 100, difficilmente raggiungibili dalle donne a causa delle carriere discontinue. Ora data l’immagine che attesta sempre più, anche a detta del Ministero dell’Innovazione quale sia il posto della donna nell’Italia del 2020, viene da chiedersi, magari anche solo provocatoriamente, come mai ancora il lavoro di cura, così tanto enfatizzato e riconosciuto come valore aggiunto, non venga poi riconosciuto ai fini previdenziali?

Eccovi le parole di Orietta Armiliato sull’immagine app Immuni.Piú volte ho rilevato e dichiarato quanto sarebbe necessario implementare sui temi femminili, della parità etc, un processo di alfabetizzazione sociale e, in quell’ottica, riferivo al demandare tale compito proprio ai vari Ministeri da quello dell’Istruzione a quello dell’Innovazione, a quello della Cultura e ovviamente a quello delle Pari Opportunità e della Famiglia.
Ma é proprio da lì, dove dei quattro Ministeri citati tre sono capitanati da donne ossia Paola Pisano (innovazione), Lucia Azzolina (Istruzione) e Elena Bonetti (Pari Opportunità), che ci arriva oggi questa demoralizzante rappresentazione della donna rispetto all’uomo in primis ed alla società in generale.

Chissà che i programmatori decidano di cambiare l’immagine date le numerose critiche arrivate, ponendo per una volta il figlio in braccio al papà mentre la mamma lavora al pc, una sorta di apertura mentale nei confronti delle donne che comunque di strada, seppur con fatica, nel mondo lavorativo e all’interno della società, ne hanno già fatta tanta. Ancora più bella sarebbe in realtà l’immagine di mamma e papà che lavorano, entrambi al pc, ed il bimbo in mezzo a loro, una sorta di condivisione dei ruoli accettata e condivisa anche dal Ministero dell’Innovazione.

Voi che idea vi siete fatti di questa immagine, cosa voleva rappresentare a vostro dire?

4 commenti su “Pensioni e Smart working, anche per l’app immuni le donne curano ‘solo’ i figli”

  1. Ho visto che hanno cambiato le immagini dell’App Immuni: ora la donna è al computer e l’uomo col bambino.
    Per far cambiare le figure si sono mossi Enrico Letta, Andrea Orlando (non so chi sia), il ministro Paola Pisano (scrivo “ministro” non perché sia “maschilista” ma solo perché “ministra” non mi piace, in quanto è assonante con “minestra”), un’altra “ministro” per le pari Opportunità e la Famiglia Elena Bonetti e poi l’ex parlamentare Anna Paola Concia.
    Sono persone che certamente non conoscono Dante (che canta la sua Beatrice), né Foscolo (che ama Teresa Pickler), nè Leopardi (che canta Silvia), nè conoscono pittori e scultori che disegnano la bellezza degli occhi e il corpo simuoso della donna, né conoscono i canti di Orfeo per la sua amata Euridice, nè hanno mai provato (mi riferisco agli uomini) quale potere di trasformazione ha sull’uomo la donna quando questa diventa una musa ispiratrice di versi, né hanno mai provato (mi riferisco alle donne) cosa significhi essere per un uomo una stella polare, né conoscono quella sottile linea di confine tra il il profano e il sacro quando la donna che allatta un bimbo ha il nome di Maria.
    Forse ho una visione sbagliata della donna in generale. Forse perché ho conosciuto una donna unica, fatta di luce e di pensiero la cui la bellezza è di uno splendore pari a quello di mille soli. Forse sono rimasto accecato da questo abbaglio che non mi riesce più di vedere le donne come oggi veramente sono.
    Eppure, anche da cieco posso vedere l’immagine più bella del mondo: quella di una madre che culla ondeggiando il suo bimbo tra le sue braccia amorevolmente intrecciate ove al sicuro riposa.

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  2. Che la donna sia superiore all’uomo è fuori di dubbio.
    La donna è superiore all’uomo dal punto di vista fisiologico (è capace di generare un essere umano); dal punto di vista psicologico (è capace di sopportare fortissime pressioni in famiglia e sul lavoro); dal punto di vista sociale (è capace di svolgere una molteplicità enorme di ruoli).
    Nella mia vita lavorativa e sociale non ho mai incontrato uomini di grande intelligenza. Ho invece incontrato donne di notevole intelligenza che riuscivano a continuare il mio pensiero comprendendo a volo ciò che stavo per dire (e, devo aggiungere, il mio pensiero è piuttosto complesso).
    Nelle icone (figure) che vengono utilizzate nell’App Immuni non trovo alcun motivo di scandalo. L’uomo è mostrato nel suo atteggiamento di stupidità ottusa (attaccato al suo stupido computer come quelli che vedo nella metropolitana di Milano – che a Milano si chiama, attenti, “metrò’ – che con la mano sinistra telefonano e con la mano destra digitano sul Pc che pende in obliquo verso terra sulle loro gambe strette come se dovessero proteggere qualcosa); la donna è mostrata invece nel suo atteggiamento di intelligenza aperta (nel senso di “intelligere”, di “leggere dentro” l’animo di un bambino).
    Oh, sì, ne sono certo: la donna è di gran lunga superiore all’uomo. Le immagini adottate da Immuni evidenziano la superiorità della donna sull’uomo.
    Ma questo, si sa, dipende dalla prospettiva di chi guarda.

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